Anteprima nazionale di "Come il peso dell'acqua" al Caserta Film Lab

Caserta - 1° Ottobre 2014

Articolo di Giuseppe Vuolo, Foto a cura del CSA "Ex Canapificio" di Caserta

Al Caserta Film Lab, associazione di appassionati cinefili casertani, piace giocare d'anticipo, questo si è capito. Dopo essersi assicurarata una copia di "Italy in a day" di Salvatores (anticipando di 4 giorni la prima messa in onda televisiva), e prima dell'attesissimo "Perez." di Edoardo De Angelis, che presenterà stasera in anteprima nazionale col cast al completo (già venduti più di 1000 biglietti, il multisala Duel quasi monopolizzato), la compagnia capitanata da Francesco Massarelli offre ancora un'altra anteprima di qualità: l'ultima opera di Andrea Segre "Come il peso dell'acqua", scritta assieme a Marco Paolini, Giuseppe Battiston e Stefano Liberti. Il lavoro, dopo una seconda proiezione stasera a Roma, debutterà su RaiTre (produttrice assieme a Ruvido Produzioni) il 3 Ottobre alle 22 in occasione dell’anniversario della strage di Lampedusa che causò la morte di 366 migranti.

È significativo che l'anteprima assoluta si sia svolta proprio qui, non a Milano, non a Napoli, nemmeno a Roma o Torino (che ospitano due dei cinque CIE attualmente funzionanti), ma a Caserta, a due passi da quella Castelvolturno che è punto di riferimento per un intero continente che tenta di attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore. Ciò è stato reso possibile dalla particolare attenzione che il regista veneto da anni riserva al pubblico casertano nonché dalla collaborazione tra il CFL ed il Centro sociale "Ex Canapificio" di Caserta, un sodalizio che si conferma importante, prolifico, che non smette di regalare soddisfazioni e di contribuire a una concreta sensibilizzazione sul delicato tema dell'immigrazione.
Sul palco, assieme a Segre e Massarelli, salgono Marco Paolini, Gladys Yeboah Adomako e i rappresentanti del'Ex Canapificio, impegnati nella raccolta fondi per la manifestazione "Stop al razzismo", promossa dal Movimento dei migranti e dei rifugiati di Caserta, in programma il prossimo 18 Ottobre a Castelvolturno.

"Come il peso dell'acqua" è la storia di Gladys Yeboah Adomako, Nasreen Tah e Semhar Hagos, tre donne che sono riuscite a raggiungere il nostro Paese grazie ai tristemente famosi "viaggi della speranza". Narrano in prima persona le loro esperienze, le difficoltà incontrate, mentre Giuseppe Battiston e Marco Paolini affiancano ai loro racconti considerazioni, domande, ragionamenti e statistiche: il primo porta in scena il punto di vista dell'uomo comune che vorrebbe sapere di più sull'argomento, il secondo invece è il tecnico, il cartografo paziente che sa dove, come e perché interi popoli emigrano, e lo spiega (al pubblico e allo stesso Battiston) illustrando nel dettaglio rotte, flussi migratori, punti di partenza, di concentrazione e di arrivo. I due si completano a vicenda, lasciano a Gladys, Nasreen e Semhar il ruolo di protagoniste limitandosi ad offrire con discrezione le informazioni per meglio interpretare i racconti, riescono a rappresentare il teatro civile davanti all'occhio impersonale della macchina da presa, non rinunciando talvolta ad uscire fisicamente dal set e a farci vedere cosa c'è dietro le telecamere.

Il risultato è un docufilm coinvolgente e di grande impegno civile, che mira a mantenere accesi i riflettori sul problema immigrazione prima della prossima, prevedibile, "tragedia a Lampedusa", un'opera che ci svela i meccanismi delle tratte di esseri umani ("Se non c'è qualcuno che aiuta, c'è sicuramente qualcuno che sfrutta") e che non si occupa dei soli flussi migratori dall'Africa all'Italia ma che a grandi linee abbraccia tutti e cinque i continenti, affrontando l'argomento su più piani (personale, geopolitico, sociale, giuridico). Come ogni vera opera artistica, il lavoro di Segre lascia nel pubblico domande dolorose, per esempio perché il nostro Stato spenda da anni risorse economiche ed energie militari per ostacolare l'ingresso dei migranti - quando questi potrebbero rappresentare una risorsa per tutti - dimenticando colpevolmente le epoche in cui gli immigrati eravamo noi.

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