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L'Abbazia di Sant'Angelo in Formis
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I monumenti di Caserta:
Casertavecchia e il suo borgo medioevale
di Lorenzo Di Donato
Casertavecchia - foto Arcangelo Di Donato
Casertavecchia, magnifico gioiello posto a 450 metri di altezza, a meno
di 10 km da Caserta, è dichiarato Monumento nazionale
per le sue caratteristiche artistiche e per la sua storia.
È il luogo preferito in estate dai casertani per una
passeggiata o un picnic. Offre una bella vista
fino al golfo di Napoli, numerosi ristoranti e, nelle prime settimane di
settembre, si anima degli spettacoli del “Settembre al Borgo”. I turisti
che vanno a visitarla sono presi da subitaneo amore per
l’antico borgo.
Una antica città medioevale
Il Battistero e il Pulpito della cattedrale - foto
EPT
Spopolatasi fin dal XVI secolo, ha conservato l’aspetto di un
borgo medioevale, perciò affascinante ed interessante, stretto
intorno alla piazza del vescovado sulla quale domina la Cattedrale,
insigne esempio d’architettura composita arabo-normanna. Sovrastano il
borgo le rovine dell’antico castello con il mastio
ancora intatto.
Casertavecchia è la denominazione che assunse la città medioevale,
arroccata sui colli Tifatini, quando si consolidò, ad inizio del 1800,
la nuova Caserta sorta nel piano intorno alla Reggia voluta da Carlo III
di Borbone ed al Villaggio Torre, dove negli ultimi secoli avevano
risieduto i conti di Caserta.
La storia
Duello in costume medioevale - foto Emilio Di
Donato
Casa Hirta, poi Caserta ed oggi Casertavecchia, nell’VIII secolo fu
una rocca dei Longobardi. Nell’anno 879 fu data a Pandolfo di
Capua, che ne fu il primo conte. Nel secolo successivo gli
abitanti della pianura, sotto la minaccia dei saraceni, cercarono
protezione dall’irta rocca, con conseguente sviluppo della popolazione e
della vita urbana e, dopo la distruzione delle cittadine di Suessola e
di Calatia, anche la sede vescovile si trasferì a Casa Hirta. Nel 1062
fu occupata da Riccardo I, conte di Aversa, e divenne normanna. La
Cattedrale è la forte testimonianza di questo periodo.
Passò quindi agli Svevi e il conte di Caserta, Riccardo Di Lauro, fu
consigliere e fiduciario di Federico II. La città fu quindi
angioina e poi aragonese (1442), dominazione, quest’ultima, che segnò
l’inizio della decadenza della città. Il conte Giulio Antonio Acquaviva
nel XVI secolo trasferì la residenza comitale nel piano, nel villaggio
Torre (l'attuale Caserta), ed ai primi del secolo XVII anche la residenza episcopale fu
trasferita nel piano. La costruzione della Reggia di Caserta, iniziata
nel 1752 per volontà di Carlo III di Borbone, e l’abbandono nel 1842
della stessa Cattedrale, trasformata in parrocchia, suggellò la
decadenza della vecchia Caserta.
Durante la battaglia del Volturno (1 e 2 ottobre 1860) fu occupata dai
borbonici, che furono poi respinti dai garibaldini.
La visita
La cappella di San Rocco - foto EPT
La piccola Cappella di san Rocco, con portico ad un
solo pilastro, accoglie con semplicità i visitatori, che spesso la
degnano solo di uno sguardo distratto. Essa, come testimonia una piccola
lapide alla sinistra dell’ingresso, è lì da almeno quattrocento anni per
impetrare dal Santo protezione dalla peste, sempre allora in agguato.
Nell’interno vi sono affreschi del 1600 e del 1700.
Da questo luogo parte anche l’itinerario per visitare i piccoli borghi
di Sommana, Pozzovetere e Casola che, con Casertavecchia, formano il
Quartiere di Casertavecchia. Dalla Cappella di san
Rocco si attraversa in salita la pineta e si arriva al Castello, sulla
destra, e sullo slargo da cui si ha bella vista sulla pianura, con sullo
sfondo il Vesuvio, il mare e le isole campane.
Lo slargo termina con la Porta della Torre, che segna
l’accesso alla città, da cui si prosegue per Via dell’Annunziata che,
innestandosi con Via san Michele Arcangelo oltre la Cattedrale, forma
con essa l’asse principale della città molto suggestivo da vedere.
