Disintegrazione

 

Regina madre

L'angelo e la mosca

Lasciti

How long is now

Il Cantico dei Cantici

Le elefantesse

Not here not now

La rosa del mio giardino

Oscae personae

Gedeone cuori di fifone

Giacomino e mamma'

Inside

Piccola patria

Seasons

Sunset limited

Giovanni Allocca

Sconosciuto in attesa di rinascita

Non plus ultras

Pierre e Jean

Dall'altra parte: 2+2=?

Mine

Gemito

Marta Cuscunà

Enrico Bonavera

La vacca

  

Teatro Civico 14: stagione 2021-22

Caserta– dal 1 ottobre 2021

Comunicato stampa

Dall’1 al 3 ottobre, ore 21, Disintegrazione, electroshock therapy (EST)
Un progetto di Electroshocktherapy (EST)
Voce Ilaria Delli Paoli
Progetto sonoro Paky Di Maio
Visual Zentwo
Scene Antonio Buonocore con Nicola Bove
Costumi Alina Lombardi
Foto Marco Ghidelli
Supporto tecnico Alessandro Papa
Con il sostegno di Mutamenti / Teatro Civico 14
DISINTEGRAZIONE è un percorso sonoro e visivo, tutto in forma live, ispirato da David Bowie, Marilyn Monroe, J. C. Ballard, the Cure, Sarah Kane, Baudelaire e da una preghiera in onore della Santissima Muerte messicana. La possibilità di manipolare, conservare e generare suoni al di fuori del contesto tradizionalmente musicale è al centro del percorso di ricerca musicale della sound art di Paky Di Maio: una pratica artistica ibrida, non istituzionalizzata, a cavallo tra sperimentazioni artistiche e produzione musicale, soprattutto elettronica. In essa possono essere incluse tutte le produzioni nell’arte contemporanea che introducono il suono come sua componente essenziale, come le registrazioni ambientali.
A livello attoriale, invece, ad Ilaria Delli Paoli esplorare la propria voce e i suoi margini di possibilità richiede non soltanto un impegno attento e considerato, ma anche un certo coraggio emotivo e immaginativo. E’ un’avventura strabiliante nella sua libertà e diversità, non solo confinabile ad escursioni folli o eroiche, esilaranti, come questi viaggi potrebbero essere. L’esplorazione potrebbe essere lunare, lirica o deliziosamente triste. Potrebbe far arrivare fantasmi inaspettati e ricordi, incontri emozionanti. Oppure spaventare. In sintesi: ad ogni persona e ad ogni luogo la propria immaginazione e musicalità. Il tutto sarà supportato dalla presenza live del visual artist Francesco Zentwo Palladino, che riprodurrà con la tecnica del visual mapping le sensazioni e le suggestioni sonore attraverso ombre, luci, colori ed effetti digitali.
I tre performer cercheranno di sperimentare e sperimentarsi insieme, percorrendo strade comuni che possano realizzare l’idea di portare in scena attraverso più canali sensoriali (visivo e acustico in primis) le storie distrutte e ricostruite dei personaggi che hanno deciso di affrontare, lasciandosi influenzare dai luoghi che attraverseranno, registrando suoni e immagini, confrontandosi con i personaggi del posto, con gli artisti presenti, al fine di arricchire la gestazione di DISINTEGRAZIONE per dare alla luce un nuovo progetto innovativo, completo, di rottura, fuori dagli schemi e non etichettabile nei canoni standard di riferimento.
9, ore 20, e 10, ore 18, ottobre, Teatro Stabile d’Abruzzo presenta “Regina Madre”
di Manlio Santanelli
regia Stefano Angelucci Marino
con Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino
maschere BRAT Teatro
scenografia Tibò Gilbert
produzione Teatro Stabile d’Abruzzo
in collaborazione con il Teatro del Sangro
In coppia nella vita e nell’arte, Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini, da vent’anni lavorano con le maschere della commedia dell’arte, e negli ultimi anni la loro ricerca si è spostata verso le maschere contemporanee. L’ultimo lavoro sugli emigranti italiani in Sudamerica negli anni ‘50, Hermanos (TSA 2019), ha dato respiro a questo particolare codice espressivo nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, il celebre barrio porteño in Argentina contraddistinto da una forte impronta italiana.
Regina Madre è una commedia a due personaggi ambientata ai nostri giorni. Alfredo, grigio cinquantenne segnato dal duplice fallimento di un matrimonio naufragato, che ancora lo coinvolge, e da un’attività giornalistica nella quale non è riuscito a emergere, un giorno si presenta a casa della madre dichiarandosi deciso a rimanervi per poterla assistere nella malattia. In realtà egli nutre il segreto intento di realizzare uno scoop da cronista senza scrupoli: raccontare gli ultimi mesi e la morte della vecchia signora. Tra i due personaggi in scena si instaura così un teso duello, condotto mediante uno scambio ininterrotto di ricatti e ritorsioni, di menzogne e affabulazioni. A soccombere, alla fine, sarà il figlio ma, come sempre accade nelle coppie legate per la vita e per la morte, anche qui non sarà possibile né legittimo, distinguere il vincitore dal vinto.
17 ottobre, Teatro Metastasio di Prato presenta “L’angelo e la mosca” commento sul teatro di grandi mistici
conferenza-spettacolo a cura di Massimiliano Civica
Racconti, facezie e buffi indovinelli sono sempre stati utilizzati dai grandi Maestri dell’Occidente e dell’Oriente per “contrabbandare” insegnamenti profondi, per aprire il cuore degli uomini ad una comprensione più elevata della realtà, per svelare ciò che c’è oltre il nostro abituale modo di vedere le cose.
I racconti del Baal Shem Tov e dei Rebbe dello Chassidismo, le storie dei Sufi e le poesie di Jalal al-Din Rumi, gli indovinelli dello Zen e le parabole di Jesù nei Vangeli Apocrifi serviranno per provare ad illustrare e spiegare aspetti, comportamenti e situazioni del mondo del Teatro e dei suoi protagonisti.
“Che c’entra la Mistica col Teatro?”, è la domanda che risuona il questa conferenza-spettacolo.
29 e 30 ottobre, Cubo Teatro presenta “How long is now?”
regia di Girolamo Lucania, con Stefano Accomo e Dalila Reas, sound design Ivan Bert, visual art Riccardo Franco Loiri
