Teatri di Pietra 13° edizione
Caserta e provincia, dal 20 luglio a al 25 agosto 2012
Comunicato stampa
Prendera' il via, venerdi' 20 luglio 2011, con lo spettacolo nella Villa
Imperiale Pausilypon di Napoli, la tredicesima edizione della manifestazione
Teatri di Pietra in Campania, ideata e organizzata da Capua Antica Festival
e diretta da Aurelio Gatti. Cinque i siti coinvolti per l'edizione 2012
della rassegna: Villa Imperiale Pausilypon, a Napoli, e l'Anfiteatro Romano
di Alife, il Teatro Romano di Teano, l'area archeologica del Monte Cila a
Piedimonte Matese, il Teatro Romano di Sessa Aurunca, in via di conferma,
nell'Alto Casertano.
Il segmento casertano di Teatri di Pietra 2012, avra' inizio domenica 22
luglio, e proporra', fino a venerdi' 24 agosto, un calendario di quindici
appuntamenti, programmati in quattro splendidi siti archeologici: il Parco
Archeologico del Monte Cila a Piedimonte Matese, il Teatro Romano di Teano,
l'Anfiteatro Romano di Alife e, in via di conferma, il Teatro Romano di
Sessa Aurunca.
Programma:
Anfiteatro Romano di Alife
domenica 22 luglio, ore 21.00, Mda Produzioni Danza presenta "Ecuba"
da Euripide, Seneca e Omero
regia e coreografia Aurelio Gatti, musiche Lucrezio DeSeta e Marcello
Fiorini, scene e costumi Capannone Moliere. Esecuzione dal vivo: Lucrezio
DeSeta, Marcello Fiorini, Antonio Pellegrino
Con Giuseppe Bersani, Carlotta Bruni, Monica Camilloni, Rosaria Iovine, Luna
Marongiu, Rosa Merlino, Sara Rossi, Marica Zannettino, Camilla Diana e
Ernesto Lama, Sebastiano Tringali, Riccardo Diana e Cinzia Maccagnano
lunedi' 30 luglio, Teatro Vivo presenta "Pseudolo" di Tito
Maccio Plauto,
regia Cristiano Roccamo, musiche Andrea Mazzacavallo, scene Matteo Soltanto,
costumi Laetitia Favart
con Camillo Grassi - Luca Cairati - Cristiano Roccamo - Massimo Boncompagni
- Valeria Abbondanti - Massimo Venturiello
Mercoledi' 8 agosto, Mistras / Mda Produzioni Danza presenta Elisabetta Pozzi in "Cassandra o del tempo
divorato" da Seneca, Eschilo, Euripide, Massimo Fini, Jean Baudrillard,
drammaturgia Pozzi - Gatti - D'Angelo, musica Daniele D'Angelo, costumi
Livia Fulvio
con Elisabetta Pozzi, Hal Yamanouchi, Carlotta Bruni, Rosa Merlino.
venerdi' 24 agosto, Arpa/ MDA Produzioni presenta "Ione" ilarotragedia da Euripide, con Stefano
Annoni, Gianna Beduschi, Giuseppe Bersani, Elisa Di Dio, Gioia Guida, Cinzia
Maccagnano, Carlo Vitale, Sebastiano Tringali, Ernesto Lama, regia e
coreografia di Aurelio Gatti.
musica di scena e fisarmonica Marcello Fiorini, costumi Elena Penello,
assistente regia Filippa Ilardo
Parco Archeologico del Monte Cila a Piedimonte Matese:
Sabato 28 luglio, Mda Produzioni presenta "Buonanotte Oreste" da Eschilo, Sofocle,
Euripide, Ritsos, Hofmannsthal, di e con Michele Casella, e con Brunella
Cappiello, Fulvia Castellano, Ilaria Trapan,
musiche di Fausto Mesolella, costumi Annunziata Vanore, autrice dell’opera
pittorica in scena Claudia Mazzitelli (rimandato al 7 Agosto) (nostro
articolo)
sabato 4 agosto,
Schegge del Mediterraneo presenta Mariangela D'Abbraccio in "Camille Claudel", spettacolo multimediale su
testo teatrale di Dacia Maraini, per la regia di Consuelo Barilari
Progetto luci Liliana Iadeluca. Progetto multimediale Studio Azzurro.
mercoledi' 8 agosto, "Casina" di Tito Maccio Plauto, con Riccardo
Bartoletti, Janko Polak, Ana Maceda, Aroa Ferrer, Virginie Dano, Emilie
Vessiere, Maïa Chanvin, per la regia di Cristiano Roccamo.
mercoledi' 22 agosto, "Minotauro" da Cortazar e Dürrenmatt, con
Carlotta Bruni, Rosaria Iovine, Rosa Merlino, Sara Rossi, Cinzia Maccagnano
e Carlo Vitale, per la regia di Aurelio Gatti e Cinzia Maccagnano.
