Le bellezze di Caserta
La Reggia di Caserta
Il Parco della Reggia e il Giardino Inglese
San Leucio
I Ponti
della Valle e l'Acquedotto Carolino
Casertavecchia
Il centro di Caserta
Casola: l'Eremo di San Vitaliano
L'Abbazia di Sant'Angelo in Formis
La Reggia di Carditello
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Alla scoperta di Caserta:
Una passeggiata nel centro storico
di Lorenzo Di Donato
Piazza Vanvitelli - foto Lorenzo Di Donato
Abbagliati dalla grandezza e bellezza della “Versailles” borbonica,
molti curatori di guide turistiche non ritengono meritevole di interesse
il rimanente patrimonio storico e artistico di Caserta e perciò si limitano
ad asserire che la moderna città di Caserta è un sottoprodotto della
Reggia e non vanno oltre.
Caserta, invece, come tutte le città di lunga storia, ha edifici civili,
pubblici e religiosi di varia tipologia architettonica, caratterizzanti
le epoche di costruzione delle varie parti della città, da quella più
antica a quella contemporanea alla edificazione della Reggia, da quella
ottocentesca a quella della prima metà del novecento. Se poi a questo si
aggiunge la possibilità di un piacevole shopping per alcune eleganti vie
vivacizzate da numerosi negozi di abbigliamento, di calzature, di
oreficeria e di prodotti serici, una visita alla città di Caserta “oltre
la Reggia” non può che essere programmata insieme a quella della Reggia.
Da piazza Gramsci
Piazza Gramsci e i Giardini della Flora - foto Lorenzo Di Donato
Iniziamo la visita del centro storico della città da piazza Gramsci, nel
lato orientale della Reggia. La statua dell’Agricoltura, simbolo di
Terra di Lavoro, di cui Caserta è capoluogo, è posta all’ingresso ai
Giardini della Flora realizzati nel 1837. Oggi fervono i lavori di
restauro di questi Giardini che presentavano piante di agrumi, di bosco,
di fiori e di ornamento. Sulla destra della piazza quasi si fronteggiano
le due chiesette: quella a pianta circolare, e perciò detta La Rotonda,
è dei primi anni dell’ ‘800: oggi è dedicata alla Madonna di Loreto ed
utilizzata come Sacrario dei caduti dell’Aeronautica; l’altra, con
facciata neoclassica, è del XVII secolo ed è dedicata a sant’Elena. In
essa lapidi ricordano non solo eventi ma anche personaggi ivi sepolti,
tra i quali Pietro Bernasconi, capomastro di Vanvitelli. Questi, che
abitava nel palazzo confinante con la chiesa, fu autorizzato ad
assistere alle funzioni religiose da un piccolo coro raggiungibile dalla
sua abitazione.
Piazza Dante, il salotto di Caserta
Piazza Dante - foto Lorenzo Di Donato
Da piazza Gramsci imbocchiamo il Corso Trieste, la cui prima parte fu
progettata da Vanvitelli, e subito, sulla sinistra, s’incontra il
palazzotto dove l’Architetto reale si spense dopo avervi vissuto gli
ultimi anni della sua vita. Una lapide ricorda l’evento.
Dopo cento metro circa ci troviamo in piazza Dante, per almeno un secolo
piccolo salotto della città, nei cui edifici a pianta arcuata risiedono
i due circoli più antichi di Caserta, il Circolo Nazionale ed il
Circolo Sociale. Di quest’ultimo furono soci il figlio di Cesare
Battisti e Armando Diaz, che divenne il Maresciallo d’Italia e Duca
della Vittoria, entrambi ufficiali del X Artiglieria di stanza a
Caserta. Quattro lapidi riportano uomini ed eventi degni di essere
ricordati ai posteri.
Via Mazzini, la via dello shopping
Il chiostro di Sant'Agostino
Giriamo a sinistra per la via Mazzini e siamo subito nel Largo san
Sebastiano su cui si affaccia la chiesa di sant’Agostino -una delle più
antiche della città nel piano- in cui è allocata la Parrocchia san
Sebastiano, patrono di Caserta. La chiesa era l’oratorio dell’ex
Convento dei Romitani scalzi di sant’Agostino, poi dato alle Monache
Domenicane, che curarono anche un Conservatorio Educandato per
“zitelle povere” (1702 ) fino alla soppressione dei monasteri seguita
all’Unità d’Italia. Per tutto il ‘900 le suore del Patrocinio san
Giuseppe vi tennero un educandato femminile ed un Istituto Magistrale a
cui accorrevano le ragazze di “buona famiglia” della Provincia di
Caserta.
Proseguiamo per via Mazzini, una volta la via principale della città con
il Teatro, il Municipio e la Pretura. E’ rimasto solo il Teatro Comunale
-oggi completamente ristrutturato e con una bella stagione teatrale- ed
una lapide sull’ex Pretura che ricorda un annuncio di Garibaldi dopo la
vittoriosa battaglia del Volturno.
