Teatro Civico 14: stagione 2024/25
Caserta - dal 5 ottobre 2024 al 6 Aprile 2025
Comunicato stampa
La stagione 2024-25 presenta 30 spettacoli, tra cui un
progetto site-specific (Bar Tales – Miniserie teatrale), e due iniziative
dedicate alla formazione del pubblico: Lezioni da palco della Compagnia Vulìe e
Prima del Palco, una serie di incontri tra pubblico e artisti con la
partecipazione di critici teatrali.
L’innovazione è il filo conduttore della
stagione, al centro delle riscritture di classici shakespeariani come Giulietta
e Romeo di Roberto Latini e Tempesta di Rosario Sparno, nella rivisitazione del
mito di Euridice di Luisa Guarro e nell’originale Open Mic Farm di Gianluca
Ariemma, ispirato a un classico contemporaneo come George Orwell. La grande
drammaturgia del presente, che affonda le radici nel Sud Italia, è rappresentata
da autori come Mimmo Borrelli, Saverio La Ruina e Rosario Palazzolo. I temi di
impegno civile sono presenti in opere quali Come un granello di sabbia di
Salvatore Arena e Massimo Barilla, Anonimasequestri di Leonardo Tomasi, Il
viaggio di Nabil di Stefano Amatucci e Desapariciòn di Antimo Navarra e Roberto
Solofria. Le configurazioni emotive del presente sono esplorate in Questa
splendida non belligeranza di Marco Ceccotti e REC – D-Istruzioni per una storia
virale di Michele Brasilio. Sguardi sulle donne e sguardi delle donne sul mondo
sono al centro di lavori come Alfonsina di Marilena Lucente, Piacere mio di
Piera Russo, Faccere di Massimo Andrei, Television di Paola Giglio e Conta che
passa la pazza di Irma Ciaramella. La tradizione del teatro di figura viene
reinterpretata nell’agiografico lavoro La Coppa del Santo degli Omini e nel
concerto/spettacolo con marionetta Rimbambimenti di Andrea Cosentino.
Programma
5 ottobre, "Giulietta e Romeo", spettacolo di Roberto Latini,
Latini, uno dei registi più apprezzati della scena contemporanea, vincitore
di due Premi Ubu per il miglior attore (2014) e per la miglior regia (2017),
presenta una versione intima e suggestiva della tragedia shakespeariana,
concepita come un concerto scenico. Prodotto dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi, lo
spettacolo vede la partecipazione di Federica Carra, e si avvale delle musiche
originali di Gianluca Misiti, delle luci di Max Mugnai, dei costumi di Daria
Latini e dei contributi video del Collettivo Treppenwitz. La forza visiva e
sonora dello spettacolo fa di Giulietta e Romeo un'opera di grande impatto
emotivo.
In occasione dello spettacolo, il 5 ottobre si
terrà l'incontro "Prima del palco" con il critico teatrale Alessandro Toppi, che
dialogherà con Roberto Latini per approfondire la genesi e il significato della
messa in scena.
Giulietta e Romeo si concentra sui momenti chiave della
storia d’amore tra i due giovani amanti, con una narrazione suddivisa in cinque
quadri che scandiscono le tappe fondamentali della relazione. Si inizia con
l’incontro tra Romeo e Giulietta, proseguendo con la celebre scena del balcone,
dove le parole dei due protagonisti si intrecciano come note musicali,
sottolineando il desiderio e la distanza che li separa. Il terzo quadro è il
matrimonio, un momento di profonda intimità e gioia, evocato con la frase "aria
all'aria". La separazione all’alba è uno dei passaggi più struggenti, dove Romeo
chiede a Giulietta “te ne vuoi andare?”, un addio che segna il dramma
ineluttabile della loro storia. L’ultimo quadro si svolge nella cripta, dove
l’amore e la morte si incontrano sulle labbra dei due amanti. Attraverso queste
scene, Latini crea un percorso emotivo che trasforma i dialoghi in musica e le
emozioni in ritmo, portando in scena un’opera che esplora la fragilità e
l’intensità dell’amore.
19 ottobre, "Questa splendida non belligeranza", scritto e diretto da Marco
Ceccotti, (vincitore In-Box 2022).
Scritto e diretto da Marco Ceccotti,
autore segnalato dal Teatro di Roma nel 2019 come una delle Sei Nuove Voci della
Drammaturgia Italiana. La produzione, realizzata dal Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con il Consorzio Altre Produzioni Indipendenti e con il
sostegno di Teatro di Roma, Carrozzerie n.o.t., Teatro San Carlino e Fortezza
Est, vede in scena Giordano Domenico Agrusta, Luca di Capua e Simona Oppedisano.
I costumi sono curati da Stefania Pisano, mentre le luci sono di Camila Chiozza.
L’opera affronta le complesse dinamiche di una famiglia segnata da relazioni
difficili e da un silenzio emotivo che grava sulle loro vite. La trama ruota
attorno a un figlio che non riesce a separarsi dalla propria famiglia e a un
padre pacifista emotivo, mentre una madre ironica lotta per trovare la felicità
tra i libri horror.
In un clima di pace apparente, i tre protagonisti si
trovano intrappolati in una vita di non detti e piccole delusioni, desiderando
di potersi odiare a sufficienza per essere normali. Come sottolinea Marco
Ceccotti: “Viviamo in un tempo in cui il silenzio può essere più assordante
delle parole. La guerra, che un giorno irrompe nella loro vita, costringe
ciascuno di loro a confrontarsi con i propri demoni.” Questa Splendida Non
Belligeranza invita il pubblico a riflettere sulla fragilità delle relazioni e
sulla difficoltà di esprimere sentimenti profondi. “Ogni interazione umana è
un’opportunità di connessione,” afferma Ceccotti, sottolineando l'importanza di
affrontare le emozioni fino in fondo.
26 ottobre, "Come un granello di sabbia",
diretto da Salvatore Arena e Massimo Barilla.
Lo spettacolo è vincitore del
Premio della Critica 2019 ANCT (Associazione Nazionale dei Critici Teatrali) e
del Premio Selezione In-box Blu 2016. Realizzato in co-produzione da Mana Chuma
Teatro e Fondazione Horcynus Orca, in collaborazione con La.P.E.C. e Giusto
Processo Latitudini, il lavoro teatrale affronta temi di giustizia e
ingiustizia, declinando in drammaturgia una storia dai contorni oscuri e
tormentati, dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili. Le
musiche originali di Luigi Polimeni, contrappunto ritmico ed emozionale al
racconto, diventano esse stesse drammaturgia, sostenendolo le scorrere
inesorabile della storia in tutte le sue partiture emotive.
