Officina Teatro: Menonove
S. Leucio (CE) – 2 Maggio 2009
Articolo di Dario Salvelli
“Quando avrò 64 anni mangerò tanta cioccolata!” Desideri normali di persone
folli, voglie strambe di persone qualunque? E’ nell’affermare che la normalità è
un concetto spesso astratto e relativo che Teatro Karawan (www.teatrokarawan.tk)
questa sera mette in scena ad Officina Teatro di San Leucio, “Menonove”, uno
spettacolo decisamente impegnativo interpretato da Ilaria Delli Paoli, Francesco
Magliocca, Antimo Navarra e Maura Perrone.
La maggior parte dei manicomi italiani sono stati chiusi soltanto dopo il 1994:
la legge 180 di Franco Basaglia del 1978 ha regolato l’assistenza psichiatrica
in Italia ponendo fine ai manicomi come luoghi di costrizione fisica e mentale.
A 30 anni da questa normativa sopravvivono però ancora oggi sei ospedali
psichiatrici giudiziari: proprio a non molti km da San Leucio ce ne è uno,
quello di Aversa, che come tutti gli altri è stracolmo di persone internate.
Gli attori si muovono in un confine stretto, il disagio psicologico sfocia
spesso in un vero e proprio malessere patologico. La “pazzia” apre autostrade
infinite e percorsi irti che portano spesso alla solitudine, all’angoscia di
vivere a cavallo tra un mondo reale ed uno sognato.
“Lo spettacolo prende le mosse da una serie di testimonianze e da alcune
esperienze dirette nostre nei confronti del disagio mentale” racconta Rosario
Lerro, regista di Menonove.
In questo lavoro si vede la mano drammaturgica di Lerro nel disegnare le storie
di chi ha avuto coraggio: Menonove è il racconto di nove persone che hanno
scelto di suicidarsi, di farla finita. Il ritmo dello spettacolo riesce a
catturare lo spettatore che passa da momenti forti in cui le espressioni degli
attori ed i loro gesti colpiscono per stravaganza ad attimi di silenzio che
sembrano lunghi ed atroci. La scenografia è composta da una parete costituita da
una rete di molle che rappresentano l’assenza di libertà e di certezze che
cadono inevitabilmente quando ci troviamo davanti una “malattia” come quella
mentale. “Basta poco a rompere quella parete ma nella realtà non ci riusciamo
mai fino in fondo” dice Lerro.
Lo spettacolo si apre con quello che sarà il personaggio, ben interpretato da
Francesco Magliocca, a metà tra il pazzo ed il dottore, una doppia figura che
mostra la sofferenza e la difficoltà nel lavorare in questi ambiti ma anche la
dimostrazione di una certa facilità nel superare quella linea sottile che
chiamiamo “normalità”.
Antimo Navarra è un pazzo che alterna momenti angoscianti con altri più
divertenti come quando esce da quella catena di molle ed offre dei fiori alle
spettatrici in cambio di proposte in fondo neanche troppo indecenti.
La sempre splendida Ilaria Delli Paoli insieme all’intensa Maura Perrone
costruiscono invece al centro della scena un momento toccante: i sogni di
bellezza di una donna vengono interrotti dall’amara realtà, da promesse di
libertà che non diventeranno mai concrete.
Il gioco, la disperazione, la solitudine, viaggiano su di un filo che lega tutti
i personaggi e li stringe forte come le corde che scendono piano nel conto alla
rovescia verso la morte (intelligente la scelta delle luci di Marco Ghidelli).
Le nove vite si spengono sulle note di “Somewhere over the rainbow”, la speranza
di trovare qualcosa oltre quel dolce arcobaleno, la libertà, sogni non più
stanchi.
Gli attori ricordano con emozione i nomi di quelle nove persone distribuendo dei
foglietti bianchi al pubblico. Perché forse a volte in alcuni luogo appare
impossibile trovare una cura al dolore ed alla solitudine che non sia quella di
cessare la propria esistenza.
“Una delle frasi che ci ha accompagnato durante tutto il lavoro - ricorda
Rosario Lerro - è stata la "sentenza" con cui venivano bollati i matti che
entravano nei manicomi o ospedali psichiatrici giudiziari: Diagnosi: pazzo,
prognosi: infausta, terapia: nessuna.”
Consulta: Officina teatro: programma 2008/09