Questo articolo è in quattro parti:
[prima parte]
- [seconda parte]
- [terza parte]
- [quarta parte]
Caserta, festa
di sant'Anna: il venditore di sorbetto a limone, fatto a mano - foto
Emilio Di Donato / casertamusica
Seconda parte
Caserta, 1 Agosto 2001. Con una nuova tazza di caffè, don Gabriele Di Lella si ricarica dei suoi ricordi e della sua vita di passione e fedeltà vissuta con
sant'Anna, alla quale ancora dedica il suo impegno per renderle onore e gloria. Oggi non può più portarla sulle spalle, ossute, magre, piccoline, tanto da farti sospettare che mai hanno potuto sopportare lo sforzo della "sbarra" se non ci fosse la foto a testimoniarlo.
Don Gabriele, però, come l'Etna di questi giorni, tira fuori dal profondo della sua non facile vita e dai suoi sedimentati ricordi quanto può offrire all'attenzione di un ascoltatore. Il suo ascoltatore, finalmente!
"Ragioniere mio"- il "ragioniere" sono sempre io, naturalmente- " tutti aderiscono alla mia colletta per una messa a
sant'Anna nel campo sportivo del Rione Vanvitelli perché sanno che io nun m'approfitto manco 'e
'na tazza 'e café. Ma la messa la faccio dire il giorno il 27. Il 26 spetta alla chiesa. E che ci vuole per avere le autorizzazioni pure per una "batteria"! Quanti uffici mi fanno girare! Al Comune mi conoscono comme
all'asso 'e coppe! L'anno scorso, lì, al campo sportivo del Rione, dopo la messa e gli spari m'hanno fatto l'applauso". Ed il ricordo l'intenerisce, per poi subito infiammarsi contro i "moderni" accollatori che non gli danno la soddisfazione, "manco
'na vota, ragionié", di comandare, lui antico accollatore, il carro della Santa quando arriva al Rione.
Se non dò un poco d'ordine ai pensieri e ricordi di don Gabriele, va a finire che si fa notte!
"Per favore, don Gabrié! Eravamo rimasti ad odorare il fumo e a rintronarci stomaco ed orecchi a piazza Mercato
cinquant'anni fa, e voi mi saltate a parlare dell'anno scorso. Ed io come faccio a seguirvi!? Torniamo indietro, per favore. Se non sbaglio dal Mercato si passava per le "carceri", quindi per via Tanucci sino ad arrivare ad
Aldifreda, per poi tornare in via Mazzini,…".
"Dovevamo portare sant'Anna alla sua "casa a' Santella" (in
via sant'Elena), sennò "quella" ci faceva passare un brutto quarto d'ora. E voleva esser portata lì
sulle spalle.
'Na vota che ce la portammo su un camion… acqua a zeffunno,
ragionié!.
Don Gabriele, così, non sa sottrarsi al fascino delle leggende che circondano la nostra Santa, che riescono a mettere assieme il "bel caratterino" e il potere taumaturgico della "vecchierella nostra". Certamente miracoloso fu il vedere, appena dopo il
bombardamento del 27 agosto 1943, la statua di
sant'Anna spuntare intatta dal cumulo di macerie in cui era ridotta la sua chiesa. Noi di Via Vico e di Piazza Ospedale non dimenticheremo quella visione irreale e tragica, ma consolatrice, appena usciti, spauriti, dai rifugi ed inebetiti dallo spettacolo che avevamo sotto gli occhi: palazzi crollati, finestre e porte che pendevano su cardini divelti, vetri e macerie per ogni dove.
Sant'Anna, lì, integra sulle macerie della sua chiesa, ci sembrava indicare che tutto non era perduto.
Ma parleremo di questo in altra occasione.
Si racconta, per illustrare il "caratterino" della Santa, che un anno non era stata programmata la sua visita alla casa di viella Salomone, traversa di via
sant'Elena, in cui era stata custodita per anni dalle due pie sorelle Costa prima che esse
donassero la statua alla chiesa di Maria SS. di Loreto, poi diventata Tempio di
sant'Anna. La processione cominciò con l'Arciconfraternita in testa, seguita dalle altre Confraternite, dalle Associazioni cittadine, dalla banda musicale, dal clero e dai fedeli ma…si dovette fermare:
non si riusciva a sollevare la statua della Santa, tanto era diventata pesante. La Commissione subito si rimangiò la prima disposizione ed
ordinò di mutare tragitto e portare la Santa a visitare la "sua" casa: non ci fu più alcun ostacolo allo svolgersi della processione.
Via Mazzocchi e via sant'Agostino fanno arrivare, all'imbrunire, la solenne processione in via san Giovanni - "la visita al palazzo del Presidente del Comitato festeggiamenti, don Antonio Fittoli, era d'obbligo: fin dentro al cortile!"- per poi imboccare via Vico per terminare al Tempio.
"Se da un balcone cadeva uno spillo, ragionié, nun arrivava 'nterra! E che folla! Quanti applausi mentre arrivavamo in piazza Ospedale facenno abballà 'a
sant'Anna! Che gara tra le Confraternite per inchinare il loro stendardo davanti alla Santa fin mentre attraversava la porta della chiesa!".
L'intero carro ed i nastri che circondavano la Santa erano pieni di carte da mille lire tenute ferme con spilli e, appena la processione finiva, la Commissione e un funzionario del Banco di Napoli ponevano in capienti canestri tutte le offerte spillate sui nastri e sui damaschi che
"apparavano" il carro. Poi si chiudevano nella sacrestia per la conta delle offerte. La mattina dopo "ci stava" il cartello del totale di tutte le offerte ricevute, anche di (quasi) tutti quelli che raccoglievano le piccole offerte lungo il percorso della processione al grido
"signò, sant'Anna!" e facendo tintinnare, con vigorosi scuotimenti, i soldi già depositati, come offerta, nelle cassette fornite loro dalla Commissione, quasi sempre.
"Ragioné, si facevano le undici di sera. E io, come altri
accollatori, avevo impegnato la notte del sabato nel pulire la piazza, preparare l'altare per la messa della mattina, approntare gli ultimi ritocchi del carro. Perciò, finita la processione, non ce la facevo più: per le
bolle sotto ai piedi, per la fame e per il sonno. La buonanima di mia moglie mi veniva a prendere e, sotto braccio, come un bambino, mi portava a casa un poco alla volta, facendomi riposare ogni tanto. "
Don Gabriele ha nel viso ancora il segno dell'antica stanchezza. Sto per rincuorarlo, quando, come un gatto a sette spiriti o un vulcano che apre una nuova "bocca", di subito s'infiamma:
"Ragionié! E nun me vonno fa cummannà 'a paranza quann'arrivano al Rione
Vanvitelli!"
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