Teatro Romano di Teano
Sabato 21 luglio, ore 21.00, Mda Produzioni Danza presenta "Ecuba"
da Euripide, Seneca e Omero
regia e coreografia Aurelio Gatti, musiche Lucrezio DeSeta e Marcello
Fiorini, scene e costumi Capannone Moliere. Esecuzione dal vivo: Lucrezio
DeSeta, Marcello Fiorini, Antonio Pellegrino
Con Giuseppe Bersani, Carlotta Bruni, Monica Camilloni, Rosaria Iovine, Luna
Marongiu, Rosa Merlino, Sara Rossi, Marica Zannettino, Camilla Diana e
Ernesto Lama, Sebastiano Tringali, Riccardo Diana e Cinzia Maccagnano
sabato 29 luglio, Teatro Vivo presenta "Pseudolo" di Tito Maccio
Plauto,
regia Cristiano Roccamo, musiche Andrea Mazzacavallo, scene Matteo Soltanto,
costumi Laetitia Favart
con Camillo Grassi - Luca Cairati - Cristiano Roccamo - Massimo Boncompagni
- Valeria Abbondanti - Massimo Venturiello
venerdi' 3 agosto, Schegge del Mediterraneo presenta Mariangela D'Abbraccio in "Camille Claudel", spettacolo multimediale su
testo teatrale di Dacia Maraini, per la regia di Consuelo Barilari
Progetto luci Liliana Iadeluca. Progetto multimediale Studio Azzurro.
giovedi' 9 agosto, "Casina" di Tito Maccio Plauto, con Riccardo
Bartoletti, Janko Polak, Ana Maceda, Aroa Ferrer, Virginie Dano, Emilie
Vessiere, Maïa Chanvin, per la regia di Cristiano Roccamo.
martedi' 21 agosto, "Minotauro" da Cortazar e Dürrenmatt, con
Carlotta Bruni, Rosaria Iovine, Rosa Merlino, Sara Rossi, Cinzia Maccagnano
e Carlo Vitale, per la regia di Aurelio Gatti e Cinzia Maccagnano.
Teatro Romano di Sessa Aurunca (da confermare)
giovedi' 2 agosto, Schegge del Mediterraneo presenta Mariangela D'Abbraccio in "Camille Claudel", spettacolo multimediale su
testo teatrale di Dacia Maraini, per la regia di Consuelo Barilari
Progetto luci Liliana Iadeluca. Progetto multimediale Studio Azzurro.
sabato 4 agosto, SUKAKAIFA presenta Paolo Graziosi in "L'altro Anfitrione" di Tito Maccio Plauto
adattamento e traduzione di Rino Marino, regia di Paolo Graziosi e
Elisabetta Arosio
con Rino Marino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Vincenzo Ferrera
giovedi' 9 agosto, Mistras / Mda Produzioni Danza presenta Elisabetta Pozzi in "Cassandra o del tempo
divorato" da Seneca, Eschilo, Euripide, Massimo Fini, Jean Baudrillard,
drammaturgia Pozzi - Gatti - D'Angelo, musica Daniele D'Angelo, costumi
Livia Fulvio
con Elisabetta Pozzi, Hal Yamanouchi, Carlotta Bruni, Rosa Merlino.
Teatri di Pietra in Campania 2012
Info e prenotazioni al numero verde 800024060
email info@capuanticafestival.it internet www.teatridipietra.org
L'inizio delle rappresentazioni e' fissato alle ore 21.00
L'ingresso e' di euro 12 (intero) e di euro 10 (ridotto)
Biglietterie presso i siti archeologici e prevendite abituali
Sinossi degli spettacoli
Minotauro
La vicenda del Minotauro un mysterium tremendum. Ci attira e ci respinge. è
mirum‚ è admirandum‚ è fascinans; di fronte all'animalità e insieme umanità
del mito‚ noi siamo colpiti‚ a un tempo‚ da tremor e stupor per usare la
terminologia dotta «Che cos'è ciò che traspare fino a me e mi colpisce il
cuore senza ferirlo? Timore e ardore mi scuotono: timore per quanto ne sono
dissimile‚ ardore per quanto ne sono simile» (dalle Confessioni‚ Agostino).
