Stagione teatrale 2015/2016 al Teatro Comunale
Caserta – dal 2015
Comunicato stampa
Da venerdì 16 a domenica 18 ottobre, Luca De Filippo in "Non ti pago"
di Eduardo De Filippo.
Regia Luca De Filippo con (in ordine di apparizione) Carolina Rosi, Viola
Forestiero, Nicola Di Pinto, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Luca De Filippo,
Massimo De Matteo, Carmen Annibale, Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo,
Giovanni Allocca, per la regia di Luca De Filippo.
La Compagnia di Teatro di
Luca De Filippo prosegue il lavoro di approfondimento sulla drammaturgia di
Eduardo con Non ti pago, commedia tra le più brillanti del repertorio
eduardiano, definita dallo stesso grande drammaturgo napoletano “una commedia
molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto”.
Prosegue, dunque, un percorso specificatamente tematico, preceduto nella
stagione 2013/2014, dall’allestimento di Sogno di una notte di mezza sbronza, il
suo prologo naturale.
La commedia parla di sogni, vincite al lotto,
superstizioni e credenze popolari di un’umanità dolente e sfaccendata, che nella
cruda realtà quotidiana fatta di paure, angosce e miseria non rinuncia però alla
speranza, all’illusione, all’ingenua attesa di un colpo di fortuna che determini
un futuro migliore.
Il protagonista Ferdinando Quagliuolo, è personaggio
ambiguo e surreale, che vive tra sogno e realtà. Gestore di un botteghino del
lotto a Napoli è un accanito giocatore, eccezionalmente sfortunato. Al contrario
un suo impiegato Mario Bertolini, suo futuro genero, che, interpretando i sogni,
colleziona vincite su vincite, e addirittura un giorno gli capita di vincere una
ricca quaterna di quattro milioni delle vecchie lire datagli in sogno proprio
dal defunto padre del suo datore di lavoro.
Accecato da una feroce invidia,
Don Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di
incassare la somma per se. Egli sostiene che lo spirito di suo padre avrebbe
commesso un involontario scambio di persona recandosi per errore nella vecchia
abitazione della famiglia Quagliuolo, dove ora risiede il giovane Bertolini.
La commedia si sviluppa intorno ai vari tentativi di Ferdinando di appropriarsi
del biglietto vincente, con esasperate contese, dispute surreali e grottesche
maledizioni.
Sabato 17 ottobre, alle ore 18,30, sempre al Teatro Comunale
di Caserta, Luca De Filippo sarà ospite del ciclo di incontri “Salotto a
Teatro”, condotti dalla giornalista Beatrice Crisci.
Da venerdì 13 a domenica 15 novembre, Leo Gullotta in "Spirito Allegro"
di Noel Coward.
Regia Fabio Grossi
L’irresistibile commedia del commediografo inglese Noel
Coward debuttò a Londra nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, dove rimase
in scena per ben 1997 repliche. La versione cinematografica del 1945 con la
regia di David Lean si aggiudicò l’Oscar per gli effetti speciali. Recentemente
è stata messa in scena a Broadway con Rupert Everett e Angela Lansbury.
Il
protagonista Charles Condomine (Considine nella traduzione italiana), famoso
scrittore inglese, per documentarsi sul genere spiritico/mistico decide di fare
una seduta spiritica in compagnia di Ruth, la sua seconda moglie, e una coppia
di amici.
La seduta è gestita dalla maldestra e buffa Madame Arcati. La
medium evoca lo spiritello di una dispettosa bambina. Lo spirito evocato ne
evoca a sua volta un altro, quello di Elvira, prima moglie dello scrittore. Si
innescano così equivoci e battibecchi fra le due “mogli”, e una serie di
misteriosi accadimenti, che a 75 anni di distanza catturano ancora lo spettatore
per la comicità e l’attualità del testo.
Da venerdì 20 a domenica 22 novembre, Massimo Ranieri in "Sogno e son
desto"
Il nuovo concerto spettacolo ideato e scritto da Gualtiero Peirce e Massimo
Ranieri
Orchestra
Max Rosati chitarra, Andrea Pistilli chitarra,
Flavio Mazzocchi pianoforte, Pierpaolo Ranieri basso,
Luca Trolli batteria,
Donato Sensini fiati,
Stefano Indino fisarmonica, Alessandro Golini violino
Sogno e son Desto è un titolo giocoso e provocatorio, un inno alla vita,
all’amore e alla speranza.
Dopo il grande successo delle 6 prime serate su
Raiuno, torna in teatro il nuovo spettacolo di Massimo Ranieri - ideato e
scritto con Gualtiero Peirce.
