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Biagio Izzo

Massimiliano Gallo in “Amanti”

Lino Musella

Anatra all'arancia

La cantata dei pastori

Graces

Alessio Boni

Massimo De Matteo

Arlecchino?

Valerio Mastrandrea

Storia di una capinera

Silvio Orlando in “Ciarlatani”

Fusion Experience Quartet

ReQueen

  

Teatro Parravano: Cartellone 2024-25

Caserta - dall'8 Novembre 2024

Comunicato stampa

da venerdì 8 a domenica 10 novembre, Biagio Izzo in “L’arte della truffa” scritto da Toni Fornari, Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli e Augusto Fornari
regia Augusto Fornari, con Carla Ferraro, Roberto Giordano, Arduino Speranza, Ciro Pauciullo e Adele Vitale
La vita di Gianmario e della moglie Stefania viene sconvolta dall’arrivo del fratello di lei, Francesco, che la coppia è costretta a prendere in casa per fargli ottenere gli arresti domiciliari. Gianmario, integerrimo uomo d’affari, è preoccupato che la presenza del cognato, noto truffatore, possa nuocere ai rapporti che lui intrattiene con alti prelati del Vaticano, per i quali lavora. Ma un imprevisto rovescio finanziario porta Gianmario ad aver bisogno delle ‘arti’ del cognato, accettando in qualche misura le sue ‘regole’, da sempre criticate, ma ora indispensabili per salvare la sua reputazione di grande uomo d’affari.
Il nuovo spettacolo di Biagio Izzo è una commedia brillante, che tra momenti paradossali, comici ed emozionanti ci farà assistere alla consumazione di una truffa ...a fin di bene, che porterà Gianmario a riconsiderare il rapporto con il cognato
da venerdì 29 novembre a domenica 1 dicembre, Lino Musella in “Tavola tavola, chiodo chiodo…”
un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo, musiche dal vivo Marco Vidino
Torna in scena Tavola tavola, chiodo chiodo uno spettacolo di e con Lino Musella, vincitore – tra gli altri – nel 2019 del Premio Ubu come migliore attore.
A dare il là a questo progetto, fortemente voluto dall’attore napoletano, sono state le tante rifl essioni emerse, durante la pandemia, sul mondo dello spettacolo e sulle sue sorti.
“In questo tempo mi è capitato - scrive Musella nelle sue note - di rifugiarmi nelle parole dei grandi: poeti, scrittori, drammaturghi, filosofi , per cercare conforto, ispirazione o addirittura per trovare, in quelle stesse parole scritte in passato, risposte a un presente che oggi possiamo definire senza dubbio più presente che mai; è nato così in me il desiderio di riscoprire l’Eduardo capocomico e mano mano ne è venuto fuori un ritratto d’artista non solo legato al talento e alla bellezza delle sue opere, ma piuttosto alle sue battaglie donchisciottesche condotte instancabilmente tra poche vittorie e molti fallimenti”.
Tommaso De Filippo impegnato nella cura dell’eredità culturale della famiglia ha appoggiato Lino Musella nella sua ricerca nelle memorie di Eduardo volendo incoraggiare fortemente il dialogo tra generazioni in scena.
L’attore dà dunque voce e corpo alle parole delle lettere indirizzate alle Istituzioni, al discorso al Senato, agli appunti, ai carteggi relativi all’impresa estenuante per la costruzione e il mantenimento del Teatro San Ferdinando; ad affiancarlo in scena il maestro Marco Vidino che esegue dal vivo musiche originali appositamente composte per lo spettacolo.
“Tavola tavola, chiodo chiodo sono le parole incise su una lapide del palcoscenico del San Ferdinando, lapide che Eduardo erige a Peppino Mercurio, il suo macchinista per una vita, che tavola dopo tavola, appunto, era stato il costruttore di quello stesso palcoscenico, distrutto dai bombardamenti nel ‘43. Faccio parte di una generazione nata tra le macerie del grande Teatro e che può forse solo scegliere se soccombere tra le difficoltà o tentare di mettere in piedi, pezzo dopo pezzo, una possibilità per il futuro, come ermeticamente indicano quelle parole incise nel Teatro di Eduardo che in realtà suggeriscono un’azione energica e continua. Questo grande artista è costantemente impegnato a ‘fare muro’ per smuovere la politica e le Istituzioni e ne esce spesso perdente, in parte proprio come noi in questo tempo, ma anche da lontano non smette mai di alzare la sua fl ebile, roboante voce e mi piace pensare che lo faccia proprio per noi”
