La promozione, la tutela e la conservazione del patrimonio culturale del
territorio di riferimento del gruppo si effettua soprattutto imparando a
conoscerlo. Attraverso cicli di conferenze ed escursioni ci si propone di
contribuire alla sua conoscenza.
Gli incontri si terranno, ove non altrimenti specificato, presso il Salone S.
Augusto del Seminario Vescovile di Caserta (via Redentore n. 58) il primo
mercoledì del mese alle ore 17:30. Le escursioni sono programmate per la
seconda domenica del mese; il luogo e l’ora dell’appuntamento variano a seconda
delle destinazioni.
Eventuali cambiamenti di programma saranno comunicati in occasione della
conferenza/escursione immediatamente precedente.
- Ciclo Capua Antica
2 aprile: visita alla Chiesa di S. Antonio Abate, Capodrise (CE). La
visita si terrà nel corso della mattinata compatibilmente con gli orari delle
funzioni religiose. (nostro articolo)
23 aprile: visita all’anfiteatro campano ed al Museo dei Gladiatori.
Durata: un’ora e mezza circa. Appuntamento: ingresso anfiteatro (S. Maria Capua
Vetere) ore 9:30.
La dott.ssa Lidia Falcone illustrerà la storia di Capua antica,
dell'edificio in questione, attraverso l'esame diretto della struttura, ma
soltanto dall'esterno, perchè l'arena e i sotterranei non sono al momento
accessibili. Infine entreremo nel vicino museo dei gladiatori, nel quale è
riprodotta una scena di combattimento gladiatorio e nel quale si conservano
armi, pannelli illustrativi e frammenti decorativi e scultorei dell'anfiteatro
10 maggio: conferenza del dott. S. Foresta su "Il Mitreo di Santa Maria
Capua Vetere".
Uno dei monumenti più significati della città di Santa Maria Capua Vetere è il
Mitreo, il luogo di culto dove venivano celebrati i riti per il dio Mitra, la
divinità indoiranica della luce. Gli straordinari affreschi ed in particolare
la scena con l’uccisione del toro da parte di Mitra sono uno degli esempi
meglio conservati al mondo della oscura rappresentazione della cosmologia
mitraica.
La presentazione dell’edificio costruito in età romana nel centro dell’antica
città di Capua e scoperto casualmente nel 1922 permetterà di analizzare i
complessi significati della religione mitraica ancora oggi avvolti da un alone
di mistero.
Simone Foresta
Laureatosi in Lettere classiche con indirizzo archeologico presso l’Università
degli studi Federico II di Napoli, specializzatosi in Archeologia romana presso
l’Università degli Studi di Salerno, svolge attualmente attività di ricerca
universitaria presso l’Università degli studi Federico II di Napoli con un
Dottorato in Archeologia romana. Collabora con le Soprintendenze archeologiche
della Campania, del Lazio e della Grecia. Ha diretto vari scavi archeologici
nel territorio campano ed in particolare nella città di Santa Maria Capua
Vetere. Collabora con Enti statali e privati per la valorizzazione del
territorio, attraverso pubblicazioni scientifiche e progetti di interesse
storico-archeologico.
14 maggio: escursione sul monte Tifata. Visita al santuario di Giove
Tifatino ed ai resti della chiesa di S. Nicola. Durata: mezza giornata.
Appuntamento: parcheggio c/o la chiesa di S. Angelo in Formis (S. Angelo in
Formis-Capua) ore 8:30.
Note
Il monte Tifata, che domina il sito dell’antica città di Capua, conserva
evidenti resti della presenza romana (e non solo), che ne ha occupato le
pendici e la sommità con ville agricole, monumenti funerari, postazioni di
difesa ed importanti luoghi di culto, tra cui il santuario di Giove tifatino.
L’unica fonte che lo cita è la Tabula Peutingeriana, un itinerario stradale
tardoimperiale che lo simboleggia con un edificio con tetto a doppio spiovente
e la scritta Jovis tifatinus.
Nel 1996 furono scoperte tre lastrine di bronzo con dedica a Giove tifatino
grazie alle quali si ubicò il reale sito del tempio a 600 m di altezza, ad est
della vetta San Nicola, sul monte Tifata. Si tratta di lastre con fori per i
chiodi di fissaggio alla parete del tempio che citano i nomi di alcuni devoti e
che costituiscono la prima prova epigrafica del culto di Giove tifatino e le
datazioni diverse attestano la continuità del culto fino alla media età
imperiale.
