Teatro Civico 14: "Un anno dopo" di Tony Laudadio
Caserta – 11 Novembre 2013
Articolo di Roberta Cacciapuoti
Lo spettacolo "Un anno dopo" prodotto da OTC/ Onorevole Teatro Casertano e Teatri Uniti, prosegue la sua tournèe, dopo la fortunata partenza alla XX edizione de Le vie dei festival di Roma, e fa il suo debutto in Campania al Teatro Civico 14 di Caserta. E' andato in scena, infatti, lo scorso weekend, l'atto unico per due attori scritto da Tony Laudadio. Trent'anni di vita raccontati in trenta frammenti, briciole, brandelli, flash, uno per ogni anno. Giacomo e Goffredo condividono per trent'anni ufficio, frustrazioni e angosce, sedendo a due scrivanie poste una di fronte all'altra, nella condizione di convivenza coatta alla quale il lavoro d'ufficio obbliga migliaia di dipendenti nel mondo. Giacomo e Goffredo, rispettivamente Tony Laudadio e Enrico Ianniello, si ritrovano, inconsapevolmente, a trascorrere insieme la loro vita, a condividere affari privati e lavorativi. Non sempre siamo noi a scegliere le persone che ci sono accanto, molto spesso ci troviamo a doverci confrontare con persone che non sopportiamo, con le quali non condivideremmo mai aspirazioni e sogni, pensieri nascosti. Giacomo e Goffredo non hanno niente in comune, eppure le loro vite scorrono parallele e vicinissime e la tentazione di raccontare le proprie esperienze ad una persona che ti sta accanto otto ore al giorno è troppo forte per potervi rinunciare. Assistiamo così al dipanarsi delle vite dei due protagonisti, anno dopo anno, vite che si disegnano davanti ai nostri occhi con i loro drammi, le insicurezze, le paure, la voglia di evasione, l'incapacità della fuga. Assistiamo alla nascita di amori, al matrimonio, ai problemi con i figli, alla separazione, ai problemi giudiziari, alle incomprensioni, ai litigi e alle successive riappacificazioni, al decadimento fisico causato dalla vecchiaia, alla malattia. Goffredo e Giacomo sembrano bloccati in una provincia lontana dalla grande metropoli, dove tutto arriva sempre dopo, dove tutto ciò che si fa è già stato fatto altrove, dove il pericolo della caduta negli abissi della mediocrità è sempre in agguato, dove il "provincialismo" è una malattia. Laudadio, attraverso la sua drammaturgia divertente e scanzonata, fa un ritratto preciso della classe media italiana, insoddisfatta e lamentosa, incapace di realizzare veramente i suoi sogni, e strappa un sorriso amaro e un commento finale quasi tragicomico, che rubo alla mia vicina di panca: "E' questa la fine che faremo anche noi". Una fine subita, ma tutto sommato volontariamente accettata. Ianniello e Laudadio sono straordinari nella loro interpretazione di piccoli impiegati spiritosi seppur frustrati, e regalano al pubblico il divertimento acre che deriva dall'osservare allo specchio se stessi nelle proprie pieghe più indicibili, nelle insoddisfazioni e nei desideri, nelle aspirazioni e nelle paure.