Sabato 5 giugno. Tutto il festival non sarebbe stato neanche
lontanamente concepibile senza Spaghetti & Blues
(www.spaghettiblues.it), movimento culturale, nato semi
spontaneamente, che ha come scopo principale la diffusione di questa
musica e del suo stile di vita. Solitari internauti hanno scavato a
mani nude il solco in cui è stato gettato un seme. Da qui sono nate
diverse iniziative: seminari tenuti attraverso tutta la penisola,
che hanno coinvolto centinaia di persone; questo stesso festival,
che è già la seconda kermesse interamente auto gestita; una
compilation in cui si è cementata l’idea di viaggiare nel
sottosuolo, beffardi e lontani dai riflettori, sicuri di avere
ragione da vendere.
La seconda serata è subito messa a ferro e fuoco dalla Crossfire
Blues Band. Il quintetto, proveniente da Lecce, suona un blues in
“…Fuga da New York”, fanno resuscitare alcuni brani forse
anche troppo logori, iniettandoli di sonorità post moderne.
Particolarmente in tiro il cantante e armonicista Gianfranco “GyancoBlues”
Rizzo, voce scura e catramosa che aggredisce con la giusta
determinazione versi non sempre facili da interpretare come quelli
si Boom Boom e What A Wonderful World. Molto navigati anche gli
altri musicisti, soprattutto Salvatore Russo, che, pur facendo
fatica a dominare i suoi tapping e bending, ha mostrato un
chitarrismo all’altezza della situazione.
La seconda esibizione della serata è stata, probabilmente, la
più emozionante dell’intero Festival. King Biscuit Time è una
band proveniente da Messina che ha scritto già diverse pagine della
sua storia, fatta di produzioni discografiche e illustri
collaborazioni. Si è presentata sul palco con uno scarno duo
acustico e, nonostante la formazione ridotta, ha dato vita ad un’esibizione
densa e di gran classe. Michele Lotta (armonica) e Nino Fazio
(chitarra e voce) hanno staccato il biglietto per un viaggio onirico
lungo le acque del Delta. Hanno evocato gli spiriti di Sleepy John
Estes, Big Bill Bronzy, Mance Lipscomb ed altri padri del blues,
facendone percepire la presenza consolatoria e, al contempo,
inquietante. Superlativi!
La chiusura della serata è stata affidata alla Complanare Blues
Band. Il combo brindisino ha inondato d’elettricità la sala,
cavando dal cilindro una manciata di classici eseguiti con grinta.
Cristina Liuzzi al canto e Franco Speciale alla chitarra hanno
imposto il loro piglio emotivo, fatto di potenza, saturazione ed
espressività. La parte del leone è stata, comunque, interpretata
da Martino Palmisano. Oltre ad esibirsi con lirismo all’armonica,
ha dato fondo alle sue doti d’affabulatore, cantando e raccontando
una personale visione del blues e della vita del suo più importante
interprete, Robert Johnson. Durante il gran finale ha coinvolto sul
palco altri armonicisti (Michele Lotta, Gianfranco Rizzo, Giò
Vescovi e Deo Zittano), che, istigati a dovere, hanno dato vita ad
un vero e proprio “harp attack” che si è abbattuto sul
pubblico, tramortendolo! |
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