How Long is Now è una domanda senza punto interrogativo, quasi a voler significare che non è possibile sapere quanto durerà il presente. In una società che non dà spazio alle alternative, una società colma di disagio sociale, patologie mentali, una società cronofaga in cui il divario economico fra le classi sociali aumenta costantemente e i mutamenti climatici sono ormai palesi e irreversibili, la domanda: quanto potrà durare tutto questo, quanto durerà il presente? Aleggia nell’aria, inevitabile come il suolo alla fine di una caduta. How Long Is Now racconta tutto questo attraverso la storia di una coppia durante il lockdown. In una situazione estrema, i due proveranno a sopravvivere, come Adamo ed Eva, nel loro piccolo giardino dell’Eden: una casa senza finestre, dove lui, Adam, lavora costantemente ai suoi video, e dove – insieme – con l’aiuto di un videoproiettore, proveranno a viaggiare, a immaginare storie, a perdere tempo. Quando i due prenderanno una decisione irreversibile, mentre il mondo fuori subirà delle violente, quanto misteriose, vicende, Adam si dedicherà a una video lettera per la sua Eva, per spiegarle, per rispondere a tre domande, e per chiederle scusa. “Chi ci ha portato fino a qui? Dovremmo davvero chiedercelo, chi ci ha portato fino a qui?”.
6 e 7 novembre, Sonenalè presenta “Lasciti”
da una suggestione di Riccardo Fusiello
coreografia e regia Riccardo Fusiello, Agostino Riola, interpreti Riccardo Fusiello, Alessandra Gaeta, Agostino Riola
Lasciti, eredità familiari.
Tre fratelli, un mobiletto, uno sgabello, una canzone ascoltata infinite volte, un gesto comune che risuona d'altro.
Tracce che ci portiamo impresse dentro, segni in cui ritroviamo i legami familiari in un paesaggio denso di memorie, tensioni sotterranee e lacerazioni. Siamo partiti dalla suggestione di 'Lessico famigliare' di Natalia Ginzburg come prima chiave di accesso a quella intima complessità che sono i legami familiari.
LASCITI attraversa l'ambivalenza dei rapporti di una famiglia che si riconosce unita nel proprio lessico comune, ma che spesso mostra fratture, scenari inattesi e vortici pericolosi in cui si resta invischiati.
Quel lessico in cui una famiglia si riconosce indica però la superficie delle cose, il vocabolario comune che si ripete fino a quando perde il significato originario e diventa solo la trama di un lago ghiacciato attraverso la cui opacità si intravedono gli abissi, spesso insondabili, delle relazioni familiari.
12 e 13 novembre, ore 20, 14 novembre ore 18, Disintegrazione, electroshock therapy (EST)
Un progetto di Electroshocktherapy (EST)
Voce Ilaria Delli Paoli
Progetto sonoro Paky Di Maio
Visual Zentwo
Scene Antonio Buonocore con Nicola Bove
Costumi Alina Lombardi
Foto Marco Ghidelli
Supporto tecnico Alessandro Papa
Con il sostegno di Mutamenti / Teatro Civico 14
27 novembre, Consorzio Altre Produzioni Indipendenti presenta “Not Here Not Now”
di e con Andrea Cosentino
regia Andrea Virgilio Franceschi
video Tommaso Abatescianni
Un incontro/scontro da teatranti con la body art, il lazzo del clown che gioca con il martirio del corpo come testimonianza estrema. Marina Abramovic dice: il teatro, il cinema, l'arte sono limitate, essere spettatori non è un'esperienza. L'esperienza bisogna viverla. “Theatre is very simple: in theatre a knife is fake and the blood is ketchup. In performance art a knife is a knife and ketchup is blood.” Il resoconto di un'esperienza attiva con Marina Abramovic, sotto forma di dramoletto polifonico. Un assolo da stand up comedian per spettatori fatalmente passivi e programmaticamente maltrattati, con pupazzi parrucche martelli di gomma e nasi finti. E ketchup, naturalmente.
28 novembre, Consorzio Altre Produzioni Indipendenti presenta “Le elefantesse”
con Elisa Carucci, Alessandra Della Guardia e Pamela Sabatini
musiche del Trio Lescano rivoluzionate dal Trio Naga ideato e diretto da Dario Aggioli
Tre donne unite dallo stesso marito. Un trigamo che per tutta la vita si è diviso tra loro. Tre tipologie di femminilità che hanno vissuto vite differenti con lo stesso uomo, che per ognuna è un uomo diverso. Per Judith, donna in carriera, il marito è solo un feticcio. Per Alessandra, casalinga timorata di Dio, è un importantissimo ingegnere. Per Caterina, segretaria, è un medico di grande fama. In scena lui non appare mai. A rappresentarlo un attaccapanni con i suoi vestiti sempre pronti ad essere staccati per andare via o ad essere appesi al suo ritorno. Il racconto della vita passata con lui. La scoperta delle altre. E... La messa in scena è basata sul principio spaziale della divisione del palco in tre parti: ogni angolo abitato dalle donne è la loro casa. Oggetto comune alle tre case è lʼattaccapanni. I racconti della vita delle tre insieme al marito, si mescolano e amalgamano. Si associano nella mente dello spettatore per assonanza e differenza. Allʼinizio le donne parlano del proprio marito, uomo diverso per ognuna. Poi iniziano a svelarsi i piccoli particolari: stessi regali, stessi posti, stesse frasi. La vera storia si scopre, il pubblico ha ormai capito: inizia il conflitto del sospetto
4 dicembre, Compagnia Lombardi-Tiezzi presenta “Cantico dei cantici”
adattamento, interpretazione e regia Roberto Latini, musiche e suoni Gianluca Misiti, luci e tecnica Max Mugnai
Il Cantico dei Cantici è uno dei testi più antichi di tutte le letterature.
Pervaso di dolcezza e accudimento, di profumi e immaginazioni, è uno dei più importanti, forse uno dei più misteriosi; un inno alla bellezza, insieme timida e reclamante, un bolero tra ascolto e relazione, astrazioni e concretezza, un balsamo per corpo e spirito.
Se lo si legge senza riferimenti religiosi e interpretativi, smettendo possibili altre chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, se lo si dice senza pretesa di cercare altri significati, se si prova a non far caso a chi è che parla, ma solo a quel che dice, senza badare a quale sia la divisione dei capitoli, le parti, se si prova a stare nel suo movimento interno, nella sua sospensione, può apparirci all’improvviso, col suo profumo, come in una dimensione onirica, non di sogno, ma di quel mondo, forse parallelo, forse precedente, dove i sogni e le parole ci scelgono e accompagnano.
Non ho tradotto alla lettera le parole, sebbene abbia cercato di rimanervi il più fedele possibile.