Un viaggio affettuoso, spettacolare e
sorridente attraverso grandi canzoni, racconti particolari e colpi di teatro.
I protagonisti non saranno i vincitori o le imprese degli eroi, ma i sognatori e
la vita di tutti noi.
Nel duplice ruolo di attore e cantante, Ranieri porterà
in scena il teatro umoristico di Nino Taranto e Giorgio Gaber e interpreterà,
oltre ai suoi successi evergreen anche il grande repertorio della canzone
napoletana, brani dei più celebri cantautori italiani e internazionali: da
Fabrizio De Andrè a Violeta Parra, da Francesco De Gregori a Luigi Tenco, da
Lucio Battisti a Pino Daniele, da Charles Aznavour a Domenico Modugno
Da venerdì 4 a domenica 6 dicembre, Stefano Accorsi in "Decamerone vizi,
virtu’, passioni"
liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio
e con Silvia Ajelli,
Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia, Mariano Nieddu; adattamento
teatrale e regia di Marco Baliani
drammaturgia Maria Maglietta
scene e
costumi Carlo Sala
disegno luci Luca Barbati
Le storie servono a
rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che
si sta faticosamente vivendo, le storie servono ad allontanare, per un poco di
tempo, l’alito della morte.
Finchè si racconta, finchè c’è una voce che narra
siamo ancora vivi, lui e lei che racconta e noi che ascoltiamo.
Per questo ci
si sposta da Firenze verso la collina e lì si principia a raccontare.
La
città è appestata, la morte è in agguato, servono storie che facciano
dimenticare, storie di amori ridicoli, erotici, furiosi, storie rozze, spietate,
sentimentali, grottesche, paurose , purchè siano storie, e raccontate bene,
perchè la vita reale là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda.
Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perchè
oggi ad essere appestata è l’intera società. Ne sentiamo i miasmi mortiferi, le
corruzioni, gli inquinamenti, le conventicole, le mafie, l’impudicizia e
l’impudenza dei potenti,la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il
malaffare.
In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato
importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di
teatranti.
Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri
tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini
della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce.
Per
raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre
esistenze, fuori da questo reality squallido in cui ci costringono a recitare
come partecipanti di un globale Grande Fratello.
Perchè anche se le storie
sembrano buffe, quegli amorazzi triviali e laidi, quelle puzzonate, quelle
strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi,
sotto sotto, come in tutte le grandi storie, il mistero della vita stessa,
un’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza,
facendoci di botto
scoprire che il re è nudo, e che per liberarci dall’appestamento, dobbiamo
partire dalle nostre fragilità e debolezze, riconoscerle, farci un bell’esame,
ridendoci sopra, e digrignando i denti, magari uscendo da teatro poco indignati
ma ragionevolmente incazzati, anche con noi stessi. Marco Baliani
Da venerdì 18 a domenica 20 dicembre, Peppe Barra in "La cantata dei
pastori" (nostro
articolo)
Libero adattamento dall’opera di Andrea Perrucci
musiche di Roberto De
Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo
regia Peppe
Barra
Non c’è Natale senza La Cantata dei Pastori e da quarant’anni a questa
parte non c’è Cantata senza Peppe Barra. La Cantata dei Pastori ha un titolo
lunghissimo e barocco, ma è universalmente nota con l’abbreviazione d’uso. Fu
scritta alla fine del Seicento (1698) da Andrea Perrucci e da allora, da più di
tre secoli, è continuamente rappresentata, rimaneggiata, riscritta. Ultimo e più
illustre di tutti è Peppe Barra, che aveva già interpretato l’opera a fianco
della madre Concetta, nel ruolo di un irresistibile Sarchiapone, dopo essere
stata l’Angelo nella versione di Roberto De Simone alla fine degli anni
Settanta.
La Cantata dei Pastori è la storia delle traversie di Giuseppe e
Maria per giungere al censimento di Betlemme. Nel difficile viaggio vengono
accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo, scrivano napoletano
assoldato per il censimento, e Sarchiapone, ‘barbiere pazzo e omicida’, maschera
ispirata quasi direttamente dalla tradizione popolare dei Pulcinella e
antesignano di Felice Sciosciammocca.
Sarchiapone è la dimostrazione delle
varie sovrapposizioni e aggiunte delle tradizioni delle Cantate. Il personaggio
di Sarchiapone non esisteva infatti nella versione originale di Perrucci, fu
introdotto per rendere meno paludata la rappresentazione, per adattarla al gusto
del pubblico e via, via, si è andato ritagliando un ruolo sempre più importante.