Piazza Vanvitelli
Piazza Vanvitelli, il Palazzo Vecchio - foto
Lorenzo Di Donato
Siamo ormai arrivati alla Piazza Vanvitelli, la cui storia è intimamente
legata alla nascita ed allo sviluppo del villaggio Torre, nome preso
dalla torre medioevale ancora visibile sul lato destro del palazzo del
Governo, detto anche Palazzo Vecchio, per distinguerlo dal Nuovo
Palazzo, il Palazzo Reale. Nel Palazzo Vecchio -prima casa ducale dei
Della Ratta, poi casa principesca degli Acquaviva, quindi dei Gaetani- i
Borboni vi trasferirono la corte durante la costruzione del Palazzo
Reale.
Nell’ampio largo davanti alla casa ducale si teneva fin dal 1407 il
mercato settimanale, trasferito lì da Casa Hirta, che così iniziò il suo
lento ma inesorabile declino da centro commerciale ed economico e poi,
col trasferimento del Vescovo a Falciano nel XVII secolo, anche
religioso.
Piazza Vanvitelli, il Monumento a Vanvitelli -
foto Lorenzo Di Donato
La piazza è ancora oggi il cuore della città in quanto su di essa si
affacciano il Municipio, la Banca d’Italia, la Questura e bei palazzi
antichi, come il palazzo Leonetti all’angolo nord-est, (del secolo XVIII
e su disegno di Carlo Vanvitelli), in cui oggi ha sede il Banco di Roma.
Conviene affacciarsi nel cortile del palazzo perché così possiamo vedere
la sua struttura a corte, con i depositi tutto intorno ad esso; in
fondo, in corrispondenza del portone d’ingresso, si accede al giardino
sopraelevato, a cui seguiva un’ampia campagna. Questa struttura a corte
è caratteristica delle costruzioni padronali dell’epoca, di cui il
palazzo Leonetti ne è uno splendido esempio.
Nella piazza, davanti al palazzo comunale, è posta la
statua di Vanvitelli, che con una mano indica la Reggia. Agli angoli del
piedistallo sono rappresentate le arti in cui eccelleva il grande
architetto.
Piazza Duomo
Il Duomo di Caserta - foto Lorenzo Di Donato
Dal monumento ci rechiamo nell’angolo sud-est della piazza e proseguiamo
per via Pollio per raggiungere piazza Duomo, dominata dalla mole del
Duomo di Caserta, dedicato a san Michele Arcangelo. La prima pietra del
Duomo -progettato dal Patturelli e modificato dall’ingegnere reale
Pietro Bianchi- fu posta nel 1822 e solo nel 1842 l’edificio divenne la
cattedrale della città. L’edificio sorge sulla precedente chiesa
dedicata all’Annunziata, di cui è restato solo il campanile, anche se le
sue linee originarie furono in parte modificate.
Sulla sinistra del Duomo c’è l’antica cappella di san Giovanni Battista
(citata già nel 1310) con l’altare in marmi di Carrara e di Dragoni su
disegno di Francesco Collecini. Sulla destra del Duomo c’è il
Sacellum, seguito dal Vescovado con Seminario Vescovile. Sulla piazza si
affaccia anche il Palazzo delle Poste, costruito nel primo trentennio
dello scorso secolo su progetto dell’ing. Luigi Fabricat, che progettò
per Caserta anche la Scuola Elementare “De Amicis” e la Camera di
Commercio.
La lunga strada che da Piazza Duomo va verso oriente è Via san Carlo e
la strada che va a Sud è via san Giovanni, ricca di negozi e antica
quanto quella di san Carlo.
Il Corso Trieste
Percorriamo via san Giovanni fino ad arrivare al Corso Trieste, lungo
circa 1110 metri e largo 18. Volgendo lo sguardo verso Oriente è
possibile vedere il fronte del bel Palazzo della Provincia e, in fondo,
il bianco arco del Monumento ai Caduti.
Il monumento ai caduti, posto al termine di Corso
Trieste - foto Emilio Di Donato
Volgiamo ora i nostri passi verso Occidente soffermandoci alle vetrine
dei bei negozi che fiancheggiano il Corso e, dopo 200 metri circa, siamo
di nuovo in Piazza Dante, da cui proseguendo lungo il Corso ritorniamo
in Piazza Gramsci, da cui avevamo iniziato questa breve visita ad una
parte del centro storico di Caserta.
Breve storia di Caserta
Il territorio di Caserta vanta insediamenti sanniti, poi
sopraffatti dai Romani. La caduta dell’Impero Romano e la paura dei
barbari favorirono lo spopolamento delle campagne e sotto i Longobardi
si ebbe la fondazione di Casa Hirta sui monti tifatini. Però é solo con
i Normanni che Casa Hirta diventa sede del Conte e del Vescovo che da
essa esercitano il loro potere sulla Civitas e sui numerosi Casali
sparsi nel territorio. In età aragonese, con la maggiore sicurezza
politica e sociale, il piano viene preferito ai monti e la città di Casa
Hirta si spopola soprattutto a vantaggio del villaggio Torre dove i
Conti di Caserta avevano trasformato l’antica torre di guardia in sede
comitale e, nel 1407, spostato il mercato nello spiazzo antistante il
palazzo, oggi Piazza Vanvitelli.