Ho tradotto alla lettera la sensazione, il sentimento, che mi ha da sempre procurato leggere queste pagine. Ho cercato di assecondarne il tempo, tempo del respiro, della voce e le sue temperature.
Ho cercato di non trattenere le parole, per poterle dire, di andarle poi a cercare in giro per il corpo, di averle lì nei pressi, addosso, intorno; ho provato a camminarci accanto, a prendergli la mano, ho chiuso gli occhi e, senza peso, a dormirci insieme.
“vi prego, non svegliate il mio amore che dorme”
5 Dicembre, ore 20, Disintegrazione, electroshock therapy (EST)
11 e 12 dicembre, NTS’ Nuovo Teatro Sanità presenta “La rosa del mio giardino”
di Claudio Finelli e Mario Gelardi, con Simone Borrelli e Alessandro Palladino, regia Mario Gelardi
È il 1923. Alla Residencia de Estudiantes, famoso collegio a Madrid che ospitava rampolli dell’alta borghesia spagnola, arriva un giovane impacciato, con l’aria un po’ trasognata e l’aspetto singolare. Ha diciotto anni e fa il pittore. Il suo nome è Salvador Dalí. Il giovane attira subito l’attenzione di un poeta di poco più̀ grande di lui e molto in vista alla Residencia: Federico Garcia Lorca. Tra i due nasce subito un’amicizia fatta soprattutto di intesa intellettuale. Sono spiriti affini che vedono il mondo con gli stessi occhi. È difficile dare un nome al tipo di rapporto che univa i due artisti. Di fatto, non si hanno prove di una vera e propria relazione romantica tra loro. Lasciata la scuola inizia tra i due un epistolario durato fino alla fucilazione del poeta Della fitta corrispondenza tra loro. Lorca, invece, scrisse la celebre Ode a Salvador Dalí, dove è ben chiaro l’affetto che provava per l’amico e l’ammirazione per il suo genio artistico.
Lo definisce appunto, “rosa del giardino”. Lasciata la scuola inizia tra i due un epistolario durato fino alla fucilazione del poeta. Della fitta corrispondenza tra loro sono sopravvissute quaranta lettere scritte dal pittore a Lorca, mentre sono rimaste solo sette lettere di Lorca a Dalì. La spiegazione sembra si trovi in un certo atteggiamento ostile nei confronti di Lorca sia da parte della sorella di Dalì.
Mario Gelardi e Claudio Finelli, partendo dalle lettere ritrovate di Salvador a Federico, hanno immaginato le lettere in risposta del poeta all’amico pittore. Poesia, pittura, amicizia, sentimenti che sfiorano l’amore, in un rincorrersi di parole e disegni. Nove anni di lettere reali e immaginarie.
Un incontro mai avvenuto in una notte surrealista, l’amore di Lorca si contrappone al cinismo di Dalì, al suo essere personaggio fino in fondo. Il sogno si mischia con la realtà, realtà che arriva violenta la notte in cui il poeta venne giustiziato
18 e 19 dicembre, La Mansarda Teatro dell’Orco presenta “Oscae Personae”
un’ipotesi di messinscena della fabula atellana drammaturgia Roberta Sandias, messa in scena Maurizio Azzurro, maschere Giancarlo Santelli, musiche Giovanni D’ancicco
Dal progetto “Maccus in Fabula”, che espone in forma di conversazione - spettacolo la summa del percorso svolto intorno ad una ipotesi di messa in scena della Fabula Atellana, prende vita lo spettacolo “Oscae Personae”, che vuol essere una vera e propria operazione di rilettura di questa antica forma di teatro italico. Tutto il lavoro di ricerca, sia letterario che iconografico, svolto dal 2004 ad oggi, viene distillato e trasformato, mantenendo tuttavia intatta la sua essenza. La fabula atellana, dopo una lunga indagine filologica, viene dunque riproposta in una forma nuova, che non tradisce il suo punto di partenza, ma lo traduce in chiave più contemporanea e idonea alla fruizione del pubblico dei giorni nostri, conservando però la sua natura primigenia di teatro popolare e farsesco.
19 dicembre, ore 11:00, La Mansarda Teatro dell’Orco presenta “Gedeone cuor di fifone”
drammaturgia Roberta Sandias, messa in scena Maurizio Azzurro, con Antonio Elia e Manuel di Martino
Due fratelli, Gedeone e Pancrazio, sbarcano il lunario girando di fiera in fiera con il loro carretto da rigattiere, ma il loro vivere quotidiano è limitato dalle paure di Gedeone, un vero fifone che arriva a temere perfino la propria ombra, e trova conforto solo nel suo orsacchiotto Amilcare. Pancrazio, esasperato dall’atteggiamento del fratello, escogita un piano per aiutarlo a superare le proprie paure. Un filtro magico che rende coraggiosi, che in realtà altro non è che succo di lampone, viene donato a Gedeone da un cavaliere errante, che altri non è che Pancrazio travestito. Ed è proprio attraverso una serie di travestimenti, che incarnano le paure più radicate di Gedeone, che Pancrazio costringerà il fratello a fare i conti con i suoi timori, affrontarli e sconfiggerli. Un colpo di scena finale svelerà l’inganno, ma nel contempo renderà ancor di più Gedeone impavido e coraggioso. Il racconto teatrale vuole essere un pretesto per indagare le paure infantili, ed aiutare ad affrontarle e superarle attraverso il gioco. Il piccolo pubblico, infatti, di volta in volta si riconoscerà con le paure di Gedeone, ed insieme a lui le smonterà e le supererà attraverso il rassicurante gioco della finzione teatrale. Uno spettacolo pensato per aiutare i bambini a vincere le proprie paure attraverso la consapevolezza.
29 e 30 dicembre, 1, 2, 6 e 6 gennaio 2022
, Mutamenti / Teatro Civico 14 in "Antuono e i dono dell'orco" trattenimento primmo della iornata primma da "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile (SOSPESO)
drammaturgia Luigi Imperato e Roberto Solofria, regia Roberto Solofria, con Roberto Solofria e Ilaria Delli Paoli
“A pazzi e a peccerille dio l’aiuta” queste sono le parole con cui chiude la prima storia del suo capolavoro Giambattista Basile: dio aiuta i pazzi e i bambini. Proprio a loro si rivolge l’autore, a quei lettori che hanno ancora una ricca riserva di ingenuità, necessaria per abbandonarsi alla magia della finzione e del meraviglioso. È un ingenuo il primo protagonista dei cunti di Basile, Antuono, un giovane della provincia napoletana, sfaccendato e senza grandi doti intellettive ma che, forse proprio grazie alla sua semplicità, riesce a farsi condurre dalla cieca dea Fortuna sulla via della ricchezza.
