OfficinaTeatro: Programma 2014/15
S. Leucio (CE) – dall'11 ottobre 2014
Comunicato stampa
11 e 12 ottobre, Tempo Presente e Eco Di Fondo presentano "Orfeo ed
Euridice"
Testo e regia di César Brie
Con Giacomo Ferraù e Giulia Viana; musiche Pietro Traldi; costumi Anna
Cavaliere; disegno luci Sergio Taddo Taddei
“E se lei ritornasse?
E se lei si svegliasse un giorno?
E se un mattino aprisse gli occhi?
Lasciarla andare significa ucciderla? O è lasciar andare la tua di speranza?
Lasciarla andare significa ucciderla? O è il canto di amore più straziante?
Il gesto più puro, l’amore che si afferma nella perdita?
Orfeo è rauco. Euridice è sorda.”
“Orfeo con la sola forza del suo canto prova a strappare la sposa Euridice dal
regno dei morti. La forza e la poesia del mito si intrecciano in questo lavoro
con due temi controversi: l’accanimento terapeutico e l’eutanasia. Senza offrire
risposte, lo spettacolo interroga lo spettatore sulla forza e la grandezza del
sentimento d’amore”.
César Brie
25 e 26 Ottobre, Fratelli Dalla Via presentano "Mio figlio era come un
padre per me"
spettacolo vincitore Premio Scenario 2013, vincitore del Premio Hystrio Castel
dei Mondi
di e con Marta Dalla Via, Diego Dalla Via; direzione tecnica Roberto Di Fresco;
partitura fisica Annalisa Ferlini; assistente di produzione Veronica Schiavone
La prima generazione ha lavorato. La seconda ha risparmiato. La terza ha
sfondato. Poi noi.
C’è una bella casa, destinata a diventare casa nostra. È qui che abbiamo
immaginato di far fuori i nostri genitori. Per diventare noi i padroni. Non
della casa, padroni delle nostre vite. Niente armi, niente sangue. Un omicidio
due punto zero. Fuori dalle statistiche, fuori dalla cronaca, un atto
terroristico nascosto tra le smagliature del vivere borghese. Il modo migliore
per uccidere un genitore è ammazzargli i figli e lasciarlo poi morire di
crepacuore. Era il nostro piano perfetto. Poi è arrivata la crisi, a rovesciarci
addosso lo specchio del nostro benessere. Alimentazione, sport, lavoro, affetti,
infine la morte, tutto risponde ad un’oscillazione bipolare tra frenesia e
stanchezza.
Noi, in fondo, viviamo per questo: per arrivare primi, e negare di aver vinto.
Quanto dura un’epoca ai tempi della polenta istantanea? Un anno, un mese, forse
meno. Quella che raccontiamo dura 24 ore ed è fatta di euforia e depressione, di
business class e low cost, di obesi e denutriti, nello stesso corpo. I
protagonisti sono simbolo di una popolazione intera che soffre di ansia da
prestazione. Il benessere li condanna alla competizione ma il traguardo gli
viene sottratto. Il traguardo è diventato una barriera. Generazionale. Sociale.
Culturale. Per costruire un futuro all’altezza di questo nome bisognerebbe
vomitare il proprio passato.
Siamo nati per riscrivere le nostre ultime volontà.
1 e 2 novembre, Nido Di Ragno Maniaci D’amore presentano "Angeli e No" di
e con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
La prima volta non esiste. Nessun gesto si compie pienamente la prima volta che
si tenta. C’è sempre un prima del prima. I momenti preparatori, gli azzardi, gli
arrancamenti, i balbettii, sono importanti come e più dell’azione stessa. La
prima parola teatrale poi è – come per i neonati – una balbuzie, un suono
disarticolato, qualche sillaba strillata a pieni polmoni ma con scarsa
definizione. “Cosa ha detto?”, si chiedono i parenti riuniti intorno al pargolo.
Tra i primi balbettii dei Maniaci d’Amore c’è una piccola indagine sul rapporto
tra una coppia e una casa. Un corpo a corpo comico e delirante tra un uomo e una
donna che hanno deciso di non uscire più dalla loro stanza da letto, di
accumulare oggetti, di non avere più rapporti con l’esterno e di vincere così la
paura. Mentre la casa osserva, governa, comanda e punisce.
