Le bellezze di Caserta
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San Leucio
I Ponti
della Valle e l'Acquedotto Carolino
Casertavecchia
Il centro di Caserta
Casola: l'Eremo di San Vitaliano
L'Abbazia di Sant'Angelo in Formis
La Reggia di Carditello
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I monumenti di Caserta:
San Leucio, il sogno di Ferdinando di Borbone
di Lorenzo Di Donato
Vista laterale del Complesso monumentale del
Belvedere di San Leucio - foto E. Di Donato
La morte nel 1778
di Carlo Tito, figlio primogenito di Ferdinando IV e Maria Carolina, fu
forse la causa del mutamento degli interessi de Re, fino ad allora
rivolti a soddisfare le sue esigenze personali. Nacque così l’idea e la
successiva realizzazione della Real Colonia di san Leucio
dedita alla lavorazione della seta, il risultato più avanzato e
socialmente rivoluzionario della collaborazione tra monarchia e
i pensatori più illuminati del Regno. Essa divenne -con la
lavorazione dei veli e delle calze di seta alla Vaccheria e la Real
Fabbrica di Ricami, con scuola di ricamo, a Sala- il più vasto impianto
per la lavorazione delle sete e la produzione dei manufatti in seta
esistente in Italia alla fine del sec. XVIII. Fu di modello alle
numerose filande e manifatture di tessuti che furono impiantate nel
regno, nel quale così si attuava, promosso dai Borboni, uno
sviluppo industriale moderno.
La struttura leuciana fu originale in quanto
organica, dotata di abitazioni per le maestranze, una chiesa,
coltivazioni e fabbriche e le condizioni di vita offerte agli
operai e alle loro famiglie erano di gran lunga migliori di quella della
nascente classe operaria.
Il Codice delle Leggi che doveva regolare la Real
Colonia ebbe il titolo “Origine della Popolazione di San Leucio e
i Suoi progressi fino ad giorno d’oggi colle Leggi corrispondenti al
Buon Governo di essa” e destò stupore ed ammirazione in tutta
Europa, dove fu rapidamente divulgato con le traduzioni
in latino, greco, francese e tedesco.
La storia
Ferdinando I - foto E. Di Donato
La località di san Leucio è alle pendici
dell’omonimo colle che prende il nome da una chiesetta longobarda
intitolata al Santo.
Gli Acquaviva, principi di Caserta, nel XVI
secolo, vi costruirono “L’Imperial Palagio del Belvedere”, un
casino di caccia e di riposo da cui si gode ancora oggi un’incantevole
vista che arriva fino al mare.
Alla metà del XVIII secolo, Carlo di Borbone ne
divenne proprietario e destinò a zona di caccia la
campagna, i vigneti, gli uliveti ed il bosco annessi al ‘Palagio’.
Nel 1773, Ferdinando IV fece recintare tutta la proprietà con un
muro -comprendendovi monte Briano, san Silvestro e monte Maculo- e vi
fece costruire un casino, oggi detto Casino vecchio, perché il palazzo
del Belvedere era degradato dal tempo.
Nei pressi di questo Casino tra il 1773 e il 1778 furono realizzati
locali destinati a “vaccheria” (e così nasce il
Quartiere Vaccheria).
Il Casino fu quasi subito abbandonato perché, il 17
dicembre 1778, vi morì Carlo Tito, il primogenito del Re e di Maria
Carolina. Innamorato del luogo, Ferdinando IV fece
restaurare e trasformare il Belvedere per se e la piccola comunità
che abitava entro le sue mura. Contemporaneamente decise di dare
impulso alla manifattura di calze e veli già presente
sin dal 1775 e diede ordine all’architetto Collecini di
costruire un edificio industriale per tutto il ciclo di lavorazione
della seta e avente per centro l’antico palazzo.
Nel 1778 si dette l’avvio alla lavorazione della seta
-dalla coltivazione dei gelsi alla cura del baco, dalla filatura
alla tintura e tessitura della seta, dalla distribuzione alla
commercializzazione dei manufatti- e alla costruzione degli edifici
della scuola normale e delle abitazioni delle maestranze.
Nel 1779 Ferdinando IV promulgò il codice di
leggi che regolava la vita della “Reale Colonia di san Leucio”.
La colonia ebbe il massimo splendore tra il 1788 ed
il 1799, allorché fu ordinato al Collecini la costruzione di
Ferdinandopoli, città radiale di grosse dimensioni in cui si
sarebbero realizzate le ormai affermate idee illuministiche,
centro molto più complesso e civile per la vita della colonia
giacché prevedeva nelle sue strutture anche un ospedale ed un teatro.