Casertavecchia - Via dell'Annunziata - foto EPT
Via dell’Annunziata prende il nome dal Complesso monumentale
dell’Annunziata subito all’inizio della strada. Ad esso segue
il lato destro della Cattedrale, da cui si ha una bella visione del
tiburio in pietra dolce a due colori, ottogonale, ad archi intrecciati:
è un meraviglioso prodotto dell’arte siculo-campana.
Il tiburio ottogonale, ad archi intrecciati -
forto Emilio Di Donato
Passando poi sotto i grandi archi del campanile, ci si immette nella
scenografica Piazza Vescovado, su cui prospettano la Cattedrale con la
torre campanaria, il Vescovado ed il Seminario.
Casertavecchia - La piazza della Cattedrale foto
Emilio Di Donato
La facciata della Cattedrale (XII secolo)
presenta figure di animali simbolici; le finestre e le porte sono messe
in risalto da cornici di marmo bianco.
L’interno è a tre navate,
maestoso, con lapidi e sepolcri di Vescovi, Conti e signori.
L'interno a tre navate della Cattedrale foto E. Di
Donato
Parti di
antichi mosaici ricoprono il pulpito e il pavimento dell’altare
maggiore. A sinistra dell’altare è murata la pietra tombale (1310)
del vescovo Azzone su cui è incisa la città di Caserta con chiese e
torri racchiuse da mura.
Lungo la via san Michele A. s’incontra la “casa delle bifore”, esempio
di dimora gentilizia del XV secolo.
La casa delle bifore - foto Lorenzo Di Donato
Se si ha a disposizione un po’ di tempo, si consiglia di completare la
visita del borgo antico percorrendo a caso, lentamente, la via
san.Michele Arcangelo e le altre strade del borgo per gustare il fascino
della sua rusticità, il silenzio in cui esso è immerso, quanto rimane
ancora leggibile delle architetture originarie, i portali in pietra o
tufo, alcuni dei quali con incisioni di date e nomi, forse dei
proprietari succedutisi nel tempo.
Ancora più affascinante è la visita durante le ore notturne.
Panorama notturno di Caserta da Casertavecchia -
foto Emilio Di Donato
Il castello
Il castello di Casertavecchia foto EPT
I resti del castello consentono di leggere agevolmente parte della
cinta muraria e le torri quadrangolari a difesa del castello il cui
cortile ellittico ha l’asse maggiore nella direzione sud-nord.
Ad est del cortile vi sono alcuni ambienti con volte a crociera, oggetti
di un restauro eseguito tra il 1987 ed il 1988. Sulla facciata una bella
bifora della sala del primo livello.
Il mastio del castello - foto Emilio Di Donato
Il grosso mastio circolare, dalla base in pietra, è da attribuire al
periodo svevo: esso era privo di porte e vi si accedeva dal castello
attraverso un ponte levatoio aereo. Il mastio è tra i maggiori d’Europa.
Il castello, descritto diruto alla morte del conte Diego Della Ratta,
molto probabilmente fu restaurato dal figlio Francesco se questi dal
castello riuscì, nel 1348, a respingere due assedi di re Ludovico.
Oggi, durante “Il Settembre al Borgo”, nel cortile del castello si
svolgono spettacoli teatrali e musicali.
Complesso monumentale dell’Annunziata
Complesso monumentale dell'Annunziata - foto EPT
E’costituito dall’Ospedale (che era nei locali dell’edificio
all’inizio di Via dell’Annunziata) e dall’Oratorio, attualmente chiesa
dell’Annunziata.
L’ospedale nacque come istituzione di beneficenza capace di assicurare
aiuto ai poveri, agli ammalati ed ai bambini abbandonati. Annesso
all’Ospedale c’era il Monte dei maritaggi che dava la dote alle
fanciulle della città che fossero virtuose, povere e senza
genitori. Fu abolito nel 1776 ed aggregato all’Ospedale della Congrega
di Santa Maria.di Loreto di Caserta
La Chiesa dell’Annunziata è in stile gotico, con bel rosone e tre
monofore ogivali. Essa ha, all’interno, un’unica navata con grandi
monofore e arco trionfale affrescato. Godibile la facciata, preceduta da
un portico del ‘700 in cui si apre un ricco portale di marmo, e il
campanile a tre piani.
