1° Caserta Blues Festival - prima serata

Caserta - 4 Giugno 2004

Articolo e foto di Max Pieri (healingmachine@yahoo.it)

 

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Caserta, Auditorium Provinciale. Alle ore 21,30 di venerdì 4 giugno, nella concitata ed elettrica atmosfera di debutto, il pubblico ha salutato la prima delle tre serate del 1° Caserta Blues festival, patrocinato dall’Amministrazione Provinciale e dall’Agenzia Giovani della Provincia. Onore e merito vanno a Gianni Vescovo che è stato capace di organizzare la manifestazione in due settimane. Forse ha pagato lo scotto della prima esperienza, ma gli errori - se d’errori si può parlare - sono giustificati, essendosi fatto carico di tutto, non solamente della direzione artistica, ma anche di tutti gli aspetti organizzativi, compresi quelli meno nobili come mettere la catena al cancello dell’Auditorium Provinciale alla fine d’ogni serata. 

 

Aprono il Festival gli Officina Blues, gruppo emergente di Capua che si esibisce in due strumentali di Robben Ford ed un brano inedito. Il combo, pur tecnicamente molto preparato, poco aggiunge alle sue fonti d’ispirazione.

La prima band in cartellone è Angelo Feola Blues Machine, terzetto acustico che mette in scena uno show in ogni caso molto energetico. Angelo Feola si compiace - a ragione - di suonare poco per dare maggiore sfogo alle sue doti di cantante, non particolarmente scuro ma dotato di feeling. Quando, poi, mette le mani sulla chitarra acustica, sfodera un fraseggio secco, fantasioso e vitaminizzato da loops, creati sempre con la chitarra, che arricchiscono di colore il sound generale. Giampaolo Feola, fratello minore del leader, interpreta un batterismo preciso e contenuto mentre Mino Berlano, con estremo relax, riesce ad essere protagonista vero nell’inedita veste di contrabbassista.

 

Seconda esibizione ancora per un trio, Carmine Migliore Blues Band. Carmine Migliore è un chitarrista pirotecnico e virtuoso, testimonianza vivente dell’enorme eredità che il blues ha lasciato a tutta la musica moderna. Insieme alla sua band ha dato vita ad un live act molto tirato, esternando tutte le sue qualità: presenza scenica non comune, iperboli vocali e fraseggi assassini di chitarra. Interpretando anche brani di sua composizione in italiano, è partito dal blues più ortodosso, passando - senza soluzione di continuità - al rock’n’roll, al funk ed al prog rock. Ha terminato, quindi, la sua esibizione con un brano hard che ha lasciato tutta la platea impietrita.

 

L’ultimo spazio della serata è per Carpediem Blues Connection. Qui mi fermo. Spetta, infatti, ad altri commentarne la performance, giacché ne sono il bassista. Mi limiterò a chiudere i resoconti dal Festival, stigmatizzando che una manifestazione del genere debba essere organizzata da un musicista.

 

Dare spazi al blues prodotto in città e provincia non è la specialità di chi spende diverse centinaia di migliaia d’euro per organizzare “eventi”. Non ritenevo così complicato proporre opening act con artisti locali nei concerti di Joe Cocker o Bill Wyman’s Rhythm Kings, per citare solo due star transitate da Caserta e vicine, per stile musicale, al blues. Sembra, invece, paradossale che i musicisti locali ricevano offerte di questo tipo in altre città della penisola, ottenendo solo “riserve di sussistenza” nei luoghi d’origine. Aspetto di essere smentito nel confermare il turpe luogo comune secondo cui per crescere e confrontarsi anche come artisti bisogna emigrare altrove.

 

Forse il bello del blues è proprio questo, vagolare nel sottosuolo e riemergere, ogni tanto, per dimostrare la sua prorompente forza magnetica. Tuttavia non è concesso a nessuno nascondersi dietro un’ipotesi oleografica che rischia di diventare anch’essa un luogo comune.

Carmine Migliore

(foto tratta da www.carminemigliore.it)

 

 

 

 

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