La Rivoluzione partenopea prima (1799) e
l’arrivo dei Francesi, poi (1805), fecero svanire il progetto e la
colonia di san Leucio andò sempre più regredendo anche con il ritorno
del Re dalla Sicilia dopo i dieci anni di occupazione francese.
Dopo l’unità d’Italia, l’opificio borbonico divenne
prima proprietà demaniale, poi comunale, con la successione di diverse
gestioni fino al fallimento, nel 1910, dell’ultima società che lo
gestiva.
La visita
La visita al Complesso Monumentale di san Leucio
richiede un’attenzione particolare in quanto le testimonianze artistiche
s’intrecciano continuamente con quelle di una piccola città industriale;
le testimonianze della presenza della famiglia reale sono quasi un
tutt'uno con quelle della vita e delle varie attività degli operai e dei
maestri della seta, dell’attività scolastica, delle abitazioni
delle maestre e del direttore.
San Leucio vista da Piazza della Seta - foto E. Di
Donato
Se si guarda il Belvedere dal centro di Piazza
della Seta si ha netta percezione della suddivisione in tre
livelli dello spazio Piazza-Belvedere e della simmetria degli
stabili rispetto a quest’asse, che è la via Pianelli. La Piazza della
Seta doveva essere il centro di Ferdinandopoli. Passato il primo
cancello d’ingresso, si passa davanti al Quartiere Trattoria,
che è stato l’unico edificio costruito per Ferdinandopoli: ospitava i
visitatori.
Stemma reale sostenuto due
leoni - foto E. Di Donato
Quindi si entra nella “Reale Colonia di san Leucio”
attraverso un cancello sormontato da un arco sovrastato dallo
stemma reale sostenuto due leoni. Subito s’incontrano, a
destra ed a sinistra, i due lunghi casamenti dei quartieri operai, il
san Carlo e il san Ferdinando, per complessive trentasette unità
abitative. I quartieri operai sono collegati al palazzo del Belvedere da
una scalinata a doppia rampa che racchiude le scuderie reali. Le due
rampe terminano sul piazzale del Belvedere, davanti all’ingresso della
chiesa dedicata a san Ferdinando Re, ricavata dal salone delle feste del
Belvedere nel 1776.
L'Ingresso del Complesso monumentale - foto E. Di
Donato
Si costeggia l’edificio per cinquanta metri e
si arriva all’ingresso del Complesso Monumentale, da cui si possono
vedere, in alto a destra, il lungo edificio della filanda che è
sottostante alla cuculliera, edificio dove venivano allevati i bachi da
seta.
Belvedere, cortile principale - foto E. Di Donato
Subito ci si immette nel cortile principale con, a
sud, un terrazzo da cui si ha il “bello vedere” di san Leucio, del
parco, della Reggia e della pianura verso Napoli, con sullo sfondo il
Vesuvio, il mare, le isole; a nord, invece, una grande statua di
Ferdinando IV vestito da antico romano. A ovest di questo cortile vi è
l’ingresso alla zona manifatturiera e all’appartamento reale. Questo
confina da un lato con la sala dei telai e dall’altro con il vano
superiore dell’atrio della chiesa, da cui il Re e la sua famiglia
potevano assistere alle funzioni religiose.
Nell’appartamento reale sono notevoli gli affreschi
del soffitto della stanza da pranzo eseguiti dal Fedele Fischetti con
scene allegoriche degli amori di Bacco ed Arianna nonché il bagno di
Maria Carolina, con, alle pareti, disegni ad encausto di Philipp Hackert
rappresentanti figure allegoriche.
La fabbrica Serica - foto EPT
La visita della fabbrica serica costituisce un
interessante percorso di archeologia industriale, con sale con strumenti
per la produzione e lavorazione della seta, un’ampia sala con telai in
legno perfettamente funzionanti, mostra di manufatti, la cuculliera e la
filanda.
I due torcitoi - foto E. Di Donato
Di notevole interesse, a piano terra, i due
grandi torcitoi che una volta erano mossi da macchine idrauliche, oggi
da motori. I due torcitoi sono stati ricostruiti sugli antichi disegni
esistenti.
Nella parte occidentale del Casino Reale del
Belvedere vi sono una serie di giardini all’italiana posti su piani
diversi e perciò raccordati da apposite scalette. Essi sono rallegrati
da fontane intorno alle quali, in bella simmetria, sono posti alberi da
frutta: pero, melo, limone, pesco,albicocco, susino, melograno, oltre ad
un bel giardino di agrumi.
