Le folli evasioni
Le folli evasioni era uno
spettacolo nato per le piazze, con una vena comica unita da un percorso
musicale. Allegro brioso e coinvolgente. Aveva trovato il consenso di
tutte le piazze dove era stato rappresentato. Aveva divertito ed
interessato la gente per il suo vestito popolare. Lo spettacolo iniziava
con una ragazza sotto la doccia in controluce, metteva fuori la mano e
cambiava frequenza alla radio. Dal movimento della manopola per il cambio
di stazione-radio, nasceva un collage live di generi e sonorità tra i
più improbabili, per noi era musica contemporanea. Il gruppo suonava dal
vivo, la radio trasmetteva ora un allarmato annuncio radiofonico. La voce
dello speaker, segnalava la misteriosa sparizione dal museo egizio
cittadino di una mummia. La musica cambiava, assumendo un vago sapore
orientale. Un occhio di bue, improvvisamente accesso, illuminava sul lato
opposto della piazza nel punto più alto l’apparizione di una mummia. Il
resuscitato trovava il modo di raggiungere il palcoscenico, facendosi
largo tra la folla divertita e spaventata. Una volta salita sul palco
strangolava la ragazza sotto la doccia. Dopo l’omicidio la mummia
cantava una canzone.
testo di Patrizia Bettini:(
Waiting for the murder,.......My little child are sleeping on my floor.)
A questo punto interveniva
l’ispettore O’Flyerty ed il suo aiutante che rinchiudevano l’infasciato
in una cassa. Mutava completamente l’atmosfera. Tutti i personaggi
presenti assumevano il ruolo di membri di un orchestra che si ricomponeva
sul palco sotto la direzione del maestro Von Gassen. Intanto la mummia era
sempre rinchiusa nella cassa che ora era diventata il podio del direttore,
il quale lamentava l’imperdonabile ritardo di un ultimo elemento. La
cassa dava segni vita, sobbalzando, si apriva, dopo che le mani del
rinchiuso si aprivano un varco nella cassa, scassinando la chiusura, ed
appariva il ritardatario completamente cambiato nell’abito. L’orchestra,
finalmente ricomposta al completo, eseguiva un brano in maniera
insoddisfacente. Il direttore esplodendo dei colpi in aria, ricomponeva
gli animi, riprendeva la musica, ogni tanto uno dei componenti dava nei
matti. Il direttore lo freddava all’istante sul posto. con un unico
colpo preciso. L’unico che resisteva all’autorità del direttore era
il tastierista che rispondeva al fuoco. Dopo aver eliminato l’ultimo
della banda di solito tutti i caduti si rialzavano ed eseguivano un ultimo
pezzo per chiudere.
Questa era la storia di
massima, il canovaccio da seguire; ad esso venivano poste innumerevoli
modifiche di volta in volta elaborate. Alcune modifiche erano studiate in
fase di prova, dopo che sul palco erano nate dal margine d’improvvisazione
che ciascuno sapeva di poter usare liberamente. Le folli evasioni fu senz’altro
lo spettacolo più rappresentato. La sua miscela incontrava il gusto di
ampie fasce di pubblico, facendo aumentare la notorietà del gruppo.
Antonio Iorio |
Viaggio
immaginario sul pianeta Pot, teatro comunale di Caserta 1986. Da sinistra:
Franco Basile, Giovanni Vozza, Peppe D'Argenzio e Ferdinando Ghidelli. |