Ad Officina Teatro: ''Giovanna d'Arco-la rivolta"
S. Leucio (CE) – 5 Febbraio 2017
Articolo di Rosaria Migliaccio
Luce, prego.
Joan Of
Arc è il nome della protagonista della rappresentazione teatrale ''Giovanna
d'Arco-la rivolta', che si è tenuta presso Officina Teatro San Leucio lo scorso
5 Febbraio. E' il testo d'esordio di Carolyn Cage, drammaturga, performer,
regista e attivista, con la regia di Luchino Giordana ed Ester Tatangelo e la
performance di Valentina Valsania (fonte). Un nome che è abito per la donna che
lo indossa, eroina della storia su cui è rischiarata una luce delicata di
umanità e ammirazione. Ed è proprio di luce che si tratta. La scena allestita da
neon sospesi in cerchio, che si accendevano su quei dettagli della storia su cui
il testo poneva l'attenzione, sotto le regolari indicazioni della protagonista.
Cos'è che viene messo in luce? La storia di Joan e non di Giovanna, tradotta
così in Italiano, eroina nazionale francese venerata come Santa dalla stessa
Chiesa che ne ha decretato la morte, e come donna, e come essere umano. La luce
sull'ostinato oscurantismo che la Chiesa per secoli ha riflesso su questo
personaggio femminile, irriverente, ribelle che ha avuto il coraggio
(derivazione di cor-cuore), e quindi la forza del cuore, di sfidare la misoginia
delle istituzioni ecclesiastiche, affermando la propria individualità di donna
in un'epoca di ipocrisia e maschilismo. Temi che non potremmo dire lontani da
noi, ancora esistenti sotto ''mentite spoglie'', che hanno cambiato forma e non
volto. L'animo di questa donna sembra infatti venir dal passato per risvegliare
le coscienze un po' dormienti del nostro secolo, distratte da un femminile
mediatico tutt'altro che eroico. Una coscienza addomesticata al servilismo, alla
mansuetudine di un maschile che ha trovato difficoltà nel lasciarsi ad un
confronto paritario nel corso della storia; sono queste le grida di
rivendicazione di Joan, il cui nome cela un conflitto con la propria sessualità
sublimato in battaglie con fantasmi e nemici della mente trasposti nella figura
di un padre alcolizzato e violento, e di una Chiesa ben lontana dagli
insegnamenti cristiani. L'efficacia di quella classicità del passato che forgia
la sensibilità umana, calata in una modernità familiare allo spettatore
(agevolata dagli elementi di scena) per portarlo a riflettere e quindi a volgere
l'attenzione sulla propria realtà sociale, per non scordare nè dimenticare. Con
l'invito di portare fuori dalla marginalità storica in cui è stata confinata la
figura di questa donna, e farla tornare con la forza del suo modello a
scandagliare quei miti tutti moderni di un femminile che chiede ancora di
crescere.
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