Anche nella tradizione iconografica del presepe i personaggi hanno un nome e un
ruolo sia perché Andrea Perrucci lo ha scritto e sia perché tre secoli di
rappresentazioni lo hanno trascritto e rappresentato. Il presepe popolare
napoletano è direttamente influenzato dalla Cantata dei pastori che mescola il
suo narrare con quello dei vangeli apocrifi e con altre tradizioni popolari del
sud, a metà strada tra il cristiano, il pagano, il magico.
Molti sono gli
ostacoli che Giuseppe e Maria dovranno superare prima di trovare rifugio nella
grotta della Natività. Ed è naturalmente conseguente il lieto fine, la
salvazione dell’umanità dal peccato e il ritorno di Belfegor, sconfitto, nel suo
mondo infero di fiamme e zolfo. Fino all’anno prossimo, quando anche lui,
vecchio diavolaccio impunito, potrà tornare a raccontarci la storia infinita
della lotta millenaria tra bene e male Insomma, un grande archetipo.
Si
tratta del maggiore successo degli ultimi decenni della tradizione natalizia
partenopea che dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso conquista le platee
teatrali di tutto il mondo e di ogni età. Una “macchina” fantastica e fiabesca
che attinge al sapere centenario di una cultura della scena tra le più popolari
e radicate dell’Occidente quale è quella delle sacre rappresentazioni della
tradizione partenopea. Nel libero adattamento di Peppe Barra e Paolo Memoli
dall’opera di Andrea Perrucci del 1698, “La Cantata dei Pastori” è il racconto
del viaggio di Giuseppe e Maria da Nazareth a Betlemme accompagnati dalla coppia
di “napoletani, Razzullo e Sarchiapone. Sono loro i protagonisti dell’intera
vicenda, testimoni del cammino dei due poveri viandanti ostacolato dalle potenze
del male che vogliono impedire la nascita di Gesù, ma che verranno sconfitte
dall’Arcangelo Gabriele. In scena un irresistibile Peppe Barra nel ruolo di
Razzullo, lo scrivano napoletano dalla fame atavica inviato in Palestina per il
censimento della popolazione, accompagnato da Teresa Del Vecchio nei panni di
Sarchiapone, ex barbiere squinternato fuggito da Napoli, omicida per pura
distrazione. Questa produzione storica di successo del teatro della musica a
Napoli si è aggiudicata nel 2004 il prestigioso premio Eti – gli Olimpici del
Teatro come migliore commedia musicale.
Le musiche di Roberto De Simone, Lino
Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo eseguite dal vivo, accolgono e
vestono i due protagonisti e il piccolo esercito di saltimbanchi, acrobati,
funamboli, diavoli e santi che popolano il racconto, il cui sipario calerà sulla
salvifica scena della Natività. Una storia del passato che l’affamato Razzullo e
il distratto omicida Sarchiapone affrontano qui con gli espedienti e
l’esperienza dei nostri giorni, forse a volerci ricordare che, ieri come oggi,
per gli sventurati e i deboli, la giostra della vita gira uguale e immutata.
Da venerdì 29 a domenica 31 gennaio, Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli in
"Signori…le pate’ de la maison"
(Le Prenom di MatthieuDeLaporte - Alexandre De La Patellière) adattamento di
Carlo Buccirosso e Sabrina Ferilli
con Massimiliano Giovanetti,
Claudiafederica, Petrella, Liliana OricchioVallasciani
regia Maurizio Micheli
scenografia Gilda Cerullo, costumi Andreas Mercante
Una cena in famiglia con
il marito, l’amico del cuore e I cognati nel calore delle mura domestiche, il
profumo del cibo che con amorosa pazienza la padrona di casa prepara fin dal
primo mattino aiutata dalla madre esperta e pignola, l’annuncio di un imminente
lieto evento e il nome da scegliere per il nascituro, la voglia e il piacere di
stare insieme, di dirsi tante cose non dette e forse tenute dentro per anni,
cosa c’è di più bello?
Il migliore dei ristorante non potrebbe mai regalare
la stessa atmosfera, ma si sa, nella famiglia si nasconde tutto il bene e tutto
il male possibile come del resto nella società degli uomini.
Le sorprese non
mancano e uno scherzo innocente e goliardico può rivelare realtà inaspettate ed
imbarazzanti e allora anche la più gustosa delle pietanze come il patè che da il
nome al titolo può cambiare sapore e diventare un vero pasticcio, anzi un
“pasticciaccio”, la padrona di casa pentirsi di aver passato tante ore ai
fornelli e magari dare sfogo a rabbie e frustrazioni per troppi anni represse,
ma ormai tutto è pronto, ci si può, anzi ci si deve mettere a tavola.
