Leuciana Festival: Giovanni Gallo in “Canto per Ignacio Sanchez Mejias”
Teatro dei Serici, Belvedere Reale di San Leucio (CE), 18 Giugno 2008
Articolo di Andrea e Monica Russo
L’opera
L’undici Agosto del 1934 nella piazza de Toros di Manzanares, durante una
corrida viene gravemente ferito il torero Ignacio Sanchez Mejias che muore,
dopo una lenta e straziante agonia, due giorni più tardi a Madrid.
Questo è l’evento che spinge Fedeico Garcia Lorca a scrivere e a dedicare un
poema al torero.
“Ma chi era Ingacio Sanchez Mejias e perché Lorca decide di dedicargli una
sua opera”?
Ignacio non era solo un torero. Ingnacio era un letterato spagnolo
appartenente alla generazione del ’27 di cui si ricordano opere di tono
surrealista quali
“Sin Razon” e “Zayas” entrambe composte nel 1928. L’intenzione di Lorca non
è solo quella di celebrare la morte di un amico ma di cantare la scomparsa
improvvisa di una voce importantissima della letteratura spagnola di un
periodo storico in cui egli stesso era complice e partecipe.
Lorca struttura quest’opera come una sinfonia suddivisa in quattro parti
ognuna delle quali corrisponde ad una sonata:
“La cogida y la muerte” rappresenta un introduzione rapida e ossessiva di un
presentimento di morte che si realizza nella litania ripetuta
incessantemente “Alle cinque della sera”.
“La sangre derramada” sviluppa un inquietante clima onirico che rappresenta
la lotta di Ignacio e il suo spargimento di sangue.
“Cuerpo presente” invece è una meditazione sull’universalità della morte,
sull’incapacità di comunicazione tra i vivi e il mondo dei morti.
“Alma ausente” è la celebrazione dell’idea di come la poesia rappresenti
l’unica maniera di vincere l’oblio del tempo e la morte.
Lo spettacolo.
La rappresentazione teatrale dell’opera di Lorca da parte di Giovanni Gallo
purtroppo riesce soltanto in parte. Il regista si avventura in un
allestimento scenico molto complesso in cui, musicisti, ballerini, pittori e
attori sono chiamati a rappresentare il dramma e la disperazione che emerge
dalla lettura dell’opera Lorchiana.
Interessante la performance pittorica di Decio Carelli che durante la
rappresentazione disegna la scena di una corrida. Degna di encomio anche il
contributo dato dai musicisti Fabio Tommasone (pianoforte), Giovanni D’Argenzio
(sassofono), Enzo Faraldo (contrabbasso) e Raffaele Natale (batteria).
Lo spettacolo nella sua complessità risulta essere lento forse per la difficoltà di voler creare a tutti i costi un
legame
tra le diverse arti, che nello spettacolo sono chiamate a rappresentare un
evento tragico e toccante come la scomparsa di un personaggio importante.
Non c'è fusione tra gli effetti sonori e quelli visivi: ma il bellissimo
quadro realizzato in scena da Decio Carelli e le immagini proiettate
rispondono
all'interpretazione tragica che il regista vuole dare attraverso le parole
del poema di Lorca.
Mercoledì 18 Giugno ore 21:15. Teatro Musica. (nota)
Teatro dei Serici, Belvedere Reale di San Leucio.
Giovanni Gallo
in “Canto per Ignacio Sanchez Mejias (Morte di un torero)” di Garcia Lorca
Se la poesia è avventura linguistica, cioè navigare nell’oceano linguistico
come Ulisse sulla nave di Omero, attraversare la lingua come mare in
tempesta, sapendo da dove si parte, ma ignorando i possibili approdi,
oltrepassando i confini conosciuti, e sfidando difficoltà e insidie: se la
poesia è tutto questo, Federico Garcìa Lorca ne è stato interprete
appassionato e instancabile.
L’intera vicenda artistica della sua vita è contrassegnata, infatti, dalla
volontà raffinata di esplorare e sperimentare tutti i campi dell’arte, dalla
musica al teatro, dalla letteratura al cinema e alla pittura, con
l’atteggiamento di chi, provando, modifica e innova.
Proprio per il suo carattere di ricerca inquieta, la poesia, come le altre
forme d’arte, nasce per Garcìa Lorca da un vento mentale, da un potere
misterioso, uno spirito occulto, un demone che “ama l’orlo dei pozzi, brucia
il sangue, rompe gli stili”.
Nell’agosto del 1934, compone il “Lamento per Ignacio Sanchez Mejìas”,
subito dopo la morte, durante una corrida, del torero e amico.
Ignacio fu un grande torero e anche un uomo di cultura. Diede particolare
impulso e sostegno alla “Generacion poetica”, un gruppo rilevante nella
poesia spagnola del ‘900. E’ un testo con fortissimo pathos e la
rappresentazione è così vivida e di così forte impatto da emozionare e
commuovere al massimo. Vi è rappresentata la corrida con l’occhio del poeta,
dell’amico dolente per il torero morto.
Il poeta vola con la fantasia, gioca con le metafore e con il sogno poetico
e tuttavia riesce a dare una rappresentazione della realtà così viva che
pare trasportarci prima nell’arena e poi davanti al corpo senza vita di
Ignacio.. E il suo pianto, il suo cordoglio è come diventassero anche
nostri.
Il piccolo poema inizia con con una vivida ripetizione, ossessiva, del verso
“alle cinque della sera”.
Giovanni Gallo, Saverio Gallo, Attori
Fabio Tommasone, Pianoforte
Giovanni D’Argenzio, Sassofono
Enzo Faraldo, Contrabbasso
Raffaele Natale, Batteria
Laura Matarese, Enzo Guarracin,o Coreografie
Susanna Vanessa ,Voce canora e chitarra
Francesco de Laurentiis, Violino
Giuseppe Bruno, Chitarra Classica
Decio Carelli, Performance pittorica
Giuseppe Zarbo, Scenografia
Salvatore Lerro, Amplificazione e luci
Sartoria “Mani di Fate”-Caserta- Costumi
Giovanni Gallo, regia
Consulta: X edizione Leuciana
Festival 2008