Presentazione del film “AltrOmoNdo”
Puccianiello, 20 Giugno 2008
Articolo di Francesco Massarelli
La proficua collaborazione tra associazioni, che ha visto protagoniste Arcigay, Macchina da Presa e Giallo Vanvitelliano ha permesso di portare all'attenzione del pubblico casertano il film "Altromondo" di Fabiomassimo Lozzi. Il film non ha ottenuto infatti la distribuzione nei tradizionali circuiti cinematografici ed è uscito soltanto in dvd. Qualcuno ha visto in tutto ciò l'ennesimo episodio di discriminazione, ma a tale proposito ci sentiamo di sgomberare il campo da ogni dubbio. Tanti film italiani purtroppo non trovano distribuzione e tra essi ci è capitato spesso di trovare anche dei piccoli gioielli. "Altromondo" è un'opera coraggiosa e necessaria, ma non possiamo negare che necessita di un pubblico selezionato e particolarmente incline ad un certo tipo di linguaggio narrativo. Non sono, infatti, i contenuti a renderla un'opera di nicchia, quanto piuttosto la cifra stilistica scelta per raccontare l'universo gay. Il film si presenta come una lunga sequela di monologhi, ottimamente recitati con stile prevalentemente teatrale, in cui un'umanità varia racconta il suo rapporto con l'omosessualità, vista sia dall'interno che dall'esterno. Nulla è negato: dall'amore vero alla mercificazione del sesso, dai conflitti interiori all'omofobia. Nessuna indulgenza e nessun compiacimento, l'omosessualità è raccontata con i suoi vizi e le sue virtù. Più volte torna la parola "normalità" come ambizione o come conquista, ma c'è anche chi ha già capito che la normalità sta solo nell'accettazione delle diversità. Il film segue un percorso preciso, dal buio della notte, della paura e della negazione alla luce del giorno, del coraggio e dell'accettazione. Nella prima parte immagini forti e tanti momenti in cui ti viene voglia di scappare da questo claustrofobico ed ossessivo racconto, ma è vita vera, lo sai e se hai rispetto devi restare. Poi esce il sole, arrivano momenti sicuramente lirici e talvolta anche garbatamente divertenti. Non tutte le esperienze approdano al lieto fine ma il film vuole raccontare il processo di crescita interiore fatto dagli omosessuali italiani e ci riesce. L'auspicio di tutti noi è che ora cominci a crescere anche il paese che gli sta intorno. Fabiomassimo Lozzi, al temine della proiezione, intodotto da Antonella Della Ragione, responsabile cinema dell'Associazione Macchina da Presa, ci ha raccontato le sue emozioni ed il bisogno di portare alla luce tante storie, tutte assolutamente vere. Ci ha parlato pure di come il cinema italiano, a parte Ozpetek, mostri ancora tante reticenze sul mondo gay. Fabiomassimo, vive a Londra da tempo e lì a studiato alla scuola di cinema dei mitici Monthy Payton. Della macchina da presa fa un'ottimo uso e la sua opera è supportata da un'eccellente fotografia, crediamo solo che se avesse avuto il coraggio di sforbiciare alcune storie il suo film avrebbe avuto un impatto ancora più forte sugli spettatori. Un'ora e 45 minuti sono tanti per un film che non presenta dialoghi, quelli che ci sono presuppongono sempre un interlocutore immaginario. Noi comprendiamo che un regista ancora giovane possa affezionarsi alle storie girate e raccontate e possa avvertire un personale dolore nel tagliarle, ma siamo certi che l'esperienza regalerà al bravo Lozzi anche questo pizzico di necessario cinismo. Da lui attendiamo fiduciosi altre opere interessanti. Il buffet offerto dall'ottimo padrone di casa, Antonio Tuorto, ha consentito infine a tutti gli intervenuti di protrarre fino a notte la piacevole serata nella rilassante cornice del Manouche di Puccianiello.
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