15 e 16 Novembre, Teatrodilina presenta "Banane" (un quasi road movie per
quattro attori, un cane e alcune casse sparpagliate)
di Francesco Lagi, performances di Francesco Colella, Leonardo Maddalena, Aurora
Peres, Mariano Pirrello, al suono Giuseppe D’Amato, scenografia di Salvo Ingala
Banane ( un quasi road movie per quattro attori, un cane e alcune casse
sparpagliate ) è la storia di alcune esistenze e della traiettoria storta della
loro vita. La vicenda inizia a Roma, con l’arrivo alla stazione Termini di una
ragazza con un borsone a tracolla silenziosa e spettinata e finisce un anno dopo
su un lembo di terra solitaria, su una spiaggia d’inverno, davanti a una nave in
partenza. In mezzo c’è il lungo viaggio di due amici a bordo di una macchina
presa in prestito e una partita di carte andata male. È una storia che parla di
amore e di felicità vissuta da persone che però si accorgono a malapena di
sentirne la mancanza. L’arrivo della cugina Palma risveglia come una lontana eco
le esistenze assopite di Pino, Elio e Max. Li porterà a smuoversi e a fare i
conti con i loro tentativi goffi di agguantare il tempo delle loro giornate. I
nostri personaggi sono animati da una cifra realistica ma leggermente strabica,
sono silenziosi, malinconici e marginali, vorrebbero stare al centro delle cose
che gli capitano ma riescono solo a sfiorarle, come in un vecchio film in bianco
e nero di Jim Jarmusch.
29 e 30 Novembre, Mac e Beth
di e con Alberto Astorri e PaolaTintinelli
Mac e Beth, guitti stanchi di periferia, geniali innovatori di una tradizione,
nel loro Club Series mettono in scena il Macbeth di Shakespeare attraverso una
serie di numeri che ricorda il varietà. Insieme gestiscono un club, tanto
fantomatico quanto accessibile al mondo che vuole divertirsi ascoltando parole
fatte d’aria, inni nazionali e marcette di periferia, musica lirica e rock del
passato, barzellette raccontate male, improperi, insulti e guittate di bassa
lega. Mac lavora per Duncano, il patrono di tutti i club proprietario della
Mirabolica il club più in voga. Da qui parte l’ambizione di Mac, l’ambizione di
Macbeth che poi alla fine è una storia di Clan come ha meravigliosamente
raccontato Kurosawa nel suo Trono di Sangue. Ed è Beth a creare Mac, dando vita
a questo ambiente improprio, fatto di luci, lucine, lampi, cellule
fotoelettriche, suoni di temporali e di battaglie che tanto ricordano e citano i
film di Sergio Leone. Ed è questo l’ambiente creato: l’ambiente della loro
privacy condivisa che non dichiara alcun serio intento di mettere in scena la
catastrofe del mondo, ma al contrario la vive questa catastrofe nella privacy
stessa.
dal 5 al 7 Dicembre, Radio Cuore Libero | Scusate per l'interruzione. Una
produzione Officinateatro da Le 5 rose di Jennifer di Annibale Ruccello
Venerdì 5 ore 20:30 | 22:00
Sabato 6 ore 19:30 | 21:00 | 22:30
Domenica 7 ore 19:30 | 21:00 | 22:30
SPETTACOLO PER 9 SPETTATORI A REPLICA
con Gerardo Benedetti, voce Giulio Caputo, ideazione e regia Michele Pagano
Presso il monolocale Buonpane, Servizio di Navetta dal Teatro
A chi non è mai capitato di trascorrere ore infinite nella vana speranza che il
suono del telefono riecheggiasse nella stanza. A chi non è mai capitato, proprio
in quella stanza, di sentire il peso della solitudine crescere ad ogni battito
di orologio. Quella solitudine che non urla, non minaccia, non ricatta, non
condiziona, non ruba, ma uccide. Jennifer si destreggia nella sua casa, fiori e
fornelli le contornano le fattezze. Come alla ricerca di una stazione radio, lei
è alla ricerca di una felicità lontana, percettibile ma non afferrabile.
