Teatro Civico 14: "Giuseppina una donna del Sud"

Caserta – 17 Gennaio 2010

Articolo e foto di Pia Di Donato

Scena minimale e un lungo fiume di parole... Se chiudi gli occhi cammini per Caserta, una Caserta di qualche decennio fa. Quella con i negozi sulla "calata d''o pesce" (ovvero la strada che collega via Turati con Piazza Duomo e che sulle cartine non ha nome), con la tragedia del rifugio antiaereo di via Roma tomba di quanti vi si erano ricoverati, con "Bancolotto" all'inizio di Via S. Giovanni e con Via S. Carlo, vero cuore pulsante di Caserta
Questo in estrema sintesi è il lungo monologo che Pierluigi Tortora propone. Ad interrompere il fiume di parole, talvolta ad accompagnarlo o a sottolinearlo, la chitarra classica e la maestria del m° Antonio De Innocentis
Tortora, con una recitazione misurata, da voce ad una donna semplice e propone uno spaccato della sua vita, non facile e segnata dalla guerra, ma tuttavia dignitosa e ricca.
La vita personale di questa donna è appena accennata perchè, come succede a molte donne, tutta votata all'attenzione verso gli altri: un marito (scapestrato, dedito all'alcol, ... "ma buon faticatore"), i figli (ben 5 di cui uno morto in tenera età) e un corollario di amiche, parenti...
Alcune delle storie e dei nomi mi sono noti perchè ho un papà casertano doc e perchè poi, forse, i ricordi si assomigliano tutti.
Giuseppina ("Peppenella" perchè è "piccola e bellina") non si lamenta, è devota ma non superstiziosa, si adatta ai cambiamenti del tempo (una figlia che, abbandonata dal marito, non rientra in seno alla famiglia ma fa vita propria, un figlio che vuole fare il cinema) al contrario del marito che è "stolido" nel suo ruolo di padre tradizionale.
Al racconto quindi, già forte di per sé, il M° De Innocentis ha aggiunto una sorta di "colonna sonora", un commento musicale che, attraverso la sonorità essenziale ma efficace della chitarra classica, sottolinea, di volta in volta, i lineamenti di un personaggio, lo svolgersi di un episodio, quasi a "completare" il racconto recitato da Pierluigi Tortora.
Così "Preludio per Giuseppina" (composto dal musicista) apre e chiude il monologo, mentre i due eventi luttuosi (la morte del giovanissimo Tullio e di Tarquinio nel fiore della maturità) sono sottolineati da "De la crudel morte de Cristo" (Lauda XIII secolo) assimilando il dolore della Vergine  quello di una qualsiasi madre che vede morire un figlio
Ma è il marito Valentino che la fa da padrone nella parte centrale dello spettacolo e ed ecco quindi il "Tema d'amore di Valentino e Giuseppina" che apre la loro storia d'amore, una canzone da "macchietta" che sottolinea una sua scappatella, le sonorità tipiche partenopee che sottolineano l'abilità ai fornelli e infine una corale ne accompagna la morte.
Assolutamente poi particolare è il brano dedicato a Renato come ci racconta lo stesso chitarrista "L'idea vincente per la scrittura di questo pezzo, ispirato a uno dei figli di Giuseppina, mi è stata suggerita da mia moglie Marisa: infatti, mi ha proposto di applicare una tecnica usata da molti compositori soprattutto per comporre brani dedicati a specifiche persone. Si tratta di associare alla serie completa di suoni (scala cromatica) le lettere dell'alfabeto, per poi selezionare solo le note corrispondenti alle lettere che compongono il nome della persona data. Tali note saranno, per così dire, gli ingredienti della composizione"
In definitiva uno spettacolo tutt'altro che semplice, con parole e musica che danno forza e vita ad un periodo, ad una storia e ad una donna che appartiene alla nostra terra "difficile e affascinante" come la definisce lo stesso Tortora

consulta: Teatro Civico 14: programma 2010

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