"K." al Teatro Civico 14
Caserta – 24 Maggio 2014
Articolo di Roberta Cacciapuoti
Come sarebbe andata se la storia di Josef K., protagonista de "Il Processo"
di Frank Kafka, fosse accaduta a Napoli? A questa domanda tenta di rispondere
"K.", spettacolo di Roberto Solofria, in scena al Teatro Civico 14 dal 23 al 25
maggio, interpretato da Ilaria Delli Paoli, Antimo Navarra, Sergio Del Prete e
lo stesso Solofria.
Va in scena la storia claustrofobica e inquietante di Josef K., sospesa tra
sogno e realtà, arrestato - pur senza detenzione - nel giorno del suo
trentunesimo compleanno, accusato e processato per motivi misteriosi, che
restano oscuri sino alla fine. Un giovane procuratore di un istituto bancario si
trova invischiato nella farraginosa e incomprensibile macchina burocratica della
giustizia, imputato in un processo per accuse non note. Pensando ad un errore,
K. visita numerosi personaggi vicini all'ambiente del tribunale, dal giudice
istruttore all'avvocato Hud, sino al pittore "Titorelli", famoso ritrattista dei
giudici, alla ricerca di un aiuto per chiarire quello che lui reputa un semplice
malinteso. Josef tenta, con pragmatismo e logica, di affrontare la situazione
che lo vede protagonista di un processo il cui funzionamento e tempi e modi di
svolgimento risultano un mistero. Tutte le convinzioni e le certezze del giovane
K. sono messe in discussione da un sistema che risulta essere caotico, senza
senso e pieno di contraddizioni che mandano in crisi l'imputato, facendolo
vagare tra corridoi polverosi nel tentativo di trovare un'uscita ad una storia a
forma di spirale.
La legge, quasi una mano misteriosa che, dall'alto del suo trono, sembra gestire
i movimenti dei funzionari della giustizia, incarnata nell'entità indifferenze e
autoritaria del Tribunale, è la presenza misteriosa che aleggia durante tutto lo
spettacolo e accompagna Josef lungo il percorso che lo porta ad incontrare
bizzarri quanto accattivanti personaggi.
La burocrazia ottusa resta un mistero anche per gli stessi funzionari e
personaggi vicini all'ambiente del Tribunale, i quali non riescono a spiegare
fino in fondo le dinamiche relative ai vari processi. Josef si muove in un
ambiente scenico - firmato da Antonio Buonocore - costituito da gabbie, metafore
della trappola, inconsapevole quanto manifesta, che il potere impone al singolo,
che per quanto lotti non riesce a sovrastarne la forza.
Il regista e drammaturgo Roberto Solofria decide di ambientare la storia nella
Napoli dei "quartieri" - protagonista indiscussa dello spettacolo - la Napoli
dei bassi e delle canzoni neomelodiche, dei vicoli e delle trasgressioni, la
Napoli che seduce e accoltella. La trasposizione spazio-temporale della storia
crea un corto circuito che ammalia e diverte lo spettatore. Il dialetto diventa
veicolo di messaggi contraddittori e ambigui. Le donne, dalla moglie
dell'usciere a Leni, assistente personale dell'avvocato Hud, che hanno un ruolo
centrale nella storia storia di Josef., e sono fonte per lui di attrazione e di
paura, di fascino e di struggimento, costituiscono il vero motore delle azioni.
Il regista decide di portare sulla scena molti dei personaggi presenti nel
romanzo di Kafka, cosa che permette allo spettatore di entrare a fondo nella
storia, cogliendone ogni sfumatura. Prova non facile per gli attori, che si
ritrovano ad interpretare più personaggi, mostrando una notevole disinvoltura e
capacità di caratterizzazione. I costumi di Alina Lombardi sono quanto mai
azzeccati, a creare un'atmosfera ancor più surreale e paradossale, dove ogni
logica è sovvertita.