La trama si
snoda attorno alle vicissitudini di Giuseppe Gulotta, un uomo la cui vita è
stata segnata da un sistema giudiziario fallimentare. La storia esplora le
conseguenze di una vicenda legale caratterizzata da omissioni, errori e
falsificazioni. La voce di Giuseppe ci attira in un vortice raccontando, come
trovasse per la prima volta qualcuno disposto ad ascoltare, la gioventù
interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, i pregiudizi, ma anche
l’irriducibile cocciuta speranza in una restituzione finale della propria umile
e alta identità. Lo fa alternandosi a voci secondarie, ma necessarie: un
vicequestore illuminato schiacciato anche lui dall’ingranaggio, l’ufficiale
dell’Arma regista occulto delle torture (un Kurz rovesciato, lucido e per nulla
tormentato), la moglie Michela, i genitori.
Ogni voce, ogni episodio del
vortice, trova il proprio luogo all’interno della scenografia, leggera e
opprimente a un tempo, di Aldo Zucco, capace di diventare multiforme nei suoi
pochi, ma importanti segni. E a proposito del suo lavoro, Arena spiega: “La
responsabilità di affrontare questa storia è grande. Volevamo creare un processo
di identificazione senza retorica, dando voce a chi ha sofferto.” Come Un
Granello Di Sabbia vuole essere un’occasione di riflessione per esplorare verità
spesso taciute.
16 novembre, "Anonimasequestri"
di Leonardo Tomasi (vincitore Premio Scenario 2023).
una delle produzioni più
originali e provocatorie della scena teatrale contemporanea, un'anteprima della
performance che ha vinto il Premio Scenario 2023. Il progetto è ideato e diretto
da Leonardo Tomasi, in scena Federico Giaime Nonnis, Daniele Podda, lo stesso
Tomasi e un ostaggio. A curare la parte drammaturgica, Sonia Soro, anche
assistente alla regia; mentre il disegno luci è affidato a Elia Porcu. La cura
della produzione è di Francesca Bettalli e Elena Tedde Piras, con la
documentazione video di Ivan D’Alì e fotografie di Agostino D'Antonio.
Anonimasequestri è una coproduzione del Teatro Metastasio di Prato e di Sardegna
Teatro.
Lo spettacolo racconta con ironia e cruda realtà le vicende di due
trentenni sardi che, tra provini per fiction sul banditismo e spot turistici,
cercano di sbarcare il lunario. Ispirati da un contorto senso identitario, e
armati di birre Ichnusa e orgoglio sardo, organizzano sequestri fittizi per
gioco, in omaggio ai fasti di una Sardegna che non esiste più. In un gioco
metateatrale che mescola documentario, commedia e citazioni del cinema
poliziottesco anni '70, i protagonisti preparano, studiando piani e battute, la
loro prossima "azione". Il pubblico, complice e "sequestrato", diventa testimone
di una riflessione ironica e, allo stesso tempo, inquietante sull’identità, la
cultura popolare e la perversione del potere. Il tutto sotto il segno di una
"banda criminale" che si ritrova a tavola, tra patatine, birre e chiacchiere,
per riflettere su cosa accade quando il gioco si fa troppo serio.
23 e 24 novembre, "Open
Mic Farm" di Gianluca Ariemma
Reinterpretazione di Animal Farm di George
Orwell, utilizzando il linguaggio della stand-up comedy per affrontare tematiche
sociali e politiche attraverso un'interazione diretta con il pubblico (vincitore
XXXIII Edizione di Fantasio Festival di Regia).
30 novembre, "Coppa del
Santo" prodotto dalla compagnia Gli Omini,
uno spettacolo che si
colloca al confine tra il sacro e il gioco, "Coppa del Santo" prodotto dalla
compagnia Gli Ominiscritto da Giulia Zacchini e interpretato da Luca Zacchini e
Francesco Rotelli. Un’idea che nasce da un’indagine approfondita sulla figura
dei santi, sviluppata nel corso di dieci anni dal collettivo artistico de Gli
Omini. La performance invita il pubblico a diventare parte attiva di un evento
che mescola elementi teatrali, storici e popolari, dando vita a una vera e
propria sfida tra santi. Gli spettatori, infatti, saranno chiamati a votare il
vincitore tra 32 santi, scelti per l'occasione.
In occasione dello
spettacolo, il 30 novembre si terrà l'incontro Prima del palco con il critico
teatrale Michele Di Donato, che dialogherà con la compagnia per approfondire la
genesi e il significato della messa in scena.
Coppa del Santo è strutturato
come un torneo che richiama le dinamiche dei campionati virtuali, ma prende vita
sul palcoscenico. Ogni santo rappresenta una squadra, e ciascuna di queste si
sfida fino a quando ne resterà uno solo, il vincitore scelto dal pubblico. A
partire dai sedicesimi di finale, i santi, da San Giorgio a Padre Pio, passando
per Santa Pazienza e Santa Speranza, si scontreranno non solo con i loro poteri
sovrannaturali, ma anche con la loro storia, i loro miti e le loro leggende. In
un susseguirsi di sfide, che spaziano dal sacro al popolare, gli spettatori
saranno coinvolti in una narrazione collettiva, in cui ogni sfida è anche
un'occasione di riflessione sul ruolo che i santi occupano nella cultura e nella
fede.
Con questo spettacolo, gli Omini propongono un’esperienza che invita a
giocare con la storia, l’irriverenza e la cultura popolare, aprendo uno spazio
di riflessione condivisa sul ruolo dei santi nel nostro immaginario collettivo.
Domenica 1 dicembre,
ore 19, la Compagnia Movimento Danza andrà in scena con "Keywords n.4",
coreografia di Gabriella Stazio.
Lo spettacolo si svolge nell’ambito della
rassegna "On – Call for Contemporary Dance", in una serata ispirata ai grandi
maestri della Modern Dance
dal 7 e 8, 14 e 15 dicembre,"REC –
D-Istruzioni per una storia virale" di Michele Brasilio
Sul palco,
insieme a Michele Brasilio, Marina Cioppa e Stefania Remino, con scenografie di
Vincenzo Leone e luci curate da Alessandro Benedetti.