da venerdì 6 a domenica 8 dicembre, Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli in “L’anatra all’arancia” di W. D. Home e M. G. Sauvajon, con Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e con Antonella Piccolo, regia Claudio Greg Gregori
“L’Anatra all’Arancia” è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Ogni mossa dei protagonisti, però, ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore, poiché è di questo che si parla. “L’Anatra all’Arancia” è una commedia che ti afferra immediatamente e ti trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi.
La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene.
da venerdì 13 a domenica 15 dicembre, Peppe Barra e Lalla Esposito in “La cantata dei pastori”
di Peppe Barra e Lamberto Lambertini, regia Lamberto Lambertini, musiche Giorgio Mellone
“A Messa, o a Teatro!” Questo dilemma, al termine della cena della Vigilia, negli anni passati, metteva in crisi il popolo napoletano. Messa di mezzanotte o “La Cantata dei Pastori”, sempre a mezzanotte, ma a teatro? Peppe Barra è riuscito a mantenere questo appuntamento rituale, questa rappresentazione popolare, per più di quaranta anni. Prima con Roberto De Simone, che l’aveva riscritta come spettacolo della Tradizione musicale Campana, poi con la madre Concetta Barra e Lamberto Lambertini, nei teatri d’Italia e d’Europa, infi ne da solo per tutti gli anni seguenti. Uno spettacolo che, pur attenendo al poema religioso, al dramma pastorale e alla commedia dell’arte, il popolino aveva trasformato, nel corso del settecento, dell’ottocento e del novecento, in un gustoso e glorioso pasticcio di sentimento religioso e di teatro comico. Peppe Barra, di nuovo insieme con Lamberto Lambertini, la ripropone quest’anno in una nuovissima edizione, per offrire all’affezionatissimo pubblico sorprese continue, colpi di scena imprevisti, risate irrefrenabili e lacrime di commozione, come quando il papà o la nonna decidevano a mezzanotte di optare per il Teatro, portando noi bambini, senza più sonno, ad attendere, tremanti d’eccitazione e anche di paura, che l’enorme sipario si aprisse. Peppe indosserà l’amata maschera di Razzullo, pulcinellesco scrivano, mentre i panni di Sarchiapone li indosserà Lalla Esposito, ricomponendo così la coppia teatrale che ha riscosso tanto successo nella scorsa stagione, per reinventare le buffe vicissitudini dei due poveracci napoletani catapultati in Palestina, dalla fame il primo, dai suoi crimini il secondo, proprio nei giorni dello scontro titanico tra gli Angeli e i Demoni, mentre Maria e Giuseppe cercano un riparo per la nascita del Figlio di Dio.
da venerdì 10 a domenica 12 gennaio, Silvia Gribaudi in “Graces”
coreografi a Silvia Gribaudi, drammaturgia Silvia Gribaudi and Matteo Maffesanti
danzatori Silvia Gribaudi, Francesco Saverio Cavaliere, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo
GRACES è un progetto di performance ispirato alla scultura e al concetto di bellezza e natura che Antonio Canova realizzò tra il 1812 e il 1817.L’ispirazione è mitologica. Le 3 fi glie di Zeus -Aglaia, Eufrosine e Talia- erano creature divine che diffondevano splendore, gioia e prosperità. In scena tre corpi maschili, tre danzatori (Siro Guglielmi, Matteo Marchesi, Andrea Rampazzo) dentro ad un’opera scultorea che simboleggia la bellezza in un viaggio di abilità e tecnica che li porta in un luogo e in un tempo sospesi tra l’umano e l’astratto. Qui il maschile e il femminile si incontrano, lontano da stereotipi e ruoli, liberi, danzando il ritmo stesso della natura. In scena anche l’autrice Silvia Gribaudi che ama definirsi “autrice del corpo” perché la sua poetica trasforma in modo costruttivo le imperfezioni elevandole a forma d’arte con una comicità diretta, crudele ed empatica in cui non ci sono confi ni tra danza, teatro e performing arts. Negli ultimi 10 anni Silvia Gribaudi si è interrogata sugli stereotipi di genere, sull’identità del femminile e sul concetto di virtuosismo nella danza e nel vivere quotidiano, andando oltre la forma apparente, cercando la leggerezza, l’ironia e lo humour nelle trasformazioni fi siche, nell’invecchiamento e nell’ammorbidirsi dei corpi in dialogo col tempo. Graces si è realizzato grazie allo sguardo registico e visivo di Matteo Maffesanti (regista, formatore e videomaker) che ha seguito con Silvia Gribaudi tutto il processo artistico che si è sviluppato con tappe di lavoro che comprendevano laboratori con cittadini sui materiali coreografici.
da venerdì 24 a domenica 26 gennaio, Alessio Boni in “Iliade. Il gioco degli dèi”
testo di Francesco Niccolini, liberamente ispirato all’Iliade di Omero, drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer; regia Roberto Aldorasi - Alessio Boni - Marcello Prayer
Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla.
In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra.
Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all’orrore.
A dieci anni dalla nascita, dopo I Duellanti e Don Chisciotte, il Quadrivio, formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre.
Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer
Giovedì 30 gennaio, ore 20.45, DNA concerti e The Jackal presentano "Tutto Scontato Live Tour" di e con Aurora Leone
Tutto Scontato Live Tour è uno show comico, ma non del tutto: uno di quelli che “fa ridere, ma anche riflettere”; a metà tra il linguaggio di Ricky Gervais e quello di Mattarella. Un monologo scomodo come un sedile di Ryanair nelle file centrali. Tutto scontato come un adesivo in vetrina che ti invoglia ad entrare in un negozio a trovare qualcosa che incontri il tuo gusto, a trovare la tua taglia; a trovare quello che stavi cercando. Ma si sa, alla fine non trovi mai niente di quello che volevi.
Aurora Leone esordisce nel ruolo di attrice in teatro con il monologo “Quotidiana mente – una famiglia a pretesto” nel 2018; dopo l’apprezzatissima partecipazione ad Italia’s Got Talent, nel 2019 fa il suo ingresso nella content factory dei The Jackal, nella quale tuttora riscuote grande successo come attrice e comica. Nel 2022 partecipa come concorrente a Pechino Express, in coppia con il collega Fru; porta in un tour di tre tappe nei teatri (Napoli, Roma e Milano) il suo secondo monologo “Vero a Metà” ottenendo due date sold out e partecipa come ospite alla prima e alla seconda stagione del programma “Prova Prova Sa Sa”, condotto da Frank Matano.
Nel 2023 è tra i protagonisti della serie ideata e prodotta da The Jackal in collaborazione con Mad Entertainment “Pesci Piccoli – un’agenzia, molte idee, poco budget”. Insieme a Fru, nel 2023, è stata la conduttrice dell’ultima edizione di “Italia’s got Talent”.
Nel 2024 è tra i concorrenti della quarta stagione di LOL.
da venerdì 14 a domenica 16 febbraio, Massimiliano Gallo in “Amanti”
con Fabrizia Sacchi e con Orsetta De Rossi, Eleonora Russo, Diego D’Elia
una commedia scritta e diretta da Ivan Cotroneo