19, 20, 21, 25, 26, 27, 28, 29, 30 Dicembre 2014 – 2, 3, 4, 5, 6 Gennaio
2015, Officinateatro presenta "Il Mangiafuoco" - La compiacenza delle
creature di terra e di legno
ideazione e Regia Michele Pagano, aiuto regia Maria Macri, scene IBM, costumi
Pina Raucci (nostro articolo)
Un eremo nascosto e lontano dal mondo degli uomini. A viverci una creatura
mastodontica, giunonica, padrona del fuoco, elevata al rango di Efesto.
Circondata nella sua fucina da ogni tipo di forma animale o umana, tutte, avente
un animo di legno. Il fuoco che non brucia ma che anima e crea. Una porta aperta
alle creature di terra, interrogate e invitate a trasportarsi in una dimensione
parallela, laddove con martello, incudini e tenaglie, il Mangiafuoco si
divertirà a creare e comporre suggestioni inestinguibili; rendendole così
inconsce aiutanti della sua opera.
24 e 25 Gennaio, Il Castello Di Sancio Panza presenta "Due passi sono" di
Carullo – Minasi
Spettacolo vincitore Premio Scenario per Ustica 2011
Spettacolo Vincitore Premio In-box 2012
Spettacolo Vincitore della 5° Edizione del Premio internazionale Teatro Nudo di
Teresa Pomodoro -2013
con Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi; scene e costumi Cinzia Muscolino;
disegno luci Roberto Bonaventura; aiuto regia Roberto Bitto; collaborazione
Giovanna La Maestra
Due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, si
ritrovano sul grande palco dell’esistenza, nascosti nel loro mistero di vita che
li riduce dentro uno spazio sempre più stretto dall’arredamento essenziale,
stranamente deforme. Attraversano le sezioni della loro tenera per quanto
altrettanto terribile, goffa e grottesca vita/giornata condivisa. Sembrano
essere chiusi dentro una scatoletta di metallo, asettica e sorda alle bellezze
di cui sono potenziali portatori, ma un “balzo” -nonostante le gambe molli-
aprirà la custodia del loro carillon. Fuoriescono vivendo il sogno della vera
vita da cui non v’è più bisogno di sfuggire, ma solo vivere, con la grazia e
l’incanto di chi ha imparato ad amare la fame, la malattia dunque i limiti dello
stare. Immagine-cripta sacra, surreale e festosa, quella del loro matrimonio lì
dove come in una giostra di suoni, colori e coriandoli, finiranno per scambiarsi
meravigliosi propositi di poesia: “…Essi si sarebbero svegliati e si sarebbero
affrettati a baciarsi l’un l’altro, affrettandosi ad amare, avendo coscienza che
i giorni sono brevi, che era tutto quello che rimaneva loro. Si sarebbero
affrettati ad amare per spegnere la grande tristezza che era nei loro cuori(…)”
F. Dostoevskij.
Sabato 31 Gennaio ore 21:00, Domenica 1 Febbraio ore 19:00,
Officinateatro presenta "Sabbia" di e con Michele Pagano
Un uomo, un pallone, la sabbia. Un racconto scandito da tre mondiali di calcio.
Una raccolta di ricordi che raccontano la storia di una lacerazione vissuta
senza il filtro del cinismo. Il gioco del calcio che unisce e separa. La sabbia
che, prima, accoglie e poi seppellisce l’esaltazione e le promesse dell’infanzia
e dell’adolescenza. Sulla spiaggia ricreata sul palcoscenico, Tanino rivive il
suo passato, con le sue contraddizioni e i brucianti sensi di colpa. Il percorso
di questo emigrante è il viaggio di chi parte da un sistema di valori imposto e
cristallizzato per giungere faticosamente all’emancipazione e alla maturità.
Ogni elemento del passato che ritorna mette alla prova una scelta, una
decisione, un cammino di svolta con tutte le sue sofferenze e i suoi inciampi.
Ovunque, sabbia, dall’alto e dal basso, simbolica materia dei ricordi e
suggestivo scenario di fallimenti e vittorie. Delicatamente comico e
consapevolmente intimista, questo spettacolo non fornisce risposte, ma rivendica
le lontane e felici promesse dell’infanzia come destino e non come caso.
