Teatro Ricciardi: "Ditegli sempre di sì" di Eduardo De Filippo
Capua (CE) – 7 gennaio 2012
Articolo e foto di Benedetta De Rosa
E’ difficile credere che la commedia rappresentata il 7 Gennaio, al Teatro Ricciardi di Capua, sia stata scritta da Eduardo nel 1927, inizialmente intitolata “Chill ’è pazzo!”, e messa in scena per la prima volta nel 1932 dalla compagnia di Vincenzo Scarpetta. Questo perché al di là di alcuni piccoli particolari “materiali” tipici del periodo, in cui persino avere l’acqua potabile in casa non era alla portata di tutti; i sentimenti, le preoccupazioni, gli animi dei protagonisti non sono così dissimili da chi, dall’altra parte del palcoscenico, rideva ed applaudiva anche a scena aperta.
La commedia, diretta da Maurizio Panici, si svolge in due atti con ugual
numero di ambientazioni una casa nel centro di Napoli e una villetta di
vacanza a Bellavista. Sullo sfondo della media borghesia napoletana prendono
vita le vicende di Michele Murri (Gigi Savoia, che ben interpreta, senza
imitazioni forzate, il ruolo che negli anni ’60 fu di Eduardo stesso). Uscito
dopo un anno dal manicomio e ancora affetto da una forma di pazzia, che oggi
potremmo interpretare come autismo, che lo porta ad una distorsione della realtà
e di conseguenza alla creazione di situazioni paradossali ed ingarbugliate per
chi gli è vicino, come la sorella Teresa (Maria Basile Scarpetta), l’unica a
conoscenza della sua pazzia o il padrone di casa, don Giovanni Altamura (Renato
De Rienzo) e gli amici di famiglia (tra cui spicca nel ruolo di don Vincenzo
Gallucci Antonio Casagrande, lo storico attore napoletano che ad 80 anni
compiuti emoziona ancora il pubblico).
“Ditegli sempre di sì”, frase che dà nome alla commedia, viene pronunciata da
Michele, che finirà per accusare di pazzia Luigi, tanto da esserne così convinto
da cercare di guarire il malcapitato con un metodo “estremo”: tagliandogli la
testa perché, come pronuncia lui stesso: “La causa di tutti i mali è nella
testa!”. Fermato in extremis da Teresa, che sarà infine costretta a svelare la
malattia del fratello, che era stata tenuta segreta per permettergli di
ricondurre una vita “normale”, la commedia si conclude amaramente (come da
tradizione nello stile di Eduardo) , lasciando, nell’ultima scena, ad attori e a
spettatori il dubbio su chi sia e cosa significhi essere davvero “pazzo”.
Dunque “La vita assomiglia al teatro e il teatro assomiglia alla vita”. Queste
sono le parole con cui Eduardo ci trasmette il suo pensiero per bocca di Luigi
Strada (Massimo Masiello), giovane definito da tutti stravagante, che insegue il
sogno di diventare un attore di teatro e scrittore (particolarmente comico sarà,
all’inizio del secondo atto, il momento della declamazione di una sua poesia,
“Ora Mistica”, parodia delle poesie ermetiche, tipiche degli anni Venti, così
lontane dall’essere comprese dalla gente comune); probabilmente proprio in Luigi
c’è la proiezione del vissuto al momento dell’esordio nel mondo del teatro, da
parte di De Filippo, un mondo molto familiare ma altrettanto difficile. Il
commediografo partenopeo così dà sfogo al suo instancabile ed unico spirito di
osservazione che si posa non solo sugli altri, ma anche su se stesso.
Consulta:
Teatro Ricciardi: stagione 2011/12