Mistero del diverso‚ incompreso e inspiegato‚alieno e alienante‚ interamente
avulso da quanto ci è familiare e noto. Pesa sul Minotauro il fato
dell'innocente‚ dell' innocentemente crudele‚ dell'essere incolpevole
condannato dagli dei a essere crudele e insieme a essere colpito per quella
crudeltà. Grava su di lui la colpa di lussuria della madre e del mondo; si
manifesta in lui non solo il destinodella bestia - che è quello di essere
sacrificata - ma anche il prorompere della bestialità nell'uomo; bestialità
che‚ in quanto tale‚ deve essere punita con la morte: ed è una morte insieme
necessaria e ingiusta. Nel Minotauro infelice‚ abitatore delle tenebre
inestricabili‚ si rilegge e si identifica la storia di un mondo femminile
contemporaneo costretto : Arianna e il Minotauro‚ stessi protagonisti di un
unico sentire.
E' la storia del Minotauro, di Arianna, di Teseo e del labirinto. Con un
particolare: Arianna affida il famoso filo a Teseo (qui un eroe sciocco e
presuntuoso) non per aiutarlo ad uscire dal labirinto, ma per rivedere suo
fratello, il Minotauro, del quale è innamorata. Arianna sa bene che il
Minotauro può distruggere Teseo in un sol colpo. Ma il Minotauro, che è il
"signore dei giochi" di tutti i giovinetti inviati nel labirinto per il
presunto sacrificio, sceglie invece di farsi uccidere dall'arrogante eroe
per ottenere sempre l'assoluta vittoria: popolare i sogni degli uomini fino
alla fine del tempo.
Suggestioni da Minotaure et le nu (Le Viol) di Picasso :
Il Minotauro aggredisce una donna. La scena di violenza è resa ancora più
drammatica dall'uso del disegno in bianco e nero. Sembra quasi che
l'aggressività insita nell'uomo, trovi qui una problematicizzazione
nell'antica coscienza del mito. Non è infatti un uomo ad aggredire quella
figura femminile, ma il Minotauro: forza cieca ed istintiva, esso non
conosce né il bene né il male, opera al di là di ogni morale o logica
razionale. La cultura, l'educazione non possono nulla contro qualcosa che è
nell'uomo da sempre, che è parte del suo essere biologico: "non si può
andare contro la natura, essa è più forte dell'uomo più forte! Ci conviene
andare d'accordo con la natura." (Maurizio De Micheli).
La donna d’altra parte subisce questa brutalità e non è chiaro fino a che
punto essa possa o voglia difendersi; la mano che allontana il violentatore
sembra non avere energia e la donna appare quasi abbandonarsi ad esso.
Aggressore e vittima, violenza perpetrata e violenza subita: la difficile
dialettica di questi due poli sembra essere messa all'indice, a far
risaltare l'ambiguità di un rapporto in cui la responsabilità non ricadrebbe
da una sola parte. Discorso difficile da fare ed ancora più difficile da
accettare. Il mondo diviso nettamente in buoni e cattivi è molto più
comprensibile e controllabile, ma sappiamo pure che non rispecchia la
realtà.
Proviamo ora ad estrapolare dalla prima impressione ricevuta e a non pensare
che si tratti tout court della violenza di un uomo su di una donna. Ed
infatti non è questo, perché altrimenti l'attore non sarebbe il Minotauro ma
l'Uomo. Allora forse potremo vedere in questa figura, passibile di molte
interpretazioni (per esempio Jung vede in esso l'archetipo dell'immagine
materna divorante), la brutalità istintiva, l'eros, la carica primigenia
della natura, così come dell'uomo, che afferma con violenza il proprio
diritto ad essere possedendo. Brutalità, violenza che può mascherarsi sotto
mille facce, può prendere oggi quella del potere economico, politico,
culturale, sessuale, razziale od anche tutte quante insieme. Una violenza
che attraverso mille canali può entrare anche nella nostra vita. Allora
anche ognuno di noi può esserne direttamente ed individualmente coinvolto.
Come la donna aggredita dal Minotauro, quante volte anche noi di fronte a
violenze più o meno plateali abbiamo saputo o voluto difenderci fino in
fondo?
Cassandra
Un nuovo lavoro dedicato ad una figura tra le più fragili tra le eroine
classiche,con la straordinaria Elisabetta Pozzi come protagonista di una
drammaturgia
ricca di suggestione ispirata a Euripide, Omero e Virgina Wolf.
Attraverso il mito di Cassandra si giunge all'idea una consapevolezza
"solitaria" del percepire l'imminente , quasi a suggerire l'esistenza di una
empatia universale, in cui la tragedia non è quanto avviene, ma l'
"impotenza" a comunicarlo.
