Seconda
Parte - Terza
Parte
Caserta, 14 Marzo 2005. “Poiché, così come piacque al Signore, generosamente illuminò
la scienza della musica nell’animo di coloro che la desideravano….”,
questo è l’inizio del “Tractatus de Diversis Figuris” scritto
presumibilmente nel XIV secolo da Filippo da Caserta e riproposto in
una pubblicazione del 2000 a cura di Giuseppe Bruno e Arcangelo
Zinno. Con questo personaggio e “accompagnati” proprio dal maestro
Giupeppe Bruno (Peppe per gli amici e quindi per i nostri lettori)
inizia una serie di articoli a quattro mani per ricostruire, con un
vero cultore dell’argomento, le tappe della storia musicale
casertana a partire dal Medioevo.
Pia. Partiamo subito con la prima domanda: qual’è l’andamento
della storia musicale casertana?
Peppe. Abbastanza discontinua. Per questo “viaggio”
iniziamo da due figure quali Antonello e Filippo da Caserta ma poi
abbiamo poco di veramente significativo fino all’800. La vera vita
culturale è stata sempre quella “napoletana” e solo da poco
possiamo dire di esserci distinti da essa.
Pia. Parliamo quindi di Antonello e Filippo ….da Caserta
nel 1400?
Peppe. Ovviamente si tratta di Casa Hirta ovvero della nostra
Casertavecchia. In effetti non sappiamo molto sulla vita di
entrambi: Sembra che Antonello fosse di poco precedente al ‘compaesano’
Filippo. Entrambi hanno lasciato sia composizioni che manoscritti
sulla teoria della musica. Volendo trovare una differenza Filippo
era più un ‘musico teorico’ mentre Antonello era più ‘musico
prattico’.
Pia. C’è qualche differenza?
Peppe. A quel tempo? Si. Diciamo che essere un ‘prattico’
era come essere considerato di serie B. Come puoi interpretare bene
un pezzo se non l’hai scritto? Inoltre la musica era legata
prevalente all’uso religioso e il ‘musico prattico’ era anche
quello che, scandalosamente, suonava anche per scopi non religiosi.
Pia. Filippo e Antonello hanno lavorato qui o sono ‘emigrati’?
Peppe. Ovviamente qui c’era poco (e qui scappa un sorriso
sornione, ndr). Antonello ha lavorato prevalentemente ad Avignone,
alla corte papale, dove venivano inviati i migliori musici e cantori
perché si perfezionassero. Filippo invece è più legato agli
Aragonesi, alla scuola francese anche se, si suppone, facesse parte
di una scuola prettamente campana. Nel volumetto [citato all’inizio
dell’articolo] ho raccolto le varie ipotesi degli studiosi sulla
sua vita: oltre al “Tractatus”, scrisse le “Regulae
Contrappuncti" e alcune ballate fra cui, più famosa, quella
dedicata a Clemente VII “Por le bon Gedeon e Samson”.
Pia. Qualche differenza con il modo di fare musica di oggi?
Peppe. Eccome! Va detto che Filippo nei suoi trattati propose
un modo diverso di “fare musica”; ricordiamo che siamo nel
periodo dell’Ars Nova che ha influenzato tutti i campi culturali.
Filippo propone diverse proporzioni dei valori musicali, adotta una
notazione a cavallo fra quella con note rosse e nere -tipiche dell’Ars
Antiqua- e quelle vuote e piene. Infine va ricordato che la musica
era modale e non tonale ma…questo è più un discorso per esperti
ed invece questo vuol essere più un “curiosare” nelle nostre
radici.
“E così finisce in lode di Dio e per lo mezzo mio ed di Frate
Giovanni Bonadies nel regio convento dopo il vespero, 14 Settembre
1447”.
Finiamo quindi come abbiamo iniziato, sperando di aver
incuriosito i lettori.
Biografia di Peppe Bruno
Il maestro Bruno, classe ’55, è diplomato in Chitarra,
laureato in Scienze dell’Educazione e Filosofia. Insegna musica
nelle Scuole medie e nel Liceo Musicale di S. Nicola. Oltre al già
citato “Tractatus”, ha tradotto “Aristosseno da Taranto e la
musica dell’Antichità” di F. Laloy. Ha composto e pubblicato un
“Pater Noster” che, non solo è stato inviato al Papa, ma è
stato anche eseguito nelle più famose abbazie italiane (Cassino,
Montevergine, Casamari); ha infine pubblicato una raccolta di
organisti anonimi del ‘700.
Sta lavorando a “La musique” di Combarieu e si esibisce con
il trio classico napoletano “Nova Luna”, del quale cura gli
arrangiamenti. Ha all’attivo anche collaborazioni con artisti
della Rai.
Arcangelo Zinno, citato come co-autore della traduzione del “Tractatus
de Diversis Figuris” - Edizioni Esarmonia, è docente di Greco e
Latino e chitarrista. (Altra
intervista a Peppe Bruno)
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