È settembre. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato un fazzoletto su, e risale con Giulio. L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano la stesso analista, la dottoressa Gilda Cioffi, psicoterapeuta specializzata in problemi di coppia. Hanno l’appuntamento settimanale con la dottoressa ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si presentano stringendosi la mano. È il loro primo contatto fisico. Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti. Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Che non fanno male a nessuno. Che quello spazio non c’entra davvero con le loro vite reali. Ma può essere davvero così quando due persone si incontrano ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore? Amanti segue la storia della relazione di Giulio e Claudia, intervallando i loro incontri in albergo con i dialoghi che ciascuno di due ha con la dottoressa Cioffi, la quale ovviamente ignora che i suoi due problematici pazienti hanno una relazione tra di loro. Così la loro storia si dipana fra gli incontri a letto, e le verità o le menzogne che contemporaneamente raccontano alla dottoressa, dalla quale vanno da soli o insieme ai rispettivi partner, Laura e Roberto. Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo.
Fino a quando qualcosa stravolge tutti gli equilibri.
Amanti è una commedia in due atti sull’amore, sul sesso, sul tradimento e sul matrimonio, sulle relazioni di lunga durata e sulle avventure a termine, sul maschile e sul femminile, e in defi nitiva sulla ricerca della felicità che prende sempre strade diverse da quelle previste.
Una commedia brillante e divertente, con situazioni e dialoghi che strappano risate, ma anche un’esplorazione dei sentimenti di una coppia che nella clandestinità trova rifugio, conforto, divertimento, ma anche affanno, preoccupazione, e forse pericolo.
Ivan Cotroneo
da venerdì 21 a domenica 23 febbraio, Andrea Pennacchi in “Arlecchino?”
scritto e diretto da Marco Baliani
con Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringali musiche eseguite dal vivo da Matteo Nicolin e Riccardo Nicolin
L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della commedia dell’arte.
Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, é goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori, che, come lui, sono stati assoldati, con misere paghe, dall’imprenditore Pantalone, sono, al pari di Arlecchino, debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati.
Eppure tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione, che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi, queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana, in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita.
Ed ecco allora che la storia si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.
Per riuscire a creare un simile guazzabuglio di intenzioni, per riuscire a renderlo eccezionalmente vivo, occorrevano attori capaci di seguirmi in un simile delirio, capaci di interpretare contemporaneamente più ruoli, di passare dalle proteste borbottanti degli attori sottopagati, alle vorticose azioni dei personaggi della commedia che pur devono rappresentare. In questo incessante salto mortale di identità è il loro talento a tenere insieme ciò che di continuo sembra sfuggire alla presa.
Durante le prove immaginavo di avere Carlo Goldoni seduto in terza fila, e dovevo dirgli di fare silenzio tanto si sganasciava dalle risate di fronte a questa sua opera divenuta così inverosimile da essere ancor più sua.
Le parole che vengono fatte volare sono leggere, eppure, eppure, come accade davvero nella vera commedia, arrivano stilettate e spifferi lancinanti che parlano dei nostri giornalieri disastri di paese e di popolo, così che i terremoti scenici ci ricordano il traballare quotidiano delle nostre esistenze.
Marco Baliani