D’altronde è risaputo che un giudizio troppo affrettato spesso inganna e se è vero che l'Orco, un altro dei protagonisti di questa storia “aveva una brutta faccia, ma un bel cuore”, è vero anche che una persona sprovveduta, come Antuono, può imparare dai propri errori, magari dopo aver subito una bella e sonora lezione.
8 e 9 gennaio, (SOSPESO) Piccola Città Teatro / Teen Theatre in "Don Giovanni del limite e della finzione" da "Dom Juan ou le Festin de Pierre" di Molière
traduzione e adattamento Antonio Piccolo con Mario Autore, Anna Bocchino, Viola Forestiero, Ettore Nigro, Antonio Piccolo, regia Mario Autore
Pare che Molière avesse fretta di rimpiazzare il censurato Tartufo. Tenta allora un colpo da illusionista e ripresenta Tartufo ma gli cambia l’abito. Porta in scena di nuovo una feroce satira contro la doppia morale ma la traveste da denuncia. Punisce il dissoluto, lo fa redarguire in scena per mezzo di più d’un personaggio, eppure, ancora una volta, la sua posizione “illuminista” emerge chiaramente, per contrasto, dalla natura ironica e a tratti parodistica degli avvenimenti e la censura, inesorabile, torna ad abbattersi sull’opera che non verrà più riportata in scena. Perché tanto accanimento?
15 e 16 gennaio, (SOSPESO) Teatri Uniti presenta "Giacomino e mamma'" tratto da "Conversaciones con Mamà" di Santiago Carlo Oves / Jordi Galceran
traduzione, adattamento, regia Enrico Ianniello con Isa Danieli e Enrico Ianniello
Il cinquantenne Giacomino è un professionista dal tenore di vita agiato che improvvisamente perde il lavoro. C’è un’unica soluzione per rimanere a galla: vendere l’appartamento di famiglia. Ma l’energica Mammà non è per niente d’accordo: la casa le serve, è sempre stata casa sua e in più, ormai convive lì con il suo nuovo amore, Gregorio, un bizzarro omone sessantenne “anarco-pensionato”. Tra riflessioni, ricordi, bilanci, battibecchi e confessioni, tra momenti di grande commozione e altri di irresistibile comicità, Giacomino e Mammà riescono finalmente a dirsi cose che non sono mai riusciti a dirsi prima.
22 e 23 gennaio, (SOSPESO) ore 21, Teatro Civico 14 e Inside the project presentano "Inside De Andre'" un progetto di Paky Di Maio e Luigi Iacono decima edizione
Come sarebbe stata la musica dei Nirvana se la band avesse suonato musica elettronica? E se i Cure fossero nati dalle radici della musica popolare campana? E se i Doors fossero nati a Bristol e David Bowie avesse avuto una fissa per il post-rock? E se tutti questi artisti non avessero scelto la musica come forma di espressione, ma la pittura, il teatro, la fotografia, la danza? Questo è il principio fondante dell’Inside: realizzare un appuntamento stagionale dove gli artisti coinvolti rendono omaggio, con nuove chiavi di interpretazione, a una band o un artista che ha segnato la storia della musica.
29 e 30 gennaio, (SOSPESO) CapoTrave - Infinito in "Piccola patria"
ideazione e drammaturgia Lucia Franchi e Luca Ricci con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori e con la partecipazione in video di Alessandro Marini regia Luca Ricci con il sostegno di Comune di Sansepolcro, Regione Toscana, Mibac residenze creative Teatro dell’Orologio (Roma), Teatro alla Misericordia di Sansepolcro (Ar)
Ambientato nel nostro presente, in una cittadina di provincia non specificata, dove si sta per svolgere un referendum che decreterà l’eventuale autonomia dall’Italia, lo spettacolo “Piccola patria” riflette su uno dei fenomeni del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di dare risposte alle reali necessità dei cittadini.
5 e 6 febbraio, "Seasons" di Orlando Napolitano
regia Marcello Manzella
Tony e Clara diventano amanti per evadere dalla quotidianità di una vita sempre più opprimente. Reduce da un lutto familiare e sempre più chiuso in sé stesso, Tony vive un matrimonio che non sembra andare da nessuna parte e che lo porta a rifugiarsi nell’ennesima relazione extra-coniugale. Clara, invece, è una persona apparentemente serena ma totalmente incapace di compiere delle scelte che la possano portare ad un radicale cambiamento della propria vita. I due inizieranno una vorticosa relazione che condurrà le loro personalità ad emergere e cambiare nell’istante in cui si abbandoneranno l’uno all’altra.
12 e 13 febbraio,  (SOSPESO) Teatro dei Limoni presenta "Sunset Limited" di Cormac McCarthy
adattamento e regia Roberto Galano
“Il punto non cambia. Il punto è sempre lo stesso. Te l’ho detto prima e continuo a cercare dei modi per dirtelo di nuovo. La luce è tutta intorno a te, sennonché tu non vedi nient’altro che ombra. E l’ombra è la tua. Sei tu che la fai”.
20 febbraio,  Associazione Assoquadro in "Big Ben ha detto stop!" di Nicola Maiello
con Giovanni Allocca e con Leda Conti, regia Massimo de Matteo
La fantomatica amicizia tra un radiotecnico, un riparatore di apparecchi televisivi e il creatore o comunque uno dei creatori dei contenuti di quelle scatole magiche, diaboliche, belle da guardare, ma soprattutto contenitori di parole belle, da ascoltare. L’indagine umana su una delle vicende più raccapriccianti del dopoguerra italiano e che diventa anche il pretesto per parlare di una Televisione che non c’è più, così come il suo pubblico
26 e 27 febbraio, "Sconosciuto in attesa di rinascita" uno spettacolo di e con Sergio Del Prete
elaborazioni sonore Francesco Santagata
Se fossi nato tu al posto mio, io dove sarei stato? Cosa e come avrei vissuto? Queste sono le domande che un uomo/metafora pone a se e a suo fratello mai nato, incolpandolo di averlo fatto nascere per il suo essere aborto e di avergli fatto vivere una vita di incomunicabilità e priva di libertà. Ma è Marta, una prostituta conosciuta da ragazzo e la voce di suo fratello, che gli faranno capire quanto sia importante tuffarsi in un mare fatto di vita e di quanto sia difficile guardare e guardarsi.
5 e 6 marzo, Argot Produzioni / Teatro Eliseo / Nest Napoli Est Teatro presentano "Non plus ultras" uno spettacolo di Adriano Pantaleo e Gianni Spezzano
