Officina Teatro: Happy birthday, Alfredo!
Caserta – 21 Marzo 2009
Articolo di Marilena Lucente
La santità della vita quotidiana. Che quando non c’è ci
manca sempre. A questo si pensa vedendo Happy birthday, Alfredo!. Intenso,
robusto ed interessante spettacolo, in scena questo fine settimana all’Officina
Teatro. Un lavoro che rivela con immediatezza un lunghissimo percorso di ricerca
sui testi, sulle coreografie e sulla scarna ed efficace scenografia. Alfredo è
l’operaio che muore il giorno del venticinquesimo compleanno. Il suo mestiere di
vivere si consuma prima a casa, con una moglie depressa, poi in fabbrica, tra le
vessazioni dei turni e delle macchine che si inceppano, la solidarietà tra
colleghi e i rischi vissuti sulla propria pelle. Sino al tragico epilogo finale.
Che non è solo il dramma delle morti bianche ma anche il dolore di chi resta,
dei sopravvissuti agli affetti e alle derive dell’insignificanza.
La fatica di vivere è tutta qua. Tutta dentro tutte le vite. Come ci ha
insegnato Pavese. I Dialoghi con Leucò sono alla base del testo di Happy
Birthday! Alfredo. Testi letti e cuciti, mescolati e reinventati in un percorso
drammaturgico affatto lineare. I ruoli sono intercambiabili, i vissuti pure. Al
protagonista danno voce e corpo tutti gli attori, di volta in volta, chiamati ad
esprimersi come singoli e come comunità. Anche questo è il senso dello
spettacolo: segmenti di umanità che si uniscono o si spezzano al variare delle
circostanze, dei rumori, delle sirene, delle canzoni. Magari scendendo o salendo
su una scala – emblematicamente al centro della scena – avvitando una lampadina,
stringendo un bullone. Affidandosi alla forza e alla violenza espressiva dei
corpi e dei movimenti di scena. “Questa è la beffa e il tradimento, urla Alfredo
(con le parole che Pavese dedica a Leucò – Bianca), Prima ti tolgono ogni forza
e poi si sdegnano se sarai meno di un uomo. Se vuoi vivere smetti di vivere”. Si
chiama alienazione, paura, necessità, lavoro. Quel lavoro che è esso stesso
beffa e tradimento. Così come lo sono i desideri. E forse ogni destino. Si urla
e si sussurra, si salta sulla corda, si resta pietrificati, ci si misura con la
propria determinazione e con la propria fragilità. Di volta in volta l’arte
combinatoria della vita - e ancor più del teatro – produce risultati diversi.
L’ impossibilità di ogni definizione univoca nasce appunto dalla struttura
narrativa assolutamente non convenzionale, tesa a raccontare e raccordare
l’esistenza interiore e quella esteriore di ogni uomo. Con una urgenza e una
forza magistralmente espressa da tutti gli attori di Teatriingestazione, qui
diretti, con passione (quella cara a Pavese: una passione per la vita in quanto
vita) da Anna Gesualdi e Giovanni Trono. Marilena Lucente
Consulta: Officina teatro: programma 2008/09