Sabato 1, ore 19.00, e domenica 2 marzo, ore 18.00, Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo presenta Valerio Mastandrea in "Migliore"
scritto e diretto da Mattia Torre
La metamorfosi di un uomo che da paranoico, insicuro e debole si tramuta in un essere spietato che si guadagna la stima e il consenso di chi volontariamente o involontariamente lo circonda. Valerio Mastandrea diventa così “Migliore” nello spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre.
Migliore è la storia comica e terribile di Alfredo Beaumont, un uomo normale che in seguito a un incidente (di cui è causa, di cui sente la responsabilità e per cui sarà assolto) entra in una crisi profonda e diventa un uomo cattivo.
Improvvisamente, la società gli apre tutte le porte: Alfredo cresce professionalmente, le donne lo desiderano, guarisce dai suoi mali e dalle sue paure.
Migliore è una storia sui nostri tempi, sulle persone che costruiscono i l loro successo sulla spregiudicatezza, il cinismo, il disprezzo per gli altri. E sul paradosso dei disprezzati, che di fronte a queste persone chinano la testa e – affascinati – li lasciano passare.
da venerdì 7 a domenica 9 marzo, Enrico Guarneri e Nadia De Luca in “Storia Di Una Capinera” di Giovanni Verga,
adattamento di Micaela Miano con la partecipazione straordinaria di Emanuela Muni e con Rosario Marco Amato, Verdiana Barbagallo, Federica Breci Alessandra Falci, Elisa Franco, Loredana Marino, Liborio Natali; regia Guglielmo Ferro
La vicenda si concentra su un unico nucleo narrativo: la storia della povera Maria, raccontata attraverso le lettere che essa scrive ad una compagna di convento (Marianna).
Il cambiamento interiore di Maria nasce da una sua provvisoria liberazione, dal contatto con la natura, dal suo ritrovarsi con la famiglia nelle terre di Monte Ilice mentre a Catania infuria il contagio del colera.
La storia si snoda tutta sul fi lo di un progressivo itinerario spirituale: quella esperienza fa sorgere in lei il senso d’una vita più libera e aperta, e l’avvia a concepire una crescente avversione per l’ambiente conventuale dove ha trascorso da educanda gli anni dell’adolescenza. Di qui, scopre l’amore.
Il giovane Nino è l’idolo un po’ sfocato che accende nella protagonista la fi amma di una passione inestinguibile. Ma il rapporto è troncato sul nascere dall’intervento dei familiari: Nino sposerà la sorella di Maria (Giuditta), acconciandosi a un matrimonio giudizioso e senza fantasticherie. Maria sarà costretta a rientrare in convento dove si spegnerà dopo lunga e penosa agonia.
Storia di una Capinera nasce come spettacolo, con grande successo di pubblico e di critica, poi diventa una pubblicazione editoriale del copione integrale (col supporto della colonna sonora) tratto dal romanzo verghiano. La scansione epistolare e monologante di Maria con l’amica Marianna diventa azione scenica coi personaggi che prendono vita e si muovono all’interno della narrazione, intorno alla protagonista. Maria è la piccola capinera in gabbia.
da venerdì 28 a domenica 30 marzo, Massimo De Matteo in “‘Na santarella” di Eduardo Scarpetta
adattamento e regia Claudio Di Palma con Giovanni Allocca, Chiara Baffi, Marika De Chiara, Angela De Matteo, Carlo Di Maro, Luciano Giugliano, Valentina Martiniello, Peppe Miale, Sabrina Nastri, Federico Siano
La Santarella?! Che angelo di figlia! Ma pure Chesta nun è na femmena, è na diavula.
Due pronunciamenti testuali così contrastanti sulle virtù e i vizi di un’unica persona ci dicono, fra le altre cose, che Scarpetta ha inteso eleggere questa sua Santarella a simbolo di un emblematico dualismo comportamentale.
Una donna dalla doppia personalità, insomma: timida e timorata di Dio, ma anche, intimamente, estrosa, ribelle e volitiva. Ma le pulsioni latenti di questa femmena, che è “angelo e diavula”, per Scarpetta sono anche l’occasione per svelare bipolarismi caratteriali assai più diffusi.