7 e 8 Febbraio, Interno 5 – Produzione Organizzazione E Distribuzione
presenta "L’anima buona di Lucignolo" regia Luca Saccoia (nostro articolo)
di Claudio B. Lauri; musiche originali Luca Toller
con Enzo Attanasio (L’omino di burro)
Luca Saccoia (Il direttore del circo morente)
Mario Zinno (Lucignolo)
musicisti: Carmine Brachi (batteria percussioni)
Francesco Gallo (strumenti a fiato)
Renzo Schina (contrabbasso)
Luca Toller (piano)
disegno luci: Luigi Biondi; costumi: Gina Oliva; maschere: Claudio Cuomo;
elementi lignei: Giorgio Caterino
L’Anima buona di Lucignolo è una storia inedita, altra rispetto al classico di
Collodi. Parte dalla questione aperta sulla sorte di Pinocchio e Lucignolo se
fossero stati venduti entrambi al Direttore del circo, dando vita a una visione
immaginifica di “altre” avventure vissute dai due bambini-ciuchini. Le storie di
un vecchio domatore, ormai sfinito e quella di Pinocchio e del suo amico
Lucignolo, trasformati in asini e venduti al circo da un ambiguo Omino di burro
si incrociano nel ventre scuro di un circo in rovina. L’atmosfera è quella
rarefatta degli spettacoli musicali del primo novecento: il vecchio direttore,
canta al ritmo del ‘jazz degli animali morenti’ la storia dei due ciuchini
volanti, che furono fratelli di sangue e rivali in amore, ‘demone che semina
discordie e arma eserciti’.Pinocchio resta sullo sfondo di questa favola noir
(infatti non compare mai), mentre Lucignolo, étoile del circo, è l’effettivo
protagonista di questo spin-off ambientato in uno scenario decadente, macabro e
scuro, eco dello splendore di un tempo, dove la tracotanza acceca tutti ma dove,
alla fine, tutti perdono.
21 e 22 Febbraio, Marina Commedia presenta "Cante e schiante"
(rimandato)
performance in lettura tratta da “’A Sciaveca” (premio Tondelli 2007) di Mimmo
Borrelli, con Mimmo Borrelli, musiche in scena Antonio della Ragione
Ogni volta che termino un’opera, uno scritto drammatico, comunque sia destinato
e condannato già in fase di creazione alla prova scenica e rischiosa del teatro,
dopo le private verifiche tra le quattro mura buie delle mie stanze, la prima
verifica, il primo varo al viaggio scenico è una lettura drammatizzata del testo
ai miei più fedelissimi amici e gendarmi di scena. Un viaggio, sulla carta,
percorso in versi, urla, sussurri, con tante crisi furenti d’incapacità, tanti
dubbi, tante notti insonni a tossire muchi e sangue in cataclismi, tante ore
passate a vaneggiare e provare da solo isolato, schizofrenico e folle, i versi
appena partoriti dalle dita ancora fumanti di inchiostro. Un viaggio alla
ricerca impossibile, di prevedere, già anticipatamente, tutti gli eventuali
movimenti della costruzione fisica. Un viaggio dunque fatto di tante solitudini
mediazioni, tanti pianti, tante mosse di viscere dovute alla paura di non essere
mai adulto, capace e sano di mente. Tante ore passate a trarre spunto dai miei
fedelissimi e pazienti collaboratori, nonché dalle intervistedi tanti pescatori
nei loro malazzé (gabbiotti in cui rammendano i buchi nelle reti), contadini,
intagliatori di tufo, i diseredati, quegli indigeni i monumenti viventi del mio
paese che incontro di volta in volta alla ricerca di storie. Gli ignoranti, gli
umili gli anziani, gli analfabeti difatti sono stati condannati e denigrati,
definiti e condannati tali, relegati ai loro recietti ai malazzé, all’inutilità
dei loro cortili. Non hanno più avuto possibilità di ovviare al loro ruolo,
diffondere la loro sapienza del vivere in armonia con la natura e le sue leggi.