Una messa in scena che prosegue l'esperienza di "Sorelle di Sangue –
Crisotemi" e che si caratterizzata per l'uso di diversi codici espressivi,
la musica, la danza e la parola – per restituire una lirica del tragico,
scarna ed essenziale, in cui la contemporaneità "passa" attraverso
l'interprete diventando significato del presente.
La figura di Cassandra mi ha sempre affascinato e nello stesso tempo
turbato. Profetessa non creduta. Mi suggerisce la visione di un personaggio
estremamente vivo che può arrivare ai giorni nostri per raccontarci qualcosa
che ci riguarda molto da vicino.
La consapevolezza (ora come allora ) degli errori commessi nel passato dai
Padri , la porta ad essere talmente cosciente e lucida sul futuro che
avverte l'inadeguatezza del linguaggio per dire del vivere nel presente
all'ombra della distruzione.
Questa nuova Cassandra è una donna contemporanea che attraverso un viatico "
straordinario" ripercorre la veggenza inevitabile della conoscenza
attraverso il mito e attraverso il racconto di questi si fa ella stessa
Cassandra, ritrova le sue parole che pian piano diventano parole di oggi ,
il racconto di un mondo in cui la proliferazione di una tecnologia spesso
distruttiva annulla il futuro, elimina ogni visione e prospettiva .
Lo spettacolo è costruito su una drammaturgia curata da Elisabetta Pozzi e
Aurelio Gatti (che curerà anche la parte coreografica), costruita su testi
di Eschilo, Euripide, ma anche Christa Wolf, Wislawa Szymborska, Pasolini,
Baudrillard e con contributi originali di Massimo Fini. Musiche e ambienti
sonori di Daniele D'Angelo
Profetessa inascoltata, ancora bambina, alla nascita di Paride predisse il
suo ruolo di distruttore della città, profezia non creduta da Priamo ed
Ecuba ma confermata da Esaco, interprete di sogni, che consigliò ai sovrani
di esporre il piccolo sul monte Ida. Paride però si salvò e quando divenne
adulto tornò a Troia per partecipare ai giochi e durante la competizione, fu
riconosciuto dalla sorella, che chiese al padre e ai fratelli di ucciderlo,
scatenando la reazione contraria e facendo ritornare il giovane Paride al
suo rango originale di principe. Profetizzò sciagure quando il fratello
partì per raggiungere Sparta, predicendo il rapimento di Elena e la
successiva caduta di Troia. Ritenuta una delle più belle fra le figlie di
Priamo ebbe diversi pretendenti. Quando il cavallo di legno fu introdotto in
città, rivelò a tutti che al suo interno vi erano soldati greci, ma rimase
inascoltata. Solo Laocoonte credette alle sue parole e si unì alla sua
protesta, venendo per questo punito dal dio Poseidone, che lo fece uccidere
da due serpenti marini assieme ai figli.
L'altro Anfitrione
Quello di Plauto è, forse, l’archetipo che sta all’origine delle tante
versioni che hanno intrigato i più grandi autori di teatro di tutti i tempi,
a cominciare da Molière, passando per Kleist e Dryden, per finire con
Giraudoux, il quale ne scrisse la trentottesima versione, tanto per capire
quanti autori si siano confrontati con questo meraviglioso soggetto dei
doppi. Arduo, quindi, per un uomo di teatro affrontarne oggi la messa in
scena, senza cadere nel già visto. Noi, partendo dalla bella traduzione tra
prosa e versi di Rino Marino, abbiamo preferito trattare il testo di Plauto
come fosse un canovaccio della commedia dell’arte, con quell’immediatezza
comica e sgangherata che fa del teatro d’attore un teatro per attori che
vogliono, prima di tutto, divertirsi e divertire. Abbiamo inoltre collocato
la vicenda, per restituirgli l’arcaicità, l’esotismo e la magia di Plauto,in
un altrove vagamente etnico-fantastico sia visivamente che acusticamente.
(Paolo Graziosi, Elisabetta Arosio)
Una variazione sul mito dell’Anfitrione che, pur restituendo, talvolta alla
lettera, buona parte della struttura drammaturgica plautina e del testo
originale -sfrondato di arcaismi e ridondanze e quasi integralmente
reinventato, nel finale- amplificandone le consonanze che la accostano, per
certi aspetti, a situazioni contemporanee che non esitano a sconfinare nelle
dinamiche della commedia all’italiana, riporta a una dimensione di cruda
modernità, in cui tradimenti, gelosie, sotterfugi, compromessi, meschinità,
vizi e passioni umane e divine delineano, in un gioco di doppi, equivoci e
situazioni paradossali, un intreccio comico di straordinaria efficacia che
culmina nell’immancabile lieto fine dell’epilogo.(Rino Marino)
Camille Claudel
"L'arte di Camille Claudel, fin dall1nizio, splende per caratteristiche che
le sono proprie. Si vede emergere 11mmaginazione piu forte e piu
spontanea,che e in realtà, il dono di inventare. IIsuo genio e quello delle
cose che si e imposta di rappresentare". ( Paul Claudel)
Attraverso le parole di Dacia Maraini autrice del testo teatrale, Mariangela
D'Abbraccio rievoca il personaggio di Camille Claudel,artista appassionata e
anticonformista,tormentata e follie. Lo interpreta, lo racconta,nel
tentativo di restituirne l'amore,il dolore e la follia.
