Teatro Comunale: “Un tè per tre”
Caserta – 17 Marzo 2010
Articolo e foto di Sebastiano Sacco
Izzo. Un cognome comune, dalle nostre parti. In questo caso, però, parliamo
di Biagio. Biagio Izzo. L'attore e comico napoletano, negli ultimi anni
impostosi sulla scena nazionale soprattutto attraverso i cine-panettoni
vanziniani, è in scena in questi giorni al Teatro Comunale di Caserta, con la
piece “Un tè per tre”. La trama, tutta giocata sul più classico dei crismi del
genere, l'equivoco, narra le conseguenze di una vincita miliardaria al
totocalcio da parte di due amici, uno dei quali, non reggendo l'emozione, muore,
dando l'occasione per far l'uomo (o meglio l'amico) ladro. Il superstite,
infatti, incassa l'intera vincita. Ma 30 anni dopo i rimorsi per il gesto lo
tormentano, e decide dunque di alleggerire la sua coscienza donando, al
primogenito dell'amico co-vincitore scomparso, un milione di euro. E' da questo
spunto che si dipana una storia esilarante in cui il colpo di scena, è proprio
il caso di dirlo, è sempre dietro l'angolo. Il tutto sorretto da un Biagio Izzo
trascinante, che sembra districarsi tra le caricature dialettali, veraci, come
un pescatore tra le maglie della sua rete. Ma anche (e forse soprattutto) da una
compagnia di validi attori, ognuno col suo gioco caratteriale, col suo
personaggio fortemente tipizzato, e ognuno col suo vezzo. La donna di servizio
(Teresa Del Vecchio) sempre in cerca di una fonte di guadagno, che spia a
pagamento; e la padrona (Monica Guazzini) esageratamente tirchia, che è convinta
basti una pizzetta (in due) per accontentare gli ospiti al buffet. Una
giovanissima, dolcemente ingenua laureata (Emanuela Morini), figlia dell'uomo
che ha incassato la vincita miliardaria (Antonio Ferrante), che si oppone ad un
talent scout (Paolo Bonanni) che vuole sposarla per interesse; e la ballerina
romana (Paola Quilli), poco ingenua e parecchio sulle righe.
E poi, appunto, lui, Biagio Izzo, nei panni del figlio del miliardario mancato,
ex pittore d'appartamenti e attuale cantante da cerimonie che, in coppia (e
questa coppia è forse un richiamo a “Bibì e Cocò” degli esordi di Izzo) col suo
squattrinato socio (Francesco Procopio) cerca di riscuotere il milione, ma...
Insomma, c'è di che divertirsi nei due atti di questo spettacolo tutto da
scoprire, ben diretto da Claudio Insegno e altrettanto ben musicato da Paolo
Belli. E sul finale anche da riflettere, quando il comico napoletano,
congedandosi dalla scena, ci suggerisce di affrontarli, i rimorsi che entrano
nel nostro cuore.
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Teatro Comunale: rassegna
"Non ci resta che ridere"