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La Reggia di Carditello
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I monumenti di Caserta:
La Reggia di Carditello
testo di Lorenzo Di Donato, foto di Sara Di Donato
La Reggia di Carditello - foto Sara Di Donato
Quella che fu una fattoria modello dei Borboni, la “Reale
Tenuta di Carditello” in San Tammaro in Terra di Lavoro, popolarmente
detta “Reggia di Carditello”, è da troppi anni, ormai, in completo
abbandono e visitabile in rare occasioni. Questo nostro lavoro vuole
essere di sostegno alle varie iniziative in atto tese al recupero e al
restauro di questo complesso di straordinaria valenza storica e culturale.
La storia
Trofei d'armi sul belvedere della
Reggia di Carditello
La tenuta fu inizialmente riserva di caccia di Carlo di Borbone, che
poi volle impiantarvi un allevamento di cavalli, da cui la Corte si
approvvigionava di cavalli di razza. A partire dal 1787 fu trasformata da
Ferdinando IV in una moderna fattoria di circa 2000 ettari per la
coltivazione di cereali, legumi e foraggi, questi ultimi a sostegno
dell’allevamento di razze pregiate di cavalli e di bovini posto nelle ali
dell’edificio che fu costruito al centro della tenuta sotto la direzione
di Francesco Collecini (1724-1804), allievo e collaboratore di Luigi
Vanvitelli. Dopo l'unità d'Italia la Tenuta passò alla casa reale dei
Savoia, come tutte le tenute e regge dei Borbone. Nel 1919 fu donata
all'Opera Nazionale Combattenti, che procedette alla lottizzazione e
vendita dei terreni, che, purtroppo, fu l’inizio di troppi anni di
incuria, di vandalismi, di scandaloso abbandono con conseguente
spoliazione di arredi e suppellettili. Dalla lottizzazione sono esclusi i
fabbricati e i 15 ettari circostanti, che nel secondo dopoguerra sono
affidati al Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del
Volturno.Solo negli anni 80 dello scorso secolo si procedette al restauro
del corpo centrale dell’edificio con parziale recupero e restauro degli
affreschi.
La visita
Ragazze in abito
ottocentesco
La “Reale Tenuta di Carditello” comprende la Palazzina
reale incastonata in edifici lunghi e bassi, arretrati rispetto ad essa,
adibiti alle attività agricole ed all’allevamento. La Palazzina reale ha
il piano terreno, il piano nobile e, al secondo piano, il belvedere ed una
balaustra traforata con agli angoli trofei d’armi. Essa prospetta su una
gran corte rettangolare in cui il Collecini, ispirandosi agli antichi
circhi, pose una pista ellittica di terra battuta con due fontane con
obelischi nei due fuochi ed una piccola rotonda, in forma di tempietto, al
centro dell’ellisse. Ancora oggi, pur con le erbacce che infestano la
corte rettangolare e le mutilazioni delle fontane, l’ispirazione e la
realizzazione del Collecini suscitano subito, nel visitatore, ammirazione
e rispetto per il sito. Su quella pista venivano addestrati i cavalli e,
nel giorno dell’Ascensione, si tenevano corse di cavalli, seguite dal Re
dalla rotonda.
La scalinata
All’interno della palazzina reale due scale simmetriche
conducono al piano nobile, ma una di esse è stata completamente spogliata
di tutti i suoi marmi e non agibile. Alle loro pareti vi sono stucchi di
trofei di cacciagione ed armi, che, con quelli dipinti in vari ambienti,
testimoniano l’interesse dei Sovrani per tale attività.
La cappella
Tra le due scale è
posta la Cappella abbellita da delicati affreschi alle pareti e sui
pennacchi della cupola ed un magnifico stucco sulla lunetta dell’altare
raffigurante lo Spirito Santo circondato da angeli. Le funzioni religiose
potevano essere seguite dal Re e dalla sua famiglia dalle balconate della
Cappella poste al piano nobile e abbellite con due affreschi
rappresentanti la Natività e la Fuga in Egitto.
La natività, affresco sulla balconata della Cappella
Il piano nobile della Palazzina reale è privo di arredi e
suppellettili, qualcuno salvato e giacente nella Reggia di Caserta o in
quella di Capodimonte. Due camini sembrano occhiaie vuote: i loro marmi
sono stati asportati e forse adornano oggi camini privati. Tuttavia, le
sale ed il salone danno una buona idea dell’antica grandezza conservando
parte degli affreschi che li abbellivano.
Affresco di Fedele Fischetti sulla volta del salone
centrale
Il salone centrale ha la volta affrescata da Fedele Fischetti, mentre
gli altri soffitti sono di Giuseppe Cammarano. Le scene campestri alle
pareti sono di Jacob Philipp Hackert : la regina seduta su un covone di
grano mentre gioca col suo bambino ed il Re che offre al suo fedele cane
una pagnotta ci ricordano i momenti felici trascorsi nella Tenuta dalla
famiglia reale.