Lo spettacolo e un'occasione per ricordare una donna ormai divenuta
archetipo del genio
maledetto femminile, vittima delle pressioni della famiglia e dell'amore
infelice per il suo
maestro e mentore Auguste Rodin.
Un evento teatrale che irrompe nei terreni dell'Arte e delle nuove
Tecnologie.
Lo spettacolo coinvolgerà lo spettatore in un evento multimediale, che
unisce teatro e nuove tecnologie. Lo spazio scenico e mentale ancora prima
che fisico: una scatola nera dove su aprono mondi: la famiglia, il fratello
Paul, l'amore di Rodin,i ricordi, la paura della follia. Porte appaiono e
scompaiono nel desiderio di libertà di Camille nei trent'anni di manicomio.
Lo spazio dell'Ospedale psichiatrico e la scena si aprono a continue visioni
che si intrecciano alla vicenda sofferta dell'artista francese.
Il reale ed il virtuale si fondono a tal punto che Ia presenza fisica sui
palco può scomparirenell1mmagine, il corpo diventa anch'esso parte del
vissuto mentale proiettato. Il corpo dell'attore, le visioni, le opere
d'arte riprese da telecamere attraverso le proiezioni interattive, diventano
drammaturgia e scenografia dello spettacolo.
L'ARTE RACCONTATA DAL TEATRO
Camille Claudel e un evento che propone un nuovo atteggiamento produttivo e
creativo in particolare per l'allestimento teatrale. Camille Claudel non ha
lasciato molte opere,Ia sua poetica traspare dal suo vissuto,dai suoi
scritti, dal tempo e dai luoghi dell'artista, e attraverso questi che la sua
produzione scultore rivive, prendendo forma quasi materica nel progetto
multimediale curato da STUDIO AZZURRO.
L'arte interattiva e linguaggio artistico che pone al centro dell'opera lo
spettatore,il quale da semplice fruitore passivo ne diventa l'attivatore,
partecipando fisicamente ed empaticamente alla creazione artistica.
Il teatro muta, attraverso video ambienti, ambienti sensibili e interattivi
in esposizione in una continua oscillazione tra elementi reali e virtuali.
IL PUBBLICO
Lo spettacolo e rivolto, oltre al pubblico dei teatri, alle scuole, perché
vuole essere un'occasione formativa importante, sia nell'ambito della Storia
dell'Arte che nell'Educazione ai Diritti.
I LUOGHI
Per la sua parte concettuale e tecnica, Clmllle Claudel e contemporaneamente
spettacolo teatrale,percorso virtuale nella vita della più grande scultrice
del '900 e nel esposizione artistica. I luoghi saranno quindi i teatri, gli
spazi espositivi museali e all'aperto.
Oreste
Un giovane dorme. È Oreste. Una voce lo sveglia. Gli parla del
padre, del padre del padre, dei fratelli del padre, degli zii, fino a
ricordargli tutta la sua discendenza: una discendenza di sangue. Ma quando
al posto del latte ti nutrono col sangue soltanto un assassino puoi
diventare. Oreste non vuole sentire. Oreste nega di chiamarsi Oreste. Ha gli
occhi rossi perché non riesce a dormire. Ha gli occhi rossi perché ha visto
troppo sangue. La voce è di tre donne, in vestaglia, donne d’altri tempi,
pronte per andare a dormire o forse appena destate dal sonno. Ma hanno
bocche rosse. Hanno assaggiato il sangue. Sono le Erinni. Le Erinni che lo
obbligano, per tutta la notte, a rivivere la sua storia. La storia di cui
Oreste non vuole essere protagonista. La storia da cui vuole staccarsi ma
non può. Le Erinni lo chiamano per nome. E lui non può nascondersi. Pronti
partenza via … dai travestimenti dalle Erinni nascono Elettra, Clitennestra,
Pilade, tutti co-protagonisti della vita di Oreste. Tutta “gente che ha
avuto a che fare” con lui. E con la quale lui “deve avere a che fare”. Ogni
minuto, ogni secondo, gli ricordano il suo nome. Un nome che Oreste non
vuole sentire. Perché Oreste è morto. E lui porta in bella mostra, al
guinzaglio, come un cagnolino, l’urna con le sue ceneri. Quell’Oreste
costretto, per scelte di altri, a vendicare la morte di altri, non vuole più
vivere quella vita. Vuole vivere la sua, dove la vendetta non è contemplata.