I Principi Acquaviva abbellirono ulteriormente il villaggio Torre che
poi passò ai Gaetani da cui Carlo di Borbone acquistò l’intero feudo nel
1751. Nel 1752 fu iniziata la costruzione del palazzo Reale, intorno al
quale doveva svilupparsi la nuova città-capitale, se le vicende storiche
non fossero state avverse ai Borboni. Nel 1800 il nome di Torre
fu sostituito prima da Villa Reale e poi da Caserta. La città sul monte
divenne così Casertavecchia.
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Curiosità
Vanvitelli accecato!
Il monumento a Vanvitelli - foto Emilio Di Donato
La statua di Luigi Vanvitelli, in Piazza Vanvitelli, è in marmo ed è
rivolta verso il Palazzo Comunale; la mano destra è sollevata ad
indicare la sua opera più famosa, la Reggia dei Borboni. Quando eravamo
ragazzi la vox populi riportava ancora che l’Architetto della Reggia,
una volta questa ultimata, fosse stato accecato da Re Ferdinando IV per
togliergli ogni possibilità di progettare per un eventuale reale
committente una Reggia più maestosa e più fastosa di quella casertana.
La prova? La statua ha le occhiaie vuote e rivolge la mano destra in
modo minaccioso
verso Colui che abitava il Palazzo Reale perché l’aveva accecato!
Oggi la calunniosa e falsa diceria è caduta in disuso. I casertani hanno
ben altri problemi da risolvere.
Gli archi in Piazza Dante portavano sfortuna?
Piazza Dante, gli archi - foto Lorenzo Di Donato
Negli anni cinquanta dello scorso secolo gli studenti casertani si
guardavano bene dal passare sotto gli archi dei fabbricati che
delimitano Piazza Dante perché, si diceva, “portava male” a scuola. Il
“portare male” consisteva nell’essere interrogati, nel giorno
dell’incauto attraversamento, in tante materie quanto erano stati
gli archi attraversati e con risultati non positivi. C‘era chi, dopo
aver attraversato più archi, preferiva marinare la scuola ma non
sfidare la sorte. Proprio altri tempi: a scuola si interrogava e le
interrogazioni facevano paura!
Musica dal vivo in Piazza Margherita …
Nell’800 Piazza Margherita, oggi Piazza Dante, chiamava “a riunione
la parte più eletta della cittadinanza, specie nelle sere in cui i
concerti cittadino e militare vi alternano il loro servizio. Stupendo
spettacolo offre allora la piazza che, trasformata in una galleria gaia,
ridente, elegante, attraente,spensierata, affascina e ti trasporta per
un’ora in un’estasi inebriante di profumi soavi e d’incantevoli
sorrisi”. (da “Caserta e le sue delizie” di Laracca-Ronghi, 1896)
… e al Corso Campano
Sempre alla fine dell’800 la strada del Corso Campano, oggi Corso
Trieste, era “illuminata costantemente da 80 fanali a gambe fino ad ora
tarda, di talché, anche nel più crudo inverno, offre una passeggiata
serale comoda, soddisfacente, rallegrata da voci soave di signorine che,
al pianoforte domestico, nel silenzio della notte, riempiendo l’aere di
melodiose armonie, ti trasportano nell’ideale di un platonico
romanticismo”. (da “Caserta e le sue delizie” di Laracca-Ronghi, 1896)
Sulla toponomastica ballerina
Piazza Dante venne chiamata Piazzetta ellittica del Trivio perché
alla confluenza delle tre strade oggi denominate Via Mazzini, Via
Battisti e il Corso verso il Palazzo reale, che fino al 1837 terminava
in Piazza Dante. Con il prolungamento verso est del Corso la Piazza
venne chiamata dei Quattro Cantoni per i quattro grandi edifici che si
affacciano su di essa e la delimitano. Divenne in seguito Piazza
Margherita di Savoia in omaggio alla consorte di Umberto I°, Re
d’Italia. Dopo la seconda guerra mondiale assunse il nome di Piazza
Dante. Ma i vecchi casertani continuano a chiamarla Piazza Margherita.
Anche via Mazzini ha cambiato più volte nome, passando dall’antico
toponomastico Via del Trivio a Via Municipio quando in essa si trasferì
il Municipio della città e poi all’attuale via Mazzini. Per i
vecchi casertani è rimasta Via Municipio.
Lo stesso Corso Trieste ha subite varie denominazioni passando
dall’iniziale Corso Ferdinando II a Corso Nazionale nel 1861, quindi a
Corso Campano e poi a Corso Umberto I° ed, infine, all’attuale
Corso Trieste, dopo la seconda guerra mondiale.
Via san Carlo, antica strada del villaggio Torre così come Via del
Trivio, ebbe mutato il toponimo in Via De Dominicis per un certo tempo,
ma nessun casertano l’ha mai indicata con tale nome. Solo una diecina di
anni fa alla strada è stato restituito il suo antico nome con una
solenne cerimonia a cui nessun “Sancarlino” ha voluto mancare.
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