Lasciatemi togliere un piccolo chiodo dalla scarpa, un
granello nel mare del disprezzo che ci è stato regalato dai fautori della
cosiddetta musica colta. “Recitare meno recitare tutti”
gridava il titolo di un articolo dispregiativo firmato dal Sig. Augusto
Ferraiuolo, l’indomani della messa in scena della Pantomima
Scarlatta, articolo apparso sulla Gazzetta di Caserta e come confessò l’autore
stesso a qualcuno di cui non ricordo il nome, nato per “scherzo” tanto
per vedere che reazione suscitava. Ovviamente nessuno confermerà l’episodio,
mi rimarrà la possibilità di nominare profeta A. Ferraiuolo,
oggi, che il Grande fratello e Internet possono portare un qualsiasi nessuno
a recitare davanti al mondo intero. Verrà un giorno in cui il successo
per l’intera carriera di un uomo-arte si misurerà nell’arco delle
ventiquattro ore. Egli al mattino si sveglierà decidendo di diventare
qualcosa e la sera prima di andare a letto la sua carriera sarà già
finita. Oggi, siamo tutti protagonisti e nessuno lo è veramente. Quest’immagine
ci viene suggerita con tutti i mezzi. Nella musica in particolare suoni
lancinanti e voci dissonanti riecheggiano. Essi sono più concreti e reali
di quanto lo fossero vent’anni fà, s’incontrano con linee melodiche
spezzate o ossessivamente ripetute. Solo vaghe nostalgie pescano nel
passato sonoro; ed è piacevole, abbandonarsi ad esse; esattamente l’operazione
compiuta dagli Avion travel nel brano che li ha portati ha vincere con
merito un festival di Sanremo. Provate a chiedere ad un pubblicitario di
questi tempi se, si senta di commissionare un brano musicale inedito per
pubblicizzare un prodotto o preferisca utilizzare qualcosa che é già
nell’aria. Non siamo più abituati ad ascoltare suoni inediti per cui
chi scieglie di produrli deve mettere in conto di vincere la nostra
ritrosia iniziale. Questa è l’era elettrica, l’era in cui il medium
è il messaggio di Marshall McLuhan. L’era in cui l’Arte si
libera da se stessa e diventa non Arte. Gli Artisti diventano operai e
manager dell’Arte applicata ai vari usi in cui essa si rende utile alla
società.
“Poco prima che un aeroplano superi la barriera del
suono, sulle sue ali si rendono visibili onde sonore. L’improvvisa
visibilità del suono nell’atto stesso in cui finisce è un esempio
appropriato del grande meccanismo naturale, che porta a rivelare forme
nuove e opposte proprio quando le forme precedenti arrivano alla loro
massima attuazione”.
da: Marshall Mcluhan, Gli strumenti del comunicare,
1964.
Continuamente ho lasciato nella mia vita, che una
frase, scritta da un altro; diventasse la guida di un certo periodo. Mc
Luhan, mi ha offerto numerosi appigli e baratri in cui sprofondare. C.
E. Gadda diceva:
“Conoscere è inserire alcunché nel reale; è,
quindi, deformare il reale”.
In essa ho trovato la ragione principale di tutte le
mie ricerche. Anch’egli mi accompagna e pensate, nel periodo in cui
lavoravo con i Potlatch la frase che avevo adottato a guida spirituale di
quel periodo era una frase di Antonin artaud, la stessa frase
adottata qualche tempo prima da Paolo V. in un suo esperimento filmico.
“ Se sono poeta e attore non è certo per scrivere o
recitare le mie poesie, ma per viverle! ”.
Provate Voi ad immaginare, seguendo i dettami di una
singola frase, cosa significa adeguare la propria vita coerentemente al
concetto espresso. La coerenza è una malattia giovanile, in età adulta
dicono trattasi di stupidità. Questo per dire quanto sia stato per me
importante rimarcare la difficoltà del vivere; e, mentre si è presi dall’angoscia
che può derivare da questa consapevolezza, tentare di afferrare al volo
il segno distintivo del tempo che fugge, emettendo un grido, un urlo
geometrico sfiorato, solo sfiorato da una lontana bellezza. Dal momento
che il primo canone che si sovverte é proprio il concetto di bellezza.
Cercare in questo, un segno del tempo che vivo per i vivi che vivono il
mio tempo, è quanto ho sempre cercato di fare, null’altro.
Non me ne voglia Nicola di Caprio, nelle sue
parole apprezzo le migliori intenzioni e condivido con mio imbarazzo la
profonda nostalgia. Ma, alcune definizioni producono strane risonanze alle
orecchie, sembrano le sue parole riecheggiare oltre che il sapore del
tempo, anche, uno schierarsi rigido e intelletualistico; tipico dell’epoca.
Sembra l’amico Nicola, privo di coraggio, gli risulta più facile
schierarsi ancor oggi dalla stessa parte, non abbandonarsi a inutili
nostalgie che pur premono nel suo cuore e chiedono spazio. Anche se, non
posso fare a meno di ammettere, l’immagine riportata da Nicola è
esattamente ciò che noi proiettavamo all’esterno, nonostante le diverse
intenzioni, nè facevamo niente per modificarla; evidentemente in quel
contesto andava bene così, come potevamo non essere autodistruttivi! Come
potevamo fidarci completamente di noi stessi e dei nostri sensi. Le
generazioni a cavallo di quegli anni si sono sentite ripetere dai loro
padri usciti dalla guerra un unica frase, che rimbombava su tutto il
territorio Nazionale “Dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto per te!”
Questa frase conteneva tutto il senso delle loro esistenze;
impossibilitati a vivere la loro giovinezza avevano scaricato tutte le
energie nella ricostruzione post-bellica: essi stessi guidati da un altra
frase che si ripetevano nelle notti insonni “Mio figlio avrà tutto
quello che io non ho avuto” e così il figlio della prima generazione
alfabetizzata é cresciuto e quando é diventato grande ha detto a suo
padre:”Padre, non mi accontento di quello che mi hai dato, ti ringrazio
ma nessuno t’aveva chiesto di rinunciare ai tuoi sogni per i miei. Ora
sono istruito e voglio di più, voglio altro e la prima cosa che faró
sarà distruggere il mondo che mi hai ricostruito". Troppi compromessi hai
accettato per comprare un trenino elettrico, “This is the end” e cosi
le generazioni degli anni sessanta e settanta si misero a distruggere
tutto quello che capitava sotto i loro occhi, e quando fu il momento di
ricostruire solo i più furbi tra essi ne trassero vantaggio. Mi tornano
alle orecchie le parole di un altro Artista personaggio Casertano che
tangenziava il nostro percorso; G. Tariello, egli disse una volta:
“Sono un artista perchè vendo!”.
Aveva ragione; un artista è colui che riesce a vivere
della sua Arte, migliore definizione non trovo, che si agganci all’oggi,
ed al ruolo che l’artista ha nella società. Questa definizione ha un
valore per il presente, anche se il passato ci rinnega crudelmente e il
futuro non ci è dato sapere. E’ ovvio che un opera d’Arte è tale
aldilà del suo prezzo e del suo tempo. Ma un Artista senza mezzi ha molte
probabilità di scomparire senza che nessuno si sia accorto del suo
passaggio sulla terra. Ritorno paziente nelle viscere della terra, quale
colata lavica o bruco di terra o mollusco di mare, ci risentiamo alla
prossima fumarola.
(Continua)
Antonio Iorio
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