I giardini all'italiana - foto E. Di Donato
Il Codice delle Leggi
Il Codice delle Leggi, promulgate da Ferdinando IV
per la Real Colonia di san Leucio nel 1789, apparve per quell’epoca
rivoluzionario ed oggi è considerato un primitivo esempio di
socialismo.
In effetto si deve parlare di paternalismo illuminato, in quanto norme e
leggi in esso contenute sono date da Ferdinando IV “più in forma
d’istruzione di un Padre a’ suoi Figli, che come comandi di un
Legislatore a’ suoi sudditi”, come è scritto da Ferdinando nella
premessa al Codice. L’obiettivo era quello di creare una colonia
industriale completa sia dal punto di vista produttivo che
comportamentale. Di qui: la perfetta uguaglianza nel vestire, essendo
solo il merito forma di distinzione tra i cittadini di san Leucio;
scuola obbligatoria per i bambini di entrambi i sessi all’età di sei
anni per imparare a leggere, a scrivere, il catechismo, l’economia
domestica, i doveri verso se stessi, verso gli altri, verso il Principe,
verso lo Stato; la regolazione dei matrimoni (almeno 16 anni per la
donna e 20 per l’uomo, che deve essere maestro di tessitura;
l’abolizione della dote, che, unitamente ad un telaio e alla casa, sarà
un regalo del Re); le leggi per la buona educazione; le elezione di
Seniori del popolo per derimere le controversie civili e vigilare sui
costumi del popolo; la vaccinazione contro il vaiolo; un
ospedale
per gli ammalati; una Cassa della Carità per venire in aiuto degli
artigiani poveri o in difficoltà per malattia; le pene per i
trasgressori.
Il Codice termina al Capo V con “Quest’é la legge,
ch’io vi do per la buona condotta di vostra vita. Osservatela, e sarete
felici”.
La circonferenza e la guerra tra parroci
Chiesa di Sen Ferdinando Re - foto E. Di
Donato
Non lasciatevi sfuggire di visitare con attenzione la chiesa
parrocchiale, dedicata a san Ferdinando Re: é strana ed insolita perché
ricavata dal salone delle feste dell’antico Casino seicentesco.
Fu parrocchia estesa ed importante in quanto il parroco di essa non
dipendeva dal Vescovo di Caserta ma dal Cappellano Maggiore del Regno.
Pertanto i suoi parroci avevano un grosso potere, che, purtroppo, non
sempre esercitarono con umiltà e nel rispetto delle anime a loro
affidate.
Don Antonio Diotaiuti provocò le rimostranze dei suoi parrocchiani che,
nel 1866, rivolti ai deputati al Parlamento nazionale, lamentarono che,
oltre a essere senza lavoro per la chiusura degli opifici, erano
“angariati per dappiù dal parroco locale,[…], e che qual Giano oggi la
fa da liberale a solo fine di restar fermo al suo posto e così angariare
per angariare, come prima del 1860 pur faceva come uomo attaccato che
anzi immedesimato al cessato governo!”
Invece don Carlo De Maria, successore del Diotaiuti, si batté con tutte le
sue forze contro il decreto della Curia Vescovile di Caserta che
ridimensionava la giurisdizione della sua Reale parrocchia a favore
delle parrocchie limitrofi.
La disputa fu in effetti l’ultimo atto della lotta portata dalla Curia di
Caserta ai privilegi goduti dalla Reale parrocchia di san Leucio. Solo
adesso la Curia poteva raggiungere questo scopo perché (scrive il De
Maria nel 1881) “l’idra velenosa della Rivoluzione giunta sia nel 1860 a
sbalzare Francesco II dal Trono delle Due Sicilie”.
Una piccola chicca per i cultori e non della Matematica è la definizione
che il parroco di Briano ed il De Maria danno della circonferenza
cercando di piegare la Geometria alle rispettive tesi in quanto
Ferdinando II, con il Recritto Sovrano del 21 giugno 1841, aveva
aggregato alla Reale Parrocchia di san Leucio “il Real Bosco e Palazzo
di Caserta nel suo totale ambito, e circuito, compreso il Palazzo
cosiddetto Vecchio, con quanto altro è immediatamente unito a quella
stessa Reale Proprietà nella circonferenza delle mura che la chiudono”.
Dalla accettata definizione di circonferenza sarebbe scaturita la
giurisdizione della parrocchia su anime e cose.
E così il primo, volendo la giurisdizione di quanto immediatamente esterno
alle mura, asserisce: ”Per circonferenza si intende la parte interna
della linea che chiude il cerchio”.
A ciò il secondo risponde, onde conservare l’ ampia giurisdizione della
sua parrocchia: ”Per circonferenza s’intende una linea chiusa, la quale
circonda uno spazio rotondo […] e questa linea ha due ombre: l’interna
cioè, e l’esterna […]”.