Consigli e suggerimenti
- Per le donne evitare scarpe con tacchi a punta; indossate un paio di
scarpe molto comode, ci sono numerosi dislivelli e il selciato è
ciottoloso.
- Il centro storico è chiuso alle macchine, quindi parcheggiate in uno
dei numerosi parcheggi ai piedi del borgo.
Link suggeriti
Figure simboliche sul portale della cattedrale -
foto Emilio Di Donato
Per ulteriori informazioni
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Curiosità
Le reliquie della Cattedrale
Fino al secolo XIX la Cattedrale vantava un insieme ricco e vario di
reliquie, alcune custodite in tre grandi scansie ed altre nel proprio
ostensorio. Le reliquie consistevano in pezzetti di ossa e/o carne di
santi: san Biagio, san Guglielmo, san Simone, Sant’Agata vergine, santa
Margherita, santa Lucia, san Martino vescovo, san Luca evangelista, san
Sebastiano, san Fabiano, san Lorenzo, san Silvestro papa, san Bartolomeo
apostolo, sant’Andrea apostolo, san Filippo apostolo, san Vitaliano e
ancora altri santi. Preziosa reliquia era considerata un vaso
d’alabastro perché si riteneva che fosse uno di quelli in cui
Gesù aveva
tramutato l’acqua in vino a Canaan.
Siffridina, la contessa della Torre dei falchi
Una città antica come Casertavecchia non può non avere il suo
fantasma: è quello di Siffridina, consuocera di Federico II di Svevia,
alla cui casa rimase fedele fino alla fine. C’è chi giura di averla
vista aggirarsi tra i ruderi del castello, altèra sul suo cavallo
bianco, chi stare intrepida sull’alta Torre dei falchi, chi fare
capolino dalle bifore del castello o da quelle che ancora arricchiscono
le antiche case di Casertavecchia:.
Siffridina, giovane sposa, viene a Caserta agli inizi del 1200. Dà
alla luce Riccardo, che, dopo la morte del padre, eredita la contea di
Caserta sotto la tutela di Siffridina. Riccardo sposa Violante, figlia
naturale di Federico II, e muore intorno al 1267 lasciando la contea al
figlio Corradello sotto la tutela di Siffridina, che resiste a Carlo
d’Angiò pur quando la casa sveva ha ormai rinunciato al sogno di un
regno italiano.
Carlo con astuzia riesce a prendere prigioniera Siffridina, che non
si piega a rendergli omaggio e perciò è condannata a pane ed acqua nel
carcere del castello di Trani, dove muore nel 1279 ormai ottantenne.
Le fate ed i tesori
Augusto Ferraiolo, in Fiabe e racconti popolari casertani, riporta
alcuni racconti e leggende popolari di Casertavecchia.
-Si racconta che le colonne della Cattedrale provengano dalla
Cattedrale dell’antica Calatia e che il loro peso non consentisse di
trasportarle a Casertavecchia per l’allora impervia strada. Allora
ci si risolse di rivolgersi alle fate che si trovavano sui monti
Tifatini. Queste non si fecero pregare nell’esaudire la richiesta e
ciascuna di loro trasportò una colonna con facilità per la difficile
salita tenendola in bilico sulla testa. E così la costruzione della
Cattedrale poté proseguire ed essere ultimata.
-La Torre del castello è priva di porte e quindi l’accesso ad essa è
stata sempre oltremodo difficile tanto da dare luogo alla leggenda che
vuole che la Torre custodisca un tesoro: una chioccia dai pulcini d’oro.
Fino ad oggi nessuno lo ha trovato. O chi lo ha trovato non lo ha
riferito per paura di doverlo dividere con qualcuno.
-La chioccia d’oro non è l’unico tesoro nascosto di Casertavecchia.
Un’antica storia narra di un tesoro nascosto in un campo posto in
direzione del finestrone del campanile della Cattedrale. A dei contadini
che, come s’usava una volta, stavano rassodando il terreno di un campo
di fresco arato con una grossa pietra di travertino, un signore chiese
di vederla e di leggere quelle iscrizioni che essa conteneva. Il
giorno dopo i contadini trovarono la pietra spezzata ed all’interno dei
due frammenti c’era un piccolo vano cavo: aveva custodito esso il tesoro
e quel signore se ne era impadronito?
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