Che meraviglia, l’ingegno.
Intervista ad Achille Pacifico, classe 1908
Articolo di Arianna Quarantotto
Cento! Come cifra non è male. Se poi indica gli anni è davvero un bel
traguardo, soprattutto se ben portati. E se li porta davvero bene Achille
Pacifico, maestro di musica, compositore, ma anche ingegnere, falegname,
pittore, scultore, fotografo. Si resta davvero sbalorditi nell’entrare nel
suo studio: ritratti e autoritratti, una fotografia dei primi del ’900 di
una banda musicale, quella da lui costituita e diretta, un busto in ottone
della madre, un ritratto in mogano del padre in una bella cornice finemente
lavorata, un prototipo, uno dei tanti, di una bici a molla che permette un
defaticamento muscolare del 30-40% e inoltre totalmente ecologia; l’elenco
dei suoi 12 brevetti (l’ultimo, proprio quello della bicicletta a molla,
risale al 2004 e questo significa che ci ha lavorato a 95 anni!), poi
spartiti, un pianoforte, una fisarmonica.
A Pia (Di Donato) che lo intervista chiede perché parli con un tono così
alto: lui ci sente benissimo!
Schola cantorum Mondragone 1948
Cominciamo dall’inizio: domande rituali sulla vita, l’infanzia trascorsa a Mondragone, la licenza media conseguita a Carinola. A 8 anni comincia a suonare il clarinetto e si appassiona alla musica, così decide di frequentare il Conservatorio di S. Pietro a Maiella a Napoli. Intanto per pagarsi gli studi apre un piccolo laboratorio di fotografia e, quando può, suona in occasione di funerali e matrimoni (per cui Goran Bregović non ci sembra più tanto originale). Fonda un complesso bandistico a Mondragone (CE) che ha diretto dal 1930 al 1950.
Concerto bandistico Città Mondragone
Consegue la licenza di pianoforte e di compositore (1961) e diventa professore di musica alle scuole medie: con i suoi allievi sperimenta il “metodo induttivo”: la musica va suonata subito perchè solo così si suscita l’amore per i suoni; la teoria e il solfeggio, sicuramente importanti, vanno appresi dopo (si lamenta infatti che nei 48 Conservatori italiani la teoria prevalga sulla pratica privilegiando un metodo deduttivo). Così compone varie sonate, abbastanza orecchiabili, (io stessa da piccola ne ho suonate tante senza conoscere molto il solfeggio che mi annoiava molto) e orgoglioso ci mostra “Il metodo”, una raccolta musicale da lui scritta e riprodotta in ciclostile.
La moto carenata
Ma la musica gli apre la strada alla fisica e alla meccanica. Nel 1973
brevetta la moto carenata, proprio come gli scooter BMW che usano ora i
vigili urbani di Caserta; poi è la volta di un accumulatore per veicoli e
autoveicoli, di un autoletto a bagaglio, dei ciclopattini, della nota “do”
sensibile al flauto. In tutto 12 brevetti, e di tutti ha i disegni, la
progettazione e i modelli da lui realizzati nell’officina in cui ha
trasformato il garage di casa.
Gli chiediamo cosa ha fatto per restare così in forma e ci rivela il
segreto: bisogna prima di tutto masticare lentamente perché il cibo deve
avere il tempo di amalgamarsi con i vari tipi di saliva, ( ha studiato così
a fondo il problema che ci dice di esserci rimasto male quando
all’Università della terza età il prof. di biologia si è limitato ad un
generico: “dovete masticare lentamente” senza spiegare il perchè); poi fare
esercizio fisico: chiudere i pugni, portare le braccia verso l’alto e
scaricare il peso di nuovo verso il basso. In questo modo si sollecita tutto
il pacchetto intestinale e si può mangiare di tutto, chiaramente senza
esagerare.
Infine ci mostra orgoglioso il suo capolavoro: “Il trotto”. E’ una sorta di
vademecum realizzato sotto forma di intervista (ed infatti non riusciamo più
a fargli domande perché in realtà ce le troviamo già poste nel libricino
corredate di risposte).
Il titolo è dovuto al fatto che gli esercizi fisici indicati per mantenersi
in forma corrispondono al trotto di un cavallo e alla corsa dei bersaglieri.
(…e a giudicare dai risultati, devono essere davvero efficaci. Provare per
credere!)
Gli chiediamo quale altro brevetto ha in mente. Ci risponde che l’ultimo lo
ha stressato molto e che solo la musica è riuscito a guarirlo (oggi va tanto
di moda la musico-terapia…); si dedicherà quindi al pianoforte, il più
nobile e il più completo degli strumenti; non mancherà certo qualche volo a
Verona, dove abita la figlia, e ricomincerà a seguire le lezioni
all’Università della terza età: “non si sa mai”- dice ottimista- “si può
sempre imparare qualche parola nuova”.
In bocca al lupo, zio Achille, e buon centesimo compleanno!