REC. D-istruzioni per
una storia virale si insinua tra le pieghe di una famiglia che affronta il
declino della madre, costretta a letto. In un intreccio di dramma e black
comedy, la malattia diventa il fulcro di scontri e alleanze, ma anche il
pretesto per trasformare il dolore in uno spettacolo virale sui social. La trama
indaga con sarcasmo la fragilità dei rapporti familiari e l'influenza corrosiva
dell'interesse economico e della celebrità. I protagonisti, due fratelli Mattia
e Bea, insieme a Nicole, la compagna di lui, da vittime di un destino comune, si
trasformano in attori inconsapevoli di un set hollywoodiano, mentre la casa si
tramuta in una fabbrica di contenuti con un enorme seguito di follower.
Un’offerta di 5 milioni di euro metterà i personaggi di fronte a un dilemma
etico estremo.
dal 21 al 29
dicembre, BAR TALES: 1 episodio di Antimo Navarra
con Michele
Brasilio, Ilaria Delli Paoli, Antimo Navarra, Roberto Solofria e con Giuseppe
Vinciguerra
da un’idea di Ilaria Delli Paoli, costumi Alina Lombardi,
grembiuli Giulia Contrastato
sigla originale Paky Di Maio, foto di scena
Claudia Bellati, aiuto regia Marica Palmiero
regia Roberto Solofria, una
produzione Mutamenti/Teatro Civico 14
Dal 21 al 29 dicembre, il Teatro Civico
14 di Caserta apre le porte del suo bar, trasformandolo in un palcoscenico per
Bar Tales, una serie teatrale a episodi ideata da Ilaria Delli Paoli. La nuova
produzione Mutamenti/Teatro Civico 14 vedrà in scena, per il primo episodio
scritto da Antimo Navarra e diretto da Roberto Solofria, gli stessi Navarra e
Solofria, Michele Brasilio, Ilaria Delli Paoli, e con Giuseppe Vinciguerra, che
accompagneranno il pubblico in un viaggio attraverso storie di vita quotidiana,
drammatiche e ironiche, servite con il calore conviviale del BarZotti.
Bar
Tales è ambientato nel BarZotti, un luogo familiare, gestito dai fratelli Zotti,
Lorenzo, Carlo e Armando, dove ogni drink è accompagnato da storie esilaranti e
commoventi. Questo confessionale collettivo della città di Caserta diventa lo
scenario di intrecci sorprendenti e personaggi irresistibili, raccontando un
mosaico di vite che si incrociano tra risate e riflessioni, e disegnando un
quadro vivace e affascinante della quotidianità di una piccola cittadina. Ogni
episodio è un mix perfetto di comicità, ironia e malinconia, un invito a
lasciarsi coinvolgere da una narrazione che fa dello spettatore parte attiva,
grazie alla prossimità e alla dinamicità del format: un bar che diventa teatro e
la vita si trasforma in racconto.
«Con Bar Tales abbiamo voluto esplorare
come il concetto di serialità, che domina oggi le piattaforme streaming, potesse
adattarsi al teatro dal vivo», spiega l’ideatrice del format Ilaria Delli Paoli:
«Il bar del Teatro Civico 14 è lo spazio ideale per abbattere le barriere tra
attori e pubblico, offrendo una rappresentazione immersiva, intima e condivisa.
È una scommessa che ci permette di reinventare il teatro, avvicinando nuove
persone e dimostrando che la magia del palcoscenico può vivere ovunque, persino
dietro un bancone».
Programmazione:
21-25-28 dicembre ore 20.00
22-26-29 dicembre ore 18.00
27 dicembre ore 21.00
4 e 5 gennaio 2025, "Alfonsina"
di Marilena Lucente
con Anna Bocchino, regia Roberto Solofria, assistente
alla regia Marica Palmiero, costumi Giulia Contrastato
Lo spettacolo racconta
la storia di Alfonsina Strada, la prima e unica donna a partecipare al Giro
d'Italia, cento anni fa. Un'impresa storica che richiese persino una modifica al
suo nome: per inserirla nell'elenco dei corridori, il suo nome venne registrato
come "Alfonsin". Prodotto da Mutamenti/Teatro Civico 14 e Piccola città teatro,
lo spettacolo vede in scena Anna Bocchino.
Alfonsina Strada ha partecipato a
una delle gare più dure di sempre: oltre 3000 chilometri in 12 giorni,
gareggiando contro un centinaio di uomini. Un'impresa che sembrava impossibile,
eppure quel sogno l'aveva accompagnata fin da bambina, quando, a soli dieci
anni, vide per la prima volta una bicicletta. Nonostante la povertà e le
difficoltà, Alfonsina trovò la forza di seguire la sua passione, arrivando a
competere su strade, velodromi e piste in tutto il mondo. La sua corsa al Giro
d'Italia non si concluse con una vittoria, ma riuscì a completare l'intera
competizione, in una prova epica che rappresentò un risultato straordinario.
Alfonsina è stata una donna visionaria, capace di anticipare i tempi e di
incarnare il cambiamento. Definita una "suffragetta a pedali", ha contribuito
con il ciclismo all'emancipazione femminile in Italia. Anche negli ultimi anni
della sua vita, quando il suo nome sembrava dimenticato, Alfonsina continuò a
correre sotto i tendoni dex circo, inseguendo la sua passione e sfidando i
limiti. Perché, come ricorda lo spettacolo, “non si può fermare il vento con le
mani”.
11 e 12 gennaio, "Tempesta" diretto da Rosario Sparno,
da La tempesta di William Shakespeare, con Massimiliano Foà, Luca Iervolino e
Francesca De Nicolais, installazioni Antonella Romano, costume di Ariel Giuseppe Avallone,
disegno luci Simone Picardi
foto di scena Pino Miraglia, adattamento e regia
Rosario Sparno
spettacolo prodotto da Casa del Contemporaneo e diretto da
Rosario Sparno. Questo lavoro si inserisce nel dittico shakespeariano
Shakespeare e l’illusione, che inizia con Tempesta e si conclude con Sogno di
una notte di mezza estate. Grazie alle interpretazioni di Massimiliano Foà, Luca
Iervolino e Paola Zecca, il palcoscenico si trasforma in un’isola incantata, un
luogo in cui le barriere tra pubblico e scena svaniscono.
Con questo
progetto, Sparno indaga il mondo poetico e sovrannaturale di Shakespeare, dove
magia e sogni si intrecciano alle vicende umane. Tempesta è considerata l’ultima
opera di William Shakespeare, il suo testamento spirituale e il suo addio alle
scene, l’opera che raccoglie tutta la sua poetica e il suo amore per il teatro.