con Adriano Pantaleo, regia e drammaturgia Gianni Spezzano
Lo spettacolo nasce dall’esigenza di indagare i meccanismi di uno dei più grandi fenomeni di aggregazione sociale degli ultimi 50 anni, ovvero il fenomeno degli Ultras e della fede calcistica.
“Io per mestiere mi arrangio”, con queste parole Ciro si presenta, mentre svolge le sue mansioni di portiere d'albergo. Ciro è un ragazzo che non ha grandi aspirazioni nella vita, non si rispecchia nei valori della società in cui vive, non è interessato alla carriera e ai sacrifici che le persone intorno a lui compiono per guadagnarsi un gradino più alto nella scala sociale.
E' un borderline che avverte un vuoto incolmabile nella sua vita, al quale, però, non dà importanza. Dall'incontro con Susanna, figlia del noto capo ultras “'O Mohicano”, inizierà il suo avvicinamento al mondo della curva. Quando la vita privata verrà compromessa irrimediabilmente, dalla fede nella maglia e la lealtà al gruppo, emergeranno le prime crisi per Ciro che dovrà compiere una delle scelte più difficili per il suo cuore.
Non Plus Ultra, ovvero “non più oltre”, è la scritta che Ercole incise, sulle colonne omonime, per stabilire il limite al quale l’uomo aveva accesso. Qual è questo limite? Ciro lo scoprirà, a sue spese.
12 e 13 marzo, "Pierre et Jean" dal romanzo di Guy de Maupassant
drammaturgia di Massimiliano Palmese, con Raffaele Ausiello e Carlo Caracciolo, regia di Rosario Sparno
Due fratelli passano con la madre le vacanze estive nella casa al mare, tra gite in barca e le visite della giovane vedova Rose, che entrambi corteggiano. L’imprevisto arrivo di un’eredità suscita prima vaghi dubbi e poi terribili sospetti su quello che nasconde la composta facciata del rispettabile nucleo familiare. In una veloce sequenza di scene, tra le vezzose cerimonie delle due donne e i duri scontri verbali tra fratelli, il romantico Pierre scopre di avere sogni e valori opposti a quelli di Jean, da cui viene deluso e irrimediabilmente ferito. Senza preavviso, in Pierre e Jean, la famiglia piccolo-borghese mostra la sua faccia peggiore, rivelandosi schiava del dio Denaro e inferno di sentimenti che in un niente possono rovesciarsi nel loro opposto: l’affetto in gelosia e l’amore in un rancore che è possibile curare solo lontano, via da tutti, in direzione del mare.
19 e 20 marzo, Putéca Cèlidonia presenta "Dall'altra parte 2+2=?" regia e drammaturgia Emanuele D’Errico
con la voce di Clara Bocchino, interpretato da Dario Rea, Francesco Roccasecca ed Emanuele D’Errico che ne firma anche la drammaturgia e la regia. Vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro 2019, lo spettacolo, prodotto da Tradizione e Turismo/Putéca Celidònia, ha debuttato al Napoli Teatro Festival Italia 2020.
Uno studio di Marian Diamond, neuroscienziata e professoressa della University of California, dimostra che il 50/75% dei neuroni viene perso durante lo sviluppo pre-natale e si continuano a perdere neuroni lungo tutto l’arco della vita.
Partendo da questo studio scientifico, Dall’altra parte | 2+2=? immagina che l’atto del concepimento sia il culmine della nostra genialità. Il lavoro, dunque, si basa su un’idea di regressione del linguaggio, dei corpi e delle coscienze.
Tre gemelli eterozigoti si incontrano nell’utero materno. Sono appena stati concepiti e realizzano di essere tre geni, consapevoli che con il passare del tempo e l’avvicinarsi della nascita perderanno gradualmente neuroni fino a raggiungere la totale incoscienza natale. Nascono sfide e competizioni interrotte da misteriose scosse esterne che scandiscono il passaggio del tempo. A ogni scossa qualcosa cambia: la loro postura, le loro capacità intellettive. Le informazioni vanno scemando. Il gioco diventa sempre più infantile, il loro linguaggio meno forbito. Ma alla quarta scossa qualcosa non va come le volte precedenti.
Putéca Celidònia nasce nel settembre 2018 dall’incontro tra sei ex allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli e si allarga a nuove maestranze che ne compongono l’arcipelago artistico e tecnico.
Il collettivo artistico prende in gestione due beni confiscati alla camorra nel Rione Sanità, a Napoli. Due tipici bassi napoletani, che diventano luogo di accoglienza e di restituzione al territorio e ai cittadini attraverso happening di vario genere.
Ha prodotto lo spettacolo Non c’è differenza tra me il mondo con i bambini del corso di teatro del Rione Sanità che ha debuttato a marzo 2020 al Ridotto del Teatro Mercadante per la Fondazione Campania dei Festival. T’Appò Munno?! con i ragazzi del carcere di Nisida e il progetto video Komorebi con gli ex-richiedenti asilo di Caserta, proiettato al Campania Teatro Festival 2021. La prima produzione su cui la compagnia investe come progetto di spettacolo è Dall’altra parte | 2+2=?. In co-produzione con Tradizione e Turismo, Putéca ha debuttato al Campania Teatro Festival 2021 con alla festa di ROMEO E GIULIETTA di Shakespeare/D’Errico/Sicca per la regia di Benedetto Sicca e da più di un anno lavora a Felicissima jurnata, il prossimo progetto. 
27 Marzo, ore 18, Il collettivo Taverna Pazzì-À presenta lo spettacolo "Tre".
La scena è riempita da panni stesi, come se ci trovassimo sulla terrazza di una casa, come quelle terrazze dove le nostre madri o le nostre nonne stendono vestiti, lenzuola, il loro modo di essere, le loro delusioni e i loro sogni, quelli per cui si aspetta una vita intera per realizzarli.
In scena una donna (Marica Palmiero), racconta agli spettatori la storia che c’è dietro ogni vestito e lo fa portando lo spettatore in un viaggio temporale e narrativo che va dall’adolescenza fino all’età della maturità.
Lo fa con tre monologhi che, uniti, fanno chiedere allo spettatore se sia la storia di una sola donna, se sia la storia di tre donne diverse per età e connotazioni sociali o sia la storia di tante donne che si ritrovano a guardare la loro vita da un’altra prospettiva, quella del palco dove tutto è lecito, tutto è rappresentabile, tutto è magia.
2 e 3 aprile, VulìeTeatro presenta "Mine, conferenza stanca sul melodramma amoroso" di e con Marina Cioppa e Michele Brasilio
