Teatro Civico 14: Pierre e Jean

Caserta – 1 ottobre 2011

Articolo e intervista di Valentina Sanseverino

Si apre il sipario sulla stagione 2011/2012 del Teatro Civico 14 e si apre, come nella migliore tradizione a cui questo ricchissimo avamposto di cultura a Caserta ci ha abituato, con uno spettacolo nuovo, giovane e intenso che tocca temi di grande attualità e critica sociale. Prodotto da da L’arte del racconto con il sostegno dell'Istituto Francese di Napoli Grenoble “Pierre e Jean” è l'adattamento del romanzo di Guy de Maupassant ad opera di Massimiliano Palmese per la regia di Rosario Sparno. In scena i due giovani protagonisti, gli attori napoletani Raffaele Ausiello e Carlo Caracciolo, vestono sia i panni dei due fratelli del titolo, il romantico Pierre e il più razionale Jean, sia quelli della madre madame Roland e della giovane vedova Rose, che entrambi corteggiano per rappresentare il dramma della crisi che l'improvviso arrivo di un'eredità scatena nella tranquilla esistenza di una famiglia piccolo borghese. In una veloce sequenza di scene i due bravissimi attori passano con grande maestria dalle vezzose cerimonie femminili ai duri scontri verbali, che svelano il vero volto del rispettabile nucleo familiare. E' un dramma dei sentimenti “Pierre e Jean” ma sopratutto dei capovolgimenti: capovolgimenti di ruoli, di emozioni, in un duello “straziante e raffinato” che stabilisce i ruoli di vinti e vincitori con un irremovibile fatalità. Uno spettacolo totalmente autoprodotto che, in un continuo gioco di capovolgimenti e scambi, restituisce in forma teatrale un piccolo gioiellino della letteratura 800esca, sorprendentemente moderno nella sua critica alla società borghese. La fine di questo scontro crudele avrà la funzione di dichiarare i vinti e i vincitori: unici ruoli che la società riconosce e che non sarà mai più possibile cambiare.

Casertamusica ha incontrato per voi l'autore, Massimiliano Palmese

Il tuo spettacolo apre la rassegna 2011/2012 del Teatro Civico 14: da dove nasce questo sodalizio artistico?
Massimiliano Palmese. Nasce, in primo luogo, dall’affetto e dall’interesse che provo per gli attori, per la loro passione, per il loro lavoro così precario..Così quando sono venuti da me questi due giovanissimi attori, con cui avevo già lavorato in passato, a chiedermi di lavorare insieme per me ho pensato che quest’opera che ho molto amato e che da tempo avevo in mente di rappresentare era perfetta per loro. Hanno letto il romanzo e anche loro lo hanno subito amato questo piccolo dramma da camera di fine ‘800 adattato da un romanzo di Guy de Maupassant che è molto attuale perché racconta di come il denaro può intaccare i sentimenti e scatenare anche grandi drammi familiari. La messa in scena e la tematica lo rendevano perfetto per un’ anteprima su questo palco da cui poi ci sposteremo, il 25 ottobre, nel teatro dell’Istituto Grenoble e nel teatro 500esco De Liguoro a Napoli.

Poi però ritornerai di nuovo su questo palco..
M.P.. Si, l’1 e 2 dicembre con “Quattro mamme scelte a caso”, omaggio ad Annibale Ruccello per la regia di Roberto Azzurro. E’ la storia di quattro donne prealmodovariane, grifagne veggenti/fantasmi, un po’ castigo di Dio, un po’ gioielli..Dal 28 al 30 dicembre, invece, portiamo in scena “Il Primo Processo di Oscar Wilde”: è un opera su cui ho lavorato tantissimo e che ha debuttato l’anno scorso dandomi enormi soddisfazioni. Sono particolarmente affezionato al “Processo” perché adoro la figura di Wilde, i suoi numerosi aforismi, che mi sono divertito ad inserire nell’opera, la sua verve, la sua conversazione brillantissima. E tutto questo emerge dal suo processo, che potrebbe sembrare un episodio triste e mortificante e invece si trasforma in un esplosione di humor, in un vero e proprio spettacolo che con ironia dissacrante ribadisce l’importanza della libertà e della tutela dei diritti civili.
Come ti ha accolto Caserta? Qual è il tuo rapporto con questo piccolo e coraggioso baluardo di cultura nella nostra città?
Devo ammettere che eravamo un po' preoccupati ma in entrambi i giorni il teatro ha registrato il tutto esaurito e lo spettacolo è stato applauditissimo: questo era un piccolo spettacolo, con due attori giovanissimi e senza grandi nomi ma questa città lo ha accolto con entusiasmo ed affetto. Merito sopratutto del lavoro svolto dai fondatori di questo teatro, che vanno avanti ogni giorno con passione e coraggio, riuscendo a proporre a costi popolari spettacoli di grande qualità; la città questo lo ha capito e li ricompensa affollando il teatro, che è una cosa bellissima da vedere. Auguro a questo spazio che possa proseguire sempre così.

Che progetti hai per il futuro?
M.P.. Be'..è la prima volta che lo dico ma penso che ora si possa sciogliere il riserbo: sto scrivendo uno spettacolo per Peppe Barra, che debutterà a Natale e sono immensamente felice di ciò. Lui è un uomo e un'artista eccezionale, ha fatto e continua a fare la storia del nostro teatro e lavorare con lui è la più grande soddisfazione artistica della mia carriera.

Oggi il teatro vive una crisi dall'aspetto ambivalente: se da una parte c'eè un profondo riavvicinamento di tutte le frange sociali verso quest'arte e un nuovo interesse verso forme di teatro alternativo e compagnie indipendenti, dall'altra c'è una grande chiusura economica da parte delle amministrazioni e del governo in generale, con tagli vergognosi, contratti inesistenti, precarietà per i lavoratori dello spettacolo e indifferenza generale. Tu come vivi tutto ciò?
M.P.. Premesso che, malgrado tutto, l'arte dal vivo continuerà ad esistere, che il teatro si continuerà a fare sempre, credo che la tanto sbandierata crisi economica sia in realtà dovuta ad un enorme scompenso tra la maestosità di alcuni eventi e le ristrettezze in cui versano le piccole realtà: come accade spesso a Napoli e a Caserta si piange miseria e poi, all'improvviso, ecco sbucare fuori migliaia e migliaia di euro per grandi manifestazioni. E' una vergogna: basterebbe ripartire più equamente i fondi, sostenere le piccole realtà e i giovani verso cui invece c'è un diffuso atteggiamento di diffidenza e chiusura. Basti guardare la stagione artistica del Teatro Stabile di Napoli (nonché quella del Teatro Comunale di Caserta ndr) per rendersi conto che è fatta da autori che vanno dai 50 agli 80 anni..assurdo! 3 generazioni di autori e registi, dai 20 ai 40 anni, ne sono totalmente esclusi! E' un segno molto brutto dei nostri tempi. Infine mi verrebbe da proporre la creazione di un Patto di Stabilità dei Festival: moltissime compagnie della nostra regione, purtroppo, avanzano migliaia di euro per eventi a cui hanno partecipato e gli stessi eventi vengono riproposti l'anno dopo. Dovrebbe essere vietato, a chi gestisce i festival di organizzare le edizioni successive senza aver saldato i debiti accumulati nelle precedenti. Sembra così logico, invece purtroppo non accade mai

Consulta: Stagione teatrale al Teatro Civico 14

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