“La tempesta” è una tempesta di parole, di immagini e di suoni che, come
naufraghi, trasporta gli spettatori su un’isola incantata, un’isola in cui si
rappresenta la storia del mondo, con i suoi giochi d’amore e potere in un
infinito e circolare ripetersi. Le storie di Prospero, Ariel, Miranda,
Ferdinando e Calibano, protagonisti della narrazione, danno vita a una
riflessione su temi universali come il desiderio di libertà e la lotta per una
nuova visione di società. Sulla scena l’elemento del sale simboleggia il mare e
conferisce un’atmosfera magica e in continuo movimento.
«Il sale diventa
mare, la vendetta si trasforma in perdono, il palco è un cerchio di legno su cui
danzare per sovvertire ogni ruolo,» spiega Rosario Sparno. «È durante la
tempesta che bisogna osare. Stravolgere i ruoli, danzare affinché il sale si
trasformi in mare, lottare affinché gli schiavi non anelino al potere ma a nuove
visioni di società senza vinti. Questo spettacolo è dedicato agli attori e ai
loro personaggi, che vivono, invecchiano e agiscono insieme, rendendo ogni
parola un fendente di spada e ogni passo una rivoluzione».una
rilettura contemporanea dell'ultima opera di Shakespeare, attraverso
un'installazione scenografica che rappresenta l’isola di Prospero.
18 e 19
gennaio, "Il viaggio di Nabil", spettacolo di Stefano Amatucci,
adattamento teatrale di Fabio Pisano.
Lo spettacolo tratto dal poemetto di
Daniele Virgillito, vede sul palco Lorenzo Sarcinelli, Gianluca Pugliese,
Vladimir Randazzo e Antonio Ciorfito. Gli interpreti danno voce e corpo a una
narrazione intensa, accompagnata dalle musiche di Vito Ranucci. La trama segue
Nabil, un giovane studente egiziano, nel suo viaggio su un barcone clandestino
diretto in Sicilia. Il suo scopo è ritrovare Yara, la ragazza siriana fuggita in
Italia con la famiglia, ma il tragitto si trasforma in un’esperienza drammatica
e collettiva, in cui ogni passeggero porta con sé una storia di fuga e di
speranza.
Lo spettacolo Il Viaggio di Nabil si distingue per la capacità di
fondere il dramma del viaggio migratorio con una potente resa teatrale. La
messinscena si configura come un’esperienza in cui la recitazione e la musica si
uniscono per amplificare l’emozione e il messaggio, con un linguaggio evocativo.
Al centro della scena, le vicende di Nabil e dei suoi compagni si intrecciano
con temi universali come la speranza, la lotta per la sopravvivenza e la ricerca
di una nuova vita. Sul barcone, il giovane studente egiziano incontra personaggi
provenienti da varie parti dell’Africa e dell’Asia, ciascuno in cerca di
salvezza e di un futuro migliore. Incontra Alif, un ragazzino senegalese di otto
anni che indossa una maglia di Messi, regalatagli dal fratello; Bashir, un
ragazzo pakistano il cui padre morì otto anni prima intrappolato nel fondo di un
barcone; Mingo, scampato ad un agguato.
Il Viaggio di Nabil si presenta non
solo come un’opera teatrale, ma come un’esperienza collettiva che invita il
pubblico a riflettere su storie spesso ignorate, con l’obiettivo di risvegliare
empatia e consapevolezza. A tal proposito le parole di Stefano Amatucci: «Mi
piace paragonare il testo a una piccola Odissea contemporanea, in cui Nabil,
giovane migrante, affronta mostri umani e calamità naturali per ritrovare la sua
amata Yara. L’opera tocca temi caldi dell’attualità con i toni dell’epica, e
restituisce un’immagine umana complessa, sfaccettata, sorprendente».
25 gennaio,
ore 20, "Via del Popolo" scritto, diretto e interpretato da Saverio La
Ruina.
Pluripremiato come miglior nuovo testo italiano ai Premi UBU 2023 e
finalista ai Premi Le Maschere del Teatro Italiano, Via del Popolo racconta, con
struggente delicatezza, un tratto di strada in una cittadina del Sud che diventa
metafora dell’Italia e delle sue trasformazioni. Due uomini percorrono questo
spazio: uno rappresenta il presente, l’altro il passato, dando vita a un
confronto tra generazioni, valori e modelli sociali. Il tempo che scorre, il
rapporto con i padri e l’iniziazione alla vita si intrecciano in un racconto che
appartiene a tutti.
domenica 26 gennaio e 9 febbraio, ore 18,
"Costellazioni" di Nick Payne diretto da Roberto Solofria, interprete accanto a
Ilaria Delli Paoli.
In Costellazioni, un uomo e una donna si incontrano sullo
sfondo di un universo multiforme, che diventa il terzo protagonista della scena.
Nick Payne intreccia la fisica quantistica alla dinamica di coppia, costruendo
una narrazione che alterna leggerezza e intensità emotiva. Ogni dialogo si
ripete in diverse varianti, esplorando le infinite possibilità che nascono da
ogni scelta: un “e se…” che diventa il motore narrativo di uno spettacolo
intellettualmente stimolante e umanamente profondo. Con il suo mix di umorismo e
malinconia, Costellazioni si è affermato come un classico contemporaneo capace
di conquistare pubblico e critica.
La regia di Roberto Solofria, essenziale e
rispettosa del testo, lascia spazio alla forza interpretativa, che guida il
pubblico in un vortice di emozioni fatto di fragilità e intimità. Una scena
minimale accoglie lo spettatore in un racconto universale, dove ogni possibilità
si dispiega davanti agli occhi. Come sottolinea il regista: «Costellazioni ci ha
posto davanti ad una semplice, ma intramontabile domanda, la domanda che fa
parte un po’ della vita di tutti noi: Cosa sarebbe successo se…?» e continua:
«Come regista ho sentito il bisogno di “farmi da parte”, di muovermi in punta di
piedi, rispettando la caotica delicatezza di questa storia». Un’esperienza
teatrale che invita a riflettere su ciò che potrebbe essere stato e su ciò che
ancora può essere, in qualunque universo ci si trovi.
1 e 2 febbraio,
"Piacere mio" di e con Piera Russo
Aiuto regia Sofia Damasco. Scene Armando
Alovisi. Costumi Sandra Banco. Disegno luci Gianluca Sacco. Supervisione disegno
luci Nadia Baldi
Produzione Emotiva con il sostegno di Teatro Segreto
“Se
l’uomo esterna il desiderio di un divertimento, la donna sia sempre pronta a
soddisfarlo, anche se stanca o sofferente. Se poi lo stesso desiderio è in lei e
non è condiviso dall’uomo, non insista e vi rinunzi serenamente.”
