Teatro Civico 14: “The Problem” di Aretè Ensemble
Caserta – 10 Gennaio 2010
Articolo di Dario Salvelli
Seconda giornata dello spettacolo “The Problem” di Aretè Ensemble, compagnia
di Bari che questa sera si esibisce al Teatro Civico 14, sempre più seguito ed
amato dal pubblico casertano. “The problem” è un opera teatrale ad atto unico
scritta nel 1968 da A.R. Gurney, noto romanziere e drammaturgo americano.
L’opera, inizialmente sceneggiata per Hollywookd, è stata riproposta in molte
antologie e raccolte ed è tra i testi brevi più interessanti. E lo dimostra la
presenza di pubblico chè dopo il pieno della prima serata anche oggi è arrivato
per gustarsi un’ora di spettacolo pura ed intensa.
Le luci in sala non si spengono, nessun "chi è di scena" o "di sala", il
pubblico è già curioso davanti alla costruzione della scena di una casa semplice
e grezza: un tappeto bianco, due pile di libri per terra, una sedia sdraio ed un
poggiapiedi. Dai camerini entra un uomo, è magro, veste sobriamente, camicia
bianca, giacca cammello, ha la barba incolta. Ha in mano una matita e si
accomoda sulla sedia di fianco i libri e comincia a scrivere e studiare,
probabilmente è un insegnate o un docente. E’ solo l’inizio della storia: un
grande e normale silenzio apre l’entrata di una donna algida, nordica, con un
maglioncino bianco ed una gonna scura ed un vistoso “problema” in grembo. Ora,
questo problema, può sembrare un bambino di qualche mese ma in scena sembra
tutt’altro, anzi l’evidenza visiva ci suggerisce fosse un palloncino, messo lì
apposta per sviarci. In parte è proprio così: “The problem” si basa sul gioco di
coppia, un marito ed una moglie che si scambiano i ruoli in una commedia
raffinata e piena di cinismo. Lui è un intellettuale dedito al lavoro ed alla
scrittura del suo libro, fingerà di fare lezioni serali per truccarsi e fingersi
di colore quasi fosse un moderno Otello e tornare da lei sotto mentite spoglie.
La moglie, dopo la prima terribile notte, si farà sostituire durante queste
“ripetizioni” serali da un’altra per “provare” veramente tutti i maschi neri del
getto, donandosi a “chiunque abbia un reddito inferiore ai tremila euro”. E,
quando lei smette di indossare panni larghi e fa notare al marito di essere
incinta di un figlio non suo che potrebbe essere di una razza diversa, nascono
diverse possibili soluzione al “problema”. Annika Strøhm e Saba Salvemini che
interpretano il testo a loro modo, in maniera brillante, sono uniti anche nella
vita reale e questo si vede: le lunghe pause, chè all’inizio potrebbero
spiazzare, in realtà fanno parte di un quotidiano che qualunque coppia ha
vissuto. Incomprensioni, ingenuità (per lo più finte), rappresentate con garbo e
stile, senza mai eccedere in un teatro grottesco o assurdo. Ci sono anche
diversi spunti di riflessione sulla routine che ammazza l’intesa, anche
sessuale, della coppia, la voglia di provare nuove esperienze o rinvigorire un
lungo matrimonio tra una “luce scura sui fianchi” ed un diritto di possesso che
tanto piace soprattutto agli uomini. Il “problema” verrà risolto, magari in 9
mesi, o resterà in evaso, futto di una artefatta depravazione? Il padre del
bimbo è davvero l’ingiustizia sociale diffusa su larga scala come afferma
scherzosamente la moglie?
consulta: Teatro Civico 14: programma 2010