Una
commedia brillante, a tratti grottesca dai risvolti Amari che porta i
protagonisti alla consapevolezza che, finite la cena, niente sarà più come
prima.
Insomma un “gruppo di famiglia in un interno”, anzi l’interno di un
gruppo di famiglia.
Signori e signori .. lo spettacolo è servito!
Da venerdì 19 a domenica 21 febbraio, Luigi De Filippo in "Il berretto a
sonagli" di Luigi Pirandello
versione di Eduardo De Filippo. regia Luigi De Filippo
con Stefania Ventura,
Stefania Aluzzi, Francesca Ciardiello, Giorgio Pinto, Vincenzo De Luca, Claudia
Balsamo, Marisa Carluccio
scene e costumi di Aldo Buti
In quel tragico e
irrisolvibile gioco delle parti che è il teatro pirandelliano, un ruolo di
primissimo piano tocca a Ciampa, protagonista de Il berretto a sonagli che
Eduardo De Filippo, con l’intelligente ardire che animava ogni sua impresa, ha
tradotto in lingua napoletana, ricca ma perfettamente comprensibile per gli
spettatori.
Sia Eduardo (insieme alla sorella Titina) che Peppino
affrontarono la commedia di Pirandello nel ruolo di Ciampa, disegnandolo in modo
profondamente diverso: tanto quello di Eduardo era sommesso, ricco di pause,
sottintesi, sguardi e gesti, quanto quello di Peppino risultava passionale,
incalzante, irruente.
Beatrice, donna gelosissima, sospetta che il marito sia
l’amante della bella moglie di Ciampa, commesso del loro negozio. La donna fa
denuncia al commissariato. Il marito viene effettivamente trovato in compagnia
della donna, ma il verbale non lo definisce delitto flagrante e il delegato è
pronto a rilasciare i due.
Ma per Ciampa la giustificazione legale non
basta. Davanti a tutto il paese passa per essere un “cornuto”. Non gli resta che
ammazzare i due o chiedere a Beatrice di dichiararsi pazza. La pazzia della
donna infatti aggiusterebbe tutto, poiché, secondo Ciampa “è facile simulare la
pazzia, basta gridare in faccia a tutti la verità”.
E Beatrice, costretta
anche dai propri parenti, si fa passare per pazza, convincendo tutti
dell’innocenza di Ciampa e di sua moglie.
Un prestigioso traguardo. Una
grande prova d’attore per Luigi De Filippo che di questa edizione della commedia
è regista ed applaudito protagonista.
Luigi De Filippo si appropria del ruolo
di Ciampa cercando e trovando, da grande maestro, una sintesi delle due letture
ed esaltando la profonda e affascinante ambiguità del personaggio. Il pubblico
che conosce ed ama la sua maschera comica si entusiasmerà scoprendo la sua
inconsueta vena drammatica, i suoi toni più tormentati e riflessivi.
Da venerdì 11 a domenica 13 marzo, Serena Autieri in "La Sciantosa
- Ho scelto un nome eccentrico" di
Vincenzo Incenzo.
Regia Gino Landi, in scena Alessandro Urso, con il Quintetto Eccentrico Italiano
lighting design Valerio Tiberi
costumi Monica Celeste
Sull’ onda dello
straordinario successo con cui è stata accolta da critica epubblico nelle prime
tappe italiane, Serena Autieri parte in tour con il suo OneWoman Show “La
Sciantosa - ho scelto un nome eccentrico”, spettacolo scrittoda Vincenzo Incenzo
e diretto da Gino Landi.
“Ho voluto rileggere in chiave nuova ed attuale il
caffe chantant – raccontaSerena - con un lavoro di ricerca e rivalutazione nel
repertorio dei primidel ‘900, da brani più conosciuti e coinvolgenti, quali ‘A
tazz’ e cafèe Comefacettemammetasino a perle nascoste come Serenata napulitana e
Chiove,oggi ascoltabili solo con il grammofono a tromba.
Tra una rima
recitata e una lacrima intendo riportare al pubblico quelleradici poetiche e
melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni eamericani che Napoli ha
ruminato e restituito al mondo nella suainconfondibile cifra.
Ho voluto
fortemente mantenere il clima provocatorio e sensuale diquei Caffè, e ricreare
in teatro quel rapporto senza rete con il pubblico,improvvisando, battibeccando,
fino a coinvolgerlo spudoratamente nella‘mossa’, asso nella manica di tutte le
sciantose”.