Leggendo
queste parole dal libro di economia domestica della madre, la piccola Simon,
nata in Italia negli anni 90, si interroga per la prima volta su cosa significhi
essere una donna. Inizia così il viaggio di scoperta nelle diverse fasi della
sua vita. Ogni tappa è accompagnata da una parola chiave e dalla relativa
etimologia, di cui Simon si serve come bussola per non perdersi nei luoghi
comuni.
Dimensioni, colori e stoffe cambiano, così come il tempo, i luoghi e
i legami. Resta però, come un filo rosso impigliato in ogni veste, un unico
grande conflitto: cercare di piacere o cercare il piacere?
Piacere mio è il
monologo di Simon, una donna che, nata in Italia negli anni novanta, si chiede
cos’è una donna. Lo spettacolo dai ritmi serrati e i toni tragicomici racconta
Simon nelle diverse fasi della sua vita, interpretata come un viaggio.
Ogni
tappa è accompagnata da una parola chiave e dalla relativa etimologia, di cui
Simon si serve come bussola per non perdersi nei luoghi comuni. Da bambina
vivace e curiosa del mondo, Simon deduce dalle raccomandazioni della madre,
appassionata di manuali di economia domestica, che essere femmine è molto meno
divertente che essere maschi. Le sue azioni sono limitate da una serie di
privazioni imposte dai genitori che inspiegabilmente per Simon non sono presenti
nei confronti del fratellino. “Sono cose da maschi, tu fai cose da femminuccia”
si sente dire e presto impara che non basta la diversità corporea, già di per sé
complessa da comprendere, ma ci sono regole sociali da rispettare per
appartenere a un genere piuttosto che ad un altro.
Da adolescente
nell’incontro con Filippo, avendo sommariamente e goffamente introiettato
un’idea di donna giusta, in scena un copione noto dalle note ironiche in cui
però il personaggio “donna” rappresentato da Simon è in contrasto con ciò che
lei davvero sente e pensa e che confida al pubblico rompendo la quarta parete. È
proprio in quell’incontro/scontro corporeo con l’alterità nuova, quella
maschile, che emerge in lei il senso di vuoto, fisico ed emotivo, se mai le due
sfere possano essere separate.
Da trentenne, che temporalmente coincide con
il contesto storico attuale, il personaggio “donna” sembra essere maggiormente
codificato in lei, ma più Simon si avvicina allo stereotipo femminile
contemporaneo più si allontana da sé stessa, intravedendo nell’ossessione del
controllo in nome della perfezione estetica il principio di un baratro.
Simon
incappa poi in Antonio, si abbandona a lui e, tonda, cerca di entrare in un
quadrato ovvero la casa reale, metafora della stabilità familiare, che per lei
diventa però difesa dalla vita.
Simon vive di riflesso, determina sé stessa
in funzione del suo uomo. “Se lui mi ama, mi amo anche io” dice e nell’illusione
di una fusione astratta con l’altro, spinta anche dalla pressione
dell’aspettativa sociale, perde la sua identità in nome dell’idea di famiglia. È
sempre in nome delle idee che il corpo precipita, fino ad arrivare a squarciare
il velo patinato e a mostrare le cose nella loro realtà disastrosa e autentica:
Simon non sa chi è.
Non sarà neanche la funziona di madre, in cui amore e
paura si mischiano conflittualmente, proprio come in sua madre, a risolvere il
senso della sua ricerca.
In un futuro in cui la tecnologia viene incorporata
e allontana dai corpi, Simon ormai anziana, tra reminiscenze e lacune ritorna a
interrogare il vuoto che si porta dentro. E in quel dialogo intimo e profondo
che rompe la paura di essere controllata, arriva onestamente a zittire le voci
di fuori, a liberare il suo segreto, a rinascere.
Che cos’è una donna? Un
mistero ontologico che non ha risposte, come la vita.
15 e 16 febbraio, "Via Crudex.
Il cantico della minaccia" di Rosario
Palazzolo
Testo e regia Rosario Palazzolo. Con Stefano Cutrupi e Silvana
Luppino
Musiche originali Gianluca Misiti.Aiuto regia Marcantonio Pinizzotto.
Assistente alla regia Mariarita Andronaco. Costumi Mary Campagna. Ufficio stampa
Chiara Chirieleison. Direttore Organizzativo Angelo Di Mattia
Via Crudex -
Cantico della minaccia è uno spettacolo che esplora le paure, le disavventure e
le fragilità degli attori, mettendo in scena un percorso emotivo e complesso.
Attraverso otto pezzi di un puzzle volutamente incompleto, Rosario Palazzolo
crea una sorta di tauromachia dell'attore, una lotta perpetua con il pubblico,
il testo, il regista e, soprattutto, con se stessi. Lo spettacolo riflette sulla
condizione dell'attore contemporaneo, costantemente in bilico tra il desiderio
di esibirsi e la paura di soccombere alle aspettative di un pubblico sempre più
esigente e mutevole.
E insomma ho
fatto così, ho acchiappato le paure tipiche degli attori, le disavventure degli
attori,le fragilità degli attori, il loro vissuto traboccante di esperienze
caduche, zeppo di acrobazie emotive, e poi ho fatto incetta dei miei temi
ricorrenti, quelli per i quali quotidianamente alzo la penna e la butto su un
foglio, e insomma ho affilato i coltelli, come si dice, pure se non si dice
proprio così, ho organizzato otto pezzi di un puzzle, che risulterà incompleto,
alla fine, beninteso poiché non era certo mio interesse afferrare tutt’intera la
risma, quanto piuttosto imbastire una specie di tauromachia dell’attore, ché è
una lotta perpetua, essere attori, mi pare, una lotta con il pubblico, con il
testo, col regista, una lotta con se stessi, principalmente, perché scegliere di
essere attori, oggi, è una disavventura che nessuno vorrebbe essere vittima di
questa disavventura, e il medesimo discorso potrebbe estendersi a tutte le arti
praticate dal vivo, poiché il pubblico ha smesso di essere il pubblico che
ciascuno attore immaginava quando s’immaginava un qualche pubblico, e in effetti
si è tramutato in un’entità caliginosa, il pubblico, e divoratrice di emozioni,
e dispensatrice di tendenze, e disegnatrice di panorami, e così l’attore è
sempre sul punto di soccombere, e proporre una nuova succulenta esibizione, che
faccia piangere o ridere, ma che comunque li renda incolumi da qualsivoglia
responsabilità, e l’attore dovrebbe essere l’essere più lontano dal concetto di
esibizione, invece, io credo, ché l’esibizione è il concetto più lontano
dall’essere attore.
