Leuciana Festival: El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancia
Teatro dei Serici, Belvedere Reale di San Leucio (CE), 5 e 6 Luglio 2008
Articolo e foto di Giorgio Ruberti
San Leucio, domenica 6 luglio. Il teatro di prosa è stato il
protagonista di questo primo – e caldissimo – fine settimana di luglio delle
Leuciane. In scena El ingenioso hidalgo, tratto dal secondo volume del Don
Chisciotte de la Mancia di Miguel Cervantes, per la regia di Mariano Rigillo.
La vicenda del cavaliere errante e del suo scudiero Sancho Panza, ambientata
nella Spagna del Seicento è nota a tutti, ma la versione presentata a San
Leucio dall’Ente Teatro Cronaca ha affascinato proprio per il suo sapore di
novità. Ciò lo si deve principalmente all’intelligenza di un copione voluto,
oramai, alcuni anni fa dallo stesso Rigillo, che attraverso la preziosa
collaborazione di studiosi come Gerardo Guerrieri è pervenuto ad un testo
estremamente attuale ed accattivante.
In una società in piena decadenza – ieri come oggi – Don Quijote diventa
personaggio emblematico della protesta e del rifiuto ad adattarsi ai modelli
che la società impone. E pur assumendo il ruolo contraddittorio, già nella
sua stessa definizione di “eroe comico”, Don Quijote dà alla sua condizione
uno spessore tragico e sublime arrivando ad esprimere il suo potenziale
eversivo nella libertà di volersi e potersi rappresentare in un mondo che
sembra non aver più posto per lui. Il Don Chisciotte di Rigillo è una
profonda riflessione sulla contemporaneità, come lascia chiaramente
intendere il messaggio ultimo della rappresentazione, quello lanciato dal
protagonista sul letto di morte: l’amata tanto rincorsa e cercata, la
fantomatica Dulcinea, non è una bella e nobile dama, ma è la libertà, la cui
ricerca ha motivato l’intera esistenza dell’hidalgo fattosi cavaliere.
Essere liberi, in un mondo che ci vuole servi senza che ce ne accorgiamo, è
l’ultimo proclama di un Don Chisciotte che mostra lo sguardo rivolto al
nostro tempo.
Lungo e meritato l’applauso finale. Il cast, del resto, era di prim’ordine,
con Rigillo nelle vesti del protagonista, Anna Teresa Rossini in quelli
della duchessa che si burla dei sentimenti di Don Chisciotte, e Tonino
Taiuti in quelli – un po’ pulcinelleschi, a dire il vero – di un Sancho
Panza reso ancor più comico dall’accento napoletano. Belle le scene di Paolo
Petti, meravigliosamente integrate dalla scenografia naturale del Cortile
Ferdinando; bellissimi, nel loro fasto secentesco, i costumi di Annamaria
Morelli.
Ultima nota per la musica, del premio oscar Nicola Piovani: essenziale, si
potrebbe dire, tanto nel misurato arrangiamento di chitarra, flauto e
percussioni, quanto nella semplicità e “cortesia” con la quale ha
intermezzato la recitazione. Da strappapplausi due canzoni eseguite come
musica di scena, soprattutto per la connotazione coloristica spagnola che le
ha caratterizzate.
Un ottimo spettacolo, dunque, utile – per quanto ce ne sia ancora bisogno –
a conferire una dimensione di prestigio nazionale al nostro festival di San
Leucio.
Comunicato stampa
Sabato 5 e domenica 6 luglio ore 21:15. Teatro. (nota)
Cortile Ferdinando, Belvedere Reale di San Leucio.
Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini e Tonino Taiuti
in “El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancia”, musiche di Nicola
Piovani
volume secondo - da Don Chisciotte de la Mancia di Miguel de Cervantes
con
Alessandra Borgia, Franco Castiglia, Paolo Cutuli, Luciano D’amico, Davide
D’Antonio, Antonio Monaco, Lorenzo Praticò, Barbara Santini, Patrizia
Spinosi, Alfredo Troiano
Michele Bonè, chitarra
Viviana Pugliese, flauto
Claudio Marino, percussioni
Veronica Ambrosio, Carmen Combo, Giusi Di Martino, Marica Ferrillo,
danzatrici/ancelle
Paolo Petti scene
Annamaria Morelli costumi
Gigi Ascione disegno luci
Margherita Veneruso movimenti coreografici Rosario Imparato direttore
dell’allestimento
Nicola Piovani musiche
Norma Martelli regista assistente
Mariano Rigillo regia
Lettore beato, che non hai nulla da fare, ben puoi credermi senza tanti
giuramenti, se ti dico che io vorrei che questo libro, figliuolo com’è del
mio pensiero, fosse il più bello, il più brillante, il più geniale che si
possa immaginare. Ma non ho potuto sfuggire alle leggi della natura, e in
natura ogni cosa ne produce un’altra simile a sé. Quindi che cosa poteva
produrre il mio sterile ed incolto ingegno se non la storia di un figliuolo
secco, allampanato, strambo, con la testa piena dei più disparati pensieri
mai venuti in mente a nessuno? E non poteva essere altrimenti, perché egli è
nato in una prigione dove stanno di casa tutti i disagi e tutti i più
sinistri rumori.
L’opera di Miguel de Cervantes è il primo grande romanzo delle illusioni
perdute. Verrebbe immediato e nostalgico alla mente un antico slogan
“l’imagination au pouvoir”; non si tratta però solo di questo, bensì della
consapevolezza di una rivoluzione necessaria: “l’imagination pour pouvoir
vivre”.
In una società in piena decadenza Don Quijote diventa personaggio
emblematico della protesta e del rifiuto ad adattarsi ai modelli che la
società impone. E pur assumendo il ruolo contraddittorio, già nella sua
stessa definizione, di “eroe comico”, Don Quijote dà alla sua condizione uno
spessore tragico e sublime arrivando ad esprimere il suo potenziale eversivo
nella libertà di volersi e potersi rappresentare in un mondo che sembra non
aver posto per lui.
L’idea di dare vita ad uno spettacolo sulla vicenda di Don Quijote nasce
vari anni or sono, quando, grazie alla preziosa collaborazione dello
studioso Gerardo Guerrieri, Mariano Sigillo elabora il copione da cui ha
preso spunto il testo dello spettacolo. Per la grande suggestione e
teatralità che questo personaggio evoca, oggi più che mai mettere in scena
Don Quijote rappresenta l’ occasione di una riflessione sulla
contemporaneità e la possibilità per l’incontro di tradizione e innovazione,
passato e presente.
Consulta: X edizione
Leuciana Festival 2008