"Il sogno di Rosaspina" al Teatro Civico 14
Caserta – 28 aprile 2013
Recensione ed intervista a cura di Roberta Cacciapuoti
Ad accogliere lo spettatore uno scenario incantato dai colori pastello,
appositamente ideato per lo spettacolo da Antonio Buonocore. Solo tre casse,
contenitori magici di oggetti, storie e personaggi, che serviranno da principali
strumenti scenici della rappresentazione. A raccontare la storia, dalla sua
cucina, un cuoco, che solo al termine della favola svelerà il suo ruolo
all'interno della storia che sta per narrare. "Il sogno di Rosaspina" è il
racconto della vita della principessa, colpita dalla maledizione di una fata
invidiosa, che per troppa curiosità cadde in un sonno profondo, che durò cento
anni, e che solo il bacio di un principe riuscì a spezzare, solo l'amore, con la
sua forza incommensurabile, riuscì a terminare.
La Compagnia Mutamenti propone ai suoi spettatori più giovani - lo spettacolo è
infatti rivolto soprattutto ai bambini dai 5 ai 10 anni - la storia della bella
addormentata nella versione raccontata dei fratelli Grimm, versione che non
termina con il risveglio della principessa, come termina invece la celebre fiaba
di Perrault ripresa poi dalla Disney nel celeberrimo film di animazione. La
storia di Rosaspina raccontata dalla Compagnia Mutamenti in modo originale e
divertente, ci mostra anche ciò che accade alla principessa al suo risveglio,
quali altre peripezie la aspettano. Ma lo spettacolo in realtà si concentra in
modo particolare, come d'altronde suggerisce il titolo, su ciò che accade alla
principessa durante i suoi cento anni di sonno. Rosaspina incontra tantissimi e
divertenti personaggi, vecchie conoscenze "fiabesche", che in modi bizzarri e
spassosi cercano di ricordarle il motivo che la vuole addormentata e di
indicarle la via da seguire al suo risveglio. Si ride tantissimo durante "Il
Sogno di Rosaspina", che diverte adulti e bambini, si ride e si riflette
sull'importanza della giusta curiosità, quella che spinge a conoscere ma di cui
la prudenza è presupposto immancabile, perché non ci può essere comprensione
senza conoscenza.
In scena ci sono Ilaria Delli Paoli, Domenico Santo e Roberto Solofria,
straordinari. Firmano regia e drammaturgia Rosario Lerro e Luigi Imperato. Il
teatro, questo teatro, quello fatto bene, è un modo delicato e piacevole di
raccontare favole di ogni genere, di avvicinare i più piccoli a questa forma di
espressione, forse la più spontanea e immediata che ci sia.
Roberta Cacciapuoti ne parla con Rosario Lerro e Luigi Imperato
Il sogno di Rosaspina" è la nuova produzione della Compagnia Mutamenti/ Teatro Civico 14. Lo spettacolo andrà in scena a Caserta, nel teatro di Vico della Ratta, dal 25 al 28 aprile, per quattro repliche. In scena, a raccontare la favola di Rosaspina, bella addormentata la cui vita è segnata dalla maledizione di una fata, gli attori Ilaria Delli Paoli, Domenico Santo e Roberto Solofria, che daranno vita all'incantesimo della finzione tra sortilegi, malefici e immancabili momenti di pura magia teatrale in uno scenario fiabesco ideato da Antonio Buonocore. I costumi sono di Monica Costigliola, le luci di Marco Ghidelli e le musiche di Paky Di Maio. A firmare regia e drammaturgia di questo spettacolo particolarmente indicato per i bambini, Rosario Lerro e Luigi Imperato. Proprio a loro ho posto alcune domande sullo spettacolo.
Roberta Cacciapuoti: Come nasce l'idea di riadattare la favola de "La
bella addormentata"? E come mai avete scelto di raccontare proprio questa
favola, prendendo spunto anche dalla storia raccontata dai fratelli Grimm, "Rosaspina"?