Nasce così ogni sera uno spettacolo nuovo e allo stesso tempo
eterno. Infondo, dai tabarin ai talent show nulla è cambiato; la storia de “La
Sciantosa”è una storia che non finirà mai.
Da venerdì 15 a domenica 17 aprile, Angela Finocchiaro, Maria Amelia
Monti e Stefano Annoni in "La Scena"
Scritto e diretto da Cristina Comencini
Due amiche mature leggono una
domenica mattina una scena di teatro che una delle due deve recitare l'indomani.
I loro caratteri opposti si rivelano subito dal modo in cui sentono e
interpretano il monologo: per Lucia, attrice, quelle righe raccontano fragilità
e temibili tempeste dell'anima; per Maria, dirigente di banca separata e madre
di due bambini, le tempeste della scena sono allegri ed erotici terremoti
interni, occasioni di vita.
Due femminilità opposte. Lucia ha rinunciato
alla passione, all'idea di avere un uomo nella vita, si accontenta di amare i
personaggi molto più interessanti che incontra sul palcoscenico. Maria invece
senza un uomo non può stare, senza fare l'amore, senza illudersi di avere
finalmente incrociato quello giusto. Come l'ultimo, agganciato la sera prima a
una festa in cui ha bevuto troppo, e di cui non ricorda esattamente il nome né
l'età ma che - lei sostiene - potrebbe essere proprio l'atteso. Anche se
risvegliandosi al mattino, non l’ha più trovato nel suo letto.
Eccolo,
invece, apparire in mutande, un giovane ragazzo di meno di trent'anni. Si era
messo a dormire nella stanza dei bambini (fuori col padre per il fine settimana)
perché la donna, di cui ricorda solo l’esuberanza fisica, russava. Davanti agli
occhi esterrefatti di Lucia, il ragazzo la scambia per Maria. Un po' per
liquidarlo, un po' per divertimento, Lucia interpreta la parte dell'amica
disinibita e Maria, rientrata con il caffè, è costretta a recitare il ruolo
della sua amica severa e moralista. Finché il gioco tra loro, sotto lo sguardo
allucinato del ragazzo, non regge più e le due si rivelano a lui nelle loro vere
identità. E il ragazzo chi è? Un giovane uomo cresciuto da una madre imperiosa e
assolutista: " Come voi due.", rivela lui ingenuamente. Le due donne lo
interrogano, lo prendono in giro, gli fanno scuola di vita. Ma non prevedono la
sua reazione, la rabbia che ha in corpo, la consapevolezza della sua fragilità e
della sua forza senza sbocco.
Su sponde opposte, le due donne e il ragazzo
scoprono di vivere nello stesso mondo tutto da rifare perché "… il passato sono
solo muri sventrati, case terremotate da cui si deve fuggire…”, come dice la
scena che Lucia deve interpretare il giorno dopo, e anche quella che i tre hanno
appena recitato insieme sul palcoscenico, che forse resta il solo luogo
veramente libero del mondo.
La comica immersione di un ragazzo nella vita e
nei sentimenti femminili, la scoperta di due donne delle pulsioni, le rabbie e
le fragilità di un giovane uomo, la comune ricerca d'amore e di libertà in un
mondo mutante.
Da venerdì 22 a domenica 24 aprile, Giulio Scarpati, Valeria Solarino in
"Una giornata particolare" di Ettore Scola e Ruggero Maccari, adattamento
Gigliola Fantoni, con Toni Fornari e Guglielmo Poggi, Anna Ferraioli, Elisabetta
Mirra, Paolo Minnielli
scena Luigi Ferrigno, costumi Marianna Carbone, luci
Raffaele Perin, video e suoni Marco Schiavoni
regia Nora Venturini
Lo
spettacolo è dedicato al Maestro Ettore Scola, grande regista e sceneggiatore
6 maggio del 1938, giorno della visita di Hitler a Roma. In un comprensorio
popolare, Antonietta, moglie di un usciere e madre di sei figli, prepara la
colazione, sveglia la famiglia, aiuta nei preparativi per la parata. Una volta
sola, inavvertitamente, apre la gabbietta del merlo che va a posarsi sul
davanzale di un appartamento difronte al suo. Bussa alla porta, ad aprirle è
Gabriele, ex annunciatore dell'EIAR che sta preparando la valigia in attesa di
andare al confino perché omosessuale. Antonietta, donna ignorante e plagiata
dall’affascinante figura di Mussolini, rispecchia in pieno il ruolo di donna del
“regime” dedita alla famiglia, succube del marito e “mezzo di produzione” per la
macchina bellica. È rapita dal fascino discreto di Gabriele e,
inconsapevolmente, tenta di conquistarlo mentre lui è costretto a confessare la
sua omosessualità causa anche del suo licenziamento. Mentre la radio continua a
trasmettere la radiocronaca dell'incontro tra Hitler e Mussolini, Antonietta e
Gabriele si rispecchieranno l'una nell'altro condividendo la solitudine delle
loro anime. Gabriele regala ad Antonietta un libro (I tre moschettieri) che
rappresenta il simbolo di una speranza ovvero che le donne possano affrancarsi
dalla loro condizione di “schiave” in cui erano state relegate dal regime
fascista, attraverso la conoscenza e la cultura.