In questo senso, emblema e cardine di infi ngimenti e contraddizioni varie, è, naturalmente e soprattutto, il Felice “di turno”, per l’occasione in abiti di musicista compositore. Intorno ai due, l’autore costruisce una rete di umanissimi, ancorché anomali, figuri tutti alle prese con dissonanze interiori mal risolte, con vizi, ipocrisie ed ambizioni nascoste a malapena. Tutti con indosso vesti di convenienza che mistificano le identità e tutti, allo stesso tempo, capaci di trovare soluzioni alle proprie nevrosi negli stessi equivoci prodotti. Per questo non nasce dramma.
Mai. Neppure di fronte a spiazzanti fratture psichiche. No, nessun dramma. Il teatro di Scarpetta, implicitamente sensibile agli sdoppiamenti che il Novecento insinuerà anche negli uomini semplici, si occupa piuttosto proprio del ribaltamento categorico del dramma, ossia, la comicità. In questo senso la costruzione è perfetta e, nella nostra lettura, trova collocazione più opportuna proprio nel teatro. Il teatro inteso come spazio dell’azione in cui i desideri, le vanità o certe perniciosità umorali, possono immaginare plausibili e creative realizzazioni o terapeutiche risolutive elaborazioni.
Nella nostra scena, dunque, c’è solo il teatro, che sia quello da parrocchia o quello più ufficiale addirittura d’opera. Il teatro, solo: nudo e solenne. Un teatro che, anche fra le quinte, riservi sorprese esilaranti, sappia nascondere o rivelare trucchi ed ambiguità, possa concedere epiloghi inattesi. Un teatro, inoltre, che ripari le ipocrisie e i disturbi dissociativi dei suoi protagonisti nell’irresistibile e cinica drammaturgia che Scarpetta tipizza con impareggiabile e consapevole ironia.
Claudio Di Palma
da venerdì 11 a domenica 13 aprile, Silvio Orlando in “Ciarlatani”
testo e regia Pablo Remón, traduzione italiana Davide Carnevali, da Los Farsantes
con Francesca Botti, Francesco, Brandi, Nina Pons
Ciarlatani racconta la storia di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. Anna Velasco è un’attrice la cui carriera è in fase di stallo. Dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, ora lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini. Tra soap opera televisive e spettacoli alternativi, Anna è alla ricerca del grande personaggio che la farà finalmente trionfare. Diego Fontana è un regista di successo di fi lm commerciali che si sta imbarcando in una grande produzione: una serie da girare in tutto il mondo, con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. Questi due personaggi sono collegati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni ’80, scomparso e isolato dal mondo.
Ciarlatani sono anche diverse opere in una: ognuno di questi racconti ha uno stile, un tono e una forma particolari. Il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografi co, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono. La storia di Diego è un’opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici.
E infi ne c’è, a mo’ di pausa o parentesi, un’autofiction in cui l’autore dell’opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio.
Queste storie sono raccontate in parallelo, si alimentano a vicenda, sono specchi degli stessi temi. L’insieme è costruito con capitoli in parte indipendenti, che formano una struttura più vicina al romanzo che al teatro. L’intenzione è che “Ciarlatani” sia una narrazione eminentemente teatrale, ma con un’aspirazione romanzesca e cinematografica.
Ciarlatani infine è una commedia in cui solo quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, spazi e tempi. Una satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, ma anche una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione. Pablo Remón

