Teatro Civico 14: “L’Infame” apre la rassegna Nuovomondo
Caserta – 21 Maggio 2010
Articolo di Clemente Tecchia
“Aggio capito, dottò: a voi i fatti della buona vita non interessano, solo i
fatti della mala vita volete sentire”. È questa domanda, idealmente rivolta
all’invisibile commissario che lo sta interrogando, ma in verità indirizzata a
noi tutti, a rappresentare la chiave dell’intenso monologo andato in scena
presso il Teatro Civico di Caserta venerdì 21. Scritto e diretto da Giovanni
Meola, interpretato da un sorprendente Luigi Credendino, “L’Infame” è la storia
narrata in prima persona di un giovane pregiudicato napoletano, Luigi della
Buona detto “Mazz’e’scopa”, che avendo deciso di pentirsi racconta la sua vita.
È vero, anche noi vogliamo sentire solo i fatti della malavita, della “guapparia”,
gli omicidi, lo sterminio della sua famiglia; ora con una leggerezza quasi
divertita, ora con cupezza, l’interprete ci fa capire cosa significhi
l’appartenenza al “sistema”, tutte le ansie, le paure, le umiliazioni che
comporta. Quelle di un ragazzo come tanti, che vorrebbe solo vivere e si ritrova
suo malgrado stritolato fra due clan rivali, fra questi e lo Stato, fra le
aspettative del padre camorrista e la sua assenza di ambizioni, e soprattutto
dal pregiudizio che noi tutti nutriamo verso la figura del delinquente, peggio
ancora se pentito. Come compagni di questo viaggio, altri giovani come lui,
tutti presentati con i propri vezzi, ma soprattutto identificati quasi a sangue
dai “contranomi”, che diventano il marchio di un’identità popolare volutamente
contrapposta a quella anagrafica.
Quello di Meola è un testo affatto banale, capace di inaspettate aperture
liriche, seppur di una lirica di strada, di una poesia dal basso, ancor più
valorizzato dall’eccezionale interpretazione di Credendino, che con scatti,
mimiche, gestualità riesce a sviluppare una presenza scenica potente, pur
essendosi immedesimato in un personaggio palesemente fragile.
Eppure, è strano come tutto ciò non ci coinvolga al punto da farci entrare nel
mondo dell’ ”infame”: piuttosto è come se il giovane ci illustrasse la trama del
film che ha vissuto, con la sola speranza di scaricarsi, di dimenticare:
invitando anche noi a dimenticare la sua persona, che è solo una “mazz’e’scopa”,
rendendoci allo stesso tempo impossibile restare indifferenti di fronte alla sua
storia, alla sua testimonianza.
consulta: Teatro Civico 14:
programma 2010