Percorsi Partenopei
Da venerdì 15 a domenica 17 gennaio, Ente Teatro Cronaca
Vesuvioteatro presenta Carlo Buccirosso in "Il divorzio dei compromessi sposi"
liberamente tratto dal romanzo di Alessandro Manzoni, scritto e diretto da Carlo
Buccirosso
con Rosalia Porcaro e Gino Monteleone e Nunzia Schiano e Antonio
Pennarella, Peppe Miale, Claudiafederica Petrella, Giordano Bassetti, Giuseppe
Ansaldi; ensemble Alessandra Calamassi, Elvira Zingone, Alessia Cutigni, Alessia
Di Maio, Sergio Cunto, Mauro De Palma, Matteo Tugnoli, Giancarlo Grosso.
Don
Rodrigo, usuraio dell’entroterra campano, emigrato sulle rive del lago di Como,
con i propri scagnozzi, per tentare di rivitalizzare la propria attività
fnanziaria minata ormai dalla crisi crescente e dalla concorrenza di similari
organizzazioni locali, si invaghisce di Lucia Mondella, futura sposa di Renzo
Tramaglino, giovani di modeste famiglie contadine irrimediabilmente compromesse
dai legami di usura intrapresi col suddetto Rodrigo, a tal proposito fermamente
deciso a sperimentare, loro malgrado, il primo caso di “separazione
prematrimoniale, non consensuale, a tasso di interesse fsso”!
La storia, pur
mantenendo per sommi capi lo sviluppo del noto romanzo manzoniano, trova nei
caratteri dei singoli personaggi, da Perpetua ad Agnese, da Don Rodrigo a don
Abbondio, dai Bravi all’Innominato, l’originale chiave di lettura
satiro-farsesca, e nel linguaggio musicale degli stessi, attraverso canoni
famose riadattate e riambientate in atmosfere e melodie seicentesche, la
classica struttura della tradizionale operetta musicale!
L’uso poi di
svariati dialetti, dal toscano al bergamasco, dal calabrese al napoletano,
dall’emiliano al siculo, e la vorticosa girandola di numerosi personaggi minori,
interpretati dai componenti del corpo di ballo, attraverso canzoni e coreografe,
completano la struttura di uno spettacolo che trova i suoi innegabili punti di
forza nella tradizione teatrale e nel divertimento della più classica delle
satire popolari!
sabato 13 e domenica 14 febbraio, Tony Laudadio, Luciano Santarelli,
Giampiero Schiano in "Dolore sotto chiave" e "Pericolosamente"
Due atti unici di Eduardo De Filippo. regia Francesco Saponaro
Teatri Uniti -
Napoli Teatro Festival Italia in collaborazione con l'Università della Calabria
Un dittico realizzato nel nome di Eduardo De Filippo, a oltre trent’anni dalla
sua scomparsa, che riunisce i due atti unici Dolore sotto chiave e
Pericolosamente.
Con questa messinscena, Francesco Saponaro, regista di lunga
consuetudine con la drammaturgia napoletana, da Scarpetta a Moscato, fino al
successo internazionale di Chiòve di Pau Mirò e dell’edizione castigliana di
Io,l'erede, affronta un Eduardo meno frequentato, dove incombe, silenzioso, il
tema della morte (sia essa reale, presunta o, semplicemente invocata) tra
sfumature grottesche colorate di umorismo nero. Lo spettacolo si arricchisce di
un’ouverture, adattamento in versi e in lingua napoletana della novella del 1914
di Luigi Pirandello I pensionati della memoria. In scena tre interpreti Tony
Laudadio, Luciano Saltarelli e Giampiero Schiano. Scene e costumi Lino Fiorito,
luci Cesare Accetta, suono DaghiRondanini.
