Prima parte -
Terza Parte
Riprendiamo il viaggio nella storia musicale casertana in compagnia di Peppe
Bruno.
Pia. Nell’articolo precedente abbiamo esplorato il ‘300, preannunziando
un ‘salto’ al ‘700: in mezzo non c’è niente?
Peppe. No, se ci riferiamo alla sola scena casertana, mentre se ci
allargassimo alla città storicamente più vecchia, Capua, troveremmo certamente
qualcosa. In effetti un’altra nostra ‘concorrente’, insieme a Napoli, è proprio
questa cittadina così ricca di storia e di cultura. Mentre Caserta passava da
villaggio a sede della Reggia, a Capua la vita culturale ferveva: per citarne
una, un
suo vescovo era in contatto epistolare con Keplero.
Pia. Nemmeno Casertavecchia ‘sfornava’ qualche nuovo talento?
Peppe. Casertavecchia? Con la migrazione di gran parte della popolazione
a valle è ormai un città fantasma con case diroccate e stipiti che sbattono al
vento. I pochi viaggiatori che vi passano ne danno una descrizione a dir poco
lugubre. Non dimentichiamo infine un fatto importante: Capua è stata
fondata per ragioni strategiche, così come Calatia (nelle vicinanze dell’odierna
Maddaloni), ma nessuno ha mai pensato di piantar tende da queste parti (intendo
dire Caserta). Questo
ci dovrebbe far capire che non siamo in una posizione felice e… se ci hanno
ignorato i romani lo stesso è avvenuto, nonostante la Reggia, anche nel ‘700.
Pia. Perché?
Peppe. Il Palazzo è voluto da Ferdinando, ma non è amato dalla moglie
Maria Antonietta e quindi dalla corte. Persino Mozart, invitato per le regali
nozze, va a visitare Pompei, Ercolano, la costiera ma si tiene alla larga da
Caserta.
Pia. Ma insomma, allora chi c’è a Caserta?
Peppe. Le maestranze che lavorano alla costruzione della Reggia o, in
seguito, i vari addetti al suo funzionamento. Il livello culturale dei primi è
ovviamente è basso; solo in un secondo momento, arriveranno famiglie di
‘dipendenti’ più ad alto livello quali militari in carriera, addetti
all’amministrazione, etc. A questo proposito c’e una curiosità che mi riguarda:
ho scoperto di avere un antenato che in qualche modo è legato alla storia
musicale casertana.
Pia. Finalmente qualcosa di concreto: parlacene.
Peppe. Il personaggio in questione è un mio trisavolo, proveniente da
Messina, avvocato ed “ex Giudice della Regia udienza” e amante della musica. La
scoperta più importante è quella relativa al ritrovamento di un “libretto” di
un’opera dal titolo “Il tempio di Ferdinando”, da lui scritta in occasione
della promulgazione del codice di S. Leucio nel 1789. Ovviamente sul
frontespizio si fa menzione che detto codice sia stato “ideato e mirabilmente
composto dalla Maestà sua” anche se sappiamo che la stesura non è proprio
farina del suo sacco. Ma un avvocato deve pur vivere….
Pia. Quest’opera è stata musicata?
Peppe. Che io sappia no e quindi suppongo che sia solo rimasta un ‘sogno
nel cassetto’ del mio antenato. Non penso nemmeno che gli sia stata
commissionata vista la contemporanea presenza sulla scena musicale di musicisti
del calibro di Paisiello e Cimarosa.
Pia. Di cosa parla questa opera?
Peppe. Il soggetto è mitologico come è tipico dell’epoca. Ferdinando è
visto come Giove e così via, si inneggia alle virtù, alla fertilità della
terra. Anzi a tal proposito, visto il soggetto “pagano”, nella pagina
successiva c’è un’altra frase “L’autore si protesta di rigettare da Cattolico
ciò che scrive da Poeta”: insomma meglio tenersi buoni tutti… Sempre nel testo
ho trovato una “canzonetta da cantarsi dagli abitatori di S. Leucio nel tempo
del lavoro” che recita così:
Se da nulla Eterno nume
L’uom creasti a te simile
E lui desti immenso lume
Gran saper, forma gentile
Nel bell’orto del godere
Nel giardin d’ogni piacere…
Pia. Immagino: mentre lavori invece di fischiettare, te ne esci con
“immenso lume etc..”. Tempi duri…
Peppe. Si, ma ricordiamo che l’utopia di Ferdinando ha degli elementi di
assoluta novità rispetto alle idee del tempo. Ma non è questo l’argomento del
nostro “viaggio”, sta per iniziare un’epoca più interessante con l’800 che
illustreremo nella prossima puntata
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