orario spettacoli: venerdì ore 20.45 / sabato ore 19.00 / domenica ore 18.00

Altri eventi

23 marzo, ore 21,  ReQueen.. di nuovo Queen!
i ReQueen sono: Antonio Capraro, voce e piano, Fabio Potenziani, chitarra e cori, Carlo Di Tore Tosti, basso e cori, Massimo, batteria
Special Guest Clara Trucchi
È l’obiettivo di questo grandioso spettacolo tributo alla band di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon!
Uno show coinvolgente, unico, accattivante, che spazia dai grandi classici degli anni ’70, come Bohemian Rhapsody e We are the champions, ai successi degli ultimi anni, come I want it all e Innuendo con un repertorio in costante aggiornamento che tende a emozionare e rendere partecipe il pubblico, parte integrante di ogni concerto.
Un sound potente e maestoso, una riproduzione fedele degli arrangiamenti e delle armonie vocali, gli strumenti utilizzati e i costumi di scena, questi sono i punti di forza dei ReQueen, una band con oltre 10 anni di esperienza che si annovera tra i migliori tributi ai Queen in Italia.
Grazie all’esperienza musicale maturata nel corso degli anni, alla passione che tutti i membri della band portano sul palco per ogni esibizione, i ReQueen raccolgono sold out in ogni live club, teatro o piazza in cui si esibiscono, stupendo migliaia di spettatori.
Sponsorizzati su tutte le pagine social dai veri Queen, tra il 2014 e il 2015 la band ha collaborato con Universal Music Italia per il lancio di Queen forever e di A night at the Odeon, e nel 2018 ha avuto l’onore di ospitare in esclusiva Peter Freestone (assistente personale di Freddie Mercury).

24 Aprile ore 21, Fusion Experience Quartet feat Richard Bona e Dave Weckl
Nasce da un’idea di Ciro Manna ( produttore del progetto) con l’idea di fondere musicisti di diverse culture e trascorsi musicali per ottenere un mix di ‘jazz/fusion e world music’ nuovo ed innovativo.
Questo è un quartetto d’eccezione perché si avvale di mostri sacri come:
Dave Weckl, considerato uno dei batteristi Jazz/Fusion più influenti e tecnicamente dotati di tutti i tempi , storico batterista della Chick Corea Electric Band che ha collaborato con altrettanti icone del jazz e non solo come: George Benson, Paul Simon, Michel Camilo, Madonna, Mike Stern, Frank Gambale, John Patitucci, Jeff Berlin, Micheal Brecker, Diana Ross, Robert Plant, Lee Ritenour, ecc…
Richard Bona, vincitore di un Grammy, uno dei bassisti-compositori e polistrumentisti internazionali più affermati. Con il timbro unico della sua voce esalta le sue origini africane fondendo tradizione, cultura e tutta la bellezza del suo continente. Il suo modo di connettersi con il pubblico lo hanno trasformato in un’icona di riferimento nella musica mondiale jazz e afropop. Ha collaborato con i grandi: Herbie Hancock, Harry Belafonte, Steps Ahead, Quincy Jones, Chick Corea, Buena Vista Social Club, Sting, Mike Stern, Pat Metheny, Stevie Wonder, Bobby McFerrin, George Benson e tanti altri.
Michael Lecoq con grandi radici nel jazz è considerato uno dei pionieri del crossover stilistico più importanti della scena musicale francese. Conosciuto per la sua versatilità, il virtuoso ha lavorato con artisti rinomati come Richard Bona, Jean-Luc Ponty, Jean-Marie Ecay , Linley Marthe,Dominique Di Piazza, André Ceccarelli, Yannick Noah, Michel Jonasz, Jean-Jacques Goldman, Pascal Obispo e Veronique Sanson.
Ciro Manna è uno dei chitarristi più apprezzati dell’intero panorama musicale italiano. Affianca al ruolo di session man in trasmissioni RAI e Mediaset e in tour di importanti artisti italiani, una propria produzione discografica (Feel’n’Groove 2007 e XY 2015 ) e una proficua attività didattica. Annovera anche numerose collaborazioni internazionali con artisti come: Paul Gilbert, Guthrie Govan, Andy Timmons, Simon Phillips, Greg Howe, Frank Gambale, Richard Bona, Hadrien Feraud, Fabrizio Bosso, Walter Ricci, Otmaro Ruiz, Stefano di Battista

Teatro Comunale Costantino Parravano, Via Mazzini, 71, Caserta
info 0823.444051
Teatro Pubblico Campano
Centro Direzionale, Isola F11 - Napoli
info 081.7345210
@/www.teatropubblicocampano.com - info@teatropubblicocampano.com

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