Teatro Civico 14: "Unalampa"di Roberto Azzurro
Caserta – 19 Ottobre 2013
Articolo di Roberta Cacciapuoti
"Unalampa", monologo- invettiva contro Napoli e i napoletani scritto, diretto e interpretato da Roberto Azzurro, produzione Ortensia T, è andato in scena lo scorso weekend al Teatro Civico 14 di Caserta. Non si può certo dire che Roberto Azzurro abbia, da napoletano, toni e modi delicati per descrivere la sua Napoli. L'attesa snervante nel traffico bloccato dai motorini parcheggiati malamente, un'ora e mezza di attesa inconcludente di vent'anni prima, la collera al pensiero di quel tempo perso e gettato al vento, sono la miccia necessaria ad accendere e dare fuoco alla rabbia di Azzurro - accumulata e sedimentata negli anni -, che lo spinge, vent'anni dopo, a portare in scena la sua invettiva. Scenografia minimale, frack e tuba per Azzurro, grande fiore all'occhiello, e le parole scaraventate sul pubblico come una valanga, trascinate da un fiume in piena. Azzurro è un vero istrione, canta le melodie della tradizione popolare napoletana, diverte il pubblico in una continua provocazione, vomita con accanita sincerità tutta la sua insofferenza verso una città disordinata e caotica, per cui "tutto ciò che è ordinario diviene straordinario, e tutto ciò che è straordinario diviene ordinario". E' divisa in canti l'invettiva - per citare Dante e la sua Commedia- , ben sette, canti nei quali si descrivono scene di ordinaria quotidianità napoletana, momenti di vita di una città in balìa della confusione, del traffico, della maleducazione e della sporcizia. E' una babele abitata da grassoni esuberanti e invadenti, quella descritta da Azzurro, in cui si parla solo a voce alta e aleggia odore di fritto e di cibi vari. Lo sfogo di Azzurro non perde mai il ritmo e si fa ascoltare con interesse, anche se a volte si perde un po' il filo, tra i continui passi avanti e poi indietro del racconto, tra l'accumularsi e l'accavallarsi di episodi e aneddoti, fino all'apoteosi della narrazione fantastica, a quell'ipotesi della fine, a quella lampa che inghiotte Napoli, come in un baratro, la risucchia nel vortice di fuoco, lei e tutti i suoi abitanti, visione finale e apocalittica che sposta la vista allo scenario del golfo, quel "terzo golfo più bello del mondo", sormontato dagli uccelli di Castel Sant'Elmo, ultima roccaforte di bellezza e di resistenza.