22 e 23 febbraio, ore 20, Mudra Arti dello
Spettacolo presenta "Faccere", spettacolo di Massimo Andrei
diretta da Peppe
Miale e interpretata da Roberta Misticone e Titti Nuzzolese.
Prodotto e
organizzato da Mudra Arti dello Spettacolo, sotto la direzione artistica di
Olimpia Panariello, Faccere si avvale di musiche originali firmate da Mariano
Bellopede, costumi curati da Fabiana Amato e scenografie realizzate con la
collaborazione del Biennio di Teatro ABANA.
Al centro della scena, le vite di
Valentina e Rosaria, due consulenti di bellezza che si muovono tra le dinamiche
quotidiane di un centro estetico, regalando al pubblico un sapiente mix di
comicità travolgente, riflessione intima e critica sociale. Uno spettacolo che
parla di sogni, aspirazioni e resilienza, sullo sfondo di un mondo in cui
l’apparenza spesso sovrasta l’essenza.
<<La faccera è colei che ha due volti
– racconta Massimo Andrei; in questo caso le protagoniste sono entrambe faccere.
Lo spettacolo è un approfondimento sul mondo dell'esteriorità, della bellezza.
“La faccia”, la pelle, è ciò che ci rappresenta al primo impatto, celando uno
spirito che prima o poi emerge e con il quale bisogna fare i conti>>.
Faccere
esplora i paradossi della nostra epoca: l’ossessione per la bellezza esteriore e
il confronto inevitabile con il tempo che scorre. Valentina e Rosaria vivono
l’apparente monotonia di una giornata tipo: creme, trattamenti e clienti alla
ricerca dell’elisir di giovinezza. Tuttavia, nei momenti di pausa, la relazione
tra le due si svela in tutta la sua complessità. Entrambe rappresentano un
universo femminile sfaccettato, che esplora amicizia, verità, finzione e il
delicato equilibrio tra il desiderio di essere accettate e la lotta contro i
propri demoni interiori. Sono colleghe, amiche, a volte rivali, e attraverso i
loro dialoghi emerge un’analisi pungente della condizione umana e delle sue
contraddizioni. Ad accompagnare il dualismo tra interiorità ed esteriorità
esplorato nello spettacolo, le musiche originali di Mariano Bellopede
costituiscono un elemento narrativo fondamentale. La partitura si sviluppa in un
gioco di contrasti: melodie leggere e brillanti si alternano a timbri profondi,
raffinati ed eleganti, persino ancestrali. L’effetto finale è quello di un
ambiente sonoro apparentemente semplice e sereno, ma nella sostanza complesso.
Mudra Arti dello Spettacolo, è un’organizzazione nata nel 2017 e diretta da
Olimpia Panariello, che si dedica alla promozione culturale attraverso teatro,
musica e danza, Faccere rappresenta una delle numerose iniziative pensate per
coniugare intrattenimento e riflessione. Con una storia di collaborazioni
importanti con enti e istituzioni della Regione Campania, Mudra continua a
portare sul palco esperienze esclusive per un pubblico variegato, dagli adulti
ai più piccoli.
1° marzo, "Television" di Paola Giglio
Television nasce dall'esperienza personale di Paola Giglio, dopo un inverno
trascorso sul divano a seguire programmi di cucina, reality improbabili e talent
show, con un obiettivo preciso: dare un senso a ore di visione compulsiva.
L’autrice e performer, con la sua ironia tagliente, trasforma il divano in un
palcoscenico e la televisione in un pretesto per una riflessione poco seria, ma
estremamente acuta, sulla rappresentazione dei generi nel panorama televisivo.
Da "4 Ristoranti" a "Non sapevo di essere incinta", da "Sanremo" a "Miss
Italia", Paola Giglio scandaglia l'universo televisivo con uno sguardo critico e
un linguaggio graffiante, mettendo in discussione gli stereotipi che da anni
popolano il piccolo schermo e influenzano la percezione della realtà.
La
performance offre uno sguardo ironico sulla televisione di ieri e di oggi,
analizzata attraverso le cosiddette lenti di genere. Influenzata da attrici
femministe, l’artista esplora come la sua percezione della realtà sia cambiata,
mettendo in luce temi come il maschile sovraesteso e il mansplaining, con un
tocco di umorismo e autoironia. Dal 2022 Paola Giglio è parte del collettivo di
stand-up comedy al femminile "Cè figa", contribuendo con la sua voce originale e
il suo sguardo pungente alla scena della comicità italiana. Con la sua
immediatezza e con uno stile diretto e senza filtri, Television fa riflettere su
temi sociali e culturali del nostro tempo.
8, ore 20,
e 9 marzo, ore 18, "Conta che passa la pazza", uno spettacolo
scritto e interpretato da Irma Ciaramella, con la regia, musica e luci di
Francesco Maria Cordella. L’opera racconta di una donna, Gina, che si muove in
uno spazio simbolico delimitato da tre oggetti-personaggi. Attraverso un rituale
enigmatico, cerca di compiere un passaggio cruciale, ma un errore di calcolo la
costringe a confrontarsi con i suoi limiti e con il senso della memoria e
dell’identità.
Conta che passa la pazza si sviluppa attorno a una struttura
scenica originale e una narrazione che mescola elementi simbolici e surreali.
Gina è in uno spazio delimitato tre punti cardinali, raffigurati da tre
personaggi inanimati e rappresentati da tre oggetti simbolici con i quali
interagisce. Si tratta di Gloria, Veronica e Rosario, che si esprimono
attraverso suoni generati dalla loro natura di pentola, caffettiera e coperchio.
Il dialogo tra la protagonista e questi oggetti si trasforma in un crescendo di
scoperte e ricordi, evocando la paura dell’oblio e la lotta per mantenere viva
la propria essenza. L’intero percorso scenico conduce lo spettatore a una
riflessione profonda sulla condizione umana, sulla perdita di sé e sulla
possibilità di rinascita.
«Racconto di una donna che sa di antico, di poesia,
di cannella. Sta dimenticando e ha paura di dimenticare ancora. La sua è la
storia di un cerchio mai chiuso, nel quale si racconterà ogni giorno, per non
dimenticare», afferma Irma Ciaramella. Il regista Francesco Maria Cordella
aggiunge: «Nella regia ho inteso ricercare una Forma che potesse ricreare uno
Spazio in cui ricordare e rappresentare si fondessero in una visione della
realtà non convenzionale, astraendo il concetto di Tempo […] Questo spettacolo è
un tentativo di restituire al Teatro il suo ruolo di attivatore di processi di
trasformazione della Realtà».