regia di Michele Brasilio
Durante la trasmissione Mine il presentatore Gabriele Rossi insieme alla dottoressa Benedetta Vizzicari e con supporto di contributi video, dimostrerà come e perché il rapporto di coppia sia un melodramma inutile. Obiettivo della trasmissione televisiva è l’abbandono del bigottismo a favore di una maggiore apertura mentale, perché non c’è bisogno di fare tante storie per farsi una storia. Durante la serata si interpreteranno i conflitti psichici che nascono quando si è in coppia e come senza amore la coppia può esistere con individualità e unicità, che sono i soli valori fondamentali per l’essere umano: fermarsi prima di dirsi “ti amo” significa preservare la propria vita.
9 e 10 aprile, Mutamenti / Teatro Civico 14 presenta "Il libraio straniero" liberamente ispirato all’opera di G. Simenon
drammaturgia Luigi Imperato, regia Rosario Lerro, progetto sonoro Paky Di Maio, scene Antonio Buonocore, con Nicola Bove
Jonas vive a Napoli da tempo, non ha più ricordi di altro posto che non sia Piazza Mercato, quello strambo foro rettangolare è il suo regno, il mondo a sua misura. Vive sepolto nella sua piccola bottega, tra libri antichi, che presta e vende, circondato da vecchie carte, francobolli preziosi e una buona dose di solitudine. Eppure il suo destino si incrocia con quello di Gina, la ragazza più bella del mercato, disinibita e inquieta, che ha bisogno di un marito, di una vita coniugale e di un briciolo di normalità, perché le voci passano “veloci di bocca in bocca” e lo scandalo è ad un passo.
23 e 24 aprile, Teatro Insania / Nartea presenta "Gemito l'arte d' 'o pazzo" testo e regia Antimo Casertano
con Antimo Casertano, Daniela Ioia, Luigi Credendino, Ciro Kurush Giordano Zangaro
Abbandonato alla nascita alla ruota degli esposti, Vincenzo Gemito è un artista che oggi trova posto tra i pilastri dell'800 napoletano. La sua è stata una vita tormentata dalla continua ricerca della perfezione e dal maniacale tentativo di lavorare non per la conquista del successo ma per la verità. Ossessione che lo ha spinto addirittura alla reclusione in manicomio, avvenuta tra il 1886 e il 1888, e alla conseguente, una volta uscito, clausura domestica volontaria durata oltre venti anni.
domenica 1 maggio, "Il vino e suo figlio" di e con Enrico Bonavera, liberamente tratto da Il Navigatore del Diluvio di Mario Brelich.
In Il vino e suo figlio protagonista assoluto è il vino con il suo valore mitico e sacro, la sua paradossale congiunzione tra basso corporeo e filosofia del palato e della vita.
Quando un giovane diventa uomo?
Nella nostra società sono ormai assenti i riti di trasformazione dall’adolescenza all’età adulta, quelli che venivano chiamati “riti di iniziazione”, ma il primo bicchiere di vino è ancora oggi testimonianza di una prova di passaggio: il fanciullo passa progressivamente dal latte materno, all’acqua, alla bevanda dei “grandi”.
Il monologo, liberamente tratto da un testo scritto nel 1982 da Mario Brelich – Il Navigatore del Diluvio – ripercorre, attraverso il racconto di Sem, figlio primogenito, le tappe misteriose della scoperta del vino da parte di Noè e, tramite quello, del suo rapporto strettamente personale con Dio, un Javhè molto complice e ‘umano’.
Enrico Bonavera è oggi l’Arlecchino del Servitore di due padroni del Piccolo Teatro di Milano, spettacolo con cui, negli ultimi vent’anni, ha girato praticamente tutto il mondo. Oltre al virtuosismo nella recitazione con le Maschere della Commedia dell’Arte, Bonavera ha studiato le tecniche di narrazione popolare, sviluppando doti di affabulatore che ha saputo sapientemente coniugare con quelle di mimo ed attore gestuale.
7, ore 20, e 8 maggio, ore 19, Mutamenti / Teatro Civico 14 presenta "Veleno" di e con Antimo Navarra
regia Ilaria Delli Paoli, progetto sonoro Paky Di Maio, scene Antonio Buonocore, con Nicola Bove
In principio fu una scatola di fiammiferi. Un meraviglioso oggetto del desiderio, per un bambino di sei anni. Poi seguirono altri piccoli doni. Insieme a sorrisi, attenzioni. Lui ne era lusingato e cominciò a sentirsi un po' speciale. Gli abusi durarono quattro anni, senza che nessuno, né a scuola, né in famiglia, si rendesse conto di nulla. Quando terminarono, per Lui fu un progressivo sprofondare nell'abisso: relazioni distorte e distruttive, ospedali psichiatrici, alcol. Fino all'incontro con la musica classica, con Bach in particolare, e alla scoperta di come le composizioni più sublimi siano state scritte da uomini che hanno avuto esistenze drammatiche e destini tragici.
Spesso gli adulti non sono preparati ad ascoltare certe storie, non comprendono realmente l'esperienza del bambino e mettono in dubbio quanto riportato, aumentando i sentimenti di impotenza e di disperazione. La rivelazione degli abusi, infatti, può essere accolta con sospetto e incredulità esponendo il bambino a un secondo trauma proprio nel momento in cui ha più bisogno di amore e di sostegno.
Tuttavia, il bambino maltrattato deve adattarsi alle avversità e investire risorse cognitive ed emotive allo sviluppo di strategie che possano garantirgli la sopravvivenza.
Per la prima volta Summit (1983) ha introdotto il concetto di Child Sexual Abuse Accommodation Syndrome (Sindrome dell'adattamento all'abuso) per descrivere il modo in cui i bambini reagiscono all'abuso sessuale. Il modello proposto da Roland Summit divide le reazioni comuni delle vittime in cinque categorie: il segreto, l'impotenza, l'intrappolamento e adattamento, la rivelazione ritardata e la ritrattazione.
Il segreto. La segretezza è una caratteristica intrinseca degli abusi e getta le basi per l'inizio e la continuazione delle molestie. I bambini abusati spesso mantengono segreta la loro esperienza poiché prima del contatto sessuale vero e proprio, il pedofilo manipola la vittima, che pur percependo uno stato di intenso disagio, crede a ciò che dice l'adulto.
vietato ai minori; biglietto unico 5,00€
Una prima forma di studio, della durata di 25′, in attesa del debutto ufficiale nella prossima stagione teatrale.

