Teatro Caserta Città di Pace : “Cavalleria Rusticana”
Puccianiello (CE) – 13 Marzo 2010
Articolo e foto di Salvatore Viggiano
Fa bersaglio pieno la Cavalleria Rusticana portata in scena presso il Caserta
Città di Pace di Puccianiello, sabato 13 marzo. Nel cartellone, curato da Anna
D'Ambra, l'opera di Mascagni ha radunato un folto pubblico, all'interno del
quale, dagli scambi verbali occorsi a luci ancora accese in sala, non era
difficile scorgere dei melomani di razza. La Rusticana è stata promossa in
simbiosi con l'Associazione Culturale "Gi esclusi" e ha giovato della consulenza
drammaturgica della stessa D'Ambra.
Su libretto dei ben noti Targioni-Tozzetti e Menaschi, i quali si ispirarono a
Verga (attenzione, non il Verga più schiettamente verista), Ascanio Trivisano al
violino, Sergio Savinelli al violoncello e Rosario Pignatelli al pianoforte,
diretti dal M° Ugo D'Alterio (il quale ha fornito anche qualche effetto
percussivo che a noi non è sfuggito), hanno costituito la roccia strumentale per
le vicende travagliate dei siciliani Turiddu, Alfio, Lola e Santuzza. Quest'ultima
è interpretata da un'appassionata Maria Ranieri, in bilico nel proprio rapporto
forzato con compare Turiddu (il noto Enzo Errico).
La trama è ai più arcinota: nel quadrilatero di personaggi ed intrighi paesani,
si svolge la filiera di ansie femminili, di ritualità popolari, baldanze e
bozzetti di verace religiosità. Alfio (Maurizio Esposito), esordisce con il
brano "Il cavallo scalpita", entro cui si definisce la sua figura di
carrettiere, raminga e fiera. La tresca mai sopita tra Lola (il mezzosoprano
Cira Di Gennaro) e Turiddu, che intanto ha sposato Santuzza, degenererà nel
duello tra Alfio e Turiddu, la legittimità giuridica contro il moto d'animo
istintivo, in piena. Ancora una volta sprofondamento nelle categorie dell'animo,
oltre che di stratificazione sociale. E la prima prevarrà sull'altra, come
annunciato dal grido delle donne "Hanno ammazzato compare Turiddu".
Per quanto, come rimarcato in vasta misura dagli specialisti, non si navighi nel
Verismo parossistico, qualcosa dall'installazione scenografica strideva con il
contesto. Per dirla in parole spicciole, bottiglie, sedie impagliate, insegne e
persino abiti troppo nuovi, brillanti, intonsi. Lo si riporta, pur comprendendo
gli sforzi organizzativi che un tale spettacolo comporta, in termini di
ricezione piena del testo e dell'ambientazione, senza voler sindacare sulle
scelte approntate per l'occasione, che restano in modo sacrosanto libere,
disponibili ad ogni tipo di lettura da parte dei creatori. Molto intenso il
passaggio corale in cui è intonato il Regina Coeli, canto gregoriano del periodo
pasquale (i fatti si svolgono appunto nel giorno di Pasqua), ma nell'opera
adattato con parti polifoniche per voci miste, manifestazione collettiva del
fervore religioso dell'epoca.
L'allestimento ha rappresentato comunque una preziosità per l'offerta teatrale
di quest'anno al Città di Pace, ed ha ribadito un forte sostegno all'opera
lirica e per quelle forme d'arte che richiedono, sì, un impegno rilevante nello
spettatore, ma che gli rendono di sicuro ottimi compensi intellettivi.
consulta:
Teatro “Caserta, Città di Pace”: rassegna "Eventi Teatrali 2009/2010"