Perché la vendetta non porta nessun guadagno. Perché il perdono può
esistere. Eppure la vendetta ritorna. Tutto viene vissuto ancora una volta.
Ogni notte. Oreste ha il corpo di un ragazzo, ma dentro è adulto, pieno di
sentimenti, di tante emozioni che sa manipolare con maestria, come se avesse
vissuto mille volte la stessa vita. E l’ha vissuta talmente tanto, che ora
vorrebbe farne volentieri a meno. La sua persecuzione è ricordare. La sua
persecuzione è rivivere una, cento, mille volte la sua vita. Accettare
quell’unica vita che gli è stata data. Essere legato al suo delitto per
sempre. Legato al rimorso. Legato al suo nome. Ma quando Oreste, alla fine,
chiede alle Erinni il loro nome scopre che non si chiamano Aletto, Tisifone
e Megera e neanche Clitennestra, Elettra e Pilade. Si chiamano: Oreste. Le
Erinni sono Oreste. Tutti i personaggi sono Oreste. I fantasmi che animano
le notti insonni di Oreste sono Oreste stesso. Il rimorso è dentro, non è
fuori. Ma quando all’alba i fantasmi stanno per andare via e si preparano ad
augurare la buonanotte ad Oreste (quando ormai la notte è finita) Oreste
parte per andare a compiere i delitti obbligati. Perché non c’è altro modo
di vivere. Quella vita così invisa, ma da cui non può liberarsi. Tutti sono
Oreste. Tutti siamo Oreste.
Casina
Non c'è niente è più romantico che combattere per vincere l'amore di una
donna... o no?
Chi è Casina? Casina è una schiava che, ve lo anticipiamo, non si vedrà mai
all'interno dello spettacolo, ma che sarà l'oggetto del desiderio di molti
uomini. Ed e' questo il fulcro della storia, intorno al quale girano le
astuzie e le furberie dei personaggi della commedia. Il vecchio Lisidamo ha
un piano molto elaborato per ottenere le grazie di Casina senza farsi
scoprire dalla moglie, Cleostrata. Lo aiuterà un suo schiavo, Olimpione, che
se la dovrà vedere con lo schiavo della moglie, Calino: segreti, trucchi,
intrighi che dipingono un quadro comico esilarante e situazioni paradossali.
La struttura drammaturgica di Tito Maccio Plauto ci offre lo schema classico
della commedia, ma attenzione: perché la storia diventa il pretesto per
mettere in scena sei attori provenienti da diversi paesi europei che giocano
(mai termine fu più appropriato) i loro ruoli nelle rispettive lingue, in
onore dell'antica tradizione della Commedia Italiana, della Commedia
dell'Arte che proprio della drammaturgia di Plauto è figlia. Il pubblico
apprezzerà i lazzi ed il ritmo fresco di questa “Casina”: il multilinguismo
cessa di essere una difficoltà e diventa bensì la cifra stilistica della
“Casina” della compagnia “Masks On Stage”. Plauto è un autore unico nel suo
genere, “Masks On Stage” un progetto principe nel panorama europeo e le
tematiche portate avanti dal drammaturgo latino sono le stesse che viviamo
adesso, a duemila anni di distanza. Ovvio che mettere insieme questi tre
elementi abbia rappresentato una sfida intrigante e travolgente.Durante le
settimane di lavorazione che hanno preceduto la prima nazionale ed
internazionale di Casina al “Teatro Antico” di Segesta, abbiamo concentrato
il lavoro su un elemento chiave del gruppo: il multiculturalismo. Questo ci
ha permesso di rompere gli schemi, di superare i dogmi del teatro classico
più tradizionale. Per esempio, il prologo cessa di essere un monologo e
diventa un vero e proprio esercizio di stile, dove il gioco fra gli attori
dona nuova linfa alla scena, in un caleidoscopio di divertimento e lazzi. In
“Casina” infatti l'impossibilità di esprimersi in una lingua comune diventa
una ricchezza, che ha permesso agli attori di esplorare nuove forme di
comunicazione all'interno di una messa in scena dinamica e funzionale
all'intreccio. La messa in scena infatti, oltre all'utilizzo delle maschere
della commedia latina, pesca a piene mani dalla tradizione della Commedia
dell'Arte, e non potrebbe essere altrimenti, essendo Plauto uno dei padri
della drammaturgia europea. Plauto infatti è un pilastro fondamentale della
gloriosa tradizione della Commedia dell'Arte, e grazie al lavoro degli
attori di “Masks On Stage” questa “Casina” acquista nuova linfa, nuova
energia, nuovo vigore. Tito Maccio Plauto, il più grande commediografo
latino, nasce a Sarsina nel 250 AC. Servo di teatro, uomo di commercio,