Ogni anello della società, dal bambino, all’uomo adulto, al vecchio ha sempre un
ruolo utile per la sopravvivenza della tribù e del popolo: nell’ultimo caso di
tramandare attraverso i loro racconti di mestiere, quelle esperienze
empirico-spirituali, quei saperi assunti da dettami sussurrati al capezzale di
padre in figlio, di generazione in generazione. Saperi della vita comune e delle
sue leggi, in rapporto empatico, armonico e non invasivo con la natura e il
territorio. ’Nzomma, tanti amici dalle facce speranzose, rugose di fiducia,
incitative e madide. Ma poi il flusso così vitale in ciottoli del letto di
questo fiume confluisce in un mucchio di pagine morte a cui a freddo dopo poi
qualche mese bisogna ridar vita riaprendo la diga. Dunque come dicevo la prima
verifica consiste in una lettura che di solito concedo a pochi intimissimi e
fedeli amici. Una lettura in cui spiego prima le ingarbugliate trame
dell’eventuale agone scenico e poi mi ci immergo interpretandone e chiarendo le
dinamiche di tutti i personaggi. Per l’occasione ho ritenuto opportuno allargare
l’egoismo di questo piacevole espediente e allargare l’incontro al pubblico. Il
fine sarebbe di cercare di approfondire ancor più incisivamente il rapporto
amniotico che intercorre tra le acque in rivoli dell’artificio e le maree lunari
della realtà. Tenendo conto di un pubblico più vasto, della lucidità
interpretativa dell’entrare e uscire dalla trans interpretativa ed anche di un
testo però che è già stato messo in scena. Il testo stesso in questione “’A
SCIAVECA” del quale leggerò dei brani è ampiamente ispirato a una miriade di
storie, fatti di cronaca e personaggi non puramente casuali e ad un mondo quello
di Torregaveta e dei Campi Flegrei, in cui da sempre ambiento tutte le mie
storie. Un luogo della memoria vivo e che si disperde giorno dopo giorno, al
quale, come un granchio avvinghiato al proprio scoglio, mi aggrappo bavoso di
continuo, cercando di non farlo trascinare dalla corrente della morte,
confondendone tra le chele della penna spesso invenzioni e verità, suggestioni e
orrori, infanzia ed epifania, in una continua rivelazione incerta sull’orlo
dell’esistenza di un sud sempre più alla deriva.
27 e 28 Febbraio, 1, 6, 7, 8 Marzo 2015, Laboratorio Permanente
Officinateatro | Progetto.L.T.R.E. presenta "Le Sante" ideazione e regia Michele
Pagano (nostro articolo)
con Brillante Massaro, Patrizia Bertè, Stefana Remino, Simona Campanile, Anna
Borghi, Simona Giuntini, Ada Bobbio, Maria Teresa Buonpane, Maddalena Merola,
Pina Farina, Maria Macri, Pamela Petrone, Luisa Vigliotti, Peppe Zappia, Carmen
Perrella, Lucia Tangredi
costumi Pina Raucci, scene Giancarlo Covino, assistente alla regia Giovanni
Santonastaso
Scala B, 4° piano, terza porta”. Quartiere Romero. Una telefonata inaspettata,
un raduno improvviso. Un salone agghindato laddove i personaggi, di un folklore
presepiale, si muovono incessantemente, intrappolati nella loro esistenza.
Diciassette donne, diciassette storie, un unico obiettivo: vincere. Quiz
televisivi, risolini, inciuci, parole crociate, pettegolezzi, parole misteriose,
ingiurie, accuse, cinque numeri fortunati, frecciatine, un biglietto vincente,
litigi. Speranze grandi quanto un bollino premio. Una lunga tragicomica attesa.
Il tentativo di rubare quel pezzo di felicità. Suona il citofono. Un furgoncino
blu. Forse il corriere.
21 e 22 Marzo 2015, Blue Desk con il sostegno di Carrozzerie N.O.T. e il
patrocinio di Roma Capitale presenta "L’uomo nel diluvio" di Simone Amendola e
Valerio Malorni
Vincitore Premio In Box 2014 – Finalista Premio Scenario 2013
Con Valerio Malorni
Lo spettacolo si confronta con lo spettatore su un’urgenza. Generazionale,
sociale, di un presente allargato. Della società e del paese in cui ci hanno
costretto a vivere. In un momento in cui la parola emigrazione è così tragica e
reale, tra la forma monologo e altri codici assistiamo in soggettiva all’odissea
del protagonista. Un’impresa umana, realizzata con risposte straordinarie a
domande ordinarie. Con una struttura originale, percorrendo la linea sottile che
separa la verità della persona e quella del personaggio, lo spettacolo inscena
una storia individuale che diventa collettiva, per una necessità condivisa di
speranze, di possibilità da realizzare.