San Leucio nell’arte e nel folklore
Balletto della seta
eseguito da giovani leuciane in occasione del Corteo Storico
Il belvedere di San Leucio ospita nei mesi estivi il Leuciana Festival,
uno dei festival artistici più importanti del Sud Italia. La prima
domenica di Luglio si svolge per le vie di san Leucio il Corteo Storico:
rivivono, nei costumi del settecento, gli artefici della seta, la scuola
con alunni e maestre, i seniori, il parroco, la corte con Ferdinando IV
e Maria Carolina. In Ottobre il Belvedere ospita l’importante rassegna
enologica “Festa del Vino, delle Vigne e della Seta”.
Spettacolo al Leuciana Festival - foto e. di
donato
La località ha ispirato anche opere teatrali e musicali. Nel 1980, per il
bicentenario della Reale Colonia, i giovani di San Leucio vollero
rappresentare dinanzi al Belvedere “Una giornata a san Leucio nell’anno
di grazia 1789” di A.Libertini e B. Mazzoleni. Buona parte di quel
repertorio musicale è a tutt’oggi eseguito, arricchito di nuovi
brani, in occasione della festa della Madonna delle Grazie e in altre occasioni. Il
Gruppo Corepolis ha rappresentato, nell’anno 2000, lo spettacolo ‘Le vie
della seta’ con musiche di E. Di Donato e F. Faraldo nell’ambito del ‘Leuciana
Festival’. Lo spettacolo è stato
poi ripreso e rappresentato dai Corepolis negli anni successivi.
Come raggiungere san Leucio
Raggiunta Caserta dalle uscite Caserta Sud o Caserta Nord, seguire le
indicazioni turistiche per il Complesso Monumentale di san Leucio
Per informazioni
Belvedere san Leucio tel. 0823 301706
Reggia di Caserta - Complesso Vanvitelliano
Biglietteria tel.0823 448084/0823 277380 fax.0823220847 e-mail
reggiacaserta@tin.it / caserta@arethusa.it www.arethusa.net
Ente Provinciale per il Turismo tel.0823 322233 / 0823 550011 fax 0823
326300 Ufficio Info tel.0823 321137 fax 0823 355877
Consigli e suggerimenti
- Assolutamente consigliata una visita al Complesso Momumentale del
Belvedere e al suo Museo, ma è bene telefonare perchè le visite si
effettuano solo su prenotazione. Orari, numeri di telefono e prezzi sono
al seguente link:
www.comune.caserta.it/belvedere
-
Di grande suggestione il Corteo Storico, che si tiene la prima domenica
di Luglio.
Link suggeriti
Il più sito web più bello e completo dedicato a San Leucio è
realizzato da Donato Scialla:
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Curiosità
Le case degli operai
L’unità abitativa degli artefici della seta era
modulare: un seminterrato e due piani con due vani per piano. Nel vano
d’ingresso vi era il telaio per la tessitura della seta; nel secondo
vano vi era la cucina e la zona pranzo, con servizio igienico. Per una
scala interna si accedeva alle due camere da letto al piano superiore.
Dietro all’abitazione c’era un piccolo giardino.
L'autonomia dei leuciani
Gli abitanti di san Leucio, essenzialmente
artigiani e artigiane della Real Colonia, non vollero che essa morisse
con i Borboni. Rivendicarono l’autonomia municipale, che ottennero nel
maggio 1886 (ma poi la persero nel 1928), e rivendicarono i loro diritti sullo stabilimento e
sulle case, che furono riconosciuti con la legge n. 4549 del 26 agosto 1868,
che consentì ai leuciani di riappropriarsi delle case e della Real fabbrica.
La coperta di Gennaro Viglione
Gennaro Viglione apprese l’arte della tessitura
serica fin da fanciullo e divenne un valido maestro dell’arte serica. A
lui si deve, nel 1880, la realizzazione della coperta matrimoniale di
damasco in un sol pezzo, mentre prima era di due pezzi separati cuciti a
formare l’intera coperta. La coperta di Gennaro Viglione fu premiata
all’Esposizione di Torino e fece, ed ancora fa, la fortuna di san
Leucio, perché essa divenne il pezzo pregiato del corredo di una sposa
di rango, almeno nel Meridione d’Italia. Ricopriva il letto
matrimoniale in eventi importanti. Essa è ancora oggi molto richiesta. Nei tempi passati, quando per le strade cittadine si
svolgeva una processione, queste coperte erano esposte sui balconi in
onore del Santo e… della padrona di casa.
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