"Sonniloqui" di Gaetano Colella al Teatro Civico 14
Caserta, 9 Febbraio 2013
Articolo di Giuseppe Vuolo
Nella lunga insonnia che è la vita, ognuno è alla ricerca del proprio
sonnifero: chi lo cerca nell'amore, chi in Dio, chi nell'arte, chi nella
tenerezza dei propri cari o dando del tu a flaconcini di medicinali inutili (o
altre sostanze) che riempiano questo vuoto.
E' così, tra "parentesi di disperazione acuta", che si snoda "Sonniloqui",
monologo scritto e interpretato da Gaetano Colella con la produzione del CREST
di Taranto. Ambientato in un condominio popolato da persone insonni, il testo
messo in scena dall'attore pugliese parla del desiderio di addormentarsi, di
trovare un riposo non tanto fisico quanto mentale (di eduardiana memoria: "Je
vulesse truva' pace"). La notte di questi inquilini, tormentati da "incubi o
pensieri", è gravida di riflessioni, il loro dormiveglia è terra fertile di
pensieri profondi, ricordi, rimpianti, desideri, sogni (purtroppo ad occhi
aperti).
Liberamente ispirato al romanzo di Ermanno Cavazzoni "Le confessioni di
Girolamo", l'autore offre un testo denso di significati e di rimandi letterari
(per sua ammissione Shakespeare, Pessoa, Sant'Agostino; ma anche tanto altro),
interpretato con una mimica ed un'espressività che strappa risate e applausi a
scena aperta. Colella conduce il pubblico per mano facendogli strada all'interno
dell'insolito (?) condominio, precisando sin dall'inizio del viaggio che il
sonno è sacro, se non altro perché rende vulnerabile anche l'uomo più potente e
temibile: tra le braccia di Morfeo siamo tutti indifesi, ritorniamo tutti un po'
bambini.
Alla fine di questo itinerario notturno, il buio è spazzato via dai riflettori e
la mente dello spettatore torna nel teatro, nella realtà della veglia (o forse è
vero che "viviamo in un sogno dentro un sogno"?), magari pensando a quanto sia
importante nella vita trovare il proprio "sonnifero". La si potrebbe definire
una ricerca del sonno perduto, più che del tempo.