Rosario Lerro e Luigi Imperato. "Il sogno di Rosaspina" nasce
dall'esigenza di produrre uno spettacolo adatto anche a bambini dai 5 anni in
su, una fascia d'età non coperta dalle nostre produzioni. La scelta è caduta su
"La bella addormentata" perchè ci sembrava questa una fiaba adatta a raccontare
quel passaggio dei bambini che diventano adolescenti e si preparano all'età
adulta. Il sonno della Bella Addormentata è proprio questo, il racconto di una
"crescita". La tradizione della storia di una principessa che "cade"
addormentata ha nel tempo avuto diverse declinazioni, quella di Perrault termina
non con il bacio che risveglia ma con la nascita di due figli e con un dramma
della gelosia. La gelosia della madre del principe che tenta di "punire" il
figlio per questa sua seconda famiglia, tanto da costringere il cuoco di corte a
cucinare i due bambini. Ovviamente il lieto fine è assicurato e il cuoco salverà
i bambini portando in tavola un agnello con le patate. Quella dei Fratelli
Grimm, invece, ci racconta della storia di Rosaspina fino al bacio del principe
che spezza l'incantesimo.
R.C.: Quali aspetti della storia mette in risalto il vostro
riadattamento, e perchè?
R.L. e L. I.: Il nostro allestimento, come già anticipa il titolo, si
sofferma a lungo su una parte della storia che in genere, in altre narrazioni,
corre via veloce: il periodo di 100 anni in cui la protagonista resta
addormentata. Ci ha incuriosito fin dall'inizio dare forma a ciò che Rosaspina
sogna durante tutto quel tempo. Ci sembrava opportuno narrare quel frangente
della sua storia proprio perchè secondo noi è un periodo cruciale, rappresenta
il vero viaggio iniziatico, il vero passaggio che anticipa la maturità
dell'incontro amoroso e di conseguenza il risveglio che la fa donna. E' il
momento che cova la maturità e che non a caso si compie nel cuore di un fitto
bosco, simbolo evidente di prove e difficoltà da superare.
R.C.: La fiaba, la narrazione, il racconto, in qualsiasi forma esso si
presenti a chi ascolta, è fondamentale nell'educazione delle nuove generazioni.
Quale pensate sia, quindi, il ruolo del teatro?
L. I.: Io penso che il teatro abbia diverse funzioni e anche nessuna. Mi
spiego meglio. Il teatro può essere momento puramente ludico, può essere momento
didattico, può essere una breve pausa lirica nelle vite fin troppo prosastiche,
può essere, appunto, una fuga della realtà , può essere denuncia e protesta
civica, può essere pure ricerca estetica. Nel migliore dei casi, nei veri
capolavori il teatro riesce ad essere tutte queste cose messe insieme. Ma i
capolavori, purtroppo, sono pochi... Per quanto riguarda la mia ricerca: io di
certo non amo il teatro consolatorio. Amo spettacoli che siano in grado di
generare domande e non tanto di dare risposte. Talvolta mi piace pensare che
rifiuto del tutto qualsiasi funzione da attribuire al teatro. In un momento
storico in cui tutto pare debba essere economicamente utile, mi piace pensare al
teatro come a qualcosa di inutile: immagini e storie senza alcuno scopo precisa,
come i sogni appunto, anche quelli di Rosaspina, immagine senza senso ma che la
traghettano in una fase diversa della sua vita.
R. L.: Non credo che in questo momento il teatro sia riconosciuto come
fondamentale nell'educazione delle giovani generazioni. Non è riconosciuto
appieno all'interno delle scuole, non è riconosciuto dalle istituzioni. Sembra
essere diventato sfizio di pochi. Pochi spettatori e pochi spettacoli buoni. Già
da tempo il teatro non è più l'unico luogo della "finzione". Televisione,
internet costruiscono finzione a ciclo continuo, e addirittura la mischiano alla
realtà così bene da confondere i due termini. Il teatro deve riappropriarsi di
spazi, deve essere alternativo, deve continuare a toccare quelle dinamiche
percettive ed emotive che rendono il "fruire" teatro un'esperienza unica. Credo
fermamente che in questo momento, proprio in mezzo a tutte le difficoltà che ci
troviamo a vivere il teatro debba concentrarsi sulle nuove generazioni, sui
giovani, debba in sostanza ripensare il proprio linguaggio e ripensarlo per chi
non ha peli sulla lingua, non si accontenta e anzi pretende sempre tantissimo.
Lo spettatore "piccolo" non è uno spettatore adulto in miniatura è piuttosto uno
spettatore che vive l'esperienza senza mediazione, dà voce ai suoi sogni, alle
sue curiosità , ai suoi problemi, si lascia provocare e stupire.