Rassegna Percorsi Contemporanei

ideata da Mutamenti/Teatro Civico 14 e Nuovo Teatro Sanità di Napoli e realizzata con il sostegno del Teatro Pubblico Campano.
La rassegna intende puntare i riflettori sul panorama del teatro contemporaneo in Campania e Italia. Il tour attraversa il teatro dell’oggi e fa tappa in due eccellenze del teatro contemporaneo campano: Nts e Teatro Civico 14.
9 e 10 aprile. al Teatro Civico 14, "Il libraio straniero" ispirato all’opera di G. Simenon,
drammaturgia di Luigi Imperato e regia di Rosario Lerro.
Sul palco Daniela Quaranta e Roberto Solofria accompagnati dalle musiche di Paky Di Maio e la scenografia di Antonio Buonocore. La produzione è Mutamenti/Teatro Civico 14.
Jonas vive a Napoli da tempo, non ha più ricordi di altro posto che non sia Piazza Mercato, quello strambo foro rettangolare è il suo regno, il mondo a sua misura. Vive sepolto nella sua piccola bottega, tra libri antichi, che presta e vende, circondato da vecchie carte, francobolli preziosi e una buona dose di solitudine. Eppure, il suo destino si incrocia con quello di Gina, la ragazza più bella del mercato, disinibita e inquieta, che ha bisogno di un marito, di una vita coniugale e di un briciolo di normalità. E così Jonas Milk e Gina Palestri si uniscono in matrimonio. L’amore può essere un peso soprattutto se non corrisposto, ma Jonas ha un talento speciale: si innamora ogni giorno di più di sua moglie senza che mai lei se ne accorga. Da una parte Gina continua la sua vita irregolare, dall’altra Jonas seguita a vendere vecchi libri e francobolli ma in più ingoia, soffre, ama. Una notte Gina scompare, passano giorni e non torna, probabilmente è solo uno dei suoi tanti tradimenti, ma Jonas vuole coprirla, vuole impedire che il nome della moglie finisca per l’ennesima volta sulla bocca di tutti. Inizia a mentire, dice bugie e continua a confermarle finché può.
14 aprile, "E’ bello vivere liberi!" di e con Marta Cuscunà
Lo spettacolo si ispira alla biografia di Ondina Peteani scritta dalla storica Anna Di Giannantonio, (Edizioni IRSML FVG 2007). Ondina che, a soli 17 anni, si accende di un irrefrenabile bisogno di libertà e si scopre incapace di restare a guardare, cosciente e determinata ad agire per cambiare il proprio Paese. Ondina partecipa alla lotta antifascista nella Venezia Giulia, dove la Resistenza inizia prima che nel resto d'Italia grazie alla collaborazione con i gruppi partigiani sloveni nati già nel 1941 per opporsi all'occupazione fascista dei territori Jugoslavi. Il suo percorso inizia con le riunioni clandestine della scuola di comunismo dove, con straordinario anticipo, fioriscono anche i valori di emancipazione femminile e di parità tra uomo e donna. A 18 anni, Ondina diventa staffetta partigiana e comincia ad affrontare le missioni più impensabili, perfino entrando a far parte di un commando speciale per l'eliminazione di un famigerato traditore: Blechi. Ondina partecipa anche alla formazione della Brigata Proletaria, quando più di 1500 operai, tutti insieme e ancora in tuta da lavoro, si avviano verso il Carso, per unirsi alle formazioni partigiane. La sua vicenda però, è stravolta bruscamente nel '43 quando, appena diciannovenne, viene sprofondata nell'incubo della deportazione nazista. Ma è proprio in questo drammatico momento che Ondina ritrova con ostinata consapevolezza l'unica risposta possibile: Resistenza! Perché è bello vivere liberi!
28 e 29 maggio, "La Vacca" di Elvira Buonocore con Vincenzo Antonucci, Anna De Stefano, Gennaro Maresca.
Regia di Gennaro Maresca
Assistente alla regia – Roberta De Pasquale
Scenografia – Michele Lavadera
Costumi – Rachele Nuzzo
La vacca in tutto. La vacca/feticcio. La vacca come vicissitudine dell’amore. Al pascolo nel suo habitat o attaccata alla macchina succhia latte. La vacca che espelle metano. La vacca sacra e la vacca profana. La vacca come desiderio di un seno grosso, come desiderio di una rivalsa. La vacca come sesso, un segno di carne, lussuria, maternità, fibra animale. La vacca simbolica, dispensatrice di fertilità. La vacca prende in sé tutto il male dell’uomo che consuma, che la uccide e la consacra contemporaneamente. La vacca elevata all’ennesima potenza, riconoscendola in tutto, universalizzandola. Ecco che avanza, la vacca in posa, impacciata davanti ad una telecamera, si chiama Elia, fa il pastore ma l’uomo industria gli ha tolto la sua ragione di vita: le sue mucche. La fabbrica fumosa è roboante s’è piazzata là dove prima c’era la sua terra, il suo verde, facendo posto a cemento, grigiore e rumore di macchina.
Ecco una vacca che da cornate, da di testa, si stanca e poi si abbandona, annichilita. È una vacca giovane e si chiama Mimmo. Il suo desiderio è dimostrare al mondo che lui ce la può fare. Poi si scoccia. Cade e si ferma, immobile arreso, disgustato dal grigiore, dalle canne fumare, da questo _gialliato_ che gli domina intorno. Mimmo ha una sorellina, un’altra vacca, si chiama Donata, il suo desiderio più forte è avere un seno grosso come le star della televisione, le serve per amare e servire. Donata è una sognatrice intontita dai media che vuole disperatamente donare qualcosa di suo. Un suo ingenuo, trasognato, mitizzato e inconsistente. È una vacca delicata come un fiore.
Si incontreranno questi tre personaggi. Tre vacche che si incontrano. Tre vacche perfettamente umane. L’uomo, la bestia e la virtù di non essere mai sazi, di sentire il peso antipatico dell’insoddisfazione. Il vuoto del desiderio va colmato. Donata, Mimmo e Elia. Legati e insieme lontani chilometri, distanti, nella lingua, nell’età e nel desiderio nascosto, mantenuto rigorosamente segreto. Vacche scornose (che hanno vergogna). Tre livelli poeticamente e crudelmente intersecati. Non c’è inganno. Sono vacche sincere, coerenti fino alla fine, chiederanno amore, fino alla fine. Ognuno a modo suo. Inconsapevoli spiegheranno le loro esistenze, all’ombra del fato o del caso quindi all’ombra di una vacca più grossa, talmente grossa che non si riesce a vedere. Una macrovacca sicura di essere molto di più che un ruminante è basta. Ci piace analizzare la vacca nel suo aspetto anche anatomico, stesa sul banco freddo del macellaio di turno, vogliamo esaminarla, sventrarla e subito dopo baciarla e chiederle perdono perché non sappiamo mai quello che facciamo….