Affresco di Jacob Philipp Hackert: la regina seduta
su un covone di grano mentre gioca col suo bambino
Degli edifici adibiti alle attività agricole ed all’allevamento è stata
restaurata solo una grande stalla, mentre gli altri non sono stati
restaurati e sono interdetti al pubblico perché pericolanti o perché
pericolosi per gli ostacoli che si incontrano nel visitarli.
La Stalla
Siamo
comunque riusciti ad entrare in alcuni ambienti ad est della Palazzina reale
e siamo rimasti sorpresi da quanto essi, malamente, custodiscono: presse per
olive, a mano o meccaniche, torchi per uva, una grande ruota probabilmente
mossa ad acqua, macine per le olive e per il grano mosse da asini o dallo
scorrere dell’acqua, bilance e stadere, una trebbiatrice, basti per muli,
e altro ancora,. Il loro restauro darebbe significativa testimonianza di
quanto era necessario per il compimento delle attività che si svolgevano
nella villa-masseria reale.
Attrezzi presso il museo abbandonato
Come arrivare alla tenuta di Carditello
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Per chi arriva da Nord: Da Capua
seguire le indicazioni Aversa/Napoli e, giunti a San Tammaro,
imboccare via Carditello
e percorrerla fino ad arrivare davanti al Sito.
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Per chi arriva da Sud: Uscire dall’
autostrada Caserta Sud e seguire la freccia Caserta. Quindi deviare
per Marcianise e, dopo 2 km, imboccare la SS.7 bis in direzione
Capua. A San Tammaro imboccare via Carditello e percorrerla fino ad
arrivare davanti al Sito.
Consigli e suggerimenti
-
La Tenuta Reale di Carditello è visitabile solo in
particolari giornate.
Informazioni per possibile visite possono essere
richieste, oltre che alla Sovrintendenza B.A.A.A.S. presso la Reggia di
Caserta tel.0823/321400,
all’Associazione SITIREALI che ha curato ultimamente l’apertura del
Sito: info
081/263250 e
cultura@sitireali.it
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Curiosità
I Borboni e la Campania Felix
La rotonda,
in forma di tempietto.
La predilezione dei Borboni per le terre casertane è stata sempre
forte, fin da Re Carlo che, amante della caccia, trovava nel casertano
spazi per coltivare questa sua passione. Il territorio casertano è parte
integrante della “Campania Felix”, Campania fortunata, come la
chiamarono i Romani, perché i copiosi frutti di questo territorio
allietarono le mense dei Romani. Alla fertilità del territorio e
all’amenità dei luoghi si deve la costruzione da parte dei Borboni di
numerosi siti nel casertano tra i quali - oltre alla Reggia di Caserta -
le splendide ville-masserie: la Tenuta Reale di Carditello , il Casino
vecchio con la Vaccheria ed il Casino Reale di san Silvestro a Caserta.
Oggi con l’eccessiva inurbazione ( da Maddaloni a Capua e da Marcianise
a Caserta non c’è interruzione di continuità) e il mancato rispetto
della natura (Ia Tenuta Reale di Carditello, ad es., è nei pressi di una
grossa discarica abusiva) rendono difficile ritrovare le bellezze del
paesaggio tanto decantate nel passato.
Anche per i Borboni la “damnatio memoriae”
L'affresco di Hackert con la mutilazione
dell'immagine di Ferdinando IV
Faraoni e imperatori romani, appena eletti o impossessatisi del
potere, facevano demolire il naso delle statue del predecessore
affinché questo fosse al più presto dimenticato. Ad altre statue,
invece, bastava sostituire il nome del vecchio sovrano col nuovo, in
quanto le statue soddisfacevano non alla somiglianza del raffigurato ma
a canoni estetici codificati.
Questa usanza era la “damnatio memoriae”, e serviva al nuovo sovrano per
affermare il suo potere.
Visitando la Palazzina reale s’incontrano sale le cui pareti sono state
affrescate da Hackert con scene di vita rurale. In questi affreschi i
personaggi appartengono in genere alla famiglia reale, colti in momenti
di svago, di intimità familiare ed in abiti da contadini. In uno di
questi affreschi appare asportato un gruppo (vedi foto) che, a detta
della brava guida che ci ha accompagnato, conteneva un personaggio molto
somigliante al re Ferdinando IV. Perciò, aggiunse la nostra guida,
qualche fedelissimo di Casa Savoia, o qualcuno che odiava Ferdinando,
l’ha tolto di mezzo grattando la sua figura dall’affresco: la
“damnatio memoriae” è dura a morire.
Reportage
La cappella
Finestre al piano superiore
Affreschi di trofei di cacciagione ed armi
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