Sabato 15 marzo, ore 20,
"Rimbambimenti", una performance teatrale e musicale in salsa punk, firmata e
interpretata da Andrea Cosentino, con musiche dal vivo di Lorenzo Lemme.
Andrea Cosentino porta in scena una performance eclettica e ironica, che si apre
come una conferenza scientifica sul tempo e si trasforma in un esplosivo mix di
teatro di figura, musica, divulgazione e comicità irriverente. Un presunto
scienziato, il suo doppio marionettistico affetto da Alzheimer e un assistente
musicista conducono il pubblico verso un concerto/spettacolo che, allineandosi
alle concezioni di tempo e materia della fisica quantistica, smonta
inevitabilmente ogni ordine e logica causale. Tra spiegazioni rigorose e
discorsi a vanvera, il conferenziere dimentica la sua parte, cerca di
ricostruirla attraverso appunti e oggetti sulla scena dei quali fatica a
ricordare l’utilità, fino a perdere ogni cognizione di sé e degli altri, in un
processo inarrestabile verso la dissoluzione e l’entropia. Il risultato è una
conferenza esplosa, una contaminazione incosciente tra musica tecnologica,
teatro di figura, divulgazione scientifica e parole in libertà, un TED Talk
senescente in salsa punk. Il pubblico sarà trascinato in un viaggio surreale e
disordinato, in cui la logica si dissolve per lasciare spazio a un'esperienza
artistica unica e provocatoria.
sabato 22 e domenica 23 marzo,
Bar Tales: 2 episodio
un nuovo capitolo carico di emozioni, risate e colpi di
scena. Il format, ideato da Ilaria Delli Paoli, produzione Mutamenti/Teatro
Civico 14 porta il pubblico nel cuore del Bar Zotti, locale gestito dai tre
fratelli Lorenzo, Carlo e Armando. Qui, tra drink e confidenze, si intrecciano
le vite di vecchi e nuovi personaggi, in un turbinio di eventi che spaziano dal
comico al drammatico, dal surreale al poetico. La regia è di Roberto Solofria e
il testo è di Antimo Navarra, entrambi anche in scena, accanto a Michele
Brasilio e Ilaria Delli Paoli, affiancati da Giulia Flora, Antonio Calcagno e
Giuseppe Vinciguerra. I costumi di Alina Lombardi e i grembiuli curati da Giulia
Contrastato contribuiscono a rendere ogni dettaglio scenico autentico, e la
sigla originale di Paky Di Maio completa il quadro di un’esperienza teatrale
immersiva e coinvolgente.
Il Bar Zotti non è solo un luogo di incontro, ma un
vero e proprio universo in cui ogni cliente porta con sé una storia, un segreto,
un desiderio inespresso. Qui, le relazioni si fanno e si disfano nel tempo di un
cocktail, le confessioni emergono tra una risata e un sospiro, e le serate si
trasformano in pagine di un racconto collettivo. Con Bar Tales, il pubblico è
invitato ancora una volta a sedersi al bancone e lasciarsi trasportare dalle
storie di chi cerca un momento di tregua dalla quotidianità, un consiglio
sincero o, semplicemente, un posto in cui sentirsi meno solo. Nuovi ingressi
scombineranno le dinamiche del bar, dando vita a situazioni inaspettate ed
esilaranti, mentre i protagonisti di sempre continueranno a sorprendere con le
loro vicende intrise di umanità. Bar Tales – 2 episodio conferma la sua natura
di teatro vivo, capace di far ridere, riflettere e commuovere, ricordando che,
proprio come nella vita, basta un attimo per cambiare tutto.
29 e 30 marzo,
"Il gelo"
dalle liriche di Eduardo De Filippo, portate in scena da Mimmo
Borrelli in un monologo che esplora la solitudine e l’ispirazione dello
scrittore;
Il gelo nasce da un percorso artistico e umano che affonda le
radici nell’esperienza di Mimmo Borrelli con Opera Pezzentella, un progetto
teatrale che, nel 2013, ha riportato in vita la memoria popolare e spirituale
della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Quel viaggio,
fatto di ricerca antropologica, incontri e laboratori, ha segnato un momento di
svolta per l'attore e drammaturgo, rilanciando non solo il sito museale ma anche
il suo personale percorso artistico. Oggi, con Il gelo, Borrelli torna a
immergersi nelle atmosfere evocative di un teatro che si fa rito e memoria,
ripercorrendo le inquietudini di Eduardo nel suo solitario processo creativo. Lo
spettacolo si articola in una serie di frammenti poetici e drammaturgici che
esplorano la condizione dell’autore davanti alla pagina bianca, al tormento
dell’ispirazione che si nega e all’incessante tensione tra la necessità di
scrivere e il gelo della solitudine creativa. Attraverso tre figure emblematiche
– Padre Cicogna, De Pretore Vincenzo e Baccalà – si dipana un racconto fatto di
voci e suoni che restituiscono l’anima di un Purgatorio terreno, in cui la
miseria si intreccia con la speranza, e la parola, come una piccola candela
nella notte, illumina il buio dell’esistenza. Un omaggio vibrante alla poesia e
al teatro di Eduardo, ma anche una riflessione profonda sulla condizione
dell’artista e sulla fragile grandezza della creazione.
5 e 6 aprile, "Una storia per Euridice" di Luisa Guarro,
che
rivisita il mito di Orfeo dal punto di vista di Euridice.
Lezioni da palco
Dal 17 gennaio al 9 maggio, la Compagnia
Vulìe presenta un ciclo di cinque appuntamenti teatrali
La rassegna, ideata
dall'attrice e drammaturga Marina Cioppa, propone un format che unisce il rigore
della lezione alla magia del teatro: ogni appuntamento intreccia narrazione,
approfondimento e performance teatrale. Con l’impianto scenico curato da
Vincenzo Leone, il disegno luci firmato da Alessandro Benedetti e
l'organizzazione di Marica Palmiero, Lezioni da Palco offre un viaggio
attraverso temi universali, affrontati con uno stile brillante e originale che
unisce cultura e spettacolo. I biglietti sono disponibili online su
www.teatrocivico14.it
17 gennaio, ore 21, Lezioni da palco –
superstizione
un viaggio affascinante attraverso le credenze popolari che
hanno accompagnato l'umanità nel corso dei secoli. Marina Cioppa esplora le
origini e lo sviluppo delle superstizioni, svelando come queste abbiano
influenzato e modellato la nostra cultura e il nostro comportamento. Gli
spettatori sono condotti in una narrazione coinvolgente e ricca di aneddoti che
spazia dalle antiche civiltà fino ai giorni nostri, mostrando come la paura
dell'ignoto e il desiderio di controllare il destino abbiano dato vita a rituali
e pratiche superstiziose. Dalla credenza nel malocchio alle tradizioni legate ai
numeri, passando per gli amuleti e i riti propiziatori, per scoprire le radici
storiche e sociali di questi fenomeni e il loro perdurare nella società
contemporanea.