28 e 29 Marzo 2015, Scuola Elementare Del Teatro - Progetto promosso e
finanziato da Forgat Onlus Camminando Con I Giovani, accolto e sostenuto da
L’asilo Comunità Dei Lavoratori Dello Spettacolo E Dell’immateriale presenta "Requiemapulcinella"
esito#1 della Scuola Elementare del Teatro - laboratorio permanente di arti
sceniche ideato e diretto da Davide Iodice
di e con Damiano Rossi, dj set Ivan Alfio Sgroi, live electronics Giuseppe
Pisano, cura e organizzazione Michele Vitolini
Damiano è uno dei tanti rappers campani, dei tantissimi, parlatori,
straparlatori, che dalle innumerevoli crew piantate in città o (come nel suo
caso) nei paesi dell’entroterra, continuano a lanciare il proprio grido ritmico,
elaborando disagi, inquietudini, desiderio. La particolarità di Damiano è quella
di ‘essere sceso dalla crew’, per così dire, e di aver scelto il teatro,
portando con sé tutti i suoi ‘chiodi’, le sue ferite, la sua rabbia, i suoi ‘beats’,
ma anche una maschera antica. Da questa abbiamo tratto la forza combustiva per
un primo studio scenico. Accompagnato dallo scratching di Alfio Sgroi e
dall’elettronica di Giuseppe Pisano, altro ‘allievo’ della Scuola Elementare del
Teatro, questo giovane ‘griot’ contemporaneo, intona qui il suo requiem ostinato
e vitalissimo per una terra che non finisce mai di morire e forse per tutta una
generazione.
11 e 12 Aprile 2015, Progetto Brockenhaus e Associazione Sosta Palmizi
presentano "Di Giulietta e del suo Romeo"
con Elisa Canessa – Federico Dimitri – Antonio Ghezzani
regia Federico Dimitri, musica dal vivo Antonio Ghezzani, fantocci realizzati da
Fabrizio Del Moro, disegno luci Marco Oliani
Venerdì 17 Aprile ore 21, Sabato 18 Aprile ore 21, Domenica 19
Aprile ore 19, Officinateatro presenta "Le 16 cose d'amore preferite da
Nadin" (nostro articolo)
con Gerardo Benedetti e Peppe Zappia
Regia Michele Pagano, Aiuto regia Maria Macri, Costumi Pina Raucci, Scene PIM,
Elaborazioni musicali PIEMME
Nadin: la donna innamorata. Innamorata della vita. Innamorata del sole.
Innamorata delle sue 16 cose. Nascoste dietro gesti o evidenti come il mazzo di
rose che amava avere nelle sue stanze. La ricerca smodata per raccoglierle
tutte. Una ricerca che sfiora la follia. Quasi assunti ad ruolo di
investigatori, al ritmo di una samba senza fine, due uomini raccolgono indizi.
Confabulano, si scontrano, si incontrano in una metaforica partita a scacchi. La
regina sta dominando la scacchiera e il premio è troppo alto per poter perdere.
E forse, quel premio, è nascosto in una valigia o proprio dietro quel mazzo di
rose rosa
25 e 26 Aprile 2015, Loro (nostro articolo)
Storia vera del più famoso caso di rapimento alieno in Italia (menzione speciale
“Franco Quadri” al premio Riccione per il teatro 2013) di Maurizio Patella
con il sostegno di Kilowatt Festival e Scarlattine Teatro
Il progetto “Loro” prende spunto da un fatto di cronaca. Il caso Zanfretta. Nel
dicembre del 1978, un metronotte genovese, durante un normale giro di ispezione
in alcune ville dell’entroterra ligure, incontra coloro che, a suo dire, sono
“esseri enormi, alti circa tre metri.” I Dargos. Costoro lo prelevano e lo
portano sul loro disco volante. Loro lo rapiscono. Nell’arco di circa due anni
le sparizioni saranno 11. Il caso Zanfretta è un caso di rapimento alieno o
abduction. Siamo abituati a considerare questi fenomeni, e l’ufologia in genere,
come pura fantascienza. E gli “addotti” alla stregua di insani di mente o
mitomani. Il caso Zanfretta possiede tutte le caratteristiche per entrare nella
casistica. Ciò che lo differenzia dagli altri sono le testimonianze, i riscontri
oggettivi, la risonanza mediatica, i titoli in prima pagina. E soprattutto la
reazione di una città, Genova. Elementi veri, reali. Inquietanti. Ma accanto a
loro, c’è il grottesco, l’elemento posticcio, di cartapesta, la caricatura da
film di serie Z. Tra inseguimenti nella notte, nuvole d’oro, colpi di pistola e
urla; tra sedute ipnotiche, Portobello, robot travestiti e motorette volanti, ci
sono questi alieni goffi, troppo goffi; ci sono loro e un demenziale progetto di
colonizzazione terrestre. Loro e i genovesi, in un incontro impossibile. Sullo
sfondo, l’Italia alla fine degli anni 70. Ingenua, piene di speranze. Ma anche
falciata dal brigatismo, dalla lotta armata, dalle bombe.
