Teano Jazz Festival 2008: Bobby Watson and Live and Learn
Teano (CE), 4 Luglio 2008
Articolo di Sebastiano Sacco, foto di Dario Salvelli
Accomodandoci alle poltroncine bianche del loggione del museo
archeologico di Teano, di Bobby Watson, fatta eccezione per qualche illustre
esecuzione jazz in mp3, non conosciamo poi molto altro che il suo volto
intento a suonare il sassofono, stampato sulla brochure del Festival.
La promessa di una grande esecuzione – aspettativa legittima da chi è “da
circa trent'anni uno dei maggiori altosassofonisti della scena mondiale” –
resta decisamente tutt'altro che delusa sin dalle primissime note dello
spettacolo, dalle quali si intuisce subito il talento, la carica emotiva e
l'evidente affiatamento della band; giovani e meno giovani, i componenti del
gruppo esibiscono immediatamente un sound collaudato, che si mostra alla
platea attraverso il brano incipit e che si affermerà nel resto della
scaletta di “Live & Learn”. Bobby Watson al sax ed il giovane e talentuoso
Philip Dizac alla tromba, Harold O' Neal al piano, Warren Wolf al vibrafono
(e a più riprese ottimo supplente di O'Neal al pianoforte), Quincy Davis
alla batteria e Curtis Lundy al contrabbasso – notevole la sua somiglianza
con un personaggio del film “Shining” – sorprendono anche dal punto di vista
scenografico: Lundy ed il suo sigaro fumato gettando il capo all'indietro;
Wolf che suona con la dolcezza di un orchestrale e la stazza da nerboruto
membro di un collettivo hip hop; Davis e le sue incredibili chiacchierate
con Bobby Watson senza perdere una battuta; ed infine Bobby, che tra il suo
italiano biascicato e strani bicchieri di liquido rosso rubino che si
susseguono gode di tutta l'intimità, ottimamente ricambiata, col pubblico.
Il resto è armonia a scorrimento veloce, tenere orchestrazioni d'amore,
giochi ritmici mai banali e sempre e comunque di altissimo livello tecnico,
tanto che non ci stupiamo quando in sala sopiti “bravo”, “eccezionale”,
“magnifico”, giungono alle nostre orecchie. E alla fine c'è anche il tempo
di un bis. Perchè il buon jazz non stanca, anzi trasporta, perchè nutre
occhi, cuore ed anima col blu delle sue corde fascinose.
consulta: Teano Jazz Festival 2008:
XVI edizione