Archivio dei musicisti e gruppi casertani

Potlatch
animazione / teatro / musica 

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I Potlatch parte 8°:
Compositori & Decompositori
di Antonio Iorio

Oggi dopo vent’anni d’allora ritengo molto importanti i risultati ottenuti all’epoca e sarebbe interessante approfondire i percorsi e i metodi di ricerca adottati nel corso dell’evoluzione del gruppo, percorrendo e analizzando il lavoro svolto in ogni singolo spettacolo; ciò servirebbe ad inquadrare il lavoro del gruppo Potlatch all’interno di un contesto storico che nei suoi massimi esponenti produceva risultati analoghi. Ho avuto sottomano testi sull’opera di Robert Fripp e Philipp Glass che negli stessi tempi producevano cose analoghe, o perlomeno con la stessa metodologia, seppure con mezzi e vedute diverse. Ho avuto modo di conoscere brani delle avanguardie poetiche e letterarie che negli stessi anni cercavano d’interpretare il momento che vivevamo, arrivando a descrivere la stessa materia. Il collage del pensiero, la libera associazione di elementi contrastanti segnavano le produzioni più avanzate dell’epoca e noi in parte consapevoli in parte no, interpretavamo il reale. La voce sopra le righe di Jim Morrison, di qualche anno prima ancora riecheggiava, il linguaggio poetico di David Byrne supportato da una musica globale, risentiva dei più disparati influssi e li amalgamava insieme. Non so, se potete condividere la mia opinione sulla voce di Jim Morrison, ma ho sempre avvertito la sensazione, quando lo ascoltavo, che egli fosse su di un altro pianeta, che utilizzava una base musicale solo per giungere più in fretta nei cuori e nelle menti di chi lo ascoltava. Mi sembrava allora e mi sembra tutt’ora, che la voce debba costruirsi un suo strumento autonomo riconoscibile tra gli altri, riprendendo la lezione di Demetrio Stratos, credo che chiunque usi la voce, senza pensare immediatamente al mercato e provenendo da un lungo periodo di silenzio ideologico, debba confrontarsi con quanto di meglio è stato fatto. Quando, anni dopo apparve Kurt Cobaine e la musica dei Nirvana ed oggi Eminem con il suo canto urlato, mi resi conto che qualcuno aveva seguito lo stesso percorso ed era arrivato lì dove volevo arrivare, seppure completamente indistinguibile tra esperienza vissuta o disperata e operazione commerciale. Suoni dissonanti e voci lancinanti. Una volta esistevano i DJ, quelli che mettevano i dischi; oggi leggo tra i testi prodotti da alcuni di loro che si definiscono “Decompositori”. Essi decompongono e ricompongono i materiali sonori disponibili, schierandosi ideologicamente dalla parte della ricerca e producendo documenti che ben rappresentano la realtà che ci circonda, un ottimo esempio di come partendo dalla destrutturazione si arrivi alla ristrutturazione, in unica parola, alla molteplicità dalle Lezioni Americane di Calviniana memoria. Numerosi altri riferimenti mi piacerebbe fare per dimostrarvi dove è andata a finire l’Arte d’oggi e come ci muovevamo nella stessa direzione ma ho già occupato molte pagine di testo. E’ interessante notare come persone diverse in punti diversi del pianeta sentano il mondo allo stesso modo. Ancora più interessante sarebbe scandagliare le affinità e le differenze. Prendete ad esempio lo sviluppo che ha seguito la struttura della classica Rock-band. Una volta questa struttura era molto rigida: Basso e Batteria, chitarra solista e tastiera. Oggi questa configurazione non ha nessun limite, prime fra tutte sono state le contaminazioni offerte dal Jazz, e dalla musica Etnica e popolare e poi qualsiasi struttura diventa plausibile. Qualsiasi configurazione d’ Ensemble è legittima e valida. I Potlatch senz’altro fra i loro meriti possono annoverare quello di essere stati sempre aperti al confronto con tutti i musicisti presenti sul territorio, e di aver offerto ad ognuno di quelli che saliva con noi sul palco le stesse possibilità di espressione. Dando vita spesso a formazioni ibride e inusuali, ne ricorderò solo due, per chi ha memoria, gli “Aconcagua” ed i “Better Cocks”. Formazioni spesso nate per una sola occasione che in alcuni casi potevano dare origine a sviluppi imprevedibili.

Antonio Iorio

 

 

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