Archivio dei musicisti e gruppi casertani

Potlatch
animazione / teatro / musica 

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I Potlatch parte 5°:
Sistemare una esperienza
di Antonio Iorio

Ebbene sì! maledetto Carter; ancora una volta suoni lancinanti e voci dissonanti riecheggiano nell’aria del tempo e ritornano alle orecchie le note di una marcetta musicale: ta-rataratata-tatatatata-taaratara-tata... Ebbene si! sono tornato dalle nebbie del passato, nella traccia di un messaggio elettrico, non come una meteora, bensì come una cometa con una lunga coda. Permettetemi di utilizzare ancora una metafora figurata, più terrestre che astronomica direi, lasciatemi riapparire come un eruzione vulcanica i cui cicli di attività e riposo travalicano i ricordi, superano le memorie quotidiane. Tutto ciò che é già vissuto e che ai nostri occhi sembra così minuscolo da non meritar menzione o é estremamente piccolo o estremamente grande. E poco importa se l’arco delle vicende che andiamo a ricostruire consentirà di vedere solo frammenti di un era antica miste a chiacchiere da bar di provincia, mitologia nata dal ridetto. E’ proprio questo; il motore primo, che mi spinge a scrivervi. Mi sono immaginato che qualcuno un giorno in un bar da qualche parte a Caserta dica “Ma sì, ti ricordi.. quel gruppo di Cabarettisti di Caserta, come si chiamavano i..i..Po.. i Poitilascio”; proprio non mi andava giù una tale storpiatura. Subito dopo rinasce l’antica esigenza di voler sistemare una esperienza. Scusate, non mi sono ancora presentato sono io: Antonio Iorio, Tony Iorio, Tony Solo, Tony Bianco, Tony Sabot, Tonino Iorio, Antoine le Freaks. Rileggendo la lettera dell’amico Nicola ho trovato alcuni autentici sapori originali e molte imprecisioni che in buona fede egli riporta da racconti mitizzati; la diffusione di queste storie é d’attribuire principalmente agli stessi membri del gruppo che in determinati periodi ritenevano necessario creare aloni nebulosi, poi il tempo e la vaghezza dei ricordi ha fatto il resto. Per dirne una delle più innocenti “Antonella Santoro non appariva nella Pantomima Scarlatta, bensì in Faxy city” ma tant’è, a cosa serve correggere dei banali errori di cronaca, certo! mi piacerebbe raccontarvi la vera Storia dei Potlatch. Sono certo che inquadrati nel giusto contesto alcuni particolari cambierebbero di forma e sostanza il riflesso dell’immagine dei Potlatch. Piazza Vanvitelli era uno dei punti di riferimento cittadino. C’è ne tanti nella vita di ognuno. C’è ne tanti come in qualsiasi altra città. Piazza Vanvitelli, era la piazza più fornita di tutti i comfort che ti permettevano di stanziare in tutte le stagioni il tempo pigro della ricerca di senso, ed anche: abbrutimento, ghettizzazione e ancora insoddisfazione, ricerca e perdizione; ombelico e buco del culo di tutti i mondi. Nel mezzo la statua di Don Luigi e tutt’intorno gli edifici più rappresentativi: la Banca d’Italia, la Questura, il Comune, la Prefettura e i caffè con le loro distese di tavolini che permettevano di prolungare interminabili chiacchiere. E, come non citare le splendide magnolie i cui fiori belli e odorosi venivano raccolti da bambini scimmia e venduti ai passanti. Dovrei citare gli amori nati e quelli finiti, le botte prese dalla Polizia, gli arresti etc.. Rimango diviso tra due zone oscure tra il ricordo dolce e nostalgico e la ragione, anch’essa vestita di un pesante manto oscuro. Tutto questo solo citando il nome di una Piazza, Piazza Vanvitelli sulla cui storia si potrebbe scrivere un libro e girare un film.
(Continua la prossima settimana)

Antonio Iorio

 

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