Dolore sotto chiave nasce come
radiodramma nel 1958, andato in onda l’anno successivo con Eduardo e la sorella
Titina nel ruolo dei protagonisti, i fratelli Rocco e Lucia Capasso. Viene
portato in scena due volte con la regia dell'autore, con Regina Bianchi e Franco
Parenti nel 1964 (insieme a Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello) per la
riapertura del Teatro San Ferdinando di Napoli e nel 1980 (insieme a
Gennareniello e Sik-Sik) con Luca De Filippo e Angelica Ippolito.
“Dolore
sotto chiave – così il regista Francesco Saponaro - parte da un’intensa
ispirazione pirandelliana. Il tema della morte incombe silenzioso e il dolore
del lutto viene nascosto e soffocato da un gioco sottile di ricatti e
sottintesi: i buoni sentimenti come la carità cristiana, la compassione o la
mania borghese della beneficenza diventano armi improprie per dissimulare, negli
affetti, quella segreta predisposizione dell'essere umano al controllo e al
dominio sull'altro”.
Dall’interno borghese dei fratelli Capasso, in Dolore
Sotto chiave, si passa al salotto dei coniugi Arturo e Dorotea, in
Pericolosamente (del 1938). L'atto unico, dall'apparente fulmineità di uno
sketch, grande successo del Teatro Umoristico dei De Filippo, gioca tutto sul
classico litigio coniugale. Ogni volta che Dorotea dà sfogo alle sue
intemperanze Arturo, per ripristinare l'ordine familiare, impugna la rivoltella
caricata a salve e le spara, scatenando la comica reazione di terrore da parte
dell'ignaro amico Michele appena rientrato a Napoli da un lungo viaggio di
lavoro.
Francesco Saponaro ha recentemente diretto due documentari, entrambi
prodotti da Rai Cinema e Digital Studio in collaborazione con Teatri Uniti:
Eduardo la vita che continua, sull’impegno civile e sociale del grande
drammaturgo napoletano, andato in onda in prima visione su Rai 5 in occasione
del trentennale della sua scomparsa, e Eduardo e i burattini, originale
allestimento di due atti unici eduardiani con le guarattelle di Brunello Leone,
presentato all’ultimo Festival di Giffoni Valle Piana, alla presenza di Luca De
Filippo, magistrale doppiatore dei ruoli paterni.
sabato 27 e domenica 28 febbraio, Gloriana, Nello Mascia in "Filumena
Marturano" di Eduardo De Filippo
con Gloriana (Filumena Marturano) e Nello Mascia (Domenico Soriano) e con
ClorisBrosca (Rosaria Solimene) e Giancarlo Cosentino (Alfredo Amoroso) e
Ferdinando Maddaloni (Avvocato Nocella), Francesca Golia (Diana), Antonio
D’Avino (Michele), Antonio Filogamo (Umberto), Gianluca d’Agostino (Riccardo),
Rossella Amato (Lucia, cameriera), Valentina Elia (Teresina, sarta), Sergio
Caporaso (facchino)
musiche James Senese, scenografia Raffaele Di Florio
costumi Luca Sallustio, disegno luci Lucio Sabatino
aiuto regia Ferdinando
Maddaloni
regia Nello Mascia
Filumena Marturano è tra i lavori di Eduardo
più conosciuti e apprezzati. E’ stato proprio l’erede del grande maestro, Luca
De Filippo, a concedere i diritti di rappresentazione all’attrice Gloriana in
scena insieme a Nello Mascia, che ha accettato il doppio ruolo di protagonista
maschile (Domenico Soriano) e di regista.
Il 1946 fu un anno fondamentale
della Storia d'Italia. Proprio in quell'anno l’Assemblea Costituente dibatteva
il tema del diritto-dovere di riconoscimento dei figli illegittimi.
Eduardo
scrisse Filumena in pochi giorni, in un impeto creativo folgorante, che lo
teneva sveglio anche di notte. L’opera è costruita all’interno di un quadro
socio-culturale molto ben definito.
La contrapposizione di due mondi: la
Napoli dei “bassi” trasudanti miseria e dignità e la città “bene”, spensierata e
inconsapevole che sfrutta ed umilia lo stuolo dei concittadini poveri. Due
culture che non hanno possibilità di incontrarsi. Commedia sociale, la definì a
giusta ragione Eduardo, ma anche commedia di sentimenti.
L’istinto materno è
infatti la sola molla che fa ribellare Filumena dopo anni di silenziosa
sottomissione, inducendola all’inganno che è la sola via per assicurare un
cognome ai tre figli generati di nascosto da tutti.