finirà per perdere tutti i suoi averi in affari sbagliati prima di
incontrare la passione che gli cambierà la vita: scrivere. Con più di venti
opere riconosciute autografe, Plauto è protagonista assoluto di uno stile
drammaturgico basato sui giochi linguistici, sulle situazioni comiche e su
caratteri molto stilizzati. Le opere di Plauto verranno rappresentate anche
molto tempo dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 184 AC, e saranno fonte
di ispirazione per i gruppi di Commedia dell'Arte e per autori
internazionali come Shakespeare, Moliere... ed ovviamente anche per “Masks
On Stage”! Masks on stage” è un progetto biennale di formazione e
spettacolazione, finanziato dall'Agenzia Europea per la Cultura nell'ambito
del programma 2007 – 2013, con TeatroVivo come leader project. Dieci attori
da cinque Paesi Europei (Italia, Germania, Francia, Spagna e Repubblica
Ceca) ricevono una formazione professionale di alto livello e l'opportunità
di allestire e portare in tourneé diversi spettacoli di Teatro urbano,
Teatro Ragazzi e Commedia Latina.Il primo anno di formazione ha coinvolto
Italia, Germania e Repubblica Ceca, e gli attori si sono specializzati in:
Commedia dell'Arte, costruzione di maschere in cuio o cartapesta, tessuti
aerei, acrobazia, mimo, clown e musica popolare. Inoltre si è sviluppata una
collaborazione con l” Academy of Performing Arts” (DAMU) di Praga, con la
quale è stata realizzata una produzione di Teatro Urbano (“Gastronomia
dell'Arte”, regia: Matja Solce e Petr Hasek), che è stata rappresentata in
Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. All'interno del Progetto sono stati
allestiti due spettacoli, “Pinocchio” (genere: Teatro Urbano, regia: Luca
Cairati) e “Casina” (genere: commedia latina, regia: Cristiano Roccamo), che
rappresentano una sintesi del lavoro di specializzazione svolto dagli attori
nel primo anno del Progetto. Gli shows sono stati rappresentati in Festival
e Teatri d'Europa.
Pseudolo
Il giovane Calidoro è l’amante di Fenicia, una cortigiana di Ballione.
Tuttavia ella viene promessa ad un militare macedone in cambio di venti
mine. Calidoro, allora, interpella Pseudolo, suo fedele ed astuto schiavo,
il quale gli promette che riuscirà a trovare il modo per liberare Fenicia.
Il servo pensa allora di rivolgersi, prima di tutto, al lenone, dal quale
viene a sapere che il militare ha già depositato un anticipo di quindici
mine a Ballione, con la promessa che il suo servo Arpace consegnerà le
cinque restanti portando con sé un sigillo prestabilito.
Pseudolo, fingendosi uno schiavo di Ballione, raggira Arpace e lo convince a
consegnargli la lettera recante il sigillo. Grazie all’aiuto di Carino,
amico di Calidoro, che gli offre le cinque mine restanti e con esse uno
schiavo, Scimmia, Pseudolo può portare a compimento il suo piano. Scimmia,
fingendosi Arpace, si presenta da Ballione che, cadendo nell'inganno, gli
consegna Fenicia. Dopo poco arriva però il vero Arpace. Ballione, questa
volta, crede che questi sia stato mandato da Pseudolo per ingannarlo, e solo
dopo l'arrivo di Simone, padre di Calidoro, il quale gli rivela tutto il
piano ordito da Pseudolo, capisce di essere stato ingannato e di non poter
fare più nulla. Calidoro, così, ottiene la sua amante e Pseudolo, come
ricompensa, del vino in abbondanza.
NOTE DI REGIA
Pseudolo insieme al Miles, è all'apice del teatro plautino e come nel Miles
anche in Pseudolo tutta la commedia (scritta da Plauto) gira intorno al
servo, in questo caso Massimo Venturiello. La scena che si apre è
semicircolare a ricordare quella piazza dove accadono tutti gli inganni che
Plauto meglio di tutti sapeva rappresentare. Il pretesto per raccontare i
“tipi fissi” è la separazione dei due innamorati e in questa commedia ci
divertiamo a raccontare non solo la storia ma soprattutto quei personaggi
che vivono dentro e fuori il teatro. Per questo non parliamo di una regia o
messa in scena in senso tradizionale, ma di attori che sanno ben giocare con
le astuzie plautine. In questo Massimo Venturiello rappresenta
quell'istrione che in scena è libero di spaziare in argomenti e sentimenti,
battute e circostanze comiche. Nel totale rispetto della storia plautina,
gli attori interpretano più parti grazie all'uso delle maschere della
Commedia dell'Arte e della stessa Commedia Latina.