Rassegna Femminile Palestinese, curata da Maria Rosaria Greco

Martedì 31 maggio, ore 18, Ilan Pappé “La doppia morale dell’Occidente. Dalla Palestina alla crisi ucraina”
è uno dei più autorevoli storici israeliani, professore all'Università britannica di Exeter, prima ancora a quella di Haifa, autore di moltissimi testi considerati tra le ricerche più importanti su Israele e questione palestinese.
Sarà in Italia per un breve tour di due date, una all’Orientale di Napoli e l’altra a Caserta. L’evento è organizzato in collaborazione con Pagine Esteri e Malìa – Spring Edizioni, e trasmesso in diretta Facebook.
Il titolo della rassegna, si lega a uno degli ultimi scritti dello storico israeliano, analisi che ha avuto eco e rilevanza internazionale a partire dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e che impone una riflessione sul ruolo dei Paesi occidentali nei vari conflitti in giro per il mondo e sulla coerenza delle loro scelte e decisioni.

Libri

30 Aprile, ore 19, presentazione di "Le forme dell'amore" di Rosanna Gaddi
intervengono: l'autrice, Francesco Zentwo Palladino, illustratore. Modera Maria Rosaria Ferrara. Incursioni musicali di Paky e Francesco Di Maio, letture di Ilaria Delli Paoli

Appuntamenti musicali in teatro

Direzione artistica è affidata a Paky Di Maio che collabora col team di Mutamenti/Teatro Civico 14 dal 2010.
sabato 19 febbraio, alle 20, il duo The Actions
l gruppo torna sulle scene per presentare l’ultimo album dal titolo Flourish, prodotto dalla band e finalizzato agli Invada Studios di Bristol, con l’aiuto di Stu Matthews.
Durante la seconda parte della serata lo stesso Paky Di Maio suonerà per inaugurare il ciclo di appuntamenti che vedrà nel 2022 avvicendarsi musicisti provenienti da diverse parti del mondo musicale e geografico.
The Actions è un Alt-electronic duo di base a Bristol, UK.
Hanno centinaia di concerti alle spalle, incluse aperture concerti per R.E.M, Green Day, Garbage, Distillers, I Am Kloot, Vasco Rossi, Almamegretta, Afterhours.
Sono autori di un singolo nella colonna sonora nel film My Super Psycho Sweet 16 targato MTV USA.
Il primo album Realí viene prima pubblicato in America Latina via Nikita Music/ iMusica (Rio de Janeiro) e successivamente in tutto il mondo via Warner Chappell.
Dal 2014 sono attivi nella scena live londinese, vengono introdotti sulla BBC Radio da Tom Robinson, ricevono supporto radiofonico da Gary Crawley (BBC London), Simon Raymonde (Bella Union, Cocteau Twins), John Kennedy (Radio X), Matt Baty (Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs), Mark Ryan e Frankie Francis (Amazing Radio) e supporto da media come Clash Magazine, GigSlutz, Fame Magazine, Pop Matters, NBHP, Fresh On The Net.

Paky Di Maio è nato a Caserta, classe '78. Compositore, sound designer, produttore, polistrumentista. Inizia a 12 anni come dj lavorando in radio e nei clubs. A 15 anni inizia il percorso nella produzione musicale. Nel 2004 inizia la carriera discografica pubblicando remixes al fianco di Paul Oakenfold, Bonobo, Fat Boy Slim. Nel 2006 lavora al fianco del produttore Michael Baker (Prince, Ray Charles, Madonna, Sting). Nel 2008 apre il tour italiano dei Massive Attack. Dal 2008 si dedica alle colonne sonore debuttando come compositore in “Amleto” sotto la regia di Armando Pugliese. Dal 2012 collabora con il TeatroCivico14 di Caserta realizzando le musiche di decine di opere teatrali tra cui “Di Un Ulisse,di una Penelope”(NTF2018), ”Chiromantica”, Femmene comme a me”. Sempre in ambito teatrale firma dal 2008 le musiche e le live performances degli spettacoli “Sant'Agostino”, “Prometeo”, “Moby Dick” (NTF2018), “La notte di Gibellina” di Khora teatro con Alessandro Preziosi. Con “Anti-Gone” di Vulìe Teatro in finale per Teatro College (Biennale di Venezia 2021). Al cinema scrive le musiche del cortometraggio “Svanire” di Angelo Cretella (Festival del cinema di Venezia/I love G.A.I.2014 & Festival del cinema di Roma), del pluripremiato “In Her Shoes” di Maria Iovine (I love G.A.I. 2019 & Festival del cinema di Roma), si occupa del restauro audio del doc “L'uomo che rapì Truffaut” di Luciano del Prete (Giffoni2020), firma le musiche del doc “Liliana Bortolon - L'arte di essere libera” di Francesca Giuffrida e del lungometraggio “Corpo a Corpo” di Maria Iovine (Alice nella città 2021). Si occupa anche di installazioni multimediali e sonorizzazioni tra cui “Bamburgh Castle” all'interno della mostra “William Turner-Opere della Tate”(Chiostro del Bramante,Roma) con menzione su Art Tribune e Blind Vision di Annalaura di Luggo (Maggio dei Monumenti). Dal 2010 collabora con Mutamenti/Teatro Civico 14
26 marzo, ore 20, Inside Fabrizio De Andrè.
Giunto alla sua decima edizione, Inside è un appuntamento stagionale durante il quale gli artisti coinvolti rendono omaggio, con nuove chiavi di interpretazione, a una band o un artista che ha segnato la storia della musica. Quest’anno il consueto appuntamento è tutto dedicato al Faber nazionale.
Come sarebbe stata la musica dei Nirvana se la band avesse suonato musica elettronica? E se i Cure fossero nati dalle radici della musica popolare campana? E se i Doors fossero nati a Bristol e David Bowie avesse avuto una fissa per il post-rock? E se tutti questi artisti non avessero scelto la musica come forma di espressione, ma la pittura, il teatro, la fotografia, la danza? Questo è il principio fondante dell’Inside.
L’opera della figura iconica a cui è dedicato l'Inside di quest’anno sarà declinata e rivisitata da più artisti, ognuno attraverso la propria arte. Sul palco ci sarà la musica di AcusticaCaustica e Ciro Scognamiglio, YKAP con Ilaria Delli Paoli, Malevera, Gianluca Vanità, le Papin. Ci saranno Roberta De Rosa con la sua danza, le foto di Sergio Siano, le opere di Naf-MK, ResliTale, Zentwo, Valeria Giordano, MaPe, BlowUp Factory, Sabina Russo. Inoltre, la mostra ospiterà un racconto di Rosanna Gaddi e un'installazione del collettivo Amatelab. Il viaggio nella musica del grande Faber sarà accompagnato dalla voce di Antimo Navarra per "Radio Inside" curata dal Teatro Civico14.

Teatro Civico 14 c/o Spazio X, Via Petrarca [P.co dei Pini] – Caserta
Botteghino +39 0823441399, info@teatrocivico14.it

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