Nel teatro eduardiano
Filumena è l’unica protagonista femminile. Ed è lei la vessillifera di valori
che i maschi sembrano aver dimenticato. Il coraggio, la dignità, il desiderio di
riscatto. Medea al rovescio, non sacrifica i suoi figli, ma lotta per assicurare
loro stabilità, rispetto un posto non subalterno nella società.
Commedia
rivoluzionaria. Filumena non può niente se usa i mezzi della cultura borghese.
La legge non è mai stata dalla parte della povera gente, ma potrà avere tutto,
usando la forza dei sentimenti. Farà leva sul tema della paternità, e, solo in
quel punto, Domenico Soriano cederà. Filumena ha ottenuto quello che desiderava.
Ora, finalmente, potrà piangere.
sabato 2 e domenica 3 aprile, Paolo Caiazzo in "Benvenuti in casa
Esposito" di Paolo Caiazzo, Pino Imperatore e Alessandro Siani (nostro
articolo)
liberamente tratto dal romanzo bestsellerBenvenuti in casa Esposito di Pino
Imperatore (Giunti editore)
con Loredana Simioli, Nunzia Schiano, Salvatore
Misticone, Mimmo Esposito, Maria Rosaria Virgili, Gennaro Silvestro, Federica
Altamura
un progetto diAlessandro Siani& Nando Mormone, aiuto regia Pino
L’Abbate, voce dell’iguana Sansone GIACOMO RIZZO
con la partecipazione
straordinaria in video di Nello Iorio, Alessandro Bolide, Rosaria Russo, Flavio
D’andrea
regia videoGianluca Ansanelli, musiche Frank Carpentieri, scene
Roberto Crea, costumi Mattia Sartoria, make up Ciro Florio, regia Alessandro
Siani
Nessuno ha imposto a Tonino Esposito di fare il delinquente. Eppure lui
vuole farlo a tutti i costi, anche se è sfigato e imbranato. Perché vuole
mostrarsi forte agli occhi di tutti. E perché è perseguitato dal ricordo del
padre Gennaro, che prima di essere ucciso è stato un boss potente e riverito nel
rione Sanità, a Napoli.
Così Tonino, tra incubi e imbranataggini, resta
coinvolto in una serie di tragicomiche disavventure che lo portano a scontrarsi
con i familiari, con le spietate leggi della criminalità e con il capoclan
Pietro De Luca detto ’o Tarramoto, che ha preso il posto del padre. E quando non
ce la fa più, quando tutto e tutti si accaniscono contro di lui, va nell’antico
Cimitero delle Fontanelle a conversare con un teschio che secondo la leggenda è
appartenuto a un Capitano spagnolo.
Nel tentativo di riportarlo sulla strada
dell’onestà, il teschio del Capitano si trasforma in un fantasma e appare a
Tonino ogni volta che lo vede in difficoltà. Dalla comica “collaborazione” tra i
due co-protagonisti della commedia nascono episodi esilaranti, che trovano il
loro culmine nel periodo in cui Tonino, dopo aver messo nei guai ’o Tarramoto,
assume la reggenza del clan e adotta un “programma di governo” che prevede, tra
l’altro, comportamenti virtuosi ed ecocompatibili da parte dei camorristi che
fanno parte della cosca.
Intorno a Tonino, al Capitano e a De Luca si muovono
altri personaggi memorabili: Patrizia, moglie di Tonino, procace e autoritaria;
i suoi genitori Gaetano e Assunta, che si strapazzano di continuo; Manuela,
vedova del boss Gennaro, donna dai nobili sentimenti; Tina, figlia di Tonino e
Patrizia, ragazza ribelle e contestatrice.
Non manca, in casa Esposito, una
presenza animalesca: Sansone, un’iguana del genere meditans, che fa da
contrappunto a tutti i divertenti momenti della commedia.
L’opera – che si
avvale della partecipazione straordinaria in video di noti attori partenopei –
con dialoghi irresistibili, colpi di scena e messaggi di grande valore etico,
mostra gli aspetti più cafoni e ridicoli della criminalità, rispolvera la grande
tradizione comica napoletana e fa ridere e riflettere.
Un modo nuovo di
raccontare e denunciare la malavita, perfettamente in linea con i contenuti del
romanzo bestseller Benvenuti in casa Esposito, che è stato un vero e proprio
caso letterario.
Un libro che ha scalato le classifiche grazie al
passaparola e all’entusiasmo di migliaia lettori in tutta Italia e che è stato
adottato da scuole, istituzioni pubbliche, associazioni antimafia, comitati
civici, gruppi che si battono per la Legalità.
Gli Esposito stanno
arrivando. Preparatevi a ridere insieme a loro!