Giovedì 21 giugno, serata del solstizio d’estate, serata del giorno più
lungo dell’anno, la prima serata d’Estate. Una data che segna da sempre nel
Tempo dell’Uomo l’aprirsi di un nuovo ciclo, di una nuova stagione, ricca di
speranza e di nuove aspettative. Una serata di festa per tutti i Popoli di
tutti i Tempi e di tutti i Luoghi, una serata densa di tutti quei significati
allegorici, carichi di misticismo e sacralità, che le differenze culturali e le
tradizioni hanno saputo lasciarci in eredità. Una serata da ricordare anche in
questo Tempo ormai disincantato rispetto agli inganni delle anticherie… E
magari, l’occasione per potersi lasciar incantare almeno un po’ dall’illusione
di ingannare il Tempo, dall’illusione di poter sfuggire al Tempo con un salto
di circa tre secoli nel tempo di un paio d’ore… Memoria, forse il senso più
vero della ricorrenza…
Giovedì 21 giugno, una serata sicuramente particolare per dare l’avvio alla XIV
edizione del festival di musica medievale, rinascimentale e barocca ormai noto
a tutti i casertani col nome così meravigliosamente allusivo de “Il Trionfo del
Tempo e del Disinganno”. Una serata particolare poiché l’evento si apre nel
mezzo della settimana, ma soprattutto perché con il 21 giugno ricorre la Festa
Europea della Musica, evento forse un po’ trascurato a Caserta, e che
fortunatamente il Maestro Pietro Di Lorenzo ha tenuto a ricordare. Dunque, la
promessa fatta in occasione del Venerdì Santo viene rispettato, ed il certosino
lavoro estetico di ricerca ed esecuzione di suoni e luoghi di altri tempi
riprende il suo ciclo in questa nuova stagione che ci saluterà nuovamente il 31
luglio.
Nel battesimo di questa XIV edizione, la serata inaugurale è stata pensata con
l’intento di riportare il ricordo di due grandi personalità di un tempo
passato.
La prima figura è quella, pur sempre casertana, di Francesco Daniele, già
Accademico della Crusca, personaggio conteso dalle realtà culturali della sua
epoca, eppure, ironicamente, dimenticato proprio dalla “sua” città oltre che
dalla letteratura specialistica. Dunque, la cornice, il “suo” palazzo, nel
centro di San Clemente, ove è stata allestita una mostra onde rendere fruibili
i frutti dello studio svolto dall’Associazione Culturale per rivalutare tale
personalità.
La seconda figura, anzichenò, è quella pur sempre italiana di Domenico
Scarlatti, una fra le colonne portanti del baldacchino musicale barocco,
eppure, ironicamente, così poco attentamente considerato dal mondo musicale in
confronto alle figure di Bach ed Handel. Nota curiosa, i tre musicisti nacquero
come per coincidenza nel 1685, data dunque ricorrente negli annali del barocco…
Il programma della serata dunque, monotematico, ci ha offerto l’occasione di
ri-scoprire tutti i colori dello “scarlatto”, tutte le sfumature che hanno
contraddistinto questo musicista definito dal Maestro Di Lorenzo “come un Goya
musicale in anticipo di circa 50 anni sui tempi”. E in effetti, non è azzardo
parlare di Domenico Scarlatti come del “più grande ‘impressionista’ musicale”
stante la vastissima tavolozza sonora caratterizzante le sue numerose
composizioni. In particolare, il brillante Trivisano ed il citato Di Lorenzo
hanno voluto ripercorrere alcune delle 555 sonate, per clavicembalo solo, del
compositore, così differenti le une dall’altre, concepite assolutamente al di
fuori di purchessia schema sintattico riferibile alla canonica forma-sonata,
ideate insomma come “pezzi” a sé stanti, o tuttalpiù in una coppia di movimenti
assolutamente indipendenti sia espressivamente che formalmente, legate non
foss’altro che dalla penna di Scarlatti che ne decise l’esecuzione intesa come
parte di una sonata in due movimenti o come “impressione” autonoma. Dunque, una
raccolta eterogenea al cui ascolto non si può che rimanere sorpresi, oserei
dire disorientati, merito anche degli esecutori. Lo spazio musicale è stato
aperto altresì ad una sonata per clavicembalo e flauto, che ha visto calcare la
scena alla graziosa Anastasia Cecere, ricordata Madonnina del Presepe Vivente
di Vaccheria e musicista spesso presente in ambito casertano. Nel corso del
terzo movimento della sonata, un delizioso imprevisto ci ha permesso di
ascoltare al buio i musicisti, che hanno proseguito l’esecuzione degli spartiti
a memoria. Quindi, tornata la luce, la sonata ha ripreso il suo corso
concludendosi con gli applausi del pubblico. Ultima giammai ultima, la soprano
Elena Polito, che ha interpretato con la solita bravura alcune cantate.
Consulta: Il Trionfo del Tempo
e del Disinganno XIV edizione |
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