14 febbraio, ore 21, Compagnia Vulìe presenta
"Lezioni da palco – Amore: Pensavo fosse amore e invece non si muore"
un’idea di Marina Cioppa
impianto
scenico | Vincenzo Leone
disegno luci | Alessandro Benedetti
organizzazione | Marica Palmiero
Nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio,
una serata speciale dedicata all'amore attraverso le pagine della letteratura
mondiale. Marina Cioppa, attrice, drammaturga e umanista, ci accompagna in
un'emozionante lezione-spettacolo che esplora come l'amore sia stato raccontato,
celebrato e immortalato dai grandi di ogni epoca.
Attraverso un percorso che
spazia dai classici greci e romani fino a oggi, Marina ci svela le molteplici
sfaccettature dell'amore: dalla passione travolgente dei poeti romantici alla
dolcezza degli innamorati shakespeariani, passando per le tribolazioni
dantesche, e le tormentate relazioni ottocentesche, fino alle storie moderne che
riflettono le complessità del cuore umano.
La serata sarà un tributo alle più
grandi storie d'amore della letteratura, offrendo al pubblico non solo
un'immersione nelle emozioni ma anche una comprensione più profonda di come
l'amore sia stato interpretato e vissuto attraverso i secoli e quanto resista
uguale anche oggi.
Un modo originale per celebrare San Valentino, traendo
ispirazione dalle parole che hanno fatto sognare generazioni di lettori.
14 marzo, Compagnia Vulìe con "Inferno: A/R",
un'affascinante lezione-spettacolo sulla discesa agli inferi (catabasi) e la
risalita (anabasi), condotta dall'attrice e drammaturga Marina Cioppa, un
viaggio attraverso storie mitologiche senza tempo, da Orfeo ed Euridice ai molti
eroi che hanno sfidato gli inferi per tornare alla luce. Marina Cioppa guiderà
il pubblico in una serata ricca di riferimenti a testi classici e contemporanei,
mostrando come questi racconti continuino a ispirare il nostro immaginario
collettivo. Un'occasione unica per immergersi nel potere evocativo del mito e
nella magia del teatro.
18 aprile Bufale indaga il fenomeno delle fake
news nella storia italiana.
9 maggio con Maleparole, dedicato all’origine e
all’uso delle parolacce nella cultura e nella letteratura.
Altri appuntamenti
progetto Prima del Palco:
incontri tra artisti e critici teatrali:
Roberto Latini con Alessandro Toppi
(5 ottobre 2024),
Marco Ceccotti con Roberta Fusco (19 ottobre 2024),
Gli Omini con Michele Di Donato (30 novembre 2024),
Andrea Cosentino con
Francesca Saturnino (15 marzo 2025)
Mimmo Borrelli con Emanuela Ferrauto (29
marzo 2025).
Corde Nuove – Festival Musica
Emergente, III edizione, (1°, 15 e 22 novembre) al Teatro Civico 14.
Il festival, ideato da Urbe Santa Maria Capua Vetere APS, offre tre serate di
esibizioni musicali, performance ed esplorazioni artistiche, promuovendo
produzioni originali e indipendenti in un'atmosfera di scoperta e
partecipazione.
29 Novembre, ore 21, Fabrizio Coppola
presenta "Heartland" (ingresso 10€)
Arriva anche a Caserta il tour del
cantautore milanese di origini campane per promuovere il suo ultimo disco,
Heartland. Recepito con grande favore dalla stampa specializzata, l’album è
stato segnalato da diversi giornalisti tra le migliori uscite italiane del 2023.
Coppola sarà solo sul palco per dare vita a uno spettacolo lirico e
coinvolgente, affilato e luminoso.
Heartland è un’opera sulla perdita e sulla
fine delle cose e allo stesso tempo è un disco sulla luce, sulla fiducia e sulla
responsabilità personale – in definitiva è una spinta all’azione. Il disco è
stato pubblicato insieme a un libro che raccoglie poesie e racconti che negli
spettacoli dal vivo diventano brevi monologhi a commento dell’esecuzione dei
brani.
Fabrizio Coppola (Milano, 1974) è un cantautore con cinque dischi
all’attivo. Da La superficie delle cose (2003) fino a Heartland (2023) e
includendo il progetto parallelo in inglese dei Junkyards (Last Light on Earth,
2011), ha esplorato a fondo il suono e la scrittura di ispirazione americana,
tenendo concerti in Italia, Francia, Germania e Svizzera. Con testi lirici che
affrontano l’esperienza umana nel suo complesso, dalle tematiche intime e
personali a quelle di sfondo sociale, dai lavori di Fabrizio Coppola emerge
sempre un’umanità in lotta, magari dolente e ferita, ma mai intenzionata a
sventolare la bandiera bianca.
Ha scritto e interpreta dal vivo diversi
spettacoli in cui mescola le sue due passioni principali, vale a dire la musica
e la letteratura. Attivo in campo editoriale come traduttore e editor (nel 2018
ha fondato lo studio editoriale Carta), dà vita da cinque anni a Percorsi
Americani, un corso di lettura sulla letteratura d’oltreoceano, ed è autore e
conduttore di Giocare col fuoco, contenitore radiofonico di musica e letteratura
in onda ogni domenica dalle 14:30 alle 15:30 su Radio Popolare.
Biglietti e abbonamenti: I biglietti sono disponibili
online sul sito teatrocivico14.it.
I prezzi sono: intero €12, ridotto €10
(under 30, over 65 e convenzionati). È possibile acquistare un carnet per 5
spettacoli a €50 (intero) o €40 (ridotto). Disponibile anche un carnet speciale
per Bar Tales.I
Info
Teatro
Civico 14, Via F. Petrarca (Parco dei Pini) c/o Spazio X, Caserta
t.
(+39)0823.441399
organizzazione@teatrocivico14.org