Ad Officina Teatro: Sherazade - L’ultima sposa

Caserta –  Novembre 2015

Articolo di Rossella Barsali

Liberamente ispirato a “Le mille e una notte”
Ideazione e regia di Michele Pagano
Con Michele Schiano Di Cola e Margherita Romeo

Ogni sera una storia diversa, che è e non è la nostra storia. Ogni sera, l’esordio burrascoso di un sottinteso e minaccioso amore e della morte, che dall’amore salva ed è salvata.
Quest’incanto a tinte fosche va in scena da Natale fino al 10 gennaio ad Officina Teatro, fucina di momenti perfetti: l’ultima fatica di Michele Pagano, autore e regista di Sherazade, oltrepassa lo stereotipo delle stellate notti d’oriente, di mollezze arabescate, tanto care all’immaginazione occidentale e punta direttamente alla consistenza pastosa dell’Io, cerca il ”punto matematico” da cui principia il Caos, il Mutamento, stravolgendo il concetto stesso di tradimento, tanto da non considerarlo più come la fine di un amore ma come l’inizio di qualcosa di nuovo, che è l’origine vera della storia. Prima esiste solo una felicità sbeffeggiante, e distaccata, quasi “televisiva” e perciò artefatta, o solo inconsapevole; ma “il desiderio di conoscenza supera qualunque dispiacere” e nella Conoscenza qualcosa si acquista, qualcosa si perde: il Re persiano Shāhīyār perde la sua sposa Bianca, l’unica amata, conquistando la “felicità sincera dell’assassino”, rifugiandosi nell’incapacità di vivere e nell’abilità di infliggere la morte, coartando sé stesso in un bunker o forse solo nel suo Io devastato da colei che non ha saputo godere del suo amore. Qui tutto ripropone una presenza coniugale da punire per mille e una notte, da non perdonare mai: è l’eterna storia del femminicidio, è l’archetipo (junghiano) maledetto delle conseguenze della colpa che ricadono sugli innocenti, è l’eco delle stragi impunite perpetrate dalla notte dei tempi fino ad oggi. Ci vuole coraggio anche ad assistervi, ma ci vuole maggior coraggio ad intervenire per farle cessare, usando come unica arma la parola. Sherazade sa che “l’orecchio è la parte più sensibile, perché quella più indifesa”, conosce la potente ricaduta dei suoni e dell’affabulazione su di un animo agonizzante, sul “disperato che desidera di desiderare di morire”. E si abbandona al crudele volere del suo sposo Shāhīyār e al suo “amico miserabile”, alter ego compassionevole, subendo senza smettere mai di narrare. Possiede la meraviglia della luce dagli occhi, Sherazade, e quella del suono della voce, una voce che ride, piange, sussurra, anche a comando. Ed è quest’ultima che avrà ragione del Re, non già il suo corpo goduto, e torturato. Emerge l’innocenza che non conosce paura, se non quella di “non riuscire a godere tutti i momenti prima di quell’appuntamento” (ndA, della Morte). Ed emerge l’Amore, pur nei suoi tormentati inizi, a sconfiggere la solitudine, quella fisica ed esistenziale, e a congiungersi, in quella “festa di famiglia in nero, senza invitati e senza famiglia, per noi due soli” inabissandosi, con la Morte.
In scena, due attori di grande spessore, la drammaturgia, e una scenografia impattante, soprattutto per la sua semplicità.

Margherita Romeo ha al suo attivo una formazione allo Stabile di Genova, numerosi stage e seminari, e importanti partecipazioni tanto a livello teatrale quanto a livello cinematografico, dove ha incrociato la carriera con Colin Firth. Anima con grazia e forza una splendida Sherazade, creando un amalgama perfetto con Michele Schiano Di Cola, di formazione torinese, con all’attivo numerose presenze sceniche nei teatri della Penisola, confrontandosi con Autori del calibro di Pinter, Beckett et al. ,che interpreta un convincente e umanissimo Shāhīyār. O forse sei tu, e lei sono io.

Pagano dice di non fare politica, nel suo teatro: ma l’educazione etica ed estetica dell’Io che lui realizza con le sue opere è già di per se un potente atto politico. Molte le chiavi di lettura, quindi, facilitate da quel continuo flusso poetico che permea tutta la produzione di Officina Teatro. Imperdibile.

Consulta: OfficinaTeatro – Stagione teatrale 2015-16

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