Fuori abbonamento
dal 15 al 17, dal 22 al 24 Maggio ore 21, Gli allievi del laboratorio
permanente Officinateatro ProgettO.L.T.R.E anno 2014|15 presentano "La prima
casa" da Eduardo De Filippo
Ideazione e regia MICHELE PAGANO
Aiuto regia MARIA MACRI
Consulenza scenografica GIANCARLO COVINO
Elaborazioni musicali PIEMME
Tecnico ALESSANDRO BENEDETTI
Costumi PINA RAUCCI
Con Luisa Vigliotti - Gino Cinone - Gerardo Benedetti - Mauro Crisci - Martina
Esposito - Stefania Remino - Francesco Ruggiero - Federica Siano - Donatella
Soviero - Minny Mastantuoni - Michele Brasilio - Carmen Perrella - Francesco
Cionti - Max Oliva - Bianca Carannante - Pina Farina - Gianluigi Mastrominico -
Gianni Santonastaso - Peppe Zappia - Carmine Claudio Covino - Rita Pinna -
Emanuele Navas - Alessandra Mascarucci - Salvatore Di Napoli - Pietro Mastandrea
- Patrizia Bertè - Corrado Del Gaizo - Doriana Costanzo - Carmen Giordano -
Marco Savini.
Voce Fabiana Giaquinto
SINOSSI
I primi ricordi di una persona nascono all’interno delle mura familiari. Quei
ricordi che restano impressi nella mente, nonostante le partenze, la crescita,
le trasformazioni e i mutamenti della vita. Vengono conservati e compressi in un
cantuccio, nell’attesa che al momento giusto essi vengano fuori. Basta girare la
manovella ad un carillon, far risuonare la ninna nanna nell’aria e rendere
possibile ai ricordi di prendere vita. E non serve separare gli ambienti per
contraddistinguere le sei storie raccontate, ne basta uno unico. Piccolo,
intimo. Solo la casa. Quella di ognuno. Quella di Lui.
stages
21 - 22 - 23 Gennaio 2015, OfficinaFORMAZIONE - Stage con Carullo
Minasi | L'attore e l'oggetto: prove semiserie d'attore/autore
L’attore e l’oggetto: Prove semiserie d’attore/autore
condotto da Cristiana Minasi in collaborazione con Giuseppe Carullo
Laboratorio rivolto ad attori e danzatori per la definizione di piccoli corti
teatrali autogenerati, per il tramite dello strumento dell’improvvisazione
funzionale alla scrittura scenica, con particolare attenzione rivolta all’uso
degli oggetti.
L’obiettivo della proposta laboratoriale vuole essere quello di una perfetta
integrazione di tutti gli elementi volti alla migliore realizzazione di un
piccolo atto scenico auto creato, con scelta integrata e perfettibile di tutti
gli elementi (persona, compagno/i, spazio, tempo, oggetti, costumi, testo…)
Il lavoro sugli oggetti e sui costumi, cui verrà dedicato particolare tempo, è
un esempio di come tutto debba trovare un’integrazione organica all’interno
della scrittura scenica dell’attore, inevitabile autore. Gli oggetti in scena
devono avere un ruolo che giustifichi la loro presenza e, come gli tutti gli
altri elementi, un chiaro percorso nella drammaturgia: se non ce l’hanno è
meglio non coinvolgerli. Non si tratta di chiedersi come muovere l’oggetto, ma
cosa farci insieme, esplorare i limiti della possibile interazione è un rapporto
di scambio: gli oggetti sono ottimi compagni di ricerca. L’oggetto dunque non
quale mero accessorio ma quale prolungamento del corpo dell’attore medesimo:
“bio-oggetto” tutt’uno inscindibile con chi se ne serve e lo anima: “un oggetto
nella mano di un attore è il prolungamento della mano medesima” V. Mejerchol’d.
