Officina Teatro presenta "Le 16 cose d’amore preferite da Nadín"

S. Leucio (CE) – 19 Aprile 2015

Articolo di Rossella Barsali, foto Giulio Festa

"Perché ha scelto te? Cos'hai tu che io non ho?"
Tre simbolici neon accecanti, due uomini, un bouquet da sposa, un fascio di rose rosse, e poche altre suppellettili ci accompagnano nell’autopsia di due storie d’amore allacciate e consequenziali, perché la lei è sempre la stessa in entrambe. Due amori in guerra tra di loro, due amori che si compenetrano, che fanno l’uno da contraltare all’altro, in un binomio di biblica conflittualità e fratellanza: perché “quando si difende ciò che si ama sono buone tutte le armi, anche la terra bruciata”. Due carnefici, o due vittime: non importa, sono entrambi posseduti da quell’Amore che non muore.
Ma per non morire, l’Amore esige le sue vittime, è di lacrime e insonnia e di tic nervosi che si nutre, e di silenzi e di attese, è di inganni e trame, di affronti e confronti, di mezze verità (“Io ho la mia mezza verità, tu la tua, insieme sono una verità intera”).

Nadìn incombe senza pietà, Nadìn, lei, è il Giano Bifronte, Nadin è meta e metà per entrambi e l’unico modo per salvarla è fare dono della Nadìn amante di Ibrahim al suo fidanzato Dejan, che di lei ne possiede solo una parte, la più leggera, quella “di ragazza sana e normale” ; ma Nadìn è anche il fardello amato da Ibrahim, è la pallida dormiente che sembra cadavere, è l’incubo che non sia più viva, con la Guerra ingaggiata lì tra i due uomini al Deposito Armi, luogo di incontri clandestini. Una polveriera, appunto. Come quasi sempre accade, è Dejan ad accendere la fantasia di Nadìn su Ibrahim, (“Ho letto tutti i suoi libri”) ed è Ibrahim a presentare a Nadìn la sua via d’uscita da una triangolazione dolorosa e consapevole per entrambi gli uomini, ma qui si resta sospesi: perché l’Amore esige le sue vittime, ed il sacrificio le consacra per sempre. Nadìn se ne è andata, e non tornerà: esclude se stessa, si dissolve, diviene nulla e quindi è tutto: è il destino di Donne che sanno amare.

Nadìn potrebbe esser morta, ed allora è immediata la curiosità dell’Eros consumato con l’Amante (“come facevate l’amore?”), Nadìn potrebbe essersi rifugiata da Odile, e allora si immagina il successivo incontro, le frasi consuete, i cipigli di prammatica, gli stati d’animo ed i silenzi, quelli che rivelano la vigliaccheria di non voler perdere il proprio bene. O la dignità di chi accetta e ama comunque. Perché è lei il perno di ogni cardine, di ogni intenzione, di ogni disperazione.
Dejan non sarebbe lo stesso se non fosse Gerardo Benedetti a dargli vita: in fretta, davvero in fretta, Benedetti, già fattosi notare in altre pièce, qui raggiunge vette espressive inequivocabili e sublimi, senza neppure un attimo di cedimento o distrazione durante tutto lo spettacolo. Appoggiato da un sempre convincente Peppe Zappìa nel ruolo non facile di Ibrahim, Benedetti pilota con consumata perizia tutta la pièce verso il successo.
E Nadìn?
Cerchiamola negli angoli, Nadìn dice di volerne occupare solo uno. Cerchiamola nella guerra, che lei evoca e scongiura. Ma Nadine non esiste: è solo il pretesto che due uomini diametralmente opposti si offrono per comunicare.

Le 16 cose d’amore preferite da Nadín Di Michele.Pagano,
Aiuto Regia Maria Macri
Costumi di Pina Raucci
Scene Pim
Musiche Piemme
con Gerardo Benedetti e Peppe Zappìa

Consulta: OfficinaTeatro: Programma 2014/15

Casertamusica.com - Portale di musica, arte e cultura casertana. Testi ed immagini, ove non diversamente specificato, sono proprietà di Casertamusica.com e della Associazione Casertamusica & Arte. Vietata ogni riproduzione, copia, elaborazione anche parziale. Tutti i diritti riservati.