Festival del cinema di Venezia: il diario giorno per giorno
Venezia, dall'1 al 3 Settembre 2013
Articolo e foto di Valentina Sanseverino
1 settembre:
Il re del red carpet di oggi è Daniel Radcliff: gli occhi (e i flash) del Lido
erano tutti per l’ex maghetto che, svestiti i panni di Harry Potter, veste oggi
quelle di un giovane Allen Ginsberg nel bel film di John Krokidas “Kill Your
Darlings”, presentato oggi nella sezione Giornate degli Autori.
Il più atteso dei film in concorso non ha bisogno di presentazioni: tutti
attendevano l’ultima fatica del maestro dell’animazione giapponese Hayao Myazaki
ma nessuno avrebbe immaginato che “Soffia il vento” (Kaze Tachinu), ma nessuno
avrebbe mai immaginato che sarebbe stata davvero l’ultima: la storia
dell’affascinante progettista di aerei accanito fumatore, che riflette
indirettamente anche la storia del suo paese dal ‘900 e fino alla Seconda Guerra
Mondiale, è il testamento artistico di un uomo che ha scritto una pagina della
storia del cinema moderno. Lascia la settima arte con un film meno onirico dei
precedenti, che a tratti pecca di tecnicismo ma alla fine conquista, come
sempre.
Non toglie né aggiunge niente alla già satura filmografia sull’assassinio di
Kennedy “Parkland” di Peter Landesman, il secondo film in concorso di oggi
mentre vi consigliamo di seguire l’arrivo nelle sale italiane di “Miss Violence”
del regista greco Alexandros Avranas, racconto asciutto ma coinvolgente di
un’atroce violenza domestica.
“Philomena”, scritto da da Jeff Pope assieme al bravissimo co-protagonista Steve
Coogan, è, grazie soprattutto a Judi Dench, il film più bello di Stephen Frears
dai tempi di The Queen; peccato non poter dire altrettanto di Tom à la ferme di
Xavier Dolan
2 settembre
Un Terry Gilliam meno sorprendente del solito domina questo lunedì al Lido: il
suo “”The Zero Theorem”, con un immenso Christoph Waltz, hacker ossessionato
dalla ricerca del senso della vita merita, comunque, tutte le nostre stelline!
Confonde i confini tra cinema e realtà il riuscitissimo “La mia classe” di
Daniele Gaglianone con Valerio Mastrandrea mentre rimangono ancorati alla realtà
due bei documentari americani: “The Armstrong Lie” di Alex Gibney e “At Berkeley”
di Frederick Wiseman. Il primo segue Lance Armstrong lungo il cammino che lo
porta a tornare in sella alla propria bici, salvo poi dover accantonare l’idea e
riprenderla quasi quattro anni dopo, quando il ciclista americano decide di
gettare la maschera ed ammettere di avere sempre mentito riguardo alla sua
abitudine di usare sostanze stupefacenti. Il secondo indaga attraverso il
sistema universitario a stelle e strisce, scavando nel passato del più antico e
prestigioso college californiano.
Da segnare questo nome: Edoardo Natoli. “Secchi”, il suo corto d’esordio, ci fa
ben sperare.
Tom Hardy vince sul red carpet e sul grande schermo: è lui la vera sorpresa di
oggi e “Locke” di Steven Knight – un film su sulle responsabilità e la giustizia
– vince anche e soprattutto per lui.
Ci è piaciuto anche “Medeas”, film d’esordio dell’italiano Andrea Pallaoro: una
pellicola difficile che capovolge i meccanismi narrativi tradizionali
dirigendosi verso un'idea di cinema minimalista, in equilibrio tra reale e
metafisico, giocata su primi piani, riflessi, sfocature e giochi di luce.
3 settembre
Red carpet patinatissimo oggi e non poteva essere altrimenti: il
chiacchieratissimo film di Jonathan Glazer, “Under the skin”, fischiato e
stroncato ha avuto il merito di mostrarci almeno la splendida Scarlett Johansson
senza veli, nei sexy panni di una brutale aliena cacciatrice di uomini.
Chi non aspettava Scarlett, aspettava Kim Ki-duk: Leone d’Oro 2012 con “Pietà”,
quest anno torna Fuori Concorso con “Moebius” facendo scandalo ancor prima di
arrivare sullo schermo. Quando lo fa sconvolge: virazioni, sangue, incesto,
shock e risate, il film è ancora più estremo di quanto si possa pensare visto
che è privo di dialoghi ma non può non piacere per il suo effetto spiazzante,
che comunica la capacità di fare scelte artistiche assolutamente libere, nel
puro amore per la settima arte.
Si perde invece completamente Amos Gitai: i suoi 84 minuti di piano sequenza
girati nel piccolo quartiere israeliano di Jaffa rendono “Ana Arabia” poco
godibile.
Tra i Fuori Concorso abbiamo visto anche “Harlock: Space Pirate”
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