L'oggetto, qualunque esso sia, ha il valore della maschera, è guanto che si
attacca alla pelle, ha un odore, una forza e chi lo porta ne ha una forte
responsabilità, dovendogli dare una vita ed una realtà, se no, alla stregua del
testo, rimane lettera morta. L'oggetto è esso stesso corpo e voce dell'attore.
Si RICHIEDE agli allievi di portare molteplici oggetti e sicuramente, almeno un
abito elegante e demodè completo (giacca, cravatta, tailler -il vestito della
festa di uomini e donne d’altri tempi- cappello, valigia, borsetta, scarpe).
Potrebbero essere particolarmente utili poi abiti di cattivo gusto, giubbe,
bermuda, shorts, calzoncini, coulotte, pantaloni troppo corti o troppo lunghi,
cappotti molto stretti o molto larghi, borse, valigie, scarpe d’ogni genere… a
ciò si aggiungano oggetti d’ogni tipo, meglio se non troppo piccoli, con la
possibilità d’essere essi stessi ben incartati come fossero pacchi regalo.
Portare anche del nastro isolante bianco.
Ciascuno è tenuto ad operare una libera scelta circa un testo su cui intende
lavorare (personale o di autore più o meno conosciuto): deve trattarsi d’un
testo compiuto, di cui v’è la necessità di una conoscenza dell’intero, tale da
consentire una presentazione sintetica, ma ben studiata, oggetto essa stessa di
improvvisazione per il gruppo. Chiunque fosse interessato a proporre un lavoro
in coppia, ciò verrà consentito, dietro preventivo accordo da parte dei due sui
dialoghi del testo scelto. E’ possibile anche lo studio di atti senza parole,
dei quali sempre è richiesta una conoscenza complessiva e specifica di alcune
parti.
BIGNE' - L'arte per essere piccoli - Sezione per le nuove generazioni
Una sezione completamente dedicata ai bambini che intratterrà piacevolmente
anche i più grandi. Un teatro per l'intera famiglia.
Sabato 22, ore 21:00, Domenica 23 Novembre, ore 17:00 - 19:30, La
città di carta, di Michele Pagano
con Gerardo Benedetti e Chiara Caminiti, progettazione e realizzazione
scenografica a cura di Covino&Granatoarchitetti
Non bisogna diventare un altro per farci amare. Bisogna rimanere ciò che si è,
nella forma e nei pensieri. Queste le battute conclusive del testo: punto
nevralgico intorno al quale la pièce teatrale si articola. Una città, due
attori. Una storia che si compone tra edifici e fiumi di carta, semplice e
delicata come il materiale di cui è fatta. Un racconto soffuso, un amore
incomunicabile tra una fanciulla e un re, risolto nell’accettazione reciproca
Domenica 29 Marzo, Doppio appuntamento, ore 17 - ore 20, D'incontrar le
stelle - le teorie di un uomo che nessuno credeva
Ideazione Maria Macri. Regia Michele Pagano, con Doriana Costanzo e Peppe Zappia
Un excursus sulla vita del celebre scienziato realizzata da uno dei più grandi
autori teatrali del mondo.
Vita di Galileo è la drammatizzazione della carriera del grande scienziato
toscano a partire dall'invenzione del cannocchiale, alla scoperta dei pianeti di
Giove, alla prima condanna del Sant'Uffizio, fino all'ultima vecchiaia.
Accompagnato nelle sue scoperte da Andrea, Galileo individua nuove prove a
favore della tesi Copernicana. Nonostante le innumerevoli intimidazioni da parte
della Chiesa di interrompere le proprie ricerche, Galileo continua a sindacare
la veridicità della teoria tolemaica, fino a quando decide che l’abiura è via di
fuga dalla Sacra Inquisizione.
La figura di Galileo, lo scienziato che con le sue rivoluzionarie intuizioni,
rischia di mettere a repentaglio gli equilibri teologici e sociali del suo tempo
e che si piega alla ritrattazione per timore del “rogo”, è la metafora
dell'intellettuale perseguitato dall'inesorabile binomio scienza-religione.