Passeggiate Casertane: la strada dei Santuari
1° tappa: Piazza Marconi
Articolo di Lorenzo Di Donato
Tappe della passeggiata:
1: Piazza Marconi
2: da Via Napoli a Centurano
3: da Centurano al Santuario di San Michele
Caserta, Piazza Marconi, la chiesa di Sant'Anna - foto Emilio Di Donato / casertamusica
Prima tappa: Piazza Marconi
Caserta è bella d’Agosto, allorquando gli affanni del lavoro sono lasciati momentaneamente alle spalle, l’auto viene messa un poco da parte e si ha tempo per passeggiate, a volte brevi altre volte anche impegnative per amore della “forma”. è possibile, così, per i casertani d.o.c., fruire e godere quelle tracce delle nostre radici, quelle emergenze culturali, quelle testimonianze che hanno per troppo tempo trascurate.
Per gli altri concittadini, la città si offre tutta alla lettura del suo territorio ed alla scoperta dei suoi beni storici, artisti e culturali nel desiderio che essi diventino patrimonio ideale collettivo, e quindi da salvaguardare e valorizzare.
Con gli uni e gli altri concittadini mi accingo a ripercorrere alcune “mie” vecchie strade, per rivedere alcune testimonianze che ora sono neglette o ignorate, e narrarle ai nuovi e vecchi amici “con i miei occhi e le mie memorie”.
E’ benvenuto il lettore che voglia entrare nel nostro “salotto” peripatetico.
Da Piazza Marconi a san Michele
Oggi è piazza Marconi, ma per me è piazza Ospedale, al più piazza sant’Anna.
Quante partite con la “palla di pezza” sono state sospese dal fischio severo di “Peppe ‘a guardia” sopraggiunto in bicicletta sul più bello! Ci sequestrava la palla e… fine della partita.
Ma dopo poco già avevamo organizzato un altro giuoco: ‘a mazza e ‘o pieuzo (una specie di base ball per poveretti: vinceva chi riusciva a lanciare più lontano una piccola asta di legno -‘o pieuzo- dopo averla colpita a volo con un’asta più lunga -‘a mazza ); al sottammuro (vinceva chi riusciva a gettare la moneta più vicino ad un muro o, una variante, ad avvicinarsi maggiormente ad una riga segnata a terra) o ‘a vreccella (le monete giuocate si ponevano le une sulle altre, a colonna, ed in un determinato verso; con un colpo ben assestato della vreccella -un sasso opportunamente sagomato- si cercava di ribaltarle; si vincevano quelle che cambiavano verso). Ma se dovessi parlare dei nostri giochi infantili tedierei molti.
In piazza Ospedale c’era … l’Ospedale, che una volta era annesso alla Chiesa di sant’Anna, o, meglio, alla cappella dell’Arciconfraternita della Madonna di Loreto (i cui confratelli avevano, ed hanno, la cappa verde: da ciò la denominazione di “capavierdi” per gli abitanti della zona.) e poi divenne del Comune. Oggi quell’edificio appare ancora più fatiscente perché ‘spelacchiato’ del suo intonaco, così come è avvenuto per qualche altro vecchio edificio di Caserta prima della sua demolizione. Non era infrequente che il suono violento ed improvviso della campanella del Pronto Soccorso annunciasse l’arrivo di un nostro compagno con la testa rotta da una sassata scambiata con un compagno di gioco o con un gruppo di ‘caparossa’ -della Congrega del SS.mo Sacramento- in mezzo ai campetti.
All’inizio di via Napoli, cioè via F. Renella, è posta la chiesa dedicata ai santi Vitaliano ed Errico. Essa fu retta per moltissimi anni da don Vitaliano Rossetti, di grande pietà e grossa cultura, storico e fedele di san Vitaliano ed amante delle tradizioni. Allora don Vitaliano ne aveva fatto un centro di pietà e di attività pastorali. Se la vedete aperta, entrate un attimo a guardare il semplice, ma elegante interno.
Il pellegrinaggio al santuario di santa Lucia
La prima domenica di maggio, alle primissime luci dell’alba, si sentivano tintinnare le campanelle legate ai finimenti dei cavalli che trascinavano carretti infiorati, trasformati in mezzi di trasporto dei fedeli diretti al Santuario di santa Lucia.
I carretti provenienti da Marcianise, Capodrise, Recale, San Marco Evangelista, percorrevano il ‘vialone di san Nicola’, cioè viale Carlo III , quindi, scavalcando il passaggio a livello posto sull’asse di Palazzo Reale, giravano per via Verdi ed attraversavano piazza Ospedale per percorrere via Napoli. I carretti provenienti da San Nicola, invece, percorrevano via Acquaviva, ed il relativo passaggio a livello, e si immettevano nella piazza Ospedale. Ogni carretto aveva il proprio addobbo ed il proprio quadro della Santa illuminata da una lampada all’acetilene.
I fedeli facevano rimbalzare da un carretto all’altro inni sacri e devozionali, in una gara che avrebbe trovato pace solo al ritorno, che avveniva in ordine sparso ed allietato da canti più o meno goderecci, una volta comparsi, quasi per incanto, putipù e scetavaiasse.
I mattutini pellegrini erano salutati dal suono festoso delle campane della chiesa di san Vitaliano ed Errico, dovuto all’energico tiro delle funi delle campane da parte dell’allampanato sacrestano Gioacchino vivamente sollecitato da don Vitaliano. Lo spettacolo di quella lunga fila di carretti addobbati, l’ascolto di quei canti a cappella ed il suono delle campane ripagava abbondantemente l’interruzione del nostro sonno.
Ma anche noi ci preparavamo a partecipare ai riti ed alla festa in onore della santa di Siracusa.