Le musiche dal vivo e le canzoni di Andrea Mazzacavallo, completano questa
nostra opera che abbiamo il piacere di presentarvi. (Cristiano Roccamo)
Ione
Ione è una tragedia di Euripide‚ rappresentata per la prima volta nel 410
a.C. circa. Non si tratta di una vera e propria tragedia‚ ma di una sorta di
tragicommedia a lieto fine ante litteram‚ un filone che pare essere stato
inventato dallo stesso Euripide e che‚ più tardi‚ sfocerà nella
ilarotragedia - nella quale eccelleva Rìntone di Siracusa . Genere
drammatico popolare che consisteva essenzialmente in parodie di tragedie
attiche‚ soprattutto tragedie euripidee ‚ largamente note al pubblico del
tempo.
Nella nostra messa in scena ci si è voluti riferire a questo genere che‚ da
quanto riportato‚ aveva la caratteristica di essere recitata a braccio‚
seguendo un canovaccio tipico‚ ma solitamente senza prove che precedessero
la rappresentazione‚ quasi che veramente i protagonisti fossero a ciò
costretti dall'incalzare della tragedia e della necessità di vestire subito
la stessa di farsa.
La scelta non è formale quanto di significato‚ volendo noi privilegiare il
senso di ambiguità e di smarrimento‚ sentimenti che attraversano tutti i
personaggi dell'opera. Lo Ione è uno tra i più antichi esempi di dramma a
intreccio ‚ tutto giocato sugli equivoci dell'identità e percorso da
un'ironia sottile che fa dei suoi personaggi degli eroi minuscoli‚
incapsulati nel loro inconsapevole gioco delle parti e ‚ alla fine‚
riscattati dai capricci del destino. Le problematiche distintive della
produzione euripidea quali la condizione della donna‚ dello straniero‚
l'abuso degli dei sulle sorti umane‚ l'insondabilità del caso .....‚-
vengono interamente riproposte in questa opera ma all'interno di una
atmosfera rarefatta. Le dinamiche si dissolvono in uno svolgimento di fatti
gia anticipati allo spettatore. L'intera vicenda ( e le sue conclusioni) è
reiterata più volte‚ dal prologo all'inizio eppoi ostinatamente ripetuta da
ogni uno dei personaggi ‚ quasi angolazioni della stessa esistenza che non
si decide a soluzionarsi se non per l'intervento di Athena – il deus ex
machina.
Tutto ciò sembra indicare che non è importante la vicenda di per sè quanto i
rapporti tra gli uomini con i propri drammi personali.
E il lieto fine è pur sempre una fine tragica : nello Ione‚ (come
nell'Elena) il finale propiziato dal caso dimostra‚ tragicamente‚ come
l'uomo sia in balia di un destino. Ciò che emana questa tragedia
dell'estrema maturità di Euripide è un angoscioso senso di debolezza e di
precarietà della condizione umana‚ sottratta sia a un disegno provvidenziale
divino sia al dominio della ragione.
La scena è sgombera‚ al centro una serie di persone lavorano all'unisono
attorno ad un grande cencio‚ forse un sipario o una tela teatrale‚ sono
vestiti come gli abitanti di Aleppo‚ città sede di scambi e in cui si
intrecciano varie e diverse culture. Una cantilena si trasforma in ritmo e
la vicenda dello Ione‚ quasi una storia antica‚ viene raccontata dal
capocomico‚ mastro egli stesso della tessitura. Man mano che la storia
prende corpo i personaggi subentrano al centro della tela‚ quasi loro stessi
disegni di arabeschi esotici. Creusa e Ione son i personaggi della tragedia‚
Xuto‚ gli dei‚ il coro e gli altri ...quelli della commedia. Il continuo
entrare e uscire dalla vicenda di Ione e dalla storia della compagnia
capocomicale creano un atmosfera paradossale‚ inverosimile per llo
schizzofrenico sovrapporsi della commedia e della tragedia. Sarà il teatro a
porre fine a questa opera attraverso il capocomico‚ vecchio Xuto che
centillinna lae parole di Athena a lui riferite : lo si lasci godere "la sua
bella illusione".