Lennie Tristano Jazz Winter: concerto di Lorenzo Hengeller

Aversa (CE) - 20 gennaio 2007

Articolo di Emanuele Sparta


Aversa, 20 Gennaio. Non sono mai stato un purista dell’ascolto del jazz. Ai grandi teatri silenziosi e formali ho sempre preferito i club piccoli e raccolti, ed ho sempre pensato che si potesse far ottima musica anche in mezzo al vocio degli avventori distratti ed al tintinnio di piatti e bicchieri (avete presente il Live at Village Vanguard di Bill Evans? Appunto!). Nonostante ciò, quando entro nel Melting Pot di Aversa per la prima serata del Lennie Tristano Jazz Winter e mi ritrovo schiacciato nella ressa, mentre nel brusio generale si sente una reinterpretazione neanche troppo convincente del Torero di Carosone, confesso che un po’ di sconforto mi assale. Fortunatamente trovo quasi subito un angolo più tranquillo, con visuale praticamente nulla, ma buona possibilità di ascolto. Inoltre Lorenzo Hengeller, il mattatore della serata, quasi fosse a conoscenza del mio bisogno di conforto, propone immediatamente una splendida ballad dal titolo “In Bruno Veritas”. Rinfrancato dalla bellezza di questo piccolo capolavoro (ah, il potere della catarsi musicale!), rinuncio ai miei intenti di fuga e mi accingo ad ascoltare un concerto per cui vale la pena sopportare qualche scomodità. Come dicevo, il protagonista della serata è Lorenzo Hengeller, giovane pianista/cantante napoletano che stasera si esibisce con il suo trio/quintetto (sax alto e tenore si uniscono all’occorrenza), accompagnato da Marco Detilla al contrabbasso, Nicola De Luca alla batteria, Annibale Guarino al sax tenore e Nicola Rando al sax alto. Un’allegra brigata di eccellenti musicisti partenopei che presenta una serie di brani tratti dall’ultimo album di Hengeller: Il ragazzo matto. Un repertorio di canzoni dal gusto retrò, che affondano le proprie radici nello swing italiano del dopoguerra e che non hanno paura di dichiarare apertamente i loro debiti col passato. A divertimenti per piano solo come Brava (un omaggio all’autore Canfora più che a Mina) o Gran Vals (geniale ripresa della celeberrima suoneria della Nokia), si affiancano melodie storiche e pezzi originali. Dai dischi del nonno abbandonati in soffitta, Hengeller recupera brani memorabili (Baciami Piccina, Torero) e splendide canzoni sconosciute ai più (Pummarola Boat del Quartetto Cetra, Amaramente di Carosone). L’eredità dei grandi nomi (Kramer, Carosone, Luttazzi) si riversa poi in composizioni originali dai titoli sarcastici e dai testi pungenti (Lo swing del giornalaio, Il tic, In Bruno veritas). Composizioni ironiche e brillanti, ricche di quella che Hengeller stesso chiama “leggerezza pesante”, ossia la capacità di fondere la levità briosa dei testi e delle melodie con una grande intelligenza e preparazione musicale. Un armonioso equilibrio tra spensieratezza scherzosa e sapienza compositiva che fa di questo giovanotto matto una voce interessante ed originale nel panorama italiano. Una speranza per chi teme che la nostra cultura musicale stia diventando così “leggera” da volar via come un palloncino al primo soffio di vento.

 

consulta: Lennie Tristano Jazz Winter

 

 

 
 

 

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