Sul sito sono evidenti alcune strutture del tempio, come le fondazioni
calcaree, i riempimenti artificiali di pietrame e malta con rivestimento in
opera incerta, la cella ad ambiente unico,una breve gradinata, ecc. La fronte
principale dell’edificio si trovava ad ovest verso l’antica Capua.
Sulla vetta, ad ovest del tempio di Giove, ci sono i resti del convento
benedettino del XIII secolo di San Nicola, identificato inizialmente con il
tempio medesimo, ma che in realtà sorgeva sui resti di un altro tempio dedicato
alla dea Fortuna, come attesta un codice medioevale che menziona la chiesa di
S.Nicola ad Fortunam, di cui si conservano pochi resti, tra cui pavimenti in
cocciopesto e mura in opera poligonale.
11 giugno: visita al Mitreo di Santa Maria Capua Vetere ed al Museo
Archeologico dell’Antica Capua. Durata: due ore circa. Appuntamento: ingresso
anfiteatro (S. Maria Capua Vetere) ore 9:00.
(vedi primo trimestre)
Maggio dei monumenti
Il
Gruppo Archeologico Casertano “F. S. Gualtieri”, ha avuto il permesso per
aprire la fornace etrusca che si trova tra i comuni di San Prisco e S. Maria,
nella zona dove si svolge attualmente il mercato di S. Maria di fronte il pub
''Gordon's". La visita si svolgerà la penultima (21) ed ultima (28) domenica di
maggio con entrata gratuita. Orario: 10-13 e 16-19 (nostro articolo)
La fornace etrusca
Il sito si trova presso l’Alveo Marotta, a nord-est dell’antica Capua, al
confine tra i comuni di S.Maria C.V. e San Prisco. Negli anni’80, la zona fu
interessata da scavi che portarono alla luce i resti di un abitato arcaico del
6° sec. a.C., disturbato da una necropoli sannita nel 4° sec. a.C. ed infine
danneggiato dall’impianto di cave di pozzolana in epoca romana. La fornace si
trova a nord dell’abitato e viene definita etrusca perché attiva nella fase di
occupazione etrusca a Capua tra il 6° e il 5° sec. a.C. Presenta una forma
rettangolare e misura 3,80x 30 m
La camera di combustione è caratterizzata da un muro assiale che sorregge
traverse di mattoni crudi rivestiti di fango, collegati tra loro in orizzontale
da alcuni elementi cilindrici. Per l’impianto ricorda molto le fornaci arcaiche
di Lavinio, Locri, Orvieto e Cerveteri. A nord della fornace c’è un sistema di
canali a pareti svasate, tagliati nel terreno, di cui due sono orientati
nord-sud e sono collegati ad un terzo orientato est-ovest, la cui funzione non
è chiara, ma forse riconducibile alla fornace. Gli scarti di lavorazione
rinvenuti all’interno dei canali proverebbero che essa era usata soprattutto
per la cottura di tegoli piani. Tra i reperti ceramici rinvenuti ci sono vasi
in bucchero, antefisse, colonnine e ceramica greca d’importazione che consente
di datare l’abbandono della zona tra il 480-470 a.C., in seguito ad una nuova
definizione dello spazio urbano al momento della costruzione della cinta
muraria.
La storia delle fornaci
Fin dalla preistoria, l’uomo ha capito che gli oggetti cotti ad alta
temperatura diventavano duri, indeformabili e resistenti all’acqua. All’inizio
i vasi ed altri manufatti erano cotti in semplici fosse scavate nel terreno
all’aria aperta, ma era un processo che richiedeva molto tempo, così per
necessità pratiche furono inventate le fornaci, strutture permanenti destinate
essenzialmente alla cottura dei manufatti. Esse potevano avere una forma tonda
o quadrata e due tipi di basi, orizzontale e verticale. Il tipo orrizontale,
diffuso soprattutto in Oriente, era caratterizzato da una camera di
combustione, contenente appunto il combustibile, seguita dalla camera di
cottura e dalla canna fumaria. Il tipo verticale, usato più comunemente, era
dotato della camera di combustione preceduta da un corridoi di accesso detto
praefurnium e costruita sotto la camera di cottura, da cui era divisa da un
piano con fori che consentivano il passaggio del calore. La parte alta della
fornace poteva essere coperta da un tetto temporaneo che veniva distrutto alla
fine della cottura per estrarre i manufatti oppure da un tetto permanente in
mattoni.
Le fornaci erano generalmente di proprietà comune ed erano usate da parecchi
artigiani che generalmente stabilivano le loro officine nello stesso quartiere.
Per informazioni contattare: Enzo Del Giudice 380/3911724; Lidia Falcone
339/5720261. |
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