Caserta. Conclusa la rassegna "Nuovi percorsi" con la proposizione di due degli
ultimi tre appuntamenti del cartellone sospeso agli inizi di Maggio.
Ancora una volta sono stati affrontati temi difficili e seri che invitano
alla riflessione
Pia Di Donato.
Martedì 20 il Laboratorio Teatrale “F. C. Greco"
del Teatro Comunale di Caserta, guidato da Angelo Callipo ha proposto una
drammatizzazione di alcuni momenti di "Se questo è un uomo" di
Primo Levi, inserendola in un racconto ideale dell'ultimo periodo di vita
dell'autore. Anche se giovani hanno saputo ben rendere lo sbigottimento e
l'incredulità che allora gli ebrei, e quanti internati nei campi di
concentramento, ed ancora ora noi, che abbiamo solo ascoltato i racconti o "le
male novelle" - per usare le parole di Levi- proviamo nel riflettere sulla
crudeltà di cui furono capaci uomini verso altri uomini. Gli allievi del
Laboratorio hanno interpretato, scambiandosi i ruoli, i vari attori di questa
tragedia ma in modo misurato, pulito che ancor di più rende evidente l'orrore e
la tragedia.
Il teatro, affollato da tanti amici dei giovani attori del Laboratorio (e
molti di più sarebbero intervenuti se si fosse fatta pubblicità della gratuità
dell'ingresso) ha applaudito calorosamente, a fine spettacolo, a premiare la
compagnia ma sui volti e nelle parole, all'uscita dalla sala, si leggeva anche
quanto il messaggio fosse arrivato nelle coscienze.
Penso che una riproposizione di questa drammatizzazione, per gli studenti
delle superiori potrebbe essere un modo per comprendere un periodo storico che
ancora ha influenza nella nostra vita
Arianna Quarantotto
Si apre con la storia di un monaciello, interpretato dal piccolo ma già
bravo Giuseppe Affinito Jr., lo spettacolo
,Mercoledì 21, di Enzo Moscato. Una storia delicata e radicata
nell’anima napoletana, legata ai suoi “spiritelli”, ai suoi personaggi, spesso,
surreali che abitano in un antico palazzo di Napoli.
Una seconda pièce, più complessa, vede sulla scena una compagnia folta di
attori: luci e suoni fanno rivivere i tragici momenti delle guerre e delle
rivoluzioni che il popolo napoletano ha vissuto.
Per capire meglio questo spettacoli abbiamo preferito parlarne con Teresa
Castaldo, una delle interpreti.
A. Quarantotto: Come è nata l’idea dello spettacolo?
T. Castaldo: E’ stato Carlo Guitto a fare un collage delle opere di Enzo
Moscato. Ne è nato uno spettacolo particolare, dedicato alla Napoli che di
guerre ne ha viste tante.
A. Quarantotto: Si, effettivamente, il filo conduttore sembra essere
un’indagine sociale svolta sul popolo e dal popolo napoletano. Uno squarcio, a
volte davvero crudo, dei bassifondi e della Napoli più emarginata.
T. Castaldo: Volevamo portare sulla scena le impressioni del popolo, la
guerra vera, la più cruda, quella della sopravvivenza, l’arte di arrangiarsi,
ma anche la capacità, perfino nei momenti più bui, di trovare la forza per un
sorriso…
A. Quarantotto: E’ un riso amaro, però, che sembra subito svanire di
fronte alla miseria e allo squallore dei bordelli, della vita di strada, del
rumore assordante dei bombardamenti che di continuo interrompono i dialoghi e
scuotono gli spettatori. E poi quel personaggio cinico della suora, che in
realtà è la maitresse del bordello…
T. Castaldo: Si. La suora è un personaggio inquietante. Ma rappresenta
quello che la Chiesa avrebbe dovuto fare e non ha fatto per il popolo nei
momenti di maggiore necessità.
A. Quarantotto: Insomma, una critica generale alle istituzioni…
T. Castaldo: Si, ma non solo. Ne emerge un senso di disgusto di fronte
alle ingiustizie in genere.
A. Quarantotto: Lo spettacolo si chiude con un bombardamento aereo e la
morte di tutti i personaggi. Solo un marine americano bisbiglia qualcosa prima
che si chiuda definitivamente il sipario.
T. Castaldo:Si, tutti muoiono perché travolti dalla storia a cui non è
possibile ribellarsi; l’immagine finale del soldato rappresenta il delirio
dell’uomo sull’assurdità di ogni guerra.
Programma del Teatro Comunale di
Caserta: Nuovi Percorsi |
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