Officina Teatro: Il caso Dorian Gray
S. Leucio (CE) – 26 Febbraio 2012
Articolo di Benedetta De Rosa
Standing ovation e lunghi applausi ieri sera, 26 Febbraio, presso
OfficinaTeatro in San Leucio per lo spettacolo presentato questo fine settimana,
“Il caso Dorian Gray” e nello specifico per la presenza scenica di Manuele
Morgese, unico attore sul palco.
Lo spettacolo, dalla penna dell’autore Giuseppe Manfridi, con la regia di Pino
Micol, prodotto dalla compagnia abruzzese Teatro Zeta (diretta dagli stessi
Micol e Morgese), vincitore del premio Ennio Flaiano nel 2009 e del premio
Gassman nel 2010 (per la sezione teatro,a Manuele Morgese come miglior giovane
talento); si presenta come una scomposizione del celeberrimo romanzo, pubblicato
nel 1890 da Oscar Wilde, emblema del pensiero provocatorio e controcorrente in
opposizione al trionfo della borghesia e della morale dell’età vittoriana.
Come se fossero chiamati a depositare la propria versione dei fatti si
presentano al pubblico i tre personaggi principali dell’opera, a differenza del
libro qui con la medesima importanza: i due artefici, inconsapevoli o meno, di
ciò che sarebbe diventato il loro giovane amico; Lord Henry Wotton, mentore ed
iniziatore per Gray a tutte le possibilità offerte da gioventù e bellezza, il
quale appare in abiti da camera, sorseggiando champagne e fumando; Basil
Hallward, l’artista e pittore del quadro, logorato dal peso degli anni e dalla
tristezza per quello che il suo modello perfetto, il suo ispiratore, sarebbe
diventato; ed infine Dorian Gray, che mette in luce la sua “umanità”, apparendo
come una vittima di se stesso, delle sue passioni, fino alla fine, riuscendo se
non ad impietosire, a non avere dal pubblico un giudizio completamente negativo.
Gli avvenimenti più importanti come l’inizio dell’amicizia, la realizzazione del
quadro, il cambiamento dell’animo di Dorian, la scomparsa di Basil e la fine del
giovane Gray, mutano dall’obiettività del libro e diventano parole nuove, intime
e personali per ognuno dei narratori (Morgese per questi cambia non solo
d’abito, ma dà l’impressione che non sia neppure lo stesso attore) , i quali
dominano la scena catalizzando ad uno ad uno su di sé tutta l’attenzione. La
scenografia è allestita con pochi oggetti di scena come un divanetto, un
tavolino su cui poggia un candelabro ed uno specchio incorniciato, teli neri ed
una cornice vuota che rappresenterà il quadro, a cui tutti i personaggi si
rivolgeranno; ma la scarsità di oggetti è ben colmata dal buon effetto di luci.
Con un piccolo espediente che lega la prima “deposizione” all’ultima si conclude
lo spettacolo, l’emozione è ancora visibile sul volto del giovane attore,
partenopeo di nascita ed abruzzese di adozione, mentre raccoglie gli applausi
del pubblico che con il fiato sospeso ha rivissuto le vicende di questa storia e
ne ha saputo apprezzare l’aspetto nuovo che non ha scimmiottato l’opera di
Wilde, ma ne ha bensì esaltato l’aspetto psicologico.
Consulta: Officina Teatro
stagione 2011/12