Teatro Civico 14: “L’incredibile storia di un barone, un visconte ed un cavaliere”
Caserta – 2 Aprile 2010
Articolo di Dario Salvelli
Italo Calvino è uno dei più grandi letterati italiani e rappresentare le sue
opere può apparentemente sembrare facile: Calvino infatti è sempre stato
attratto dalla letteratura popolare ed in particolare dal mondo delle fiabe e la
sua scrittura è piena di figure e personaggi di invenzione fantastica che
mostrano il contrasto tra realtà ed illusione, tra ideologia ed etica. La
compagnia teatrale Mutamenti questa sera mette in scena al Teatro Civico 14 lo
spettacolo “L’incredibile storia di un barone, un visconte ed un cavaliere”
tratto dalla trilogia de “I Nostri Antenati”. Calvino infatti quasi per gioco
scrisse tre romanzi brevi che sono diventati poi un classico della letteratura
italiana: “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante”, “Il Cavaliere
inesistente” non sono altro che un ritratto allegorico dell’uomo contemporaneo
del quale vengono declinati attraverso ironiche metafore i suoi limiti e
difetti. Non a caso in tutte e tre le opere c’è sempre un narratore testimone o
protagonista dei racconti che diventa un occhio esterno (quello di Calvino) che
osserva i personaggi ed i suoi comportamenti. La sala del Teatro Civico 14 è
piena di gente, prendiamo posto ed osserviamo già la scenografia (realizzata da
Antonio Buonocore), una foresta piena di alberi e rami, di libri sparsi per
terra, di colori, ombre (semplice ed efficace il disegno di luce di Marco
Ghidelli) e pannelli vergati dai testi di Calvino. Lo spettacolo infatti si apre
con Ilaria delli Paoli che nelle vesti di una fanciulla comincia a “narrare la
più gran follia dei mortali, la passione amorosa”: la fanciulla incontra nel suo
racconto i diversi personaggi della trilogia uniti da un filo unico, quello
dell’amore. Mentre Viola, una smorfiosa e graziosa ragazza, dondola su di una
altalena nel giardino della sua casa incontra il Barone Rampante (interpretato
da Antimo Navarra) Cosimo Piovasco, un nobile adolescente che per ribellarsi dal
padre e dalla sua famiglia sale sugli alberi del giardino di casa decidendo di
non scendere mai più. E così Cosimo racconta alla fanciulla perché è tra gli
alberi e la invita a venire nel suo territorio per conquistare insieme a quel
codardo del fratello Biagio tutta la terra. Viola non cede alla richiesta di
Cosimo, lo deride per il suo nome ed i suoi vestiti ma alla fine se ne
innamorerà. Antimo Navarra ed Ilaria delli Paoli sono bravi nel disegnare il
rapporto tra i due ragazzi, molto leggero ed ironico, appartenente al mondo
della fantasia ma con alcuni tratti reali quali il rifiuto di regole
precostituite, l’accettazione della diversità, una Viola che fa ingelosire un
ingenuo Cosimo non è segno di rapporti che viviamo anche oggi?
E’ lo stesso per il visconte dimezzato (Max Granatello) Medardo di Terralba
rappresentato insieme al fedele scudiero Curzio mentre partecipa ad una guerra
di religione nella quale verrà tagliato in due perfette metà da una palla di
cannone. E’ bello il momento nel quale dietro ad un pannello il visconte cavalca
e Curzio racconta, in maniera anche molto ironica, le sue gesta. Dopo la
battaglia al paese ritorna inizialmente solo il lato maligno di Medardo capace
di terribili atrocità e delitti: solo in seguito tornerà anche l’altra metà,
quella buona, dolce e gentile. I due Medardo si innamoreranno della stessa
donna, Pamela, una contadina: durante il matrimonio tra i due Medardo e Pamela
viene fuori il contrasto tra le due metà che rivendicano l’amore ed il possesso
per Pamela. Si sfideranno a duello ed il caso vorrà che Medardo finirà per
riunirsi in una sola persona. Max Granatello interpreta bene queste due metà e
senza mai esagerare diventa maligno o gentile, cambia voce ed atteggiamento con
la voce e le movenze da re: Medardo è il conflitto tra il bene ed il male
presente in ognuno di noi, il buono ed il cattivo che ci rende deboli, a volte
miseri e squallidi altri beati, è una critica in quella borghesia intellettuale
piena di certezze perché come dice Calvino “ogni incontro di due esseri al mondo
è uno sbranarsi”. L’idea scenica di Rosario Lerro è interessante perché racconta
le storie come una fiaba, cercando di mettere in scena i personaggi e le loro
azioni ma senza mai esagerare nell’assurdo, nel banale.
L’ultima figura che viene fuori, anche se in maniera meno articolata, è quella
del Cavaliere Inesistente (Antimo Navarra), Agilulfo Emo Bertrandino dei
Guildiverni e degli altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore
e Fez. Insomma un nobile che non esiste, un cavaliere privo di corpo che
muovendosi nella sua vuota armatura combatte fedelmente nell’esercito di Carlo
Magno (Max Granatello) a servizio del suo re. Se vuoi il Cavaliere Inesistente è
l’antenato del robot, dell’uomo che senza sentimenti e sogni vive la sua vita
come fosse un’automa.
Del Cavaliere Inesistente si innamora perdutamente Bradamante (Ilaria delli
Paoli), una angelica guerriera disposta a far di tutto per il suo amore non
corrisposto. Agilulfo è così preso dalle sue battaglie che non cede all’amore di
Bradamante, sorretto da una cieca determinazione continua nella sua inesistenza
partecipando a diverse battaglie. Navarra, Delli Paoli e Granatello grazie anche
alla regia di Lerro portano in scena un testo contemporaneo in maniera leggera,
adatto anche ai più piccoli. L’ora infatti passa in maniera veloce e ci resta il
contrasto tra i personaggi: l’uomo perennemente in contrasto con se stesso
rimbalzato tra i suoi limiti, l’uomo che non ha neppure una sua mediocrità ed
infine l’uomo, l’uomo che ha capito cosa vuole ed ha superato le